Edge Of Forever (Alessandro Del Vecchio e Cesco Jovino)
Una sera d’inizio primavera, un paio d’aperitivi e quattro chiacchiere con, quale unico argomento, la nostra amata musica. La cornice ideale per un incontro con Cesco Jovino e Alessandro Del Vecchio, membri fondatori degli Edge of Forever – da poco in circolazione con il nuovo, ottimo, “Another Paradise” – ed autentici “vip” della scena rock/metal che conta.
L’uno, attuale batterista degli U.D.O., e l’altro, simpaticissimo giramondo coinvolto in decine di progetti, sono stati i graditi interlocutori di un’intervista lunga e piacevole, condita dagli immancabili aneddoti tipici di chi vive ogni giorno a contatto con le grandi firme del rock mondiale.
Buona lettura!
Ragazzi, la prima domanda da porvi è indubbiamente relativa alle motivazioni che hanno portato gli Edge of Forever ad uno stop durato cinque anni. A cosa è dovuto questo lungo periodo di silenzio intercorso tra “Let The Demon Rock n’Roll” e “Another Paradise”?
Cesco – Le ragioni sono da ricercare essenzialmente nell’instabilità di line up. Abbiamo infatti trascorso un buon lasso di tempo a fronteggiare le esigenze derivanti da due cambi di formazione, causati dallo split con Matteo Carnio e Christian Grillo, precedenti chitarrista e bassista. La sintonia sulla direzione da intraprendere era venuta a mancare e al nostro desiderio di perseguire obiettivi sempre più professionali e completi, non era corrisposto un impegno che potessimo ritenere adeguato. Le prospettive erano insomma diverse, e questa mancanza di sicurezza ci ha obbligati a ricercare due nuovi membri da inserire nella band.
Alessandro – In realtà, inizialmente l’intenzione era quella di reperire ben tre nuovi profili: oltre a chitarra e basso, si pensava di accogliere tra le nostre fila anche un singer, considerando che per motivi logistici, la collaborazione con Bob Harris rischiava di limitarci parecchio.
A questi movimenti, si sono aggiunte sfighe varie: problemi in studio che ci hanno costretto a reincidere buona parte delle tracce già definite ed i rispettivi pressanti impegni, principalmente miei e di Francesco. Quasi in contemporanea, infatti, ci siamo trovati catapultati a livello internazionale in realtà nuove: dal 2005 io ho collaborato costantemente con Ian Paice e Glenn Hughes e Cesco è entrato in pianta stabile nella band di UDO, costringendoci a rimandare di continuo i nostri impegni con gli Edge Of Forever con tempi di rilascio che da mesi si sono tramutati in anni senza che nemmeno ce ne rendessimo conto…
E a risolvere i problemi di line up sono arrivati Walter Caliaro e Nik Mazzucconi. Come li avete contattati?
Cesco – Caliaro lo ha introdotto Ale. Avevano collaborato insieme negli Eurosmith, tributo agli Aerosmith e lo ha proposto ritenendolo un elemento decisamente valido. Lo abbiamo provinato insieme a molti altri, e ci ha convinto proprio per la sua personalità. È una dote che riteniamo basilare: tutti quanti, pur se bravissimi, apparivano come dei cloni di chitarristi di grande fama o molto più metal che non hard rock. Purtroppo in Italia i musicisti di radice hard rock autentica sono molto rari, ma ancora meno sono quelli che piuttosto che riferirsi a qualcuno, cercano di mettere qualcosa di proprio nel loro modo di suonare. Walter a me poi è piaciuto subito a “pelle” come persona ed ho immediatamente riferito ad Alessandro che la mia preferenza era per lui.
Con il suo arrivo, abbiamo compiuto ottimi passi in avanti: si tratta di un ottimo arrangiatore ed ha una carica dal vivo davvero importante…
In effetti l’ho visto in azione un paio di volte e mi ha dato l’idea di un vero animale da palco…
Cesco – Certo, anche perché assumendo il ruolo di Angus Young nei Riff Raff, la cover band degli Ac/Dc, ha già l’abitudine a dare qualcosa in più…scommetto però che lo hai visto quest’estate con i The Rocker. Forse il giorno prima del Gods Of Metal?
