Vario

Everon (Oliver Philipps)

Di - 28 Aprile 2008 - 15:22
Everon (Oliver Philipps)

Abbiamo raggiunto il leader degli Everon, Oliver Philipps, per una chiacchierata a trecentosessanta gradi sulla sua professione e sul nuovo disco della band. Buona Lettura.

Servizio a cura di Gaetano Loffredo

Ciao Oliver, tutto bene?

Sto molto bene, grazie per l’intervista. In questo periodo mi volevo rifiutare di parlare con gli italiani dopo che avete buttato fuori in semifinale la mia nazionale durante i mondiali del 2006, poi avete venduto Luca Toni al Bayern Monaco e questo mi ha fatto cambiare idea (risate, ndg).

Eheheheheeh, abituati, siamo più forti di voi. Era da molto tempo che non sentivamo parlare degli Everon, sei lunghi anni, ma cosa è successo dopo la pubblicazione di “Flesh”?

Semplicemente c’è stato tanto lavoro in studio. Abbiamo dovuto posticipare un centinaio di volte le nostre registrazioni per lasciar spazio ad altri gruppi. L’album sarebbe dovuto uscire già da almeno due anni, ma la programmazione non lo ha permesso. E’ stato divertente notare che, contrariamente a quanto si pensi, il fatto di avere un studio di registrazione personale non ci ha garantito di poter lavorare sulla nostra musica nei tempi desiderati.

Puoi raccontare ai nostri lettori la storia degli Everon dagli esordi sino ad oggi? Vorrei che facessi anche un piccolo commento sulla vostra carriera, ne sei soddisfatto Oliver?
 
Per quanto riguarda la storia della band li rimando al nostro sito ufficiale www.everon.de (la cui nuova impaginazione sarà on-line il 28 aprile in concomitanza dell’uscita del nuovo album), è difficile riassumere in poche righe 15 anni di carriera.
Comunque sia, sono contento di quanto fatto sino ad oggi. Gli Everon sono solo uno dei tanti progetti che mi tengono impegnato, la band non è sufficientemente conosciuta per permettermi di vivere con essa, ma sono un musicista professionista e in tutta la mia vita non ho mai avuto un lavoro “tradizionale”, quindi non posso permettermi di vivere con l’attività degli Everon, ma mi guadagno da vivere con l’attività di musicista a tempo pieno, e questa per me è una cosa molto positiva.
 

Parliamo di North: come mai la scelta di un artwork così malinconico in contrasto con un suono, invece, positivo (tolti ovviamente un paio di pezzi)?

Questa è una domanda interessante che non mi era mai stata posta. Credo che la nostra proposta musicale sia ben rappresentata dalla parola malinconia in quanto vi sono una moltitudine di elementi “dark”, ma non per questo la si deve considerare, come molti fanno, depressiva. Personalmente amo l’artwork e credo che si colleghi molto bene alla musica del disco, e in effetti si collega meglio a brani come “Islanders” o “Wasn´t it Good” , ma anche a pezzi come “Hands” e “South of London”. Una copertina è sempre un compromesso tra diversi temi, ma posso ritenermi soddisfatto.

Nella recensione ho sottolineato come “North” sia un disco ricco di orchestrazioni, sembra influenzato dalle colonne sonore cinematografiche in alcuni punti.

Influenza forse non è il termine più appropriato, ma ultimamente ho lavorato su diverse colonne sonore e su molte parti orchestrali, nei dischi di Serenity, Delain, Imperia, Ancient Rites e molti altri. Le orchestrazioni sono una parte essenziale del mio lavoro come produttore e musicista ed è quindi inevitabile che tale componente si rifletta sulla musica degli Everon anche se su “North” ne ho forse fatto un utilizzo limitato rispetto ad altre occasioni.

Ora una cosa positiva ed una negativa: penso che “North” sia un disco tecnico in cui avete dato il vostro meglio come musicisti, ma la struttura dei pezzi non mi convince e mi pare un po’ ripetitiva. Cosa ne pensi?
 
Non sono certo di aver capito l’esatto senso della tua domanda. Per quanto riguarda la prima parte devo dire che onestamente non concordo molto in quanto come gruppo di matrice progressiva non credo siamo particolarmente dotati dal punto di vista tecnico.Acuni nostri brani godono di una certa complessità tecnica, ma utilizziamo giusto lo stretto necessario che riteniamo funzionale alla nostra musica senza esagerare con le parti musicali, ma ci focalizziamo sulla canzone.
Non riesco invece a capire il significato del termine ripetitivo. Se ti rifai al fatto che spesso all’interno di una canzone richiamiamo determinati passaggi ti posso dare ragione. In tale ottica non lo considero un elemento negativo, ma qualcosa in cui crediamo ciecamente: non vogliamo creare canzoni dalla struttura classica “verso – bridge – ritornello” e nemmeno scrivere brani per pochi eletti, ma semplicemente qualcosa che all’abituale ascoltatore di progressive metal risulti facilmente assimilabile.

Come sono andati i lavori in studio?

Prima di registrare i pezzi, ho fatto io stesso una pre-produzione con le canzoni complete da utilizzare come guida e riferimento durante le registrazioni vere e proprie. Sono state registrate le tracce di batteria, quindi il basso, le chitarre e infine le parti cantate. La maggior parte delle tastiere erano già pronte finita la pre-produzione.

Di cosa trattano i testi e quanto sono importanti per gli Everon?
 
Ogni testo parla di cose diverse, quindi è difficile, in termini generici, riuscire ad etichettarli. La maggior parte dei testi si rifà a questioni personali perchè in questo periodo non mi soddisfa scrivere testi non corrispondenti alla realtà. Quando inizio a scrivere non ho mai una idea ben precisa, ma generalmente in nove casi su dieci le parole nascono nel momento stesso in cui stendo la musica, e da qui crescono e si sviluppano in maniera naturale. Non sono un amante del processo forzato: parto da un’idea molto vaga e lascio che si sviluppi liberamente. 

Parliamo di concerti Oliver? Avete pianificato un tour di supporto al disco?
 
Si vedrà, dipenderà molto dalle vendite, siamo stati lontani dalla scena troppo a lungo. Se i responsi saranno positivi prepareremo lo show e faremo qualche data in Europa, ma al momento non ci sono programmi al riguardo. Purtroppo un lungo tour non è più fattibile come succedeva fino a pochi anni fa: iniziamo ad invecchiare e alcuni componenti hanno famiglia, tre di noi oltretutto hanno messo in piedi un’attività propria e quindi non è facile far coincidere gli impegni musicali con la vita di tutti i giorni. Ma sono certo che se un po’ di persone desiderano vederci dal vivo, riusciremo in qualche modo ad accontentarle.
Personalmente, mi considero un songwriter e un produttore e non tanto un musicista live. Questa però non deve essere vista come una scelta fatta a tavolino, credo sia proprio nella mia natura. Ci sono musicisti che vivono per essere “on the road” e altri che amano spendere il proprio tempo nello scrivere canzoni: ecco io faccio parte di questa seconda categoria. Ovviamente, però, suonare dal vivo può essere divertente e dare grandi soddisfazioni, ma la priorità resta la creazione di musica e la produzione della stessa.

Bene, direi che abbiamo parlato di molti aspetti interessanti, c’è qualcos’altro che vuoi dire ai tuoi fans italiani?

In realtà non ho nulla da aggiungere, se non che da buon tedesco sarei felice se la prossima estate ci lascerete vincere il campionato europeo di calcio (ride, ndg).

Gaetano Loffredo