Enochian Theory (Ben Harris-Hayes)
È da pochi mesi uscito il nuovo album degli Enochian Theory, Evolution: Creation Ex Nihilio e ho avuto il piacere di intervistare Ben Harris-Hayes, voce e frontman del trio inglese. Il musicista, particolarmente affabile e loquace, ha fatto un ritratto molto dettagliato della band in cui suona, snocciolando uno per uno gli episodi, le lotte e le difficoltà che ha incontrato per pubblicare un album dal successo a suo dire inaspettato. C’è molto da leggere e, se lo farete, imparerete moltissime cose su questa particolare e interessante band. Buona lettura.
Silvia “VentoGrigio” Graziola
La prima domanda è la più banale ma doverosa e nasce dalla curiosità che suscita il vostro monicker che porta un riferimento all’Enochiano, un alfabeto creato nel XVI secolo da John Dee (1527-1608), uno scienziato con un forte interesse per l’occulto, conosciuto come “il linguaggio degli angeli”. In che modo questo tema così in bilico tra sacro e profano ha solleticato il vostro interesse?
Ho sempre speso un sacco di energie con la religione, nonostante io abbia sempre nutrito una forte avversione sia nei confronti della sua attitudine a pianificare la vita delle persone, sia per il concetto di potere/credo che da essa ereditiamo. Mia madre si era appassionata allo spiritualismo e da quando ero più giovane era molto difficile non essere incuriosito da quelle cose che non riuscivo ancora a comprendere del tutto. Ho allargato la mia conoscenza, sia imparando a conoscere I suoi pensieri, sia guardando quello che mi stava intorno.
Durante il periodo di forndazione della band, mi sentivo un po’ “perso” e sono riuscito a ritrovare me stesso cercando continuamente delle risposte, non solamente dentro di me, ma anche con l’aiuto della scienza e della religione, qualunque cosa che mi aiutasse a superare quel tormento che mi ero autoimposto. Ho abbracciato tutte le idee che potevo comprendere e ho permesso alle mie di crescere pensando a cosa avrei dovuto fare.
L’ “Enochiano”, come si dice, è stato solamente una piccola parte del mio apprendimento, ma mi ha affascinato a tal punto da suggerirmi il nome per il progetto che avevo intenzione di fondare, anche se abbiamo scelto per farlo due parole che, messe insieme, hanno un significato completamente nuovo.
Che cosa noi intendiamo per “Enochian Theory” è che tutte le religioni e i concetti a loro affini sono teorie. Sono idee create da altre persone e maneggiate da una generazione all’altra e che, nei vari passaggi hanno visto stravolgere ad hoc i loro concetti, con l’intenzione di adattarli alle necessità dell’epoca.
Avremmo potuto chiamare la band “Le religioni organizzate e i loro stupidi fanatici che causano guerre, odio e danni in tutto il mondo dovrebbero sparire”, ma questo sarebbe stato un po’ ridondante e non sarebbe da noi scegliere un nome del genere, indipendentemente dal fatto che non sarebbe un bel nome per una band!
La religione è uno strumento tremendamente potente che negli ultimi tempi riesce a disgustarmi e ad affascinarmi nello stesso modo. Da un lato causa guerre, sofferenza e colpa, ma dall’altro offre amore, supporto e senso di appartenenza. Spero solamente che quest’ultimo diventi il suo unico scopo nel mondo.
Affrontiamo questo argomento spinoso: nessuno sa che cosa ci sia dopo la vita, quindi perché diavolo fare congetture su cosa ci sarà dopo basandosi su informazioni distorte e limitate? Non posso credere a un uomo barbuto che vive sulle nuvole sopra di noi o a una bestia cornuta che vive in una fosse o a qualche tizio magico che siede sotto a un albero per aumentare la sua saggezza… tutte queste cose per me non hanno senso. Ovviamente non sto parlando solo del cristianesimo e delle sue progenie, ma di qualsiasi tipo di religione. Scientology al momento la ritengo una delle più fastidiose, è assurda!
