Fair Warning (Helge Engelke)
Freschi di nuovo contratto con SPV, gli eroi del melodic hard rock europeo Fair Warning festeggiano l’avvenimento con un sontuoso triplo album, registrato dal vivo nell’amata terra del Sol Levante.
Ne abbiamo parlato con lo schietto e pungente Helge Engelke, storico chitarrista della band di Hannover.
Intervista raccolta da Fabio Vellata e Mauro Gelsomini, con la collaborazione di Francesco Maraglino.
Ciao Helge!
Eccoci con un vostro nuovo album dal vivo registrato anche questa volta in Giappone. Quanto è profondo il legame dei Fair Warning con la terra del Sol Levante?
Molto profondo. Il Giappone, infatti, è il paese con la base di fan più solida e numerosa per i Fair Warning. Abbiamo suonato da quelle parti un sacco di volte, più o meno in occasione di ogni nuovo disco: potrei dire che abbiamo suonato più nelle città giapponesi che nella nostra città natale!
Sì sì, un legame veramente forte e solido…
Ma perché un altro disco dal vivo? Sentivate la necessità di immortalare un particolare momento della vostra carriera o si tratta di semplice business?
Mannò. Sono passati ben dieci anni dall’ultimo live album e nel frattempo sono usciti tre nostri cd di materiale inedito. Di cose nuove da proporre dal vivo ne avevamo parecchie!
Ti spiego come la vedo. In studio il lavoro è diverso: ti applichi sulle varie parti, che a poco a poco si sviluppano. Le cambi dove necessario e rifai le cose sino a migliorare il risultato a tuo piacimento. Qualche volta è poi proprio l’idea iniziale che va a finire sul disco e quando ti ritrovi a provare per andare in tour, devi ricordarti con precisione cosa diavolo avevi suonato all’inizio…
Dal vivo invece, è completamente diverso: settimane di prove, sempre con lo stesso materiale riproposto ogni giorno, sia dal vivo, sia durante le session. Ed è lì che raffini veramente le tue parti strumentali, che la tua bravura emerge sul serio. Del resto, durante uno show hai un’unica possibilità, quindi è meglio fare un bel po’ di esercizio prima. In studio si tratta di far funzionare la canzone, dal vivo si tratta invece di suonare bene.
Ti confesso quindi che la domanda mi risulta un po’ bizzarra. Sembrerebbe quasi che un disco dal vivo sia meno prestigioso ed importante di uno da studio…è una cosa che sinceramente non capisco molto…per me la musica suonata dal vivo, e quello che ne deriva, è il vero “nocciolo” della questione musicale e l’obiettivo autentico!
Gli show utilizzati per questa nuova opera, sono quelli tenuti in occasione del tour di “Aura”.
Com’è stato accolto il vostro ultimo disco da studio in Europa, Giappone e Stati Uniti?
Siamo davvero molto contenti delle reazioni ottenute da “Aura”.
Le recensioni ed i commenti dei fan sono stati sempre molto positivi: siamo addirittura entrati alla posizione numero cinque delle chart giapponesi e ci siamo rimasti per qualche settimana.
Come risultato, siamo stati poi invitati al Loudpark Festival nel 2009, (sempre in Giappone NdA) ed abbiamo potuto suonare un po’ ovunque in Europa ed Asia, nel corso di questo 2010.
Sempre parlando d’eventi live, nella vostra carriera avete suonato spalla a spalla con veri giganti del rock come Whitesnake, Saga e Blue Oyster Cult. Che ricordi conservi di quei musicisti e di quelle band?
Beh, in realtà ci sono…giganti e giganti. Sarei stato curioso di confrontarmi con i Whitesnake, ma purtroppo in quell’occasione fummo costretti a cancellare la serie di concerti a causa di un mio incidente stradale in cui mi ruppi un braccio.
Per Saga e BOC…hummmm…il politically correct mi proibirebbe di dire quello che penso in realtà.
