Editoriale: gli Dei Del Metallo non nascono sotto i cavoli

Di Keledan - 9 Giugno 2003 - 18:56
Editoriale: gli Dei Del Metallo non nascono sotto i cavoli

Il Gods Of Metal è un termometro delle tendenze metal. Come ogni anno, alle esibizioni si alternano discorsi dotti, annaffiati da litri di birra e di sudore che tanto sanno di festival estivo.
Vi annoto alcune delle conclusioni che abbiamo tratto durante la giornata.

 

Gli Dei del metallo non nascono sotto i cavoli.

Quando si calca un palco, sofismi e banalità devono cedere il passo a belle canzoni e carisma. I dominatori dell’infocata domenica milanese sono stati, non a caso, i ‘nonni’ Saxon. Tecnica, esperienza e carisma da vendere, per il visibilio della folla del Mazda Palace. E dopo aver suonato a Milano alle 15, Byff e compagni sono corsi in Germania, dove avrebbero suonato alle 23. Questa è gente con le palle, altro che doppia cassa e tarantelle.

Dio del Metallo: Biff Byford, Saxon  

Meglio ubriacarsi di passato che vivere in un presente di miserie.

Le vecchie glorie tornano a fulgere come non mai. Grave Digger, Saxon e Whitesnake hanno fatto un figurone. Le live agency fanno I salti mortali per portarci i vari Deep Purple, King Crimson, Rolling Stone, Uriah Heep, Jethro Tull, Yes ecc…
Secondo voi qualcuno fra dieci o venti anni si ricorderà dei gruppi metal nati dopo il 1997?
Secondo noi no.

Inossidabile: Chris Boltendahl, Grave Digger  

L’inversione di tendenza è iniziata.

I metallari si sono stufati dei cloni, di quelli che in studio fanno miracoli e dal vivo sono vergognosi, di chi non sa offrire nulla di personale e non dico originale, ma perlomeno non copiato spudoratamente.
Gruppi nati come cloni di cloni, altri che fanno un album buono e poi si fotocopiano a oltranza, power metal becero e sempre uguale che ci angoscia da anni, senza tregua… 
Ora si esige una buona tecnica e belle canzoni. Stiamo parlando di musica e musicisti, pare così strano?

Highlander: David Coverdale, Whitesnake  

La linea editoriale conta.

Qui a Truemetal.it ci rendiamo conto ogni giorno di più di quanto sia soddisfacente e remunerativa la nostra scelta di ignorare nu, crossover, industial, punk e compagnia bella.
Che ne parlino altri, io e i miei riceviamo solo complimenti e soddisfazioni e andremo avanti così.
Io sono ancora dell’idea che il NU sia una moda immondizia per “raga” alternativi e finti ribelli. Tanto ribelli da ascoltare tutti gli stessi gruppi, tanto rivoluzionari da ricoprirsi di abiti alternativi… tutti firmati.

Gruppi che si vogliono far passare per cattivi e dannati, ma io li vorrei vedere anche tutti insieme fronteggiare l’uomo ritratto qua a fianco. Porterebbero a casa tanti di quegli schiaffi che, a venderli a un euro l’uno, diventerebbero ricchi senza nemmeno doversi sbattere a pubblicare dischi di xxxxx.

Vera cattiveria: Schmier, Destruction  

Qui finiscono le nostre riflessioni, in attesa di un report esaustivo. Non pensate che mi sia bollito del tutto il cervello sotto il sole milanese, non parlo al plurale perchè in preda a manie di maestà, ma perchè ho ripreso discorsi non solo miei.

Se siete delusi perché pensate che avrei scritto di Manson, mi spiace ma non lo farò, perché è un altro che, se vive o se muore, a noi non cambia niente.

Alla prossima!

Roberto ‘Keledan’ Buonanno