Fair Warning (Tommy Heart)
Abbiamo raggiunto Tommy Heart, singer dei Fair Warning, per chiacchierare del nuovo album della band, Aura, e di molto altro…
Intervista raccolta da Andrea Loi e Mauro Gelsomini.
Ciao Tommy, e bentornato sulle pagine di Truemetal.it. Come stai?
Sto benissimo, grazie. Alcune settimane fa abbiamo suonato in Belgio, Olanda, Spagna, e la scorsa settimana siamo stati al famoso LOUD PARK Festival, in Giappone. Come puoi immaginare… mi sento benissimo!
Iniziamo con i complimenti per il nuovo album, “Aura”, e senza ulteriori esitazioni ti chiederei di parlarne, anche perché dopo tre anni iniziavamo ad aver paura che “Brother’s Keeper” potesse essere un fuoco di paglia…
Tutti quelli che conoscono e amano veramente i Fair Warning, conoscono il nostro segreto: un album ogni tre anni. Quindi, spero finalmente che tutti i nostri veri fan sappiano che per un nuovo album c’è da aspettare tre anni, e se qualcuno si aspettasse un disco prima di questo periodo, sbaglierebbe.
Sinceramente non avrei mai immaginato una risposta così piccata da parte di Tommy, anche perché era lecito aspettarsi di tutto, dopo lo split del 2000, all’indomani di “Four”, seguito a distanza di sei anni dalla reunion da Brother’s Keeper. Tra l’altro non avevamo mai pensato ai tre anni tra disco e disco come marchio di fabbrica per la band (anche perché tra Rainmaker e Go! passarono solo 2 anni). E meno male che il buon Tommy si sentiva benissimo!
Personalmente credo che “As Snow White Found Out” sia il miglior brano dell’album, insieme a “Station to Station” e “Here Comes the Heartache”. Ti va di parlare del processo compositivo che ha portato ad “Aura”? Dopotutto, l’attesa è stata lunga… (bravo Andrea, metti il dito nella piaga!).
E’ come al solito, Ule e Helge arrivano con tutte le song in versione demo, scritte durante questi tre anni, tutti le ascoltiamo e dopo un po’ scegliamo le migliori per il nuovo album e registriamo tutte le parti da zero.
Qualche volta modifichiamo qua e là, ma fondamentalmente gli arrangiamenti originali di Ule e Helge sono molto simili a quelli che potete ascoltare nella versione definitiva, eccetto le parti vocali. Mi occupo io di quelle.
Raccontaci del vostro primo album, delle vostre aspettative dell’epoca. I vostri inizi, come quelli di diversi altri vostri colleghi, furono decisamente in controtendenza, se si considera il momento storico che vivevate. Il “grunge” dettava legge… Avete mai pensato “Cavolo, se fossimo usciti solo qualche anno fa…”? A volte trovarsi nel posto giusto al momento giusto può cambiarti la vita…
Fu un gran bel periodo, e noi eravamo molto fiduciosi per il nostro debut. E’ vero, arrivò il “grunge”, fu un fenomeno enorme, ma non era per noi, e comunque eravamo certi che sarebbe durato solo pochi anni.
In tutta onestà ti dico che non mi pentirò mai di aver pubblicato quest’album in quel periodo, e se potessi tornare indietro e cambiare qualcosa, beh, non o farei, perché non sai mai cosa può esserci “at the end of the rainbow”. Qualcuno dice “Devi essere nel posto giusto al momento giusto”, ma io rispondo semplicemente “il mio tempo arriverà… al momento giusto”.
Il vostro secondo album, “Rainmaker”, fu un mezzo fiasco, specialmente in Giappone. Inoltre, in quel particolare momento, iniziaste ad autoprodurvi…
Sì, e fu la miglior cosa che potessimo fare.
Dopo aver pubblicato il primo album, come tu ricordavi prima venne fuori il grunge, e la nostra label, WEA Germany, non era troppo contenta delle vendite del debut in Germania. Così conclusero che il nostro stile non era adatto alle loro produzioni. Questi ragazzi produssero musica che fu in grande evidenza durante il periodo grounge, ma cosa avrebbero fatto della musica e del sound dei Fair Warning? Non voglio nemmeno pensarci. Fu già abbastanza buffo convincere la nostra etichetta che noi sapevamo perfettamente cosa fosse meglio per la nostra musica, perché comunque eravamo giovani e inesperti, quindi nessuno ci avrebbe dato fiducia. Ma bisogna tenere duro, mai arrendersi!
Ci volle un po’ di tempo, ma dopo un po’ arrivò l’occasione per metterci alla prova.
