Doomsword (Deathmaster)
Intervista al leader e fondatore dei DoomSword Deathmaster, in occasione dell’uscita del Loro quinto album The Eternal Battle.
Buona lettura.
Steven Rich
Descrivi la parabola musicale dei Doomsword, partendo dagli esordi fino ad arrivare a oggi.
Ciao Steven, innanzitutto grazie dell’opportunità dataci!
La parabola musicale dei DoomSword e’ una storia complessa. All’inizio l’unico nostro obiettivo era quello di riportare in vita un genere dimenticato come l’heavy metal epico in stile US tipo Warlord, Cirith Ungol, Manilla Road etc. Con quello spirito pubblicammo il nostro primo album e tra mille peripezie riuscimmo a guadagnarci una solida fan-base. Subito dopo la pubblicazione del primo album però la band andò quasi a morire. In effetti esisteva solo sulla carta… fu poi nel 2001 che le cose ricominciarono a girare quando i fan cominciarono a scriverci (all’epoca erano lettere di posta ordinaria) pregandoci di ritornare e tenere alto il vessillo dell’heavy metal epico.
Così rimettemmo la cosa in piedi, ma dato lo stravolgimento totale della band le intenzioni cambiarono e da meri discepoli si volle tentare una strada nostra e più personale. Da allora abbiamo sempre cercato di mantenere lo spirito degli inizi ma cercando soluzioni innovative, che non fossero una semplice riproduzione della gloria che fu negli anni ’80 ma una cosa personale di cui noi e magari anche l’Italia stessa potesse andare fiera. E per farlo abbiamo cercato di esplorare i temi più svariati, dalla storia alla mitologia alla fantasy. Strettamente sul piano musicale partimmo molto epic/doom, e man mano lasciammo la componente doom un po’ più in disparte, anche se non fu per niente una decisione a tavolino, anzi. Di fatti sono sicuro che il doom più epico farà il suo ritorno nelle prossime produzioni…
Quali sono state le tue fonti di ispirazione a livello di cantanti?
Se intendi cantanti che mi ispirano come modo di cantare… nessuno. Non per altro ma io non sono un “cantante”, non ho mai preso lezioni, ho una vaga nozione di cosa voglia dire cantare di diaframma, devi vedere la mia faccia quando altri cantanti mi parlano di maschera o qualche altro termine pomposo di cui non conosco il significato… normalmente finisce che dico che ho appuntamento urgente con una birra e me ne vado.
La mia voce – per quanto suoni normale alle mie orecchie – sembra essere definita dalla stragrande maggioranza di critici e ascoltatori come anomala o inusuale, pertanto non riesco a ispirarmi a nessun cantante perché non ho le loro capacità, la loro tecnica e neanche un timbro simile a qualcuno in particolare. Vorrei saper cantare come R.J.Dio o Eric Adams, ma la mia voce e’ così diversa dalla loro che non ha nemmeno senso per me tentare di imitarli o essere ispirato da loro. Quindi canto come mi sento e fine della cosa. Musicalmente parlando io sono un chitarrista, la chitarra e’ dove ho passato la stragrande maggioranza del mio tempo da quando ho cominciato a suonarla nel 91-92, e anzi mi rode alquanto non poter suonare la chitarra dal vivo.
Dammi la tua definizione personale di Epic Metal.
Shortcut per Heavy Metal epico, o Heavy Metal che ha atmosfere epiche e liriche epiche. Non credo tanto alle label. Un amico mio diceva sempre “e’ Heavy Metal, non rompere i coglioni!” Di certo non troverai bands che scrivono songs come Epic Metal Warriors, Brothers of Epic Metal o roba del genere.
Pensieri, parole o quanto ritieni necessario per ognuna di queste band:
WARLORD
La nostra prima grande influenza e punto di riferimento. Pionieri di molti stili e soprattutto capaci di unire in un connubio unico grande maestria tecnica e profonde emozioni.
MANILLA ROAD
Un “role model”. I Manilla Road incarnano quella voglia di mantenere lo spirito ma reinventarsi continuamente tanto cara anche a noi. Le liriche hanno profondamente influenzato la mia esistenza.
CIRITH UNGOL
Maestri dell’atmosfera, i loro dischi sanno sempre di musica oltre ogni spazio e tempo.
SLOUGH FEG
Nutro grande rispetto per gli Slough Feg, preferisco la prima parte della loro discografia cio’ nonostante sono ancora capaci di sfornare heavy metal di ottima qualità. Una delle poche band il cui quarto album (Traveller) e’ quello che considero il migliore.
DARK QUARTERER
Immensi, che dire!
IRONSWORD
Spiacente, non sono mai riuscito a farmeli piacere.
VIRGIN STEELE
Band che non ascolto tantissimo, ma non per una ragione particolare. Mi piacciono ma per qualche motivo non mi ritrovo mai ad ascoltarli.
HEAVY LOAD
Mitici, canzoni come Heathens from the North ti segnano per sempre.
WOTAN
Un pilastro del metal italiano. Grazie al demo “Thunderstorm” scoprii che anche l’Italia poteva avere il suo ruolo in un genere come l’heavy metal epico, e i loro full length sono a dir poco spaccaossa.
BATTLEROAR
Mi fa strano parlare di Battleroar perché i Battleroar che esistono oggi non sono i Battleroar che hanno pubblicato i dischi che conosciamo. I dischi però sono grandissimi!
SAINT VITUS
Altra band che per qualche ragione non mi ritrovo ad ascoltare spesso anche se mi piace tutto quel che ho sentito.
Cosa pensi di un disco come l’ultimo degli Atlantean Kodex? (The Golden Bough)
Non gli ho mai dedicato il tempo necessario per dare un giudizio definitivo perché quelle poche volte che l’ho ascoltato non sono riuscito a farmelo piacere, forse per il loro approccio un po’ troppo “semplicistico” per i miei gusti. Naturalmente, questa e’ la mia personale opinione, e’ possibilissimo che sia io a non capire gli AK.
Cosa significa e cosa c’è dietro la scelta della copertina del Vostro ultimo album The Eternal Battle?
Avevamo bisogno di qualcosa che rappresentasse la condizione di eterno conflitto dell’Uomo. Abbiamo quindi pensato a un’immagine militare per rappresentare la parte fisica. Per la parte psicologica avevamo bisogno di un soggetto dall’aria turbata, quasi senza espressione, o travagliato, come il nostro “guerriero pensoso” del logo dei DoomSword. E la foto che abbiamo usato esprimeva questo concetto con in più la magia di avere un’atmosfera quasi senza spazio e senza tempo.
Domanda scontata ma obbligatoria: le differenze fra The Eternal Battle e il resto della Vostra discografia.
The Eternal Battle e’ un album di crescita, in molti sensi. Innanzitutto e’ un concept sulla condizione di eterna battaglia interiore e fisica dell’Uomo. Da un punto di vista quasi spirituale, TEB e’ un album molto più introspettivo, l’attenzione e’ focalizzata sul conflitto psicologico e fisico, con particolare attenzione al lato tragico della guerra. Questo e’ uno degli elementi che rende TEB un album molto meno immediato dei precedenti.
Da un punto di vista tecnico la crescita e’ stata smisurata. Per noi tecnica non e’ acutazzi di 20 secondi o 32 sweep picking di fila. (A parte che al secondo sweep ho capito che lo sai fare ma poi hai rotto le palle e se hai la sfortuna di essermi di fianco in sala prova t’arriva un ampli in testa) . Il che non vuol dire che evitiamo espedienti tecnici come la peste ma cerchiamo solo di renderli puramente al servizio del pezzo. Sacred Heart e’ un chitarrista eccezionale e a dimostrarlo sono la vasta gamma di interpretazioni puramente al servizio della canzone che ha utilizzato per arrangiare i pezzi e per i suoi soli. Wrathlord non ha ucciso la batteria a ogni singolo secondo di ogni canzone, ma ha fatto della versatilità il suo punto forte nei DoomSword.
Per me canzoni come The Eternal Battle o Warlife richiedono un livello di intelligenza musicale di ben altro livello rispetto agli album passati, e personalmente arrivare all’interpretazione vocale di Warlife non e’ stato un processo semplice, tanto che io volevo cancellare le voci e solo l’insistenza del gruppo e del fonico (Davide Colombo) hanno permesso che Warlife sia stata pubblicata così com’e’. Insomma c’e’ stato tanto rimettersi in discussione, re-inventarsi, e mai accontentarsi del risultato finale. In tanti per esempio non digeriranno subito l’approccio meno “in your face” della voce, ma come si fa a sbraitare della morte altrui? Ci e’ voluto il coraggio di leggere i propri testi e immaginare l’interpretazione ottimale con cui cantarli. Immagina andare a un funerale e recitare un’eulogia in falsetto o in growl. Abbi rispetto per la tua stessa arte.