Sì, esatto…
Cesco – Possibile? C’ero anche io allora sul palco!
Alessandro – No! Non potevi esserci! Eri scappato a Balingen con la mia macchina!!!
Bene! Svelati questi curiosi retroscena, torniamo a noi. Anche Nik suppongo l’abbia introdotto Alessandro, dati i suoi trascorsi nei Moonstone Project…
Alessandro – Guarda, Nik avrebbe dovuto essere il bassista degli Edge of Forever sin dal 2005, tuttavia la cosa non ha mai potuto concretizzarsi per la solita sfilza d’impegni. Lui era la nostra prima scelta, il profilo cui avevamo pensato sin dall’inizio. Non siamo riusciti a trovare un modo per far combaciare le attività personali di ognuno e di conseguenza abbiamo optato per una soluzione, già allora considerata temporanea, chiamando nei ranghi Dimitri Oldani.
Appena avuta la possibilità ad ogni modo, la virata su Nik è stata obbligatoria: con Dimitri non c’era affiatamento sia personale, sia artistico…
Cesco – …anche perché Oldani è un bassista molto tecnico, sullo stile di Billy Sheenan, ovvero un tipo di musicista un po’ freddo che a noi non giovava avere in line up, ne per il tipo di suono, ne per la ricerca del feeling…
Alessandro – …Esatto, a noi serviva una specie di “muratore”, uno strumentista concreto, che va dritto al nocciolo della questione musicale. Mazzucconi in questo senso ci ha dato quello che cercavamo al 100%, portando il nostro suono al livello desiderato ed incrementando l’affiatamento all’interno del gruppo.
Vi dirò, al di là della maturazione del songwriting molto evidente, l’impressione attuale ascoltando il cd, è, in effetti, quella di una band più coesa, che bada al “sodo”…
Cesco – Ci ha giovato anche l’aver tolto parecchie influenze neoclassiche e progressive dal sound, divenendo decisamente più melodic rock oriented…
Direi AOR insomma…
Venendo invece al discorso singer di cui accennavamo in precedenza, una domanda è d’obbligo, considerando che nel nuovo cd, Alessandro, hai deciso di assumere direttamente in prima persona anche questo ruolo. Come è maturata l’idea? Da un’esigenza prettamente artistica tua, al fine di raggiungere un nuovo livello di ‘espressività, o più concretamente si tratta di una soluzione condizionata dall’aver avuto sinora in organico un singer statunitense, cosa che, come ovvio, vi ha reso spesso impossibile suonare date live?
Alessandro – Diciamo che le due cose coincidono per certi versi, ma con maggiore esattezza, sono direttamente conseguenti.
Come naturale siamo stati costretti, dopo i primi tempi di carriera, a ricercare un frontman italiano che ci agevolasse dal punto di vista logistico: come dici giustamente, avere in formazione un cantante americano (Bob Harris degli Axe NdA) ci impediva di poter sostenere anche solo un numero minimo di date dal vivo. Per questo motivo, abbiamo ricercato qualcuno che potesse entrare negli Edge of Forever in modo intensivo e senza sosta per un lungo periodo.
A quel punto però, ci siamo trovati a dover fronteggiare un ulteriore problema di peso. Così come per i musicisti, ancor più per i cantanti, entro i confini nazionali è davvero difficoltoso reperire qualcuno di radice squisitamente AOR – hard rock in grado, non tanto di saper cantare, quanto proprio di “rendere” i brani nel modo richiesto, fornendo l’interpretazione melodic rock a noi confacente.
Cesco mi ha quindi convinto a tentare una registrazione dei pezzi con me alla voce – sottolineo, a me non sarebbe mai venuto in mente, giacchè mai ho inteso il mio ruolo negli EoF in questa veste – in modo da valutare quali potessero essere le possibilità.
Il risultato è stato di nostro di gradimento ed a quel punto abbiamo deciso di lasciare le cose come stavano, sistemando così in via definitiva la nostra line up con me alla voce.
Ma perdonami, tu sei oltretutto istruttore certificato di canto, dico bene?
Alessandro – Esattamente!
E da quanto tempo coltivi questa particolare attività? Si tratta per caso di una conseguenza al tuo nuovo ruolo negli Edge of Forever?