Alla fine riuscimmo a produrre il nostro secondo album. Che ci crediate o no, “Rainmaker” fu un vero successo in Giappone, scalò le classifiche e arrivò persino ad essere disco d’oro.
Dopo questo, non ci fu più alcun dubbio riguardo a chi avesse prodotto il successivo album Fair Warning.
Ho sempre trovato il vostro sound particolare e personale, a partire dalle parti cantate fino alle chitarre. L’aggressività tipica del melodic rock tedesco, famoso per essere molto “heavy”, mischiata a ritornelli tipicamente USA-oriented, rappresenta il vostro marchio di fabbrica, che secondo me vi definisce in maniera molto originale sulla scena.
Sì, crediamo di essere riusciti a trovare il nostro stile, o forse, come dici tu, il marchio di fabbrica.
Grandi pezzi, intrisi di melodia e supportati da suoni di chitarra mai sentiti prima in questo genere di musica. Il mio stile vocale e la mia espressività sono diversi da ciò che ci si aspetterebbe normalmente.
Se io cantassi semplicemente la melodia, avremmo dei “bei” pezzi pop, o forse AOR, ma il modo con cui io AMO cantare su questi brani è con una gran quantità di emozione e sentimento.
Voglio raccontarti un aneddoto. Quando, nel 1997, acquistai “Go!“, questo non rimase a lungo nel mio stereo. Un mio amico, che non era mai andato oltre Bon Jovi, come ascolti, e aveva una conoscenza piuttosto superficiale del panorama hard’n heavy, mi “rubava” regolarmente il vostro album per ascoltarlo. Questa potrebbe essere la prova che un’adeguata promozione avrebbe potuto darvi risultati paragonabili ai più grandi nomi, anche negli Stati Uniti? (Quell’anno, del resto, fu anche l’anno del grande ritorno al classic rock…)
Come etichetta, non puoi semplicemente produrre un disco e metterti a pregare. Devi promuoverlo, trovare ogni singola possibilità di supportarlo e diffonderlo in radio, TV e magazine.
Questa è la ragione per cui ogni rock fan conosce al giorno d’oggi il nome di Bon Jovi, e pochi hanno sentito il nome Fair Warning. E’ una vergogna, e non riguarda solo la buona musica e le grandi canzoni.
Noi siamo solo gli artisti, e offriamo il meglio che riusciamo a scrivere. Dopodiché è l’etichetta che deve dimostrare qualcosa.
Personalmente considero “Go!” il vostro album migliore (anche se la mia è anche una scelta affettiva… ), ma la vostra discografia fondamentalmente non ha punti deboli. Riusciresti a scegliere una canzone-simbolo per ognuno dei vostri studio album?
Oh, questa sì che è cattiva.
FAIR WARNING: “Out on the run”; RAINMAKER: “Burning heart”; GO!: “Angels of heaven”; FOUR: “I fight”; BROTHER´S KEEPER: “Generation Jedi”; infine, da AURA “Here comes the heartache”.
Cosa ricordi del tour con i Giant? Quell’anno il vostro e il loro album furono i migliori nel genere hard rock…
Che anno fantastico, che tour meraviglioso e che razza di album! Dan Huff e i suoi ragazzi ci hanno trattato splendidamente. Durante l’intero tour i Giant ci guardavano, ci studiavano e si divertivano con noi e i nostri teatrini backstage. E noi facevamo lo stesso con loro, ogni sera. Questo è l’aspetto che preferisco dei tour con i grandi musicisti. Si trae ispirazione a vicenda, si impara molto e i fan hanno quello che si meritano, ovvero grandi spettacoli che non dimenticheranno mai.
Avremo mai l’onore di vedere i Fair Warning in Italia? Magari il prossimo autunno/inverno? Dacci qualche anteprima, per piacere…!
Ho sentito qualche voce, giorni fa, per cui dovremmo essere in Italia a gennaio 2010. Come saprai, sono stato in Italia diverse volte con i miei “Soul Doctor” e mi sono veramente innamorato del vostro paese, la vostra gente, e naturalmente del vostro cibo fantastico. Non vedo l’ora di venirvi a trovare di nuovo!
Ok Tommy, è arrivato il momento di salutare i lettori di Truemetal.it. Scegli tu il modo che preferisci. Ci vediamo presto (speriamo)!
A tutti i lettori di Truemetal.it, per favore ascoltate il nuovo album e non dimenticate di visitare il nostro sito web www.fair-warning.de, per le prossime date. Se noi, o io, saremo in Italia in tour prossimamente, venite, e godrete di uno dei nostri grandi concerti.
Non mancate! Peace.