Eden’s Curse (Paul Logue e Michael Eden)
Una chiamata dagli Stati Uniti d’America distoglie il mio pensiero dal caldo insopportabile di questi giorni: sono Paul e Michael, i co-fondatori del nuovo progetto melodico chiamato Eden’s Curse. Simpatici e ultra-amichevoli, l’americano e lo scozzese si sono concessi (per un periodo di tempo limitatissimo) ai “microfoni” di Truemetal per un divertente siparietto che riguarda il loro ottimo debutto. Buona lettura.
Gaetano Loffredo
Piacere Paul, qui è Gaetano dalla bella Italia. So che provieni dalla Scozia e voglio cominciare dicendoti che adoro il tuo paese: il paradiso Europeo.
Paul: Ciao Gaetano, grazie per il complimento: è vero sono uno scozzese. Non ti sto chiamando dalla Scozia, sono stato ospitato dal cantante degli Eden’s Curse (Michael Eden, ndg) nella sua residenza di Chicago, nell’east Indiana: Stati Uniti d’America. A proposito, Michael è qui con noi, che ne dici se ti metto in vivavoce e facciamo un’intervista a tre?
Michael: Buongiorno Gaetano!
Perfetto, è la prima volta che mi capita una doppia intervista telefonica, è divertente!
Paul: Di dove sei precisamente Gaetano?
Sono di Como, una città non troppo distante dalla ben più grande Milano. Conosci l’Italia?
Paul: Sono stato in Italia diverse volte e mi sono sempre trovato bene, soprattutto per il buon vino e per l’ottima cucina. Alla faccia di chi dice che in Francia si mangia meglio che da voi. (ride ndg)
Ah, ma quelli sono i francesi Paul: solo loro possono sostenere una cosa simile…
Paul: Non stento a crederti (ride ndg)
Michael: E’ inutile che vi lamentate, avete idea di come si mangia qui a Chicago? (risata generale, ndg)
Io non voglio saperlo Michael, ma che ne dite se cominciamo a parlare degli Eden’s Curse?
Paul: Oh Yeah Man! Purtroppo devo comunicarti che non abbiamo tantissimi minuti a disposizione, quindi ti chiedo di filtrare le tue domande e farci quelli che ritieni siano le più importanti. Ti prometto che avremo modo di risentirci e di completare il nostro discorso.
Non c’è il minimo problema Paul! Tra qualche giorno il vostro disco di debutto, che ho letteralmente consumato, uscirà nei negozi specializzati via AFM Records. Vuoi presentarci la band e parlarci della genesi degli Eden’s Curse?
Paul: La band è nata diverso tempo fa e soltanto nel 2005 si è cementata grazie al lavoraccio che ci siamo accollati io e il qui presente Michael. Abbiamo avuto problemi di natura economica e per questo motivo non siamo riusciti ad uscire in tempi più brevi. Siamo stati a colloquio da diversi esponenti delle più disparate etichette ma la AFM Records si è dimostrata davvero interessata al prodotto Eden’s Curse. E’ la label che può farci fare il salto di qualità.
Michael, avete preso in prestito il tuo cognome per chiamare la band Eden’s Curse? Qual è il vostro Paradiso musicale?
Michael: Ti rispondo alla prima domanda: certamente. La parola Eden si prestava bene anche per la proposta della band, un metal melodico che sconfina spesso e volentieri nell’AOR e più in generale nell’hard rock europeo. Lo stesso concept di Eden’s Curse ha a che fare col paradiso e la copertina del disco, Eva, la Mela morsicata e l’Angelo che impone agli uomini di trasferirsi sulla terra dopo il peccato mortale, non mente. E’ un gran bel disco con un gran bel concept, c’è altro da dire? (ride, ndg)
Quanto è durata l’operazione di songwriting & recording?
Paul: Dopo aver progettato il tutto con Michael sono passati diversi mesi. Ci siamo mandati centinaia e centinaia di mail visto la nostra lontananza in termini kilometrici e una volta raggiunto un accordo su chi doveva fare cosa, ci siamo messi a lavorare per conto nostro scambiandoci di volta in volta il materiale “pronto per l’uso”. Lui si è occupato di scrivere diversi pezzi, io li ho cesellati una volta in mio possesso. Insieme abbiamo cercato musicisti in grado di soddisfare le nostre esigenze, infine abbiamo atteso l’etichetta che, come ti ho detto in precedenza, poteva metterci a disposizione un budget sufficiente per le registrazioni. In Germania sono davvero all’avanguardia e abbiamo lavorato in una situazione di estrema professionalità. In sintesi: un paio di mesi per le registrazioni e due anni di lavoro in tutto.
Cosa pensate del vostro produttore, Dennis Ward?
Michael: Dennis Ward è un vero gentleman. Quando abbiamo saputo che il bassista dei Pink Cream 69 avrebbe prodotto il nostro disco ci è venuto un coccolone. Il suo lavoro è stato semplicemente perfetto e ha aiutato la band a crescere sotto diversi aspetti. Per questo ringraziamo Dennis e ringraziamo la AFM per averci messo a disposizione un’icona del rock mondiale; in passato ho lavorato con tanti produttori di successo, Ward è il numero uno.
E’ lui l’ideatore di un suono classico e allo stesso tempo moderno?
Michael: Direi di no, è quello che cercavamo e a Dennis Ward, le indicazioni le abbiamo date noi. Certo, lui è stato bravissimo a capire cosa volevamo davvero. Ognuno di noi si è applicato con costanza e devozione, il nostro è un lavoro fatto col cuore Gaetano, non dimenticarlo. Ti chiedo di scriverlo questo, te ne sarei grato.
Of course Michael! Un altro paio di domande e vi lascio andare: passerete dalle nostre parti per supportare il nuovo nato?
Paul: Stiamo lavorando con la AFM proprio per questo. Abbiamo una line up internazionale e, tenendo presente gli impegni di ognuno di noi, non sarà facile organizzare un tour europeo. Qualcosa in Scozia e in Germania la faremo di sicuro, per ora non posso garantirti un nostro concerto in Italia. La speranza odierna è quella di riuscire a vendere abbastanza dischi. Al resto penseremo in un secondo momento.
Michael: Il contatto col pubblico è importantissimo. La risposta della critica è stata ottima fino ad oggi, ora non resta che aspettare quella della gente che i dischi li ama comprare. In America sarà dura suonare questo genere, te lo dico senza problemi, il mercato si è spostato su una proposta che non ci appartiene. Vogliamo il tour e vogliamo fortemente l’Italia, speriamo di incontrarci da te Gaetano!
C’è qualcosa che volete aggiungere, avete voglia di salutare i sostenitori italiani?
Paul: Certo. Io adoro gli italiani: gente divertente e piena di vita! Avete il miglior vino rosso del mondo, non potrei mai non voler bene a una nazione e a gente come la vostra!
Michael: Sottoscrivo!
Troppo buoni ragazzi, vi saluto dall’Italia, in bocca al lupo per il futuro vostro e della band!
Paul: Grazie ancora per aver accettato l’intervista. Contattaci perché non appena riusciremo a suonare in Italia, ti assicurerai un posto nel backstage ma raccomando: porta il vino rosso, noi pensiamo al resto! (risate generali, ndg)
Gaetano Loffredo