Alessandro – È una cosa che pratico del 2008 ed è in realtà merito della TC Helicon, che in occasione dell’album con i Moonstone Project, mi ha contattato per avere l’endorsment. Il direttore della Tc Helicon è anch’egli istruttore di canto, ed ha lavorato con Geoff Tate, Ann Wilson, Chris Cornell, Layne Stayley… nomi insomma, di gran peso della scena rock mondiale.
Parla che ti parla, io davo già qualche lezione, ne poteva venire fuori una buona opportunità di lavoro e così ho deciso di diplomarmi divenendo Associate Instructor del The Vocalist Studio.
Ora torniamo però al vostro nuovo disco. È fuori ormai da un mese e mezzo circa. Che riscontri avete ottenuto sinora?
Cesco – Dunque, siamo attualmente ottavi nelle vendite sul sito di Mariposa, noni su AOR Heaven, siamo stati terzi su NEH Records e siamo ottantanovesimi nelle vendite generali su Amazon.com. Direi insomma, che sta andando tutto molto bene.
Alessandro – Dati ufficiali non ne abbiamo ancora, se non che tutte le copie in tiratura sono partite per i negozi.
Un buon risultato, soprattutto in ambito europeo sinora…
Parlavamo poco fa di maturazione del songwriting. Ebbene, i due nuovi arrivati hanno contribuito in modo concreto alla stesura dei nuovi pezzi?
Alessandro – C’è un sistema sostanzialmente standard che utilizziamo. La responsabilità delle linee melodiche è da sempre mia, l’idea di base parte da me. L’arrangiamento del brano è invece una cosa davvero di gruppo in cui ognuno contribuisce in modo autonomo.
Ci sono tracce, per farti un esempio, come “Distant Voices” e “What I’ve Never Seen”, che in versione demo sono tutt’altra roba rispetto a quello che avevo immaginato in partenza, proprio perché la nostra forza risiede in questo, nell’essere un nucleo di quattro musicisti in grado di interagire e pensare da “arrangiatori”.
Elemento insomma, che evidenzia come l’attuale line up degli Edge of Forever sia da ritenersi finalmente definitiva…
Cesco – Assolutamente sì, se mai dovessimo cambiare qualcosa non sarà certo per la nostra volontà…
Alessandro – anche perché Walter è con noi ormai da parecchio, mentre Nik è arrivato dopo ma si è poi rivelato il tassello che mancava a livello sonoro, quello che ci ha messi definitivamente sulla strada giusta. Non ha partecipato alla stesura delle canzoni, ma in studio ha fornito un apporto basilare.
Un interrogativo di rilievo è, in ogni modo, inerente al vostro contratto discografico. Come siete arrivati al deal con la tedesca 7Hard e come mai non vediamo anche voi tra le schiere dei grandi nomi sponsorizzati dalla più importante label di settore? Che, oltretutto, è italianissima?
L’aggancio ce lo ha fatto avere Bruno Kraler dei Brunorock, sebbene io conoscessi già in precedenza il proprietario della 7Hard Axel Wiesenouer. Ancor prima che fondasse l’etichetta. Axel è un personaggio molto attivo in Germania ed è stato quello che, tutto compreso, ci ha fatto l’offerta migliore. Naturalmente abbiamo ricevuto proposte anche dalle case discografiche più in vista del settore quali AOR Heaven ed Escape, tuttavia era evidente sin da subito che per loro saremmo stati un gruppo come tanti altri del loro enorme roster. Con 7Hard invece il trattamento è diverso, siamo prioritari e la promozione è ottimale, giacché si tratta di una label che punta molto sulla qualità concentrandosi su poche uscite l’anno.
Alessandro, visto che hai collaborato anche nel recente “War Maniacs” di Brunorock, avete mai pensato di organizzare una specie di mini tour che includesse entrambi i gruppi?
Alessandro – Il vero problema è che oggi, tentare di combinare un tour o delle date senza rimetterci dei soldi è veramente dura. I canali sono limitati dal fatto che le vendite sono in ribasso, cosa che, come puoi immaginare, toglie fondi da poter investire…
Cesco – Aggiungi poi che il genere proposto da entrambe le band non è tra i più diffusi in Italia, o almeno, non più come un tempo…
Impossibile negarlo…
Ora vorrei invece uscire per un attimo dall’argomento specifico della vostra band, per venire a qualcosa di più ampio. Siete due personalità artistiche molto attive e conosciute in ambito internazionale, in virtù di numerose collaborazioni con grandi personaggi rock-heavy della scena europea e mondiale.
