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Dream Theater (Jordan Rudess)

Di Riccardo Angelini - 4 Ottobre 2009 - 12:26
Dream Theater (Jordan Rudess)

Articolo di Francesco Sorricaro.

In occasione dell’ennesima calata italica del Teatro del Sogno, breve intervista al sempre disponibile mago delle tastiere Jordan Rudess dietro le quinte del Gods of Metal 2009, in quel di Monza.

Salve Jordan. L’occasione è di quelle uniche visto che quest’anno festeggi i tuoi primi dieci anni con i Dream Theater. Quali sono le tue considerazioni riguardo a questo periodo della tua vita?

È vero! Sono passati già dieci anni. Ero un grande fan dei Dream Theater già prima di divenirne parte e li conoscevo bene per aver suonato con alcuni di loro in diversi progetti ma devo dire, che per quanto naturale potesse sembrare il mio ingresso in pianta stabile nella band in quel momento, per me si trattò comunque di una bella emozione. Sai, questi dieci anni a lavorare artisticamente fianco a fianco con questi ragazzi hanno significato un percorso di crescita importante per me, sia come musicista che come uomo. Un periodo davvero fantastico, ricco di tante soddisfazioni.

In più sei ufficialmente il tastierista più longevo nella storia del gruppo!

È così. E tu pensa che molti mi chiamano ancora “il nuovo membro dei Dream Theater”! (ride, ndr)

Parliamo ora del nuovo album. Ho notato un mood molto oscuro pervadere i brani del disco, alternato a sprazzi di luce rappresentati dalla melodia e da varie sferzate di chitarra e tastiera. È questo il senso di un titolo come ‘Black Clouds & Silver Linings’? Avete cercato deliberatamente di creare questo sound oppure c’era un’atmosfera particolare in studio in quei giorni. Cosa vi ha ispirato?

Niente di tutto ciò. È ovvio che ognuno di noi ha portato in studio le proprie idee che sono sempre, inevitabilmente, figlie di esperienze, ascolti o sensibilità personali, ma una volta che eravamo là tutti insieme, l’unico pensiero era creare musica, come ogni volta. Nessuno nella band impone delle…. come dire….. direzioni emotive da seguire. I ragazzi mi hanno fatto ascoltare dei riff ed io su quelli mi sono concentrato, facendo scaturire la musica che puoi ascoltare nell’album. È un processo complesso, quello che accade in quei mesi in cui siamo al lavoro su un nuovo disco cui prendono parte diversi fattori che, di volta in volta, dopo diverse prove, trovano il giusto equilibrio e si trasformano in un brano che ci soddisfa pienamente. Per quanto riguarda ‘Black Clouds & Silver Linings’, il risultato, a mio parere, è solo il frutto di un processo evolutivo che oggi ha fatto maturare la band in quella particolare direzione, ed infatti trovo che le caratteristiche che tu citavi siano presenti, in parte, anche nei lavori precedenti e che, oramai, si possano considerare parte integrante del sound dei Dream Theater. Per quanto riguarda il titolo dell’album, io penso che si apra a molteplici interpretazioni da parte di chi lo ascolta. Credo che sempre, nella vita, esistano momenti neri e momenti luminosi. Per esempio, in questi giorni di vita on the road, durante uno dei tanti lunghissimi estenuanti tour dei Dream Theater, i tanti chilometri percorsi senza avere la mia famiglia accanto mi provocano sempre un po’ di malinconia, ma l’emozione di viaggiare e vedere ogni giorno gente nuova e posti meravigliosi riesce a mitigare piacevolmente queste sensazioni.

Mi stai per caso dicendo che il disco potrebbe essere stato ispirato dalle vostre emozioni durante la vita in tour?

No, no. Non ho detto questo. Questa è solo la mia interpretazione. Capisci? Ognuno può liberamente vederlo da un’angolazione diversa e trarne le sue conclusioni.

Pensa che io ci avevo visto anche un certo parallelismo con il vostro settimo album ‘Train of Thoughts’, un po’ per la pesantezza di alcuni brani e quel sound dark, e un po’ per il cromatismo dell’artwork. Anche se devo dire che quell’episodio era molto più estremo in questo senso.

Bellissimo! Ma questa è solo espressione di una tua libera interpretazione.

Siete all’ennesimo concerto in terra italiana. Che effetto ti fa tornare in un paese da sempre amico per i Dream Theater e per di più in occasione di un festival dove gran parte del pubblico è qui soprattutto per voi?

È sempre fantastico suonare in Italia. È una terra bellissima dove tra l’altro ho conosciuto tante persone che sono diventati miei cari amici. Desidero ringraziare ancora una volta tutti gli italiani appassionati della nostra musica perché riescono a rendere ogni nostro concerto qui, un evento memorabile.

L’ultima volta che avete suonato al Gods of Metal c’è stata la grande sorpresa di ‘Images And Words’ suonato dall’inizio alla fine, in occasione dei suoi 15 anni d’età. Per il concerto di stasera cosa si devono aspettare i fan? Magari una cosa simile riservata ad un altro capolavoro come ‘Awake’?

Abbiamo preparato qualcosa. Credo fermamente che i fan non rimarranno delusi neanche in questa occasione.

Progressive Nation Tour: quale altra magia riserverà ai fan il “keywiz” per eccellenza dopo il continuum fingerboard e la keytar dell’ultimo tour?

In questo momento sul palco sto utilizzando per la prima volta in tour un’i-phone con un’applicazione chiamata Bebot che mi fa da sintetizzatore aggiunto. In più i fan faranno conoscenza, durante i miei assolo, con un mio avatar molto particolare, proiettato su un mega schermo, che…vedrete!

Caspita! Allora non mi rimane che ringraziarti dell’intervista Jordan e augurarti un in bocca al lupo per il concerto di stasera.

Grazie a te Francesco e goditi lo show!

Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro