Vario

Enslaved (Ivar Bjørnson)

Di Daniele Balestrieri - 13 Aprile 2006 - 19:44
Enslaved (Ivar Bjørnson)

Direttamente da Bergen abbiamo raggiunto al telefono per Truemetal niente meno che Ivar Bjørnson, chitarrista degli Enslaved, in relazione all’ultimo album di prossima uscita “Ruun”. Telefonata piacevole che ho dovuto in qualche modo “condensare” visto il frequente scambio di piccole battute. Gli Enslaved si confermano una band ancora in pieno contatto con il pubblico e di grande disponibilità.

Fen: Hei Ivar, qui è Truemetal! Allora, come vanno le cose lì a Bergen?

 

Ivar: Ciao! Qui tutto bene, grazie… per essere aprile è ancora molto freddo ma speriamo nel giusto corso delle stagioni.

 

Fen: Eh, ormai dovresti essere abituato alle stagioni norvegesi che fanno un po’ quello che gli pare.

 

Ivar: Sì sì ma spero di potermi liberare della roba invernale il prima possibile.

 

Fen: Prima di tutto lascia che ti dica che è un onore per me parlare con te – seguiamo gli Enslaved ormai da molto tempo, e ogni vostro album ci dà sempre modo di discutere. Ti faccio i complimenti inoltre per il nuovo album, Ruun. Devo dire che è un gran lavoro, superiore anche per certi versi a Isa, che mi aveva provocato delle reazioni un po’ varie. Mi aspettavo un lavoro molto simile a Isa visto che è passato poco tempo dalla sua release, e mi sono sorpreso di trovare un lavoro tanto profondo.

 

Ivar: Ha ha, ti ringrazio!

 

Fen: Se non mi sbaglio l’album uscirà in Norvegia l’8 maggio vero?

 

Ivar: Mi pare che l’uscita per l’8 maggio sia per tutta Europa, no?

 

Fen: MMmmh, no, veramente sul retro del promo c’è scritto 8 maggio in Norvegia e 22 maggio nel resto d’Europa. È per caso cambiato qualcosa?

 

Ivar: No, il fatto è che non ne avevo idea. Allora sì, buono a sapersi.

 

Fen: Ti senti nervoso? Ormai mancano un paio di settimane insomma.

 

Ivar: Beh… devo dire che ora sono tranquillo, ma c’è stato un periodo verso la fine delle registrazioni e del mixaggio in cui ero molto nervoso, e non solo io. La distanza presa da Isa era parecchia, mancavano pochi giorni alla fine della tabella di marcia e dovevamo ancora fare un sacco di cose. Sai, sono una persona particolarmente perfezionista, e mi sono passate davanti agli occhi moltissime cose, tra cui il disco da rivedere, il layout del libretto, quello della copertina, il tempo era poco … per cui molte cose le ho dovute fare d’impulso, cosa che mi piace fino a un certo punto. Ma ora sì, sono rilassato anche perché posso finalmente parlare del nostro nuovo album non solo con gli amici ma anche con il resto del mondo, con la stampa, e la cosa è in un certo senso anche liberatoria.

 

Fen: Penso davvero che Ruun avrà un grande impatto sulla scena, probabilmente perché, come ti ho già detto, prende una direzione insolita da Isa. Gli strumenti sono molto più aggressivi e la produzione è più solida che mai. Tra l’altro il nuovo batterista e il nuovo tastierista hanno dato quel tocco molto personale che si sente in tutto l’album. È stata una transizione naturale per voi, oppure avevate pianificato l’album molto attentamente fin dall’inizio?

 

Ivar: Devo dire che fin dall’inizio avevamo abbastanza chiaro il punto d’arrivo, ma durante le prove abbiamo modificato molte cose. È bello evolvere anche durante la registrazione, e la cosa ha portato a un prodotto molto eclettico.

 

Fen: Ho notato che le tastiere stavolta sono totalmente immerse nella musica, in maniera differente da Isa, e rendono l’album molto più oscuro e in un certo senso maligno. Intendete proseguire su questa strada? Mi piacerebbe vedere degli Enslaved più oscuri, un po’ come hanno fatto di recente i Thyrfing.

