Fabio Rossi (Storia del Prog, libro)
Innanzi tutto, potresti spiegare per quale motivo hai deciso di scrivere questo libro?
Era da tempo che desideravo scrivere un libro sul rock progressivo che non fosse meramente l’ennesimo saggio su una tematica ampiamente sviscerata, ma comprendesse cenni autobiografici inerenti alla mia passione per questo genere musicale; nel contempo volevo che diventasse una sorta di manuale per neofiti e uno scrigno di ricordi per i lettori più attempati. Un obiettivo ambizioso, me ne rendo conto, il tempo dirà se l’ho centrato.
A chi è destinato, secondo te?
Risposta secca: a tutti coloro che amano la buona musica.
Il paese in cui il prog ha attecchito meglio, dopo quelli anglosassoni, è l’Italia – come mai? È dovuto solamente all’elitarietà classicista del genere o c’è altro?
In Italia non c’è mai stata una via di mezzo: o si fa musica indecente “usa e getta” o si esplorano territori più avveniristici…..siamo fatti così! Addirittura Genesis e Van Der Graaf Generator hanno avuto successo prima da noi e poi a casa loro…il che è tutto dire!
Ti sei avvicinato al prog quando questo era al tramonto. Come è accaduto?
Ai tempi del liceo ho avuto modo di approcciare al genere e, come si suol dire, è stato amore a prima vista!
Quando spieghi i fattori di caduta del prog britannico scrivi: „I giovani intesero ritornare ad ascoltare qualcosa di più spontaneo e disimpegnato“. Secondo me invece sono soprattutto motivazioni sociali (la protesta per la vita disagiata nei sobborghi londinesi) che inducono gli inglesi a preferire l’immediatezza del punk all’elitismo prog. Ne convieni?
Credo che sia un fenomeno ineluttabile passare dal semplice al complesso e viceversa. Il rock progressivo stava dando netti cenni di cedimento quando il minimalismo del punk lo spazzò via. Confermo quanto affermato nel mio libro, nel senso che i giovani inglesi desideravano all’epoca una musica più immediata e meno arzigogolata. Abbracciare il punk significava, comunque, contestare la società, per cui, tutto sommato, convengo anche con il tuo parere.
TrueMetal.it ha sempre riservato un’attenzione al prog e all’aor superiore rispetto ad altri siti di settore italiani. Come valuti il rapporto tra progressive e metal prima dei Dream Theater ?
Nel libro cito gli approcci progressive della sacra triade (Black Sabbath/Deep Purple/Led Zeppelin) che ha gettato le basi dell’heavy metal. Ho anche affermato che persino band storiche del genere come Iron Maiden e Metallica hanno avuto qualche prurito progressive. Tuttavia il connubio tra heavy metal e progressive va ascritto senza ombra di dubbio ai Dream Theater, prima, a tutti gli effetti, i due generi non erano accostabili.
A suo tempo Yes e Genesis facevano 5 dischi in 5 anni. Oggi IQ e Pendragon impiegano 5 anni per farne uno. Come lo spieghi?
La vena creativa dei gruppi progressivi degli anni settanta è ineguagliabile e gli album del periodo 1969-1975 sono di un livello pazzesco. Con questo non voglio dire che band come IQ e Pendragon siano “scarse”, probabilmente, però, i tempi sono cambiati e manca quel fermento settantiano che travolgeva tutto come un fiume in piena.
Ho passato degli anni a discutere con i miei amici sulla progressività dei Pink Floyd. Tu come ti schieri?
Dopo la fase psichedelica barrettiana, i Pink Floyd entrarono con uno stile personalissimo e originale nel rutilante mondo del rock progressivo a partire da Atom Heart Mother (1970). Questa è stata sempre la mia opinione, sebbene la questione sia ancora motivo di dibattito.
Nel tuo libro non citi due formazioni non esattamente allineate ma che io amo moltissimo – Hawkwind e Black Widow. Come valuti questi due gruppi?
Gli Hawkind sono i principali esponenti del cosiddetto space rock, mentre i Black Widow facevano dell’hard/heavy incline ai Black Sabbath con venature folk e Jazz. Come dici tu non sono formazioni precipuamente allineate al rock progressivo, anche se va detto che tracciare confini netti in cui includere o escludere una band non è impresa facile.
Progetti futuri? Pensi di far tradurre il libro o di scriverne altri?
Stiamo valutando con la casa editrice la possibilità di tradurre il libro in inglese. In futuro intendo scrivere ancora vista la bella accoglienza che ha avuto il mio debutto come scrittore.