Ci sono troppe cose in queste dottrine collettive che mi fanno pensare: “aspetta un attimo, questa è una totale contraddizione di quanto ho letto un minuto fa, a che cosa devo credere se questo non ha il minimo senso?”. Credo fermamente che, per quanto uno resti fuori a queste cose, la cosa giusta da fare sia comunque correggere qualsiasi azione dannosa che si è compiuta: solo così si sarà dalla parte della ragione.
Non posso offrire altro quando mi fanno domande su cosa penso della vita; io conosco solo quello che faccio, ovvero cogliere l’occasione di essere una brava persona e di lavorare duro, e questo di solito fa andare bene le cose, non sempre, ma perlomeno la maggior parte del tempo. La vita è strana e non è nient’altro che una cosa che dovremmo abbracciare come se non l’avessimo avuta da troppo tempo.
Evolution: Creatio Ex Nihilio è il vostro secondo album in studio dopo l’esordio avvenuto con A Monument To The Death Of An Idea. Ritenete di essere cambiati in qualche modo rispetto alla band che ha composto due anni fa il suo album di esordio? Come si è evoluto il vostro modo di comporre, suonare e produrre un album?
Credo fermamente che la “vecchia” band (il quartetto) non avrebbe mai composto “Evolution…”, non sarebbe mai accaduto e le cose sarebbero andate molto diversamente. Avrebbe avuto un altro titolo perché sarebbe stato un disco diverso in tutta la sua interezza. Per più di due anni non abbiamo composto nulla di nuovo come band perché ci eravamo allontanati, sia come gruppo, sia come amici. Questo ha influenzato il nostro modo di scrivere canzoni e ho iniziato a disaffezionarmi al suonare a causa di queste persone, che ho iniziato ad odiare. Non solo coloro che facevano parte della band, ma anche chi proveniva dalla mia vita personale e che mi causava dolore, rendendomi una cattiva persona.
Per quanto riguarda il gruppo, sono arrivato ad un punto in cui dovevo trovare delle scuse perché non mi andava di andare alle prove o vedere gli altri ragazzi per non sentire le tensioni che c’erano tra di noi e i rapporti freddi che c’erano tra alcuni membri. Dopo che abbiamo intrapreso due brevi tour per tentare di riavvicinarci, cosa che non è andata a buon fine, abbiamo fatto la conta di quanti membri avremmo avuto bisogno per fare un buon lavoro di nuovo e ci siamo ritrovati a essere un trio. Era il nuovo inizio che ci serviva e l’abbiamo trovato verso la fine del 2007, quando abbiamo ricominciato.
Non ci siamo girati a guardare indietro e, dal momento in cui abbiamo scritto la prima canzone per il nuovo album, abbiamo sentito che stavamo facendo qualcosa di bello e che avremmo potuto amare di nuovo. Shaun, Sam e io non avremmo potuto andare avanti senza la nostra musica e ci siamo rifiutati di lasciar morire quello che avevamo costruito senza combattere. Per questo motivo mi sono isolato dal mondo e ho iniziato a scrivere materiale nel mio studio che ho inviato poi agli altri ragazzi da ascoltare. Terminata questa fase abbiamo lavorato ai brani nella nostra sala prove e subito ci è sembrato tutto piacevole e armonioso sin da subito.
Ora, dal punto di vista musicale, siamo più “interessanti” e i brani, sebbene siano ancora piuttosto “svitati”, ingranano molto di più di quanto avrei pensato.
Ho sempre composto musica prog, anche se quando ho iniziato a strimpellare la mia chitarra acustica avevo sedici anni e non avevo ancora capito che applicando diversi stili, riff e tempi nella stessa canzone significava renderla “progressive”. Per me era semplicemente una cosa naturale e interessante suonare, era tutto quello che mi importava. Ero circondato da noiosi fan di brani pop punk da tre accordi e gente che pensava di diventare il nuovo Kurt Cobain, con i quali ho sempre scherzato dicendo: “Vuoi essere come Cobain? Cioè morto?” Naturalmente nessuno di loro mi ha mai fatto favori dopo questo, ma resto dell’opinione che la mia posizione fosse giusta.