Tuttavia, in effetti, devo proprio confessare che quelli non furono esattamente tour che potrei definire “gradevoli”…
Forse non sono la persona più adatta a cui fare una domanda di questo tipo, anche perché non sono mai stato un grande fan di questi due gruppi…e vederli suonare dal vivo non ha fatto altro che confermare la mia scarsa considerazione verso di loro…
Chi mi ha davvero impressionato per abilità, qualità della musica, bravura e cortesia verso una band di supporto sono stati Jimmy Barnes e beh, si, lo devo proprio dire, i grandi Giant, con i quali abbiamo suonato nel 1992.
Cosa pensi invece del presunto ritorno al successo di AOR e Hard Rock, due generi che – Giappone escluso – sino ad ora sono stati considerati poco più che underground?
Sono cose alle quali non penso e non do molto peso. Si tratta di rumors che sento ininterrottamente da vent’anni…
Nel 2000 i Fair Warning si sono sciolti per riformarsi sei anni più tardi. Quali sono state le ragioni dello split e quali quelle della reunion? Motivi economici o forse, sentivate il bisogno di riprendere un discorso interrotto troppo bruscamente?
Quando Tommy ha lasciato i Fair Warning nel 2000, lo ha fatto con queste parole: “ragazzi, per i prossimi tempi ho voglia di fare qualcosa di differente”.
Non sembrava una rottura definitiva. E non lo è stata.
Perciò abbiamo deciso di ritrovarci nel 2005: la cosa buona naturalmente, è stato il fatto che tra di noi non erano mai intervenuti problemi personali o altro…
I vostri brani (ed il live lo dimostra ancora una volta) sono di straordinaria efficacia melodica e risultano accattivanti a fronte di uno stile mai melenso e sempre rigorosamente rock. Come nasce una canzone dei Fair Warning? C’è un processo compositivo diverso a seconda che si tratti di una ballad o di un rocker?
In realtà non c’è una regola o una ricetta per costruire una canzone. Credo che per ogni pezzo ci sia un processo diverso da seguire. Qualcuna si completa velocemente: con l’idea iniziale, gran parte del brano è pronta. Altri richiedono un sacco di lavoro, passano attraverso molte fasi di perfezionamento e a volte, possono necessitare anche di qualche mese per essere terminate…
Una domanda un po’ più particolare e triste per certi versi.
La scena hard rock europea e mondiale, è stata recentemente sconvolta dalla tragica scomparsa del cantante dei Gotthard, Steve Lee. Lo conoscevate? Avevate qualche ricordo particolare legato a lui?
Ho incontrato Steve solo tre volte. Sempre quando i Gotthard ed i Fair Warning suonavano nello stesso festival. La prima quando eravamo in tour in Svizzera, agli inizi degli anni novanta.
Una seconda al Firefest di Nottingham nel 2006 e l’ultima, al Loudpark a Tokyo nel 2009.
Ma non c’è mai stato molto tempo per familiarizzare più di tanto.
Certo comunque, è stata una cosa che ha colpito tutti: i Gotthard sono una band veramente grande e Steve era un singer davvero brillante…
Tornando a cose più positive: pensi che i fan italiani avranno finalmente la possibilità di vedervi dal vivo nel prossimo futuro?
Beh, speriamo di poter organizzare una serie di concerti nuovamente nel 2011, ma per ora non c’è ancora nulla di fissato.
E cosa mi dici del prossimo album? Uscirà sempre per SPV immagino. A proposito…come mai avete cambiato label, passando da Frontiers a SPV?
Naturalmente, il prossimo disco uscirà per SPV. La Frontiers è una grandissima etichetta, gestita da autentici appassionati di musica. Ma a volte un gruppo ed una label hanno idee diverse su come gestire gli affari…
Siamo arrivati alla conclusione Helge! Ti ringrazio molto per la disponibilità: puoi chiudere l’intervista come meglio credi, magari salutando i lettori di Truemetal…
Certo! Un saluto a tutti voi e mi raccomando, date un ascolto a “Talking aint enough”. Potete trovarlo qui:
http://helgeengelke.com/
E grazie!!!
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Sito ufficiale Fair Warning
Discografia:
* 1992 – Fair Warning
* 1995 – Rainmaker
* 1997 – Go!
* 2000 – Four
* 2006 – Brother’s Keeper
* 2009 – Aura