Allo stesso tempo, il cambio stilistico non e’ un cambio definitivo. Niente e’ definitivo nei DoomSword, non c’e’ un album che possa essere definito come la naturale evoluzione del precedente (magari un poco Let Battle Commence dopo Resound The Horn). Pensi che dopo il vichinghissimo Let Battle Commence qualcuno sulla faccia della terra si sarebbe aspettato un album che contiene canzoni come Days of High Adventure o Steel of my axe? Neanche per sogno. E dopo MNWLO? Tutti stavano sicuramente aspettando un’altra Steel of my Axe o Death of Ferdia. Pertanto fate un favore a voi stessi e non speculate troppo sul futuro stilistico dei DoomSword.
Ora, Deathmaster, per ogni brano aggiungi quello che vuoi, spaziando dagli aneddoti ai testi, insomma quello che ritieni sia giusto aggiungere per carpirne al meglio il sapore durante l’ascolto.
1. Varusschlacht (Varus Battle)
La battaglia che cambiò la storia d’Europa. Se I Romani avessero vinto, la confederazione di tribù germaniche sarebbe stata annientata o assoggettata. I Longobardi non sarebbero stati in grado di migrare per andare a conquistare l’Italia e dare il nome alla regione da cui provengono gli stessi DoomSword, la Lombardia. Ecco come un evento di 2000 anni fa abbia I suoi effetti ancora oggi, sull’intera nazione non solo la Lombardia che ne porta il nome.
2. Eternal Battle
La Battaglia Eterna e’ parte della natura umana, tanto che in antiche culture si combatteva tutta una vita, sperando in una morte in battaglia in modo da guadagnarsi il posto tra I guerrieri eletti per combattere l’eterna battaglia nei cieli. Se questo non e’ dimostrazione della natura guerriera dell’Uomo niente lo e’.
3. Wrath of the Gods
Questa e’ una traccia importante perché in parte autobiografica, si occupa in metafore del conflitto interiore nel prendere determinate decisioni nella vita e di come i DoomSword abbiano superato infinite peripezie per arrivare a dove sono ora. Di come abbiamo superato di tutto, inclusa l’ “Ira degli Dei”.
4. Soldier of Fortune
Un monumento al milite ignoto. Mentre re, presidenti e imperatori lanciano guerre gli uni agli altri, soldati senza nome combattono in guerra e muoiono nel silenzio.
5. Battle at the End of Time
Nella vita hai solo il presente. Non combattere per la reputazione o per orgoglio, ma solo per ciò che onora te stesso nel momento presente.
6. The Fulminant
Oltre gli occhi del Fulminant vive il regno delle saette. E’ una visione di Geilt sul quale non e’ dato indagare.
7. Song of the Black Sword
A volte essere portavoce del destino vuol dire fare scelte contro la propria volontà, o addirittura non avere alcuna scelta.
8. The Time Has Come…
Acustico introduttivo di Warlife per creare la giusta atmosfera di tragedia.
9. WarLife
Dedicata a tutti quei soldati che hanno combattuto per sopravvivere, agli ordini di potenti, mandati in luoghi sconosciuti, a combattere per cause ben oltre la loro comprensione.
Capitolo concerti. Per certi versi la Vostra nota dolente, A te la parola, Deathmaster…
Mmmh… nota dolente se volessimo suonare tanto ma non ci vengono date le possibilità. Ma i DoomSword hanno una mentalità per cui poche date ma buone rendono gli eventi più magici. Il concerto a Milano del 2007 fu qualcosa di straordinario, non fece che rinforzare la nostra idea che presentarsi al pubblico in poche e determinate occasioni crea un’atmosfera incredibile. Ora abbiamo in programma un concerto (si, UNO), all’Hammer of Doom in Germania a ottobre.
Forse intendevi nota dolente per i nostri fan? In quel senso si, si… – dolentissima, ma si sa per essere fan dei DoomSword ci vuole tanta pazienza.
Differenze fra Germania e Italia in ambito live, a tutti i livelli o quantomeno ai quali vuoi far riferimento.
Fermo restando che abbiamo suonato in Italia 4 volte in 14 anni e in Germania almeno una trentina di volte… potrei dirti che l’aspetto organizzativo tedesco e’ di gran lunga superiore all’Italia. Per quanto riguarda i fan, in Germania non abbiamo mai ottenuto una reazione così calda e per certi versi affettuosa come a Milano, anche se la Germania dalla sua ha la quantità per cui un pubblico davvero numeroso fa la differenza. La birra e’ buona in entrambi i posti. E’ importante.
Una per una, la tua definizione delle Vostre uscite, se possibile con i vari raffronti fra di loro:
Sacred Metal Demo, 1997
Un monumento. A oggi ancora una delle cose che preferisco, lo preferisco anche al primo album. C’erano uno spirito e una magia stranissimi in quel demo.