Penso che la più grande differenza tra il nostro primo EP e il nuovo album sia che in quest’ultimo io abbia scritto circa il 95% delle musiche e delle strutture a casa, e questo si sente. Dopo una piccola riflessione, sono stato un vero dittatore, ma andava fatto. Avevamo tante cose che remavano contro di noi e, allo stesso tempo avevamo bisogno che l’album fosse finito; per questo motivo ho sentito una forte pressione a creare qualcosa che spazzasse completamente via quanto fatto in precedenza e che, allo stesso tempo, ci rappresentassi e ci rendesse orgogliosi. Volevo scrivere qualcosa che sarebbe piaciuto suonare a Shaun e a Sam, di cui io allo stesso tempo avevo bisogno e volevo liberarmi, e per fortuna i ragazzi erano in sintonia con me.
Dopo che il nostro chitarrista fondatore se n’era andato verso la fine del 2007, mi sono spostato dalle tastiere alle chitarre e questo è stato uno dei fatti che ha contribuito maggiormente a cambiare il nostro sound. Ho dovuto adattarmi a suonare uno strumento che tutto sommato non mi piaceva, anche se non era così male come le tastiere! In ogni modo, il primo EP ci ha chiesto due anni per essere sviluppato e composto come band, “Evolution…” è stato scritto in quattro mesi perché potevo comporre delle strutture demo e intere canzoni a casa e poi lavorarci con i ragazzi, in più siamo andati avanti spediti provandoli in sala.
Questo è un testamento di come ci siamo evoluti sia come persone, sia come band e non posso che essere orgoglioso di come sono andate le cose; per noi creare un album come “Evolution…” in quattro mesi è stata una vera impresa. Le avversità che abbiamo dovuto affrontare verso la fine del 2007 ci avevano disorientati, ma siamo riusciti a gettar via tutti i dubbi con l’amore per quello che stavamo facendo.
Sin dal primo giorno ho avuto una visione nitida di quel che avrei voluto ottenere, musicalmente parlando, per fortuna Shaun e Sam sono stati in sintonia con me e ho trovato in loro persone di talento, capaci di lavorare sodo e che riuscissero a sopportarmi! Riescono a compensarmi alla perfezione.
Creatio Ex Nihilio è un concetto che ha nuovamente stretti legami con la religione. Che cosa in questa teoria ha suscitato così tanto interesse da sceglierlo come titolo del nuovo album? Che significato ha per voi?
La nostra band ha un senso dell’umorismo abbastanza noir, dovuto probabilmente alle nostre personalità: mi piace celare un po’ di umorismo dietro alle interpretazioni puramente letterali dei titoli e dei testi. Cerco di lavorare a più livelli con le lyrics sia perché altrimenti mi annoierei, sia perché comunque si tratta di prog, aha! Questo ha fatto sì che sentissi il bisogno di cercare un titolo che riassumesse tutte queste cose di cui parlavo nei testi dell’album e che allo stesso tempo fosse anche autoreferenziale. Quello che ho trovato è piuttosto sarcastico e, allo stesso tempo, ha un certo contrasto, a causa proprio dei concetti di Evoluzione e di Creazione. È un riferimento un po’ nascosto e rappresenta un la mia intenzione di voler scavare dentro alcuni aspetti ed è così che esce fuori la parte più scherzosa di me .
Osservato da un altro punto di vista, questo titolo offre l’idea che ci siamo evoluti come band, come persone e come forza creativa e abbiamo creato qualcosa che è sbucato fuori dal nulla proprio quando ne avevamo più bisogno. Credo che sia tutto aperto all’interpretazione, sappiamo che cosa significa per noi e coloro che lo ascolteranno e ne vorranno trarre altri significati che li riguardano saranno i benvenuti.
