Eminence (Alan Wallace)
Mi rendo conto che spesso le interviste sono la parte più “noiosa” del lavoro
di un musicista, specialmente se le domande non sono proprio brillantissime
(proporzionalmente alla brillantezza del disco in esame), e che quindi si possa
rispondere telegraficamente. Discorso valido se ti chiami Michael Jakcson o
Madonna, e stai affrontando la centesima intervista giornaliera per il lancio
mondiale del nuovo album, ma se ti chiami Eminence, se sei praticamente
sconosciuto, non sei un fuoriclasse, e se hai partorito un disco tendente al
mediocre, credo che opportunità come quelle offerte da Truemetal andrebbero
sfruttate meglio. Con la stessa scontatezza di un politico in regime di par
condicio durante una campagna elettorale, Alan Wallace (chitarra),
risponde alle mie domande. Buona lettura.
Come avete trascorso questi ultimi cinque anni dopo la pubblicazione di
Humanology?
Dopo l’Humanology Tour in Europa, nel 2005, abbiamo trascorso il tempo
suonando in Brasile, promuovendo la band e componendo le nuove canzoni. Inoltre,
dopo la separazione dalla Timeless Production nel 2006, ci siamo messi alla
ricerca di un nuovo contratto discografico.
Come potresti descrivere The God Of All Mistakes? Avete praticamente
mantenuto intatto il vostro trademark…
Credo che questo sia il nostro miglior album, abbiamo lavorato sodo in fase
di composizione per due anni, e abbiamo aggiunto alcuni elementi per quanto
riguarda la batteria, e inserito alcune parti di voce pulita. È un album
death/thrash/core.
Avete sempre dato molta importanza alle ritmiche, scrivendo partiture
maggiormente dinamiche che in passato. Sei d’accordo?
Certo, abbiamo fatto canzoni differenti in questo album. The God Of All
Mistakes è molto più gradevole di Humanology.
Riguardo all’utilizzo della voce pulita cosa puoi dirmi? È un elemento
completamente nuovo della vostra musica…
Sì, completamente nuovo, abbiamo aggiunto più melodia nei nostri chorus
unendola alla solita voce graffiata.
Quali sono le vostre linee guida quando componete?
Di solito io suono i riff di chitarra, e Andre, il nostro batterista, si
occupa delle partiture della batteria. (ma va? ndr)
Ho scritto che gli Eminence hanno qualcosa dei Sepultura senza i richiami
tribali, unito al suono tagliente e moderno dei Machine Head. Per te è così?
Per me è difficile descrivere il nostro stile, il fatto di provenire dalla
stessa città dei Sepultura ci può influenzare, ci piacciono entrambe le band.
Inoltre, il nostro ex bassista Jairo Guedz, ha suonato coi Sepultura negli anni
ottanta, e anche questo può averci influenzato.
Credo che i continui “paragoni” o richiami alla band più famosa del vostro
paese, possano essere noiosi o fastidiosi in certi casi. Che ne pensi?
Credo che sia ok, ogni band ha la sua strada da seguire.
In passato avete lavorato con Neil Kernon, questa volta con Tue Madsen,
due grandi produttori. Con chi vi siete trovati meglio o avete preferito?
Tue e Neil hanno differenti stili di produzione. La nostra esperienza con Tue
è stata fantastica, spero di poter lavorare ancora con Neil in futuro, ma per il
prossimo album ci sarà ancora Tue.
La cover mi sembra molto curata…
Mircea degli Mnemic ha curato l’artwork del disco. Riguarda temi come la
religione, il capitalismo e la guerra. Con i nostri testi vogliamo dire che non
possiamo cambiare il mondo, ma possiamo cambiare noi stessi.
A te la conclusione dell’intervista Alan.
Grazie per l’intervista. Guardate il nostro videoclip Day 7. Ci vediamo in
Europa
Stefano Risso