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Fear Factory: Dino Cazares su una reunion della formazione classica, “Non mi piace tornare da chi mi ha ferito”

Di Davide Sciaky - 5 Novembre 2024 - 19:27
Fear Factory: Dino Cazares su una reunion della formazione classica, “Non mi piace tornare da chi mi ha ferito”

Parlando con il podcast Life Is Peachy, Dino Cazares ha parlato delle circostanze che hanno portato alla separazione dei Fear Factory dal cantante Burton C. Bell:

Dopo il mio ritorno nei Fear Factory abbiamo pubblicato quattro dischi. Io e Burton siamo stati citati in giudizio da Christian [Olde Wolbers, ex bassista] e Raymond [Herrera, ex batterista] per dei soldi che gli dovevamo. Alla fine io ho vinto la mia causa contro di loro, ma Burton ha perso la sua e gli è stato ordinato di pagare loro un milione di dollari. Così Burton ha deciso di lasciare la band. E ha detto un sacco di cose alla stampa, ad esempio che ha cantato nei Fear Factory solo per necessità, che era qui solo perché aveva bisogno di soldi, che non credeva a molti dei testi che scriveva, e bla, bla, bla, bla. Ha detto di essersi sentito limitato nei Fear Factory , di essersi sentito in gabbia con i Fear Factory. E va bene così. Alla fine comunque io ho vinto la mia causa contro Raymond e Christian.

Uno dei più grandi equivoci è che la gente pensa che io abbia fatto causa a Burton, ma non è vero. Sono stati Raymond e Christian a farci causa individualmente. Siamo stati coinvolti in cause separate. Ci hanno fatto causa separatamente per poter ottenere denaro da entrambi. Quindi se avessero vinto la mia causa, anch’io avrei dovuto dare loro un milione di dollari. Invece ho vinto la mia causa contro di loro e non gli ho dovuto nulla. Quello che è successo è che poi Burton ha presentato istanza di fallimento e, quando ha presentato istanza di fallimento, ha cercato di evitare di pagare quei tizi. E, sfortunatamente, nel farlo ha mentito e questo è un reato federale. Raymond e Christian lo hanno portato in tribunale e lo hanno costretto a spiegare i dettagli della bancarotta e così la bancarotta fu resa non valida. Alla fine Burton ha dovuto ripagarli e loro si sono presi tutti i beni di Burt. Per patrimonio si intende tutto ciò che si possiede, che sia una casa, un’auto, un marchio, un copyright, un’attività commerciale, e così via. Gli hanno tolto tutto questo per aver mentito in tribunale.

Quando si va in bancarotta, il tribunale fallimentare vende i tuoi beni per cercare di recuperare i soldi per ripagare le persone a cui devi dei soldi. Così, quando ho scoperto che i beni di Burton erano in vendita, il mio avvocato ha contattato il tribunale della Pennsylvania e ha detto: ‘Ehi, sentite, siamo interessati a comprare il marchio Fear Factory‘, la metà di Burton. Fino a quel momento io possedevo metà e Burton l’altra metà del marchio. Raymond e Christian non possedevano affatto il nome, loro ricevevano solo dei soldi come pagamento, tutto qui. Ma non possedevano il marchio. Anche se hanno cercato di sottrarci il marchio e di trovare ogni modo possibile per farlo, perché è questo che fanno gli avvocati, no? Non ci sono riusciti. Quindi, il tribunale fallimentare era proprietario della metà del marchio di Burton. L’hanno messa in vendita. È come eBay. Lo mettono all’asta. Quindi dovevo fare un’offerta se volevo quel marchio, ed è quello che ho fatto. Ho fatto un’offerta. Ora, Burton non poteva riacquistare i suoi beni perché aveva già mentito in tribunale. Era un reato federale. Quindi non poteva riacquistare i suoi beni, non aveva nemmeno la possibilità di farlo legalmente. Ho pensato di cercare di comprare il nome, poi avrei voluto coivolgere Burton e dirgli: “Guarda, ho recuperato il nome, continuiamo insieme”. Così ho fatto un’offerta per il marchio. Volevano un sacco di soldi. Anche Raymond e Christian hanno fatto un’offerta. Ma alla fine ho vinto l’asta e ho preso possessso della metà del nome di Burton, il che significa che possedevo il 100% del marchio Fear Factory. Così ho contattato Burton e gli ho detto: “Te lo restituisco così torniamo proprietari del marchio al 50/50”, ma ho scoperto che tecnicamente, anche se avevo comprato il 50% del marchio di Burton, non potevo darglielo. Non potevo legalmente comprarlo e poi cederlo a lui, perché se l’avessi fatto, significava che ero colluso e che avevo comprato un nome per poi cederlo a lui. Questo va contro l’ordinanza del tribunale. Quindi non potevo farlo, ma almeno potevo pagare a Burton il 50% di quello che guadagnavamo come Fear Factory. Però c’era un problema anche con questo, cioè che Raymond e Christian avevano congelato i suoi beni.