 

Ivar: Sì, è vero, le tastiere sono davvero speciali! Pensa che il tastierista non ti dico che l’abbiamo trovato per caso, ma poco ci manca. Eravamo in un pub, e dopo una bella sbronza gli abbiamo chiesto se voleva venire a suonare per noi. Ha accettato – dice lui – principalmente per le donne e il denaro, ma poi ci ha rivelato che era un suo sogno suonare per gli Enslaved, anche se non era molto avvezzo alla scena estrema. Il batterista invece è stato un altro tocco di classe perché studia batteria fin dagli anni ’80 ed è cresciuto con un determinato bagaglio musicale, molto più orientato verso l’heavy metal classico. Ma il suo talento è fuori di dubbio, e si è prestato bene alle nostre necessità.

 

Fen: Vero, te lo stavo proprio per chiedere. Io faccio molto caso alla batteria essendo lo strumento che mi piace di più nel metal, e ho notato che è molto ben orchestrata. Cato ha partecipato attivamente alla composizione delle canzoni?

 

Ivar: No, proprio alla composizione no. Però la sua grande esperienza ha giocato un ruolo chiave nell’adattamento dei pezzi. Praticamente dopo aver composto le parti in chitarra e le parti di basso si è studiato a fondo tutte le canzoni e ci ha dato indicazioni molto precise sul ritmo da seguire. Alla fine il suo contributo è stato molto prezioso.

 

Fen: Quindi come al solito è stato un lavoro coordinato da te e Grutle, giusto?

 

Ivar: Eh sì, del resto siamo i membri più anziani della band e sappiamo bene cosa fare.

 

Fen: Quindi pensi anche che Ruun sia uscito fuori esattamente come speravate, o sei rimasto sorpreso dal prodotto finale?

 

Ivar: La sorpresa è sempre un ruolo cruciale in tutti i nostri album. Da Below the Lights abbiamo preso decisioni spesso ardite, ma le abbiamo sapute gestire bene soprattutto grazie alla continua evoluzione dei nostri gusti musicali – anche se come ben puoi notare la nostra linea musicale segue una figura ben precisa, non stravolgiamo mai tutto quanto da un album all’altro.

 

Fen: È vero, tutto sommato i legami a Isa ancora sono visibili. A proposito di evoluzione, vedo che ci avete preso gusto a fare dei video. Prima i due video di Isa, adesso questi qui. So per certo che avete già girato il video di Path of Vanir, giusto?

 

Ivar: Sì, l’abbiamo girato poco tempo fa tra le montagne ai piedi dell’Hardangervidda. È stata una bella esperienza. Presto lo renderemo disponibile sul nostro sito.

 

Fen: Saggia scelta. Se lo trasmetteste solamente in televisione dubito che la gente al di fuori della Scandinavia potrebbe giovarne, e ciò non sarebbe gradito ai vostri fan.

 

Ivar: Infatti, infatti. Lo metteremo sul sito proprio per questo motivo, anche se andrà anche in televisione, credo.

 

Fen: Bene. Tra l’altro Path of Vanir è una delle canzoni più caratteristiche di Ruun secondo me. Brutale quanto basta, e con quello splendido assolo vocale verso la fine. A proposito, proprio in quella sezione delle canzoni mi pare che Grutle canti assieme a Herbrand, vero? È un duetto praticamente inedito nella produzione degli Enslaved!

 

Ivar: Esatto. Beh, io qualcosa ho cantato in Isa insieme a Grutle, ma qui in Ruun possiamo dire che ci siano i primi veri duetti. Herbrand è stato un ottimo acquisto e quelle sezioni in coppia sono davvero evocative, lo vedrai nel video.

 

Fen: E poi tra poco girerete anche il video di Essence, giusto?

 

Ivar: Sì, presto avremo anche Essence. Quella è una canzone agli antipodi di Path of Vanir, più ricercata e tranquilla. Volevamo girare due video agli opposti proprio come abbiamo fatto con Isa, quindi abbiamo scelto queste due canzoni simbolo.

 

Fen: E noi non vediamo l’ora di vederli! A proposito di simboli… sapete che le vostre copertine diventano a ogni uscita sempre più strane? Siamo ben lontani dall’immaginario diretto di Frost, Eld o Blodhemn. Vi siete dati alla simbologia più ardua ormai. Tra l’altro non è difficile notare che l’artista è lo stesso della copertina di Isa, no?

