Entombed (Nico Elgstrand)
In occasione del
Masters of Death Tour, abbiamo raggiunto Nico Elgstrand, bassista degli
Entombed. Una delle band più attese, in una serata da ricordare per tutti gli
amanti dello swedish death, accorsi in massa al Transilvania Live di Milano.
Buona lettura. Foto a cura di Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli.
Ciao Nico, come sta procedendo il tour?
Sta andando benissimo, c’è sempre tanto pubblico. Sta ripagando ogni nostra
aspettativa.
L’idea di non avere un bill predefinito, ma cambiare l’headliner di volta in
volta è un bella trovata… Chi ci ha pensato? Siete stati tutti d’accordo?
Non saprei dirti come è nata questa idea… Nessuna delle band voleva un
headliner fisso per tutto il tour, perchè volevamo vedere sempre le esibizioni
delle altre formazioni che hanno preso parte al tour. Poi è anche un buon
sistema per invitare la gente ad assistere a tutto il concerto, e non solo le
ultime due band.
In Italia c’era una grande attesa per un evento del genere, e anche tutto il
pubblico che è venuto per l’occasione dimostra l’importanza di questo concerto.
Di solito per il death metal non c’è molta gente…
Beh, questo mi fa molto piacere.
Qualche mese fa è uscito l’ep When in Sodom. Come sono state le reazioni del
pubblico?
I mass media sono stati piacevolmente sorpresi dal lavoro. Ormai suoniamo da
un po’ qualche nuovo brano e la reazione del pubblico è molto buona. Sono molto
contento.
Credo che le nuove canzoni vedono un ritorno alle sonorità più prettamente
death metal, mantenendo comunque lo stile dei vostri ultimi dischi. Avete
raggiunto il vostro scopo?
Noi non pensiamo mai a queste cose… E’ un po’ come quando sei a casa tua e
stai per cucinarti la pasta, qualche volta fai qualcosa di nuovo, qualche volta
vai sul classico. Noi vogliamo solo fare musica, e non badiamo troppo a discorsi
del genere, cerchiamo solamente di fare del nostro meglio, senza badare a quello
che pensa la critica.
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Come si sono svolte le registrazione dell’ep?
Ci sono stati un sacco di problemi… Problemi tecnici, la registrazione e la
produzione è stata abbastanza confusa, e ha richiesto moltissimo lavoro. Più di
quello che pensassi. Ma il risultato è venuto molto bene, il suono mi piace, è
molto ruvido.
Infatti il vostro full-length doveva uscire a settembre… Quando verrà
pubblicato?
A marzo, sicuro. Finito il tour torneremo a casa a registrare.
Una canzone di questo ep farà parte del prossimo album Serpents Saints.
Puoi darci qualche anticipazione del disco?
E’ difficile descriverlo a parole, credo che sia abbastanza simile all’ep. Ci
saranno canzoni più veloci… ti ripeto, è difficile descriverne il sound… Il
materiale mi piace, ma non abbiamo ancora concluso di lavorarci sopra, ci
saranno influenze death old school e cose più moderne. Non so… non puoi
chiedere a uno chef quale sia il gusto di un piatto, devi assaggiarlo da solo
per capire. Quando l’album sarà pronto allora potrò parlarne con precisione.
Tu prima hai detto che non vi interessano i pareri della critica…
No, assolutamente no.
…appunto, per questo volevo chiederti se secondo te con questo nuovo
album riuscirete a riconquistare i vecchi fans di Left Hand Path e Wolverine
Blues, che si saranno trovati un po’ spiazzati con le seguenti uscite…
Sì, perchè il nuovo disco è abbastanza simile a Wolverine Blues e a quello
che abbiamo fatto in passato… Ma è difficile dirlo, forse… Lo spero proprio!
Vuoi parlarci dei problemi che avete avuto nella line up? Se non sbaglio
il vostro batterista Peter Stjärnvind ha lasciato la band…
Ha lasciato la band per motivi familiari, che gli impedivano di dedicarsi
alla formazione e di seguire i tour. E’ stata una sua scelta di vita che va
rispettata.