Quali sono le differenze maggiori che percepite in ambito musicale, tra la realtà di casa nostra e quella estera?
Cesco – L’idea che mi sono fatto in questi anni è che noi in Italia, tendiamo troppo a rimanere “chiusi” senza mai tentare qualcosa di diverso per migliorarci un po’. Ci sono tante belle parole, mille idee buttate sulla carta, ma alla resa dei conti, quando si tratta davvero di agire, la maggior parte dei soggetti coinvolti tende a tirarsi indietro per questioni sentite mille e mille volte: la Siae, le organizzazioni di vario tipo e così via.
Il problema è che qui da noi, chiunque abbia intenzione realmente di creare qualcosa, si trova sempre a dover fronteggiare un marea di ostacoli infinita e di “paletti”.
Credo si tratti soprattutto di una questione di mentalità. Spesso non c’è voglia di investire ma si preferisce il nome sicuro che garantisce con sicurezza presenze. È oltretutto, un discorso generale che riguarda ogni singolo aspetto, dalla promozione all’accoglienza riservata ai musicisti.
Me ne accorgo quando sono all’estero anche con una semplice cover band: massima collaborazione, grande rispetto ed ogni aiuto possibile. In Italia, se non appartieni a qualche gruppo davvero grosso, a volte sei trattato in modo molto sbrigativo ed antipatico.
Alessandro – Principalmente credo che da noi ciò che manca è, in effetti, la capacità di affrontare tutto ciò che è inerente alla musica, in maniera davvero professionale. Sia che si tratti di un evento minimo di una piccola cover band, piuttosto che un grande festival estivo.
Siamo l’unico paese europeo credo, che offre show in spazi capaci di ospitare 50.000 persone attrezzandoli con solo uno o due bagni, per farti un esempio.
Manca proprio una cultura della professionalità ad ogni livello. Promoter, label, molti musicisti, organizzazioni, per non parlare delle piccole guerre – fenomeno tutto nostro – tra i vari gruppi o le varie testate giornalistiche…
Tutto questo insieme, contribuisce a creare un ambiente che, di fatto, blocca chi vuol fare sul serio, costringendolo ad emigrare fuori confine per trovare il giusto supporto, dove, credimi anche se ti parrà assurdo, l’essere italiano assume ancora un fascino particolare e ti fa vedere come un soggetto originale e dotato di una marcia in più.
Cesco – La cosa brutta da dire, e sono consapevole che con questo un po’ mi creerò inimicizie, è che spesso sono proprio le grandi organizzazioni a mostrarsi tra le più renitenti a garantire buone opportunità o poco competenti nella gestione delle date. Alle piccole band non vengono offerte occasioni di rilievo, oppure vengono condensati troppi concerti di gruppi diversi in uno spazio di tempo limitatissimo, troncando senza appello la possibilità ai nomi minori di emergere in qualche modo…
Per non parlare poi dei prezzi dei biglietti ormai diventati proibitivi, anche se in questo caso, c’è da ammettere che i costi, in generale, per le varie componenti che contribuiscono alla realizzazione di un evento live o un tour, sono parecchio elevati.
Rimaniamo sempre in questo ambito “international” anche se in modo diverso. Come dicevamo prima, ambedue avete una carriera ben avviata e siete musicisti noti che hanno avuto la fortuna di collaborare con eminenti personalità della scena rock e metal ad ogni livello. Tra i tanti, chi sono quelli che davvero vi hanno “segnato”, che vi hanno dato qualcosa in più e fatto comprendere aspetti nuovi del mondo della musica?
Alessandro – Beh, posso dirti che per quanto mi riguarda, con Glenn Hughes ho capito che esistono davvero dei piccoli pezzi di Dio messi su questa terra. Personaggi cioè, dotati di un talento e di caratteristiche che non possono essere altro che un’emanazione ultraterrena…
Uno dei miei eroi ed uno dei miti assoluti del rock…ma visto che lo frequenti anche nella vita di tutti i giorni, lui com’è dal “vivo”, proprio come persona nella quotidianità?