 

Ivar: Esatto, giusto.

 

 

Fen: E la simbologia? Da quanto mi pare di vedere, c’è il fondo di una nave?

 

Ivar: Bravo, è proprio il fondo di una nave. Ma non è vista dal basso in realtà. L’artwork rappresenta la sezione verticale del mare in tempesta, e quella nave in realtà sta affondando.

 

Fen: Oh! Questo getta una luce diversa – davvero molto bella. E Ruun significa praticamente Rune, no?

 

Ivar: Esattamente.

 

Fen: Quindi in un certo senso non avete del tutto perso del tutto lo spirito viking che vi ha caratterizzato fin dai primi album. Lo so, lo so che quando vi si parla di viking metal in realtà storcete il naso e che vi siete stufati di essere chiamati in questo modo (inizia a ridere dall’alto capo del telefono, NdFen) ma tutto sommato mi sembra che qualche riferimento al viking ce lo piazziate sempre, in un modo o nell’altro.

 

Ivar: Haha, beh, sì alla fine è vero. La dicitura viking metal però non ha più senso. Alla fine non aveva senso nemmeno prima secondo me, ma…

 

Fen: Ma come non aveva senso! Ma se sul libretto di Frost c’è scritto VIKING METAL a caratteri cubitali!

 

Ivar: Hahaha beh, quella è stata un’idea di Grutle, io non è che fossi molto d’accordo. Comunque eravamo davvero giovanissimi in quel periodo e pensavamo che cantare di satana o di chiese bruciate non avesse molto senso perché erano dei credo nei quali non ci rispecchiavamo. Cantare della mitologia ci ha sempre stimolato molto di più.

 

Fen: Mi ricorda molto la svolta viking di Bathory… comunque rimanete sempre molto legati alla mitologia norvegese, vero? C’è anche The Path of Vanir in quest’ultimo album a testimoniarlo.

 

Ivar

: Eh sì, alla fine diamo sempre un’occasione a chi vuole di chiamarci “viking metal” (ride).

 

Fen: Bene, la sfrutteremo immediatamente.

Dando un’occhiata alla scena estrema norvegese ho notato che molte band norvegesi (tranne i Darkthrone che seguono un sentiero tutto loro fin dall’inizio) stanno evolvendosi davvero alla velocità della luce, e sono diventate dei mostri di creatività e ispirazione. Pensa agli Ulver, o che so, ai Dødheimsgard, ai Satyricon, ai Solefald… agli Enslaved stessi, oppure sono esplose o implose come gli Immortal o gli Emperor. Sono cinque o sei anni che la scena estrema norvegese si muove molto velocemente, laddove per esempio la scena svedese rimane un po’ più legata alla tradizione, in un certo senso un po’ stantia. Praticamente ci siamo ritrovati a non saper più cosa aspettarci dal prossimo album di una determinata band. 10 anni fa, t’assicuro, non avevo la stessa impressione.

 

Ivar: MMh, mmh, sì, è una osservazione molto concreta. Effettivamente in Norvegia è nato un movimento molto evoluzionistico che sorprende persino noi che ne facciamo parte. Ma vedi, alla fine molte delle band che hai citato, esclusi appunto in un certo senso i Darkthrone che si sono messi a suonare Black ‘n Roll (risate diffuse) sono partite da una base molto estrema. Che ti posso dire, nel 92 band tipo i Mayhem o gli stessi Immortal suonavano black basico, grezzo, poderoso, e se ci pensi quella era già una grande evoluzione rispetto a ciò che c’era in passato in Norvegia. Non è solo adesso che le band hanno accellerato fino a modificare la scena. Prima del black più intransigente in Norvegia non s’era mai sentito nulla del genere, e già nel 92 potevi parlare di band assolutamente avanguardistiche, anche se ora come ora sono diventate “old school”. È la magia del tempo che passa e trasforma in classico ciò che un tempo era assolutamente avanguardistico.

 

 

Fen: Eh sì, prima di loro giusto Bathory aveva osato tanto, ma era praticamente estraneo alla scena che si sarebbe formata in Norvegia. A proposito di black indiscriminato, hai letto Nasjonalsatanisten? (Un romanzo uscito di recente in Norvegia che tratta di satanismo nel black e ruota attorno ai fans dei Gorgoroth nella scena di Bergen, NdFen).