In poche parole come definiresti la vostra evoluzione dai primi dischi
entrati nel cuore di moltissimi deathsters sino ai giorni nostri? C’è un gap
abbastanza ampio…
Yeah! Una delle possibile spiegazioni è che durante gli anni si cambia,
possono cambiare anche i componenti della band e questo comporta ovviamente un
cambio del sound. La cosa bella è che per me tutti questi gap sono come degli
ingredienti differenti che si unisco tutti insieme. Mi piace il fatto di non
esserci fermati a Left Hand Path, ma di aver cercato nuove strade.
Il 2006 ha visto un grande ritorno del “vero” death metal svedese, con
tutti dischi di buon livello. E’ un bel momento per le band un po’ nascoste
dall’esplosione del melodic death…
Sì ne sono molto contento. E’ bello il fatto che alcune band stiano tornando
in auge nuovamente, c’è un bel clima. Alcuni si sono persi per strada negli
anni, e nessuno può dire con certezza quali saranno le risposte del pubblico in
futuro, specialmente oggi che ci sono un miliardo di band che nascono ogni
minuto.
A proposito, cosa stai ascoltando ultimamente?
Ho registrato tanto prima di partire per il tour, e dovrò ancora lavorare
molto dopo il tour… Quindi ultimamente death metal e heavy. Quando sono a casa
più o meno di tutto, la musica deve essere un piacere, ma a volte è bello anche
apprezzare il silenzio… hai sempre della musica che ti ronza in testa. C’è
sempre poco tempo libero.
Quindi la musica è diventato un lavoro a tempo pieno per te?
Si, è il mio lavoro ormai. Il problema è che adesso il tempo libero è sempre
di meno, anche se ho da poco scoperto una gipsy band che mi impressionato
moltissimo. Uomini di sessantacinque anni, sul palco senza batteria…
Fantastici!! Ahah!!
Quale disco dei compagni di tour ti è piaciuto di più?
Mmmm… Devo essere politically correctc… Vedi chi c’è qua dietro? (Jonas
Torndal dei Grave, che ascoltava l’intervista. nda.) Ahaha!!! Devo dire quello
dei Grave! Ahah!! Credo che tutti i nuovi dischi siano ottimi esempi di swedish
death metal, ma ognuno con la propria caratteristica. E’ difficile dirlo con
certezza, dipende dai tuoi gusti e da quello che ti aspetti. Che tu scelga pasta
al pomodoro, o lasagna, va sempre bene. Non posso affermare quale sia il mio
preferito, sono buoni tutti e due ma completamente diversi. Ed è la stessa
filosofia che abbiamo dato al tour… Ogni sera è un concerto diverso.
Puoi parlarmi dell’album Unreal Estate? Registrato in un contesto
singolare per una band come voi…
Sì, all’Opera House a Stoccolma. In effetti è un contesto strano, ma quando
ho rivisto lo show per la prima volta mi è sembrato incredibile! I ballerini
erano aggressivi e la scenografia era molto cattiva, con dei grandi tappeti
rossi e ottime luci. Il coreografo ha avuto un’ottima idea nel mettere assieme
questi elementi contrastanti. E’ stato il più grande successo per l’Opera House
in quindici anni, e la stampa è stata ridicola, non ha capito proprio nulla.
Ok Nico, siamo quasi giunti alla fine… Vi auguro di fare un grande show
stasera… Il pubblico sembra molto numeroso.
Ti ringrazio. Di solito non ci creiamo mai troppe aspettative. Anche se sta
andando tutto bene qui.
E vedo che anche il cibo è di vostro gradimento…Ahah! (a giudicare dalla
quantità di cibo sul tavolo. nda).
Sì, eccellente. Ho bevuto tre caffè macchiati prima, e ho lo pancia che si
sta lamentando adesso…Ahaha!!
Mamma mia…ahahah!!! Puoi concludere l’intervista Nico. Grazie mille.
Grazie a te. Ascoltate la nostra nuova musica, e tenetevi aggiornati sulle
novità.
Stefano Risso