Alessandro – È come un ragazzino di quattordici anni, sempre entusiasta e ricco d’iniziativa. È consapevole di aver perso molto tempo in passato, a causa degli eccessi e questo talvolta emerge in alcuni atteggiamenti. Del resto, si tratta di una persona che ha vissuto per vent’anni sotto l’effetto di stupefacenti – lo potremmo definire un ex tossicodipendente professionista – e l’impressione, è che spesso abbia voglia di rifarsi di tutto il tempo perduto in gioventù.
Con me poi, ha un rapporto di grande amicizia e affetto, molto paterno, o come uno zio se preferisci…
E per te Cesco? Tiro ad indovinare: Udo?
Cesco – A parte Udo che, va da se, è mito e leggenda per chiunque, io non posso esimermi dall’indicare Stefan Kauffmann. È l’ex batterista degli Accept (ora chitarrista negli U.D.O. NdA), cosa che in qualche maniera ci lega, ed è un personaggio che, nonostante non mi abbia mai ripreso su nulla o dato indicazioni specifiche, ha saputo comunicarmi qualcosa d’importante anche con semplici sguardi.
Si tratta di un tipo alquanto particolare: molto chiuso, parla poco, schivo, eppure con un’occhiata o un movimento sa farsi capire perfettamente senza alcun rischio di fraintendimenti.
Pensa che in questo periodo, durante i concerti degli UDO, sono riuscito a convincerlo a fare un assolo di batteria insieme e quindi a fargli riprendere le bacchette in mano. Cosa che non faceva più da un sacco di tempo. Quindici anni almeno…
Ce ne sono ad ogni modo anche altri. Mi viene in mente ad esempio, Randy Black dei Primal Fear, band con cui siamo stati in tour nel 2008. Una persona stupenda, molto disponibile ed alla mano…
Humm…visto che mi parli dei Primal Fear: e quel simpatico carro armato di nome Ralf Scheepers che tipo è?
Cesco – Potrei definirlo come l’Edo Arlenghi (singer di The Rocker e Riff Raff NdA) tedesco. Un mattacchione, molto simpatico, ma in realtà fuori della scena, una persona molto discreta e riservata. Quasi timido…
Ha un potenziale notevole. Se ricordi era stato preso addirittura nei Judas Priest dopo l’uscita di Halford, salvo esserne escluso solo perché tedesco…
Una storia un po’ come quella di Doogie White negli Iron Maiden insomma…
Alessandro – Doogie da quel che so, di questa cosa non ne vuol parlare nel modo più assoluto …
Confermo, ho provato a porgli la domanda in un’intervista di qualche tempo fa ed ha glissato con un no comment seccatissimo…
Alessandro – era stato preso negli Iron appena prima di Blaze Bayley, per poi essere buttato fuori in malo modo dopo pochissimo e per ragioni ignote. Tende ad evitare sempre l’argomento, deve essere stata una situazione particolarmente spiacevole per lui, anche se poi non gli è andata così male. Si è ritrovato dopo poco nei Rainbow con Blackmore!
Procediamo a questo punto spediti verso un argomento di rilievo. Ora avete una line up solida, avete costruito qualcosa di credibile ed importante, ed i riscontri sono dalla vostra. Come intendete mettere a frutto questo potenziale?
Alessandro – Anzitutto, suonando finalmente dal vivo il più possibile per quanto la scena possa permetterci. Stiamo lavorando alle date future anche se, con ogni probabilità, il momento clou sarà quello del prossimo inverno, quando Cesco avrà terminato il tour con UDO e potremo dedicarci agli Edge of Forever. Per ora nessun festival, l’unico in progetto è il Z Rock Fest inglese in ottobre…
Se non sbaglio ad ogni modo, tu a breve dovresti essere a Chicago con gli Eden’s Course (una delle tante band con cui Alessandro collabora NdA) per il Melodic Rock Fest…
Alessandro – Proprio così! Il festival si terrà ai primi di maggio e sarà come una specie di Luna Park per me…suonare insieme a Y&T, Pride of Lions, Danger Danger, Winger…un sogno!
Ancora per te Ale: prima di concludere, so che sei impegnato come sempre in un gran numero di progetti. Vuoi darmi qualche anticipazione su quelli che ti stanno attualmente più a cuore?