La musica che proponete è molto particolare ed è difficilmente inquadrabile in un determinato genere musicale; questa caratteristica ritenete possa farla apprezzare da un gruppo piuttosto vasto ed eterogeneo di ascoltatori?
Io posso solo seguire le mie esperienze e le mie scelte e, per quanto mi riguarda, posso solamente dire che qualcosa mi piace oppure no. Non conosco una via di mezzo e suppongo sia la stessa cosa per un sacco di altre persone. Ci sono alcune band che ho ascoltato e che propongono una musica molto eccentrica. Fammi riformulare la frase… musica che non è “commercialmente accettabile” ma che viene apprezzata dalla massa e adoro per quello che fanno.
La musica che interessa a me è qualcosa di diverso che va contro quella che è la consuetudine e che riesce ad essere tremendamente affascinante. Gruppi che riescono a buttar via la coltre che le nasconde e sorprendermi in un mare di mediocrità. Dubito che qualcuno possa misurare come la sua musica venga percepita dal pubblico, per questo questa attività si rivela potenzialmente molto pericolosa se si vuole farne parte!
Prendi noi per esempio, non avremmo mai pensato di ricevere l’ottimo riscontro che abbiamo avuto per il nostro nuovo album, perché è uno strano disco da ascoltare, ma è la prova che c’è comunque un mercato per questo tipo di musica e siamo stati abbastanza fortunati da riuscire a raggiungere le persone che lo apprezzano. Se lavori sodo e crei qualcosa di onesto, la gente se ne accorge.
Si legge dalla vostra biografia ufficiale che nel gennaio 2007 avete fatto un passo coraggioso creando un’etichetta tutta vostra, la Anomalousz Music Records Ltd per pubblicare i vostri album, primo tra tutti A Monument To The Death Of An Idea con un accordo per la distribuzione di CODE 7/Plastic Head Distribution. Da cosa è nata questa esigenza di autoprodurre i vostri dischi? Non avete trovato nessuna etichetta che vi soddisfasse in questo senso?
Al momento, Anomalousz Music è attiva da molto più tempo ed è stata la mia personale etichetta per molti anni prima che me ne andassi via dalla mia casa e formassimo la band. L’intenzione era quella di usarla per procacciarmi delle date e perché ho capito in fretta che potevi ottenere molte facilitazioni se dicevi che mandavi avanti un’etichetta. Per fortuna questa facciata ha sempre retto!
Suppongo che questa attitudine da “galletto” ci abbia aiutati molto in questi tempi perché ci ha aiutato a fare delle cose con praticamente zero budget, per lo più ottenute grazie alla nostra capacità di persuasione e dal fatto che il nostro credere in noi stessi abbia un po’ rubacchiato la fiducia delle persone che avevamo intorno.
Alla fine ci era stato suggerito che sarebbe stata una buona idea lanciare la nostra etichetta nel mondo del business per tutelare gli interessi della band sotto la nostra bandiera, per questo abbiamo dato via alla AMR.
Shaun si dà molto da fare affinché le cose tra di noi vadano nel migliore dei modi: mette sempre un sacco di energie in quello che fa ed è fantastico vedere che la sua passione è sempre fortissima e questo mi fa andare avanti, capite? La ragione principale per cui abbiamo formato la AMR è semplicemente perché sapevamo che, in qualità di una band fresca di formazione che compone musica non “commercialmente accettabile” in un paese che sembra non apprezzare tutto quello che non è totalmente sfregio musicale (leggi: Pop), non avremmo MAI potuto andare da nessuna parte. Abbiamo imparato moltissime cose e continuiamo ogni giorno a farlo.