 

Ivar: No, no, non ancora. Tu l’hai letto?

 

Fen: Sì… l’ho letto. Peccato, mi sarebbe piaciuto saperne cosa ne pensasse uno che praticamente fa parte di quel libro.

 

Ivar: Ah, finora non ho incontrato nessuno che l’avesse letto. Come t’è sembrato?

 

Fen: Guarda, a dire il vero un po’ mi ha deluso. È comunque un romanzo che parla di un fan dei Gorgoroth che in sé ha lo spirito omicida e intransigente del Black Metal, e che forma questa band che incarna tutto il movimento più trasgressivo del black. Però… voglio dire, è un libro scritto per la gente comune. Chiunque conosce bene la scena black troverebbe questo libro scontato e un po’ ridicolo, a tratti. Ma è un ottimo pezzo di storia, in ogni caso.

 

Ivar: Ah ecco. Beh vorrà dire che lo leggerò tra molti anni. Dopotutto al momento non mi interessa leggere di ciò che ha scritto un ragazzo su di noi quando avevamo 16 anni. Non mi è sembrata una bella mossa, preferisco a questo punto spendere quei soldi per comprarmi l’ultimo dei Keep of Kalessin, no?

 

Fen: Haha, sì, non ti perdi molto alla fine. Piuttosto, ho una curiosità forse un po’ strana ma che mi frulla in testa da un bel po’ di tempo. Come vanno i vostri album negli Stati Uniti? Il loro mercato è sempre molto imprevedibile, e alcune band sfondano mentre altre misteriosamente rimangono ignorate. Alcune band come i Moonsorrow o gli Ensiferum per esempio stanno vendendo molto anche oltreoceano.

 

Ivar: Ah, sì, beh ti dirò è una cosa molto interessante. Non potevi dire cosa più vera quando parli del loro mercato, infatti senti qui. Il primo album che abbiamo esportato ufficialmente è stato Below the Lights, che ha venduto decisamente bene nonostante le sue caratteristiche peculiari. Il ritorno è stato di circa… diciamo attorno alle 1.500 copie. In seguito abbiamo esportato anche Isa, che ha visto  circa 3.000 copie di venduto, quindi direi che abbiamo venduto fin troppo bene. Beh, incredibile ma vero, proprio in virtù della stranezza del mercato americano, Ruun ha già raggiunto le 11.000 copie di preordine dall’America. Siamo rimasti praticamente sbalorditi.

 

Fen: Miseria! Questo vuol dire che andrete anche a fare un tour da quelle parti!

 

Ivar: Eh, ci stiamo pensando ma è molto difficile organizzare i tour. Non so dirti molto altro perché ci pensano i nostri manager. Noi pensiamo solamente alla musica, e di organizzazione non ci capisco molto. Ma sicuramente ci proveremo a esordire anche lì, sarebbe una bella soddisfazione.

 

Fen: Capisco… e in Europa? So che presto farete un ciclo di concerti in Norvegia.

 

Ivar: Esatto, presto prenderemo parte a molti festival tra maggio e luglio, poi partirà il nostro tour europeo. Le date all’inizio non erano molte, ma visto il buon feedback di Ruun il nostro manager ha già allungato il tour di diverse date rispetto a com’era in precedenza, e questo non ci fa altro che piacere. E naturalmente una o due date saranno anche in Italia.

 

Fen: Bene! Farà piacere a molti. Avete molto seguito in Italia, e siete ben apprezzati fin dai tempi di Vikinglir Veldi… ma che dico, di Yggdrasil!

 

Ivar: Haha, ne sono felice. I concerti in Italia sono sempre stati grandiosi e ci ritorneremo volentieri.

 

Fen: Beh, Ivar, grazie mille per il tempo concessoci. Recensiremo Ruun appena verrà pubblicato ufficialmente in Europa. Se vuoi dire qualcosa ai vostri fans, l’ultima parola è tutta per te.

 

Ivar: Sì, grazie molte anche a te, e grazie agli italiani che ci seguono. Spero che avrete tutti l’opportunità di ascoltare Ruun e spero che vi piaccia tanto quanto è piaciuto a noi comporlo. Arrivederci (in italiano)!

 

Fen: Ottimo, grazie ancora. Ha det bra!