Se Burton fosse tornato ai Fear Factory, qualsiasi cosa avesse guadagnato con i Fear Factory, una percentuale di questa sarebbe dovuta andare a Raymond e Christian per ripagare quel milione di dollari che li doveva. Quindi Burton non voleva andare in tour a farsi il culo per poi dover pagare a quei due una percentuale di quello che guadagnava. In pratica, qualsiasi cifra guadagnata grazie al nome di Burton Bell nei Fear Factory va a Raymond e Christian. In altre parole, se la canzone “Replica” guadagna su Spotify, quei soldi vanno agli avvocati di Raymond e Christian. È un po’ come il mantenimento dei figli dopo un divorzio. Se sei un uomo che deve pagare gli alimenti per i figli, ma si dà il caso che tu non li paghi, il tribunale può rivalersi sui soldi che guadagni con il tuo lavoro. Possono prendere una percentuale di quei soldi e pagare i tuoi figli. Questo è in pratica ciò che stava accadendo a Burt. Ora, Burt può trovarsi un altro lavoro. Diciamo per esempio che va a lavorare al McDonald’s. I soldi guadagnati con quel lavoro non li dovrebbe dare perché non sono stati guadagnati dai Fear Factory. Potrei sbagliarmi. Potrebbero esserci degli aspetti tecnici in cui mi sbaglio, ma in pratica è quello che è successo. Quindi, in realtà, io suono le canzoni dei Fear Factory dal vivo per ripagare il debito di Burton con quei ragazzi. Ma Burton non lo vede.

C’è tutto un altro lato della questione che i fan non conoscono. E lo capisco. Loro non fanno parte di questa industria. Sono solo dei fan che ascoltano le canzoni e non possono sapere come funziona tutto questo.

Parlando della possibilità di una reunion della formazione classica, Cazares ha detto:

Senti, certo, sarebbe facile per tutti e quattro riunirsi, ma non sarebbe facile fare affari con loro, non sarebbe facile scrivere canzoni con loro e non sarebbe facile perché qualcuno dovrebbe stare al timone e quel qualcuno sarei io. Nessun altro potrebbe essere a capo, e non funzionerebbe. Guarda cosa è successo ai Jane’s Addiction quando sono tornati insieme [ride]. Burton ha praticamente detto: “Vaffanculo, Dino. Non tornerò. Fanculo. Ho chiuso.”. Quindi mi sono detto: “Ok, farò quello che faccio di solito. Metto insieme una nuova versione della band e continuo per conto mio.”. Non è che non ci sia mai passato prima. Ho ancora il fuoco, la grinta, la passione per farlo. E credo che questo sia dovuto ai fan dei Fear Factory. I fan dei Fear Factory vogliono sentire le canzoni dei Fear Factory come sono sul disco. Vogliono sentire le canzoni. Sono cresciuti con quelle canzoni, le ascoltano ancora e quando andiamo là fuori a suonare, diamo il meglio che possiamo.

Parlando delle reazioni che i fan potrebbero avere davanti al racconto di questi retroscena, il chitarrista ha detto:

Ora, mi rendo conto che quando pubblicherai questo episodio del podcast questo scatenerà un po’ di dramma. Ci sarà chi dirà, “Ma a Dino non è ancora passata?”. Non è che sia qualcosa che devo superare. È solo quello che è successo. È tutto qui. Questa è solo una storia, la mia versione della storia di quello che è successo. È tutto qui. E non ho alcun rancore nei confronti degli altri ragazzi. Non ne ho. In effetti, ho già parlato con Christian un bel po’ di volte… Non ho alcun rancore nei confronti di quei ragazzi, ma ci sono ragioni per cui ci sono persone che non fanno più parte della mia vita. È una mia scelta. Non mi piace tornare da persone che mi hanno ferito più volte. Ed è così che stanno le cose. Ma non ho alcun tipo di rancore nei confronti di queste persone. E auguro loro di avere successo in qualsiasi cosa facciano.