Quando abbiamo terminato “Evolution…” abbiamo contattato un sacco di etichette a cui abbiamo detto “Qui c’è il nuovo album che vi stupirà, volete pubblicarlo?”. Tutto quello che abbiamo ottenuto è stato quello di farci prendere in giro facendoci perdere tempo. Ci siamo imposti delle scadenze e non eravamo disposti a cambiare idea, visto che avevamo dei piani da rispettare… quindi, abbiamo smesso di dialogare con le etichette e ci siamo semplicemente tirati fuori. È un’impresa titanica per tre ragazzi senza soldi, ma fin’ora ci è riuscita bene la cosa. Abbiamo utilizzato diverse strade per costruire la band e ora, lentamente ma costantemente, stiamo iniziando a raccogliere i primi frutti per il nostro grande lavoro e determinazione.
Abbiamo da poco firmato per un’agenzia di booking per l’Europa e speriamo che mettano su qualcosa di buono per noi, abbiamo incontrato moltissime persone rispettabilissime all’interno del mercato discografico che hanno ascoltato la nostra musica e vogliono aiutarci a crescere, e questa è una grande cosa. Speriamo che il 2010 sia uno splendido anno per la band.
Dopo Anomalousz Music Records Ltd sono nate anche AMR-PR e AMR Booking che si occupano di promuovere la band; quanto è difficile promuoversi in proprio?
La scelta di fare le cose in proprio nasce dal fatto che, se hai del denaro da gettare via, riesci a far conoscere la band alla stampa e a promuoverla, ma noi siamo senza soldi. Abbiamo speso i pochi che avevamo per registrare, stampare e sostenere gli enormi costi di Mixaggio! Aahahaha! Seriamente, abbiamo scoperto che si possono imparare un sacco di cose semplicemente dandosi da fare e cercando di promuovere la band senza comprare spazio pubblicitario sui giornali o pagare per compare la possibilità di andare in tour con gruppi più importanti.
Certe volte però questo è davvero frustrante, specialmente quando qualcuno promette di aiutarti e quando arriva il momento di farlo si gira dall’altra parte… questo ci ferisce ma non ci fa smettere di combattere. Questo complesso e questa etichetta è tutto quello che abbiamo e saremmo dannati se mollassimo senza combattere!
Al momento la vostra etichetta si occupa solo degli Enochian Theory o gestisce anche altri gruppi? Se no pensate di farlo in futuro?
Il nostro progetto è sempre stato quello di usare AMR per promuovere la band ma, se mai avremmo tempo e denaro sufficienti a farlo, ci saranno i tempi per discutere questa possibilità. Al momento però non possiamo nemmeno lontanamente di far firmare qualcun altro sotto la nostra etichetta finché la band è ancora nel suo periodo di vita iniziale, nonostante tutte le cose che abbiamo passato e fatto. Siamo però tutti d’accordo sul fatto che, se un giorno trovassimo un gruppo che ha la stessa nostra grinta, potremmo dar loro una mano a crescere come noi. Questa sarebbe una cosa positiva per noi, ma per ora preferiamo concentrarci sugli Enochian Theory.
Quali sono secondo voi i punti di forza di Evolution: Creatio Ex Nihilio? Dopo averlo suonato, prodotto e riascoltato c’è qualcosa che avreste voluto cambiare o perfezionare ulteriormente?
Con il senno di poi, naturalmente, ci sono alcune cose su cui avremmo voluto spendere più tempo o cambiare, ma questo è fuori questione. Credo fermamente che una volta che qualcosa è inciso, tu ti evolvi e se vuoi portarti dietro allo stesso modo quel brano, lo puoi fare in sede live, il che è quello che facciamo.
Crediamo che un disco dovrebbe riflettere esattamente dove sei come persona e come band in quel determinato punto nel tempo. Non è una buona cosa trascinarlo fuori da lì, non credi? Prendi un disco finito, ora puoi iniziare a pensare come scriverne uno migliore.
È un costante andare avanti, sempre guardare avanti.