Doomsword Full-length, 1999
Per tanti versi un vero culto, tra la versione in pelle e il vinile limitato, una vera perla per appassionati. La registrazione era un po’ deboluccia ma l’atmosfera era magica.
Resound the Horn Full-length, 2002
Forse l’album più strettamente epico dei DoomSword. Non c’era una nota che non sapesse di spade e sangue.
Let Battle Commence Full-length, 2003
Il Viking album. Lo amiamo tantissimo ma quanti problemi ci ha creato con tutte le persone che hanno cominciato a chiamarci viking metal. Abbiamo persino stampato delle magliette con la scritta in norvegese “Vero metal dalle terre del sud” a indicare la posizione meridionale dell’Italia rispetto alla Scandinavia per ironizzare sulla cosa ma non c’e’ stato niente da fare, l’etichetta era appiccicosissima.
My Name Will Live On Full-length, 2007
Un album di rivincita personale per i DoomSword. Dopo essermi trasferito in Irlanda in molti davano la band per morta e le più bizzarre voci cominciarono a girare. Così tornammo più incazzati che mai, il che spiega gran parte della ragione per cui canzoni come Days of High Adventure e Steel of my axe sono presenti.
The Eternal Battle Full-length, 2011
La maturità. I DoomSword iniziano un nuovo percorso musicale, con un nuovo approccio. Il che non significa affatto che gli album futuri saranno simili a questo ma semplicemente che ora siamo coscienti dei nostri mezzi e che possiamo mirare davvero in alto per la qualità dei dischi futuri.
Qual è stata, fino a questo momento, la critica che ti ha ferito di più?
Non ne avrei idea. Non mi ci attacco più di tanto. Se una critica e’ fatta con spirito costruttivo allora non ti e’ permesso rimanere offeso. Se e’ fatta con malizia, invidia o qualsiasi altro sentimento da povero imbecille che non ha nient’altro da fare, chissenefotte. Internet e’ pieno di questa ultima specie, i guerrieri da poltrona.
I cambi di line-up che avete subito sono stati causati dai soliti motivi legati alla “direzione artistica” e alle incompatibilità musicali o cos’altro?
Innanzitutto e’ difficile starmi dietro. Sacred Heart e Wrathlord sono tipi molto dinamici, propositivi, versatili, lavorare insieme e’ facile e spontaneo.
Per quanto riguarda i cambi… motivi assolutamente personali, niente a che fare con incompatibilità musicali o caratteriali. Mio fratello Geilt per esempio ha deciso di dedicare più tempo alla sua band principale, i Midryasi, e alla pittura, e gli auguro tutto il meglio. Piuttosto, i cambi hanno portato alla formazione attuale con Sacred Heart, Wrathlord e Nidhoggr e ti assicuro e’ un macigno di line-up indescrivibile. Sono onorato di suonare con persone così.
Cosa pensi delle riviste HM italiane?
Che non ne leggo una da un decennio… mi sono sempre sembrate di buona qualità ma non ho davvero basi per formare un giudizio. Conosco persone che lavorano nell’ambito e che considero molto professionali ed estremamente colte nel genere, ma più di questo non ti saprei dire.
Che idea ti sei fatto dei prime mover della scena italiana degli anni Ottanta? Quali sono e perché le band che ti piacciono di più di quel periodo?
Dark Quarterer e Adramelch mi fanno impazzire, mi sono sempre piaciuti i Domine che considero i veri pionieri della seconda ventata di heavy metal epico in Italia, ho avuto la fortuna di vedere i Gunfire che mi sono sempre piaciuti. Sfortunatamente una manciata d’anni mi ha diviso dal vivere in prima persona gli anni ‘80 del metal, per cui posso solo avere delle impressioni più che delle opinioni, ma credo che la vita per chiunque suonasse heavy metal in Italia negli Eighties fosse davvero dura. Non mi ricordo di nessuna band che fu messa sotto contratto da una major del metal quale Metal Blade o Roadrunner, credo ci fosse gran scetticismo anche a livello internazionale per l’heavy made in Italy, e i prodotti stessi ne hanno sofferto a causa di produzioni con budget limitati. Se gli Adramelch avessero avuto i mezzi di band come – che ne so… i Crimson Glory, avrebbero spaccato letteralmente tutto.
E’ un po’ il corrispettivo del prog italiano anni ‘70, stessa storia. Qualità mondiale e mezzi limitati di registrazione o promozione… l’ascoltatore meno scaltro eguaglia una registrazione mediocre o il fatto che una band sia sconosciuta con musica mediocre, quando invece un disco come Contaminazione secondo me e’ tra le cose più grandi prodotte nel decennio.