Alessandro – Insomma…ci vorrebbero due ore di intervista per rendere il tutto chiaro, ma ti parlero’ in breve di ogni cosa. Il 14 Maggio per Avenue Of Allies escono i debut album di Shining Line e Skill In Veins, entrambi prodotti da me. Oltretutto nell’album Skill In Veins suonano sia Francesco che Nik.
Alla voce abbiamo Gabriele Gozzi, uno dei tre insegnanti del The Vocalist Studio Italy diretto da me, e soprattutto cantante di Markonee e Killer Klown. Una voce di cui sentiremo molto parlare. Shining Line invece e’ un super progetto AOR che vede nelle proprie fila Robin Beck, Harry Hess, Michael Bormann, Michael Shotton, Erik Martensoon, il mio compare Michael Voss e mille altri. Shining Line lascera’ tutti a bocca aperta. Un disco d’assoluto valore per la scena mondiale! Nei prossimi mesi produrrò il prossimo album in studio dei PlanetHard, che ormai ritengo una delle mie priorità artistiche, mixerò il nuovo disco degli Hungry Heart, produrrò il secondo disco dei One Soul Thrust in Canada e prenderò nuovamente parte al prossimo BrunoRock. Le grandi novità sono nel nuovo album degli Eden’s Curse che sarà un’uscita major con ospiti da capogiro e un set di canzoni da cardiopalma, credimi. In cantiere c’è anche il nuovo album degli Axe, sempre che la salute di Bobby Barth possa permettercelo. In più in autunno, dovrei finire il disco Hand On Heart, il mio progetto su Avenue Of Allies con Bob Harris, Chris Lasegue e Pete Newdeck e il terzo capitolo di Mooonstone Project con il mio “blues partner in crime” Matt Filippini, che riserverà delle sorprese importanti.
Insomma…non avrò un attimo libero, considerando che nel frattempo insegno canto, sosterrò tour con Eden’s Curse, Moonstone Project feat. Bernie Marsden&Glenn Hughes e cerco di avere anche una vita personale!
Sono senza parole…spero tu riesca anche a dormire…ah ah ah!!!
Ebbene, siamo al termine di questa lunghissima e piacevole chiacchierata. Gli ultimi minuti a microfoni accesi sono tutti per voi…
Alessandro – Prima di ogni cosa, un ringraziamento doveroso a te, visto che mi supporti nelle mie attività, ma soprattutto mi “sopporti” ah ah ah, a Marcello Catozzi ed a Truemetal per la professionalità dimostrata nel seguirci sin qui. Siete appassionati autentici ma ancor di più, gente genuina, cosa sempre più rara da reperire in questo ambiente…
Cesco – io invece, oltre alla solita litania del supportare il rock e l’heavy, vorrei stimolare chi ascolta questa musica e ne ha la possibilità, a prendere in mano la situazione mettendo da parte le lamentele per darsi da fare nel concreto.
Sono convinto che in Italia le opzioni siano di spessore e che non manchino affatto persone con idee interessanti: il periodo non è dei più felici in generale, ma qualche miglioramento su tutti i fronti, se cercato con costanza ed un minimo di competenza, è di certo alla portata.
Non importa mettere in atto rivoluzioni. Bastano anche piccole cose: qualche evento costruito con sagacia che possa divenire un appuntamento fisso, un maggior valore nel supporto dei gruppi di casa nostra – che devono farsi il mazzo come e più degli altri all’estero – un minimo di riconoscenza verso chi di musica vive e tenta di offrire un prodotto di qualità addirittura auto finanziandosi, senza cercare favori o raccomandazioni da nessuno…
Insomma, un piccolo cambio di mentalità ed i passi in avanti gioveranno a tutta la scena!
Perfetto ragazzi. Detto questo io vi saluto, In bocca al lupo per tutto e arrivederci presto!
Fabio Vellata
Nota: si ringrazia Licia Pellengo Gatti per il contributo fotografico.
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Sito Web Edge Of Forever
Pagina Myspace Edge Of Forever
Discografia:
* “Feeding The Fire” (2004)
* “Let The Demon Rock n’ Roll” (2005)
* “Another Paradise ” (2010)