In sintesi, se avessi avuto un grosso budget e tanto tempo per fare il disco, allora sì che sarebbe stato diverso, ma amo questo album perché è fottutamente onesto e non potrei chiedere di meglio. Direi che non è nemmeno compito mio quello di dire quali sono i punti di forza di questo lavoro, quello spetta a chi lo ascolta.
Quanto è stato importante l’apporto di The Lost Orchestra per la buona riuscita del disco?
Penso che chi ascolta possa farsi un’idea del loro contributo da sé. Utilizzare le loro sonorità ci ha aiutato molto a rendere il nostro album migliore. Avevamo bisogno di evolverci come band e quando ho iniziato a comporre la musica per il disco, sapevo di che cosa avevo bisogno per espandere il nostro suono a un livello superiore. Questo ha funzionato alla grande e sono orgoglioso che “loro” siano parte di noi.
La produzione del disco è essenziale, forse un po’ fredda, ma efficace e molto evocativa. Ritenete che sia un elemento decisivo nel vostro sound?
Sono d’accordo, sì. Il disco ha un riflesso oscuro, è un disco che dice: “abbiamo combattuto questo schifo e siamo ancora qui, ascoltatelo!”. Non credo che un suono più caldo ci avrebbe dato dei benefici dopo tutto, ed è la ragione per cui sapevamo che dovevamo trovare la persona giusta che lo mixasse. David era il nostro uomo e ha fatto un grande lavoro con quello che gli abbiamo dato in mano.
C’è una cosa però che tengo a precisare, ed è il fatto che siamo britannici. Quello che intendo con questo termine è che, come nazione, abbiamo una sorta di malinconia nostalgica dentro di noi, ma abbiamo anche questo ridicolo e ottimistico senso dell’humor, ed è quello che ritengo appaia nel disco. So di sentirmi davvero così alla fine.
Com’è successo per il singolo Namyamka del vostro album precedente, pensate di registrare un altro videoclip? Ritenete il videoclip un buon mezzo di promozione attualmente?
“Namaymaka” è stato girato con un budget di 35 pounds… e si vede! Haha! Abbiamo imparato che, finché non sei un artista più importante che popola le classifiche, non c’è tutto questo bisogno di un video. Non sono delle spese utili per noi in questo momento. Abbiamo però dei progetti per creare un video di animazioni: vorremmo fare un’animazione a “passo uno” per il video di The Fire Around The Lotus prima o poi, ma non è detto che lo faremo, è tutta una questione di priorità e costi ora. Invece, se lo faremo, sarà solo per noi stessi, ma sembra carina l’idea.
A proposito di promozione, qual è secondo voi il mezzo più efficace con cui riuscite a trasmettere alle persone la vostra musica e a promuovere la vostra band?
Questo dipende da cosa stai tentando di ottenere. Alcuni gruppi vogliono costruire un forte raggruppamento di fans nei luoghi in cui vivono e suonano, quindi tendono a suonare costantemente in determinati luoghi, il che per me ha poco senso dato che questo può annoiare le persone. Altri gruppi come noi, invece, scelgono di portare a termine un prodotto di qualità e quindi danno assalto alla stampa tentando di convincere anche loro delle buone idee che contiene.
Credo che le strade che sono state menzionate abbiano tutte sia dei punti deboli, sia dei punti di forza, sta nel modo con cui le usi trarne vantaggio. Avere un piano e seguirlo è di vitale importanza.
In questi anni di attività avete partecipato a numerosi eventi live anche di una certa importanza come il Progpower fest 2009; come ha accolto il pubblico la vostra musica e quali sono stati i gruppi che avete affiancato che maggiormente vi hanno colpito?
Abbiamo parlato con un sacco di persone al Prog Power (sia nei giorni dei festival, sia dopo) e tutte loro hanno detto che non si aspettavano che fossimo così dal vivo. Ci piace molto fare i live: quei tre quarti d’ora sul palco sono davvero i momenti in cui ci lasciamo completamente andare e ci divertiamo. Credo che la gente sia rimasta colpita/confusa/divertita dai nostri concerti: non ci piace star fermi e tendo a straparlare dicendo un sacco di cavolate!