Quali sono le band con le quali avete maggior feeling o interscambi? (Intendo sia italiane che straniere).
Sono in contatto con Gianluca dei Battle Ram, ogni tanto io e Ivano degli Holy Martyr ci scriviamo per mail, mi sento con Mark Shelton dei Manilla Road, più di rado (ma non per questo con meno piacere!) sento Vittorio degli Adramelch, i Wotan, e Andy dei Martiria. Inoltre sono amico di Manolis e Marco dei Dexter Ward. Tutte persone fantastiche in ogni caso.
Riesci a focalizzare la più grande soddisfazione provata da quando esistono i Doomsword?
Prima di darti una vera e propria risposta, faccio una piccola introduzione. C’e’ una canzone nel nuovo album, Battle at the end of time, che ha un sottofondo filosofico importante, e cioè che il passato non e’ più e il futuro non e’ ancora. Pertanto passato e futuro influiscono nella tua vita solo nella misura in cui glielo permetti. Il momento presente e’ fisicamente l’unica dimensione disponibile, e mentalmente lo sarebbe se fossimo privi di paranoie riguardo il nostro passato e preoccupazioni per il futuro. Naturalmente Battle at the end of time contiene molto altro, ma focalizzandoci su questo punto ti dico che io cerco di vivere la mia vita così, nel momento presente. Per questo non mi ricordo della critica che più mi ha ferito, o della soddisfazione più grande che ho ricevuto.
Sono passate, chisseneimporta. Sono entusiasta della line-up corrente della band e penso alle cose che voglio fare, che certo, diverranno realtà in futuro, ma io le voglio fare adesso. Ora. Non so se mi sono spiegato… E’ anche per questo che ogni volta che un album dei DoomSword viene pubblicato per me e’ in molti aspetti già passato, in special modo perché con i tempi dell’industria discografica, da quando scrivi una canzone a vederla pubblicata possono passare anni quindi ormai io mi sono mosso su altri lidi.
Tenendo a mente tutto questo, la più grande soddisfazione e’ essere arrivati al quinto disco con la voglia di farne altri dieci. This is just the beginning.
Traccia una sorta di bilancio della carriera dei Doomsword.
Sono molto contento di quel che abbiamo fatto. I DoomSword sono stati in prima linea nel riportare l’heavy metal epico in auge alla fine degli anni ‘90. Siamo stati i primi a registrare una cover ufficiale dei Cirith Ungol e pubblicarla su di un album, siamo stati la prima band a essere confermata per la prima edizione del Keep It True*, abbiamo voluto che il nostro album fosse pubblicato in vinile per il pubblico underground, abbiamo una storia fatta di innumerevoli piccole ma importanti conquiste che ci hanno garantito il rispetto della comunità a cui apparteniamo, cioè l’underground heavy metal. Abbiamo una schiera di fans completamente discorde sul nostro migliore album il che e’ indice di qualità. In generale siamo rispettati come band per aver avuto il coraggio di suonare un genere che era considerato morto – non senza essere ridicolizzati dalla scena locale e taluna stampa agli inizi – e la resistenza di portarlo avanti ormai per quasi 15 anni.
Che i nostri album piacciano o meno e’ questione di gusti ma non mettiamo riempitivi di sorta sui nostri dischi, ogni canzone e’ direttamente dal cuore e dall’anima dei DoomSword. Non abbiamo pubblicato due canzoni che si somigliassero, o due album che si somigliassero oltre il limite di quello che e’ il sound di un gruppo.
Per citarmi, ti recito parole molto autobiografiche dalla canzone “Wrath of the Gods” da The Eternal Battle, che riassumono la nostra carriera:
“Scarred and wounded / I rise once again. / I am undefeatable, unbreakable
Ostracised, exiled / yet unvanquished / I am impassible, indomitable.”
Il bilancio finale e’ che siamo ancora qui e stiamo già lavorando a materiale nuovo, ed e’ tutto quel che conta.
*come scritto nel libro Keep It True history book
Se ti va di aggiungere qualsiasi cosa, fai pure, spazio a disposizione.
Ti ringrazio dell’intervista, vorrei ribadire ancora ai nostri fans che The Eternal Battle e’ un album che ti entra nel cuore e nel cervello quando meno te l’aspetti, e che e’ possibile che ci vogliano magari 5-10 ascolti in più del normale per apprezzarlo. Ma alla fine si viene ripagati della propria pazienza. Un grazie di cuore a tutti quelli che hanno supportato i DoomSword e che ci supporteranno in futuro.
Stefano “Steven Rich” Ricetti