Every Time I Die (Keith Buckley)
Gli Every Time I Die non sono la solita band che suona l’ennesimo metalcore scontato e fotocopiato stile Hatebreed, Caliban, Killswitch Engage, As I Lay Dying e chi più ne ha più ne metta. Il combo di Buffalo capitanato dai fratelli Buckley ha saputo colpire l’attenzione producendo nel 2007 “The Big Dirty”, disco che ritocca un genere inflazionato oramai all’ennesima potenza. L’iniezione di massicci comparti rock e di tecnico hard core hanno delineato dei nuovi tratti musicali incentrati maggiormente sul groove piuttosto che sulle melodie o sulla velocità. Fino a ora il pubblico sembra averne tributato il giusto credito. Ecco a voi la chiaccherata tenutasi lo corso 23 aprile nel parcheggio del New Age (Roncade, TV) con il frontman Keith Buckley.
Ciao Keith, sono Nik di TrueMetal.it. Piacere di conoscerti…
Ciao Nik.
Introduci la tua band a chi non la conosce.
La band è nata per mano mia e di mio fratello Jordan. Ai tempi della scuola abbiamo reclutato un paio di amici per dare il via a questo progetto musicale di cui siamo sempre andati fieri e sul quale abbiamo investito tutta la nostra vita. Dopo un periodo di cambiamenti in line-up abbiamo trovato i nostri equilibri che hanno portato alla firma con Ferret Records. Da quel momento abbiamo cominciato a divertirci come matti. Nel 2007 abbiamo rilasciato il nostro ultimo lavoro “The Big Dirty”. Sembra sia piaciuto e ora stiamo lavorando sodo per promuoverlo live dopo live. A te è piaciuto?
Sì, lo ho trovato interessante. Siete riusciti a mescolare Rock e Hard Core così bene da conferire ai brani dei momenti groove molto impattanti. Finalmente ho sentito qualcosa che, sebbene vicina alla scena metalcore, spicca per personalità e originalità. Te lo aspettavi un feedback così buono da parte di fans e critica?
Sinceramente non ci ho mai pensato. Da sopra il palco percepisco molto attaccamento, la gente è coinvolta e quindi devo pensare che abbiano anche voglia di comprarsi il disco.
Dato il buon momento che state attraversando mi viene spontaneo chiederti se avete già qualche idea per il prossimo album…
No, al momento non ci pensiamo nemmeno. Ora siamo impegnati in tour e lavoriamo solo a questo. Ogni sera vogliamo dare il massimo perchè ci si ricordi di noi e quindi ogni sforzo deve essere concentrato per arrivare sul palco in grande forma.
Come sta procedendo questo tour? Avete molto seguito anche fuori dagli States? Ti chiedo questo perchè di recente vedo sempre meno gente a supporto delle realtà che non siano i grandi nomi della scena metal odierna.
Sono d’accordo. Me lo sono chiesto spesso anche io, ma a parte le ipotesi non sono mai riuscito a darmi una risposta concreta. Credo che il download illegale contribuisca a mantenere le distanze tra band e fans. Insomma, io compro un disco, lo ascolto, ne leggo il booklet e di conseguenza alla prima occasione vado a vedermi il gruppo. Mi sembra il minimo. Supportare una band significa legarsi alla stessa con forza. I ragazzi di oggi giorno non hanno nemmeno idea di quanta fatica si faccia a portare avanti questa professione. Ora come ora i concerti rappresentano forse l’unica fonte di sostentamento che ti permette di produrre il prossimo disco e di continuare a sognare.
Non vi ho mai visti dal vivo, però mi hanno parlato un gran bene della vostra attitudine on-stage. Avete per caso intenzione di filmare una data del tour per un nuovo live DVD?
Assolutamente. Il DVD è in programma. Penso che sceglieremo una data estiva del prossimo tour statunitense. Magari proprio a Buffalo il prossimo 24 luglio.
Quale è stato il momento in cui avete compreso che ce la avreste fatta? Non credo che oggi come oggi sia molto facile svincolarsi dalla nomea di band undergroung e trovarsi in breve tempo a calcare i palchi di tutto il mondo…
Non c’è stato un momento preciso o un evento che abbia cambiato il nostro modo di vivere. Abbiamo sempre dato il massimo e le nostre chiavi di lettura di quanto potessimo piacere stavano e stanno ancor’ora nel feedback che riceviamo dal nostro pubblico. Siamo partiti come band underground. All’inizio è così per tutti, cominci quasi per gioco. Il difficile arriva quando ti si chiede di affrotnare un tour importante o quando ci sono di mezzo le label. In quel momento devi fare gli sforzi maggiori. Ti ritrovi sempre senza soldi, non puoi avere un lavoro come la maggior parte delle persone, ma quando sotto il palco vedi dei ragazzi scatenati sulla tua musica allora comprendi che puoi e devi andare avanti per la tua strada: in giro per il mondo, come sotto casa tua. È favoloso poter suonare in tanti paesi diversi e spero che da voi sarà altrettanto straordinario.
Quale canzone consiglieresti di ascoltare per prima a chi ancora non conosce gli Every Time I Die?
Senza dubbio The New Black, è un brano che ci caratterizza parecchio e che scalda sempre molto i presenti. Vedrai questa sera…(risate, n.d.r.), (la canzone è contenuta nello studio album del 2005 intitolato “Gutter Phenomenon”, n.d.r.)
La vostra musica pesca molto dall’hard core. Ricordo con grande entusiasmo la scena newyorkese di fine anni 80, inizio anni 90. Per fare qualche nome: band come Sick Of It All, Agnostic Front, S.O.D. avevano un approccio di grande impatto sulla scena musicale. Come è cambiato l’hard core in questi anni e come lo interpretano al momento le band di New York?
Oh mio Dio che ti dico ora? (risate, n.d.r.)…Come saprai anche tu la scena è cambiata molto. Ora l’hard core ha bisogno di essere più tecnico, meno politicizzato e meglio prodotto di un tempo. È cambiato anche nei contenuti. Ora il genere incorpora molti stili e ha perso parte dell’identità che lo aveva reso famoso nei primi anni 90. La strada non ha più il volto che aveva in quegli anni, ma credimi che ci sono migliaia di validissime band pronte a emergere.
Ok, il tempo a disposizione è terminato. Lascio a i saluti finali…
Grazie e te e a tutte quelle persone che venendoci a vedere stasera ci permetteranno di fare ancora un pò di strada fino alla prossima data. Il percorso è lungo, ma grazie a voi il sogno continua.
Nicola Furlan