Abbiamo venduto tanto merchandise quanto i gruppi di punta quel giorno, il che la dice lunga su quello che la gente ha pensato dalla nostra performance. Ripensando al dopo concerto, vedere il numero di T-Shirt vendute degli Enochian Theory aumentare sempre di più, mi ha fatto pensare: “diamine, queste persone apprezzano quello che facciamo, devono essere sotto l’effetto di qualche droga!?” Ahahaha.
Mi sono sentito veramente a casa quando la gente è venuta da noi per parlare della band, questo mi ha fatto pensare: “questa è una cosa strana, a cui non sono abituato, ma questa gente ci apprezza e per questo la voglio conoscere”. Le persone che vivono in Europa sembrano accettare di più questo tipo di musica, ma sicuramente il fatto di prender parte a un festival dedicato al prog ha aiutato! È stata una grande esperienza e spero si ripeta per tutti gli altri festival a cui prenderemo parte nel 2010, come per i gruppi che ritenevo validi.
I polacchi Vanity mi hanno colpito molto ed erano tecnicamente validi e interessanti; gli Hacride erano piacevoli da ascoltare anche loro, sebbene il loro sound ricordasse troppo i Meshuggah per i miei gusti… diciamolo: c’è una sola band che si chiama Meshuggah. A parte queste band, non sono un gran fan delle altre che hanno suonato, la maggioranza di loro era troppo “statica” e li ho trovati noiosi. Brave persone, non fraintendetemi, ma non ne ho apprezzato in pieno la musica.
Ora parliamo di Artwork. Trovo che l’opera grafica fatta da Robin Portnoff sia qualcosa che sin da subito non può passare inosservata: è affascinante e inquietante allo stesso tempo. In che modo sono nate le immagini che possiamo ammirare anche sul vostro sito web?
Sono l’interpretazione che ha dato Robin deli miei testi, dei temi che abbiamo affrontato e delle nostre idee. Non avevamo mai incontrato qualcuno che fosse così tanto in sintonia con noi prima d’ora e quando abbiamo iniziato a ricevere i suoi primi abbozzi dell’artwork abbiamo pianto di gioia!
Non siamo mai stati troppo ansiosi di far arrivare i nostri lavori alle altre persone, ma sapevamo che questo record doveva essere un’esperienza condivisa. Guardando l’artwork del disco ancora oggi mi sorprendo per come Robin sia riuscito a capirci. È stato un grande lavoro che suggerisce un sacco di cose e che ben si adattava alla band e a quello che avevamo da dire… e ha fatto la cosa giusta. Robin è un uomo affascinante e di talento che ha saputo subito mettersi in linea con quello che volevamo. Speriamo di poter lavorare ancora con lui, sempre che resti poco famoso e poco costoso!
Nel ringraziarvi della disponibilità e della pazienza nel rispondere alle nostre domande, chiudo l’intervista chiedendovi quali sono i vostri progetti a breve termine e se tornerete ad essere un quartetto.
Grazie per averci dato la possibilità di parlare a voi e ai vostri lettori. Il 2010 sarà un anno molto frenetico per noi: abbiamo moltissimi progetti che sarebbe dura elencare qui, quindi suggerisco a chiunque sia interessato alla nostra band di tenere d’occhio il nostro sito web e magari di iscriversi anche al nostro forum.
Dubito che ritorneremo mai a essere un quartetto ora che abbiamo la prova di funzionare egregiamente solo con tre membri. Speriamo di venire a suonare in Italia per qualche data, anche se l’organizzazione logistica è complicata e siamo una povera band senza soldi!
I miei saluti più oscuri,
Ben
(a nome degli Enochian Theory)
Silvia “VentoGrigio” Graziola