Intervista Folkstone (tutto il gruppo)
• Ciao ragazzi, bentornati su TrueMetal! L’ultima volta che ci siamo sentiti, avevate appena dato alle stampe “Il confine”. Spero che mi perdoniate la banalità, ma mi sembra doveroso partire presentando il nuovo disco. Volete descrivercelo brevemente?
“Oltre… l’Abisso” è il nostro quinto studio album da quando il progetto Folkstone è partito. Siamo stati molto istintivi come sempre, nel senso che abbiamo sì cercato di curare il più possibile i dettagli del lavoro, ma non abbiamo pensato a cosa potesse piacere di più a chi ci ascolta a livello musicale o di tematiche. Ci abbiamo messo dentro un po’ tutto quello che siamo, con tutti i nostri pregi (se ne abbiamo) e difetti (questi di sicuro li abbiamo!). L’idea iniziale è stata poi di cercare di non proporre un album simile ai precedenti, questo perché amiamo sperimentare sulla nostra musica e non clonarci solo perché i precedenti lavori hanno avuto un esito positivo. Insomma “Oltre… l’Abisso” è la nostra nuova scommessa.
• Fin dal primo ascolto, la prima domanda che mi è venuta in mente è: “Che è successo a questi ragazzi? Che gli hanno fatto?”. Il nuovo album, a mio avviso, trasuda rabbia e frustrazione, sia dal punto di vista dei testi, molto più decisi, sia per quanto riguarda gli arrangiamenti, decisamente più pesanti rispetto al passato, soprattutto per quanto riguarda la strumentazione elettrica. Confermate la mia impressione?
Lore: Purtroppo abbiamo vissuto dei periodi abbastanza neri e questo traspare fortemente. Il titolo è parte integrante di tutto questo. Il testo della canzone ‘’Oltre… l’Abisso’’ è stato scritto da Roby, dedicandolo ad una sua amica che purtroppo non c’è più. Secondo me è il testo più bello di tutto l’album (parere personale ovviamente). Detto ciò, non siamo mai stati dei grandi ottimisti e non ho mai capito chi ci ha sempre affibbiato questa etichetta. Basterebbe leggere i brani di ogni album per capirlo, fin dal primo. Da tutta la discografia dei Folkstone solo 2 canzoni le posso considerare spensierate!
Mauri: in un paio di anni gli ascolti e le influenze di ognuno mutano, si ampliano. Se così non fosse, sarebbe controproducente a parer mio, specie per chi compone. Di conseguenza anche quello che si riversa in un disco cambia, seppure il processo di stesura e arrangiamento dei brani sia lo stesso. “Oltre… l’Abisso” ha visto l’ingresso di nuovi elementi, come pianoforte, violino, uilleann pipes, cornamuse scozzesi, abbiamo valorizzato di più la voce femminile così come sonorità non proprio inerenti alla matrice acustica, e parlo di qualche sequenza elettronica che colora l’album qua e là. Che l’evoluzione di un disco rispetto a un altro sia un passo avanti o indietro, è un discorso estremamente relativo. Va a gusti, come per tutto del resto, c’è poco da discutere. Di certo l’intenzione non è quella di riciclarsi sempre sulle stesse cose. Il giorno in cui un compositore sente di non avere più nulla da dire in un determinato gruppo o contesto, credo sia il giorno buono per farsi da parte e magari occuparsi di altro (o fare “solo” il musicista).
• Durante l’ultima intervista, mi avevate descritto un processo di produzione dei brani corale, ma con ruoli ben definiti per ognuno dei componenti del gruppo. Vi muovete ancora così o avete cambiato strategia?
Lore: Ci muoviamo sempre nello stesso modo è un processo dove ognuno può apportare idee, arrangiamenti… ecc. Abbiamo da sempre collaborato con il nostro produttore artistico storico Yonatan Rukhman fin dall’uscita della demo. Fondamentalmente Io, Yoni e Maurizio definiamo la parte strumentale. Io e Roby poi ci occupiamo dei testi. Ovviamente in fase di rifinitura ognuno propone o aggiunge del suo.
• Una curiosità. La copertina, affidata ancora una volta al rodatissimo Jacopo Berlendis, è davvero particolare. A chi è venuta in mente l’idea? La sua genesi è dovuta a una spinta ironica e iconoclasta o c’è tutto un arcano simbolismo che le corre dietro?
Lore: Mi era venuta questa idea proprio pensando alle canzoni che stavamo componendo. L’atmosfera era malinconica a tratti tormentata ma non disperata. Per farla breve, siamo impiccati perché percepiamo le fatiche, i problemi che la vita ci pone. Siamo però vivi pur penzolando dall’americana e continuiamo a fare le cose che facciamo tutti i giorni. Magari facendoci sopra anche una bella risata.
Ne parlai agli altri e subito l’idea piacque. Sentii Jacopo che da sempre cura il nostro artwork e l’idea prese forma. Per me è la più bella copertina dei Folkstone.
• Restiamo in zona: che mi dite del video di “In caduta libera”? Dal punto di vista delle clip, non siete certo particolarmente prolifici. Potete raccontarci qualche dietro le quinte?
Roby: Prolifici?! Questa volta per fortuna abbiamo girato in uno studio e ad ottobre, quindi al caldino e all’asciutto. Con il precedente video “Nebbie” eravamo a -8° a gennaio con un leggero nevischio… abbiamo rischiato il congelamento! Con questo video abbiamo fatto un’esperienza nuova e davvero interessante. Volevamo uno stile che si staccasse dai precedenti ed abbiamo parlato delle nostre idee al regista Valerio Zanoli. Il progetto gli è piaciuto molto ed è nata questa collaborazione “artistico-creativa” che ha fatto sì che l’interpretazione “visiva” del pezzo prendesse una piega suggestiva ed onirica, più che concreta e legata al testo. Per ottenere questo risultato si sono utilizzate telecamere particolari ed è stato fondamentale il posizionamento di luci ed inquadrature. Abbiamo allestito un vero set cinematografico insomma ed è stato strano per noi fare i personaggi seri, gli “attori”!! Ci abbiamo impiegato un po’ per riuscire a non ridere e stare concentrati!! Una perla è il barbagianni che si è fatto la cacca addosso proprio prima di iniziare a girare… era emozionato poverino!! Cosa che stava per fare anche il padrone dello stabile quando mi ha visto entrare con la palla infuocata!! Alla fine quando ha visto che tutto era andato bene e che non avevamo dato fuoco all’edificio si è avvicinato con una faccia sconvolta e mi ha detto: “Brava, che bello!”… della serie “Grazie che non mi hai incendiato lo studio!”
• Nel tempo, il vostro stile è indubbiamente mutato. Col senno di poi, mi sembra che i primi dischi fossero più semplici e diretti, meno caratteristici a livello di composizione e di trovate stilistiche. Da “Il confine”, invece, qualcosa è cambiato. Mi sembra che “Oltre…l’Abisso” si sia spinto oltre, proponendo delle soluzioni variegate non così scontate nell’ambito di un genere come il folk metal che, fin troppo spesso, tende a incancrenirsi su posizioni già sentite. Questo processo di maturazione musicale è stato ricercato? Ne siete soddisfatti? E i vostri fan?
Maurizio: Di sicuro c’è stata un’attenzione maggiore nella stesura di riff e arrangiamenti, ma è un processo che è venuto spontaneo in fin dei conti. Credo che già arrivati al secondo/terzo full lenght, venga automatico sentirsi spinti ad arricchire, perfezionare, sperimentare (nel limite del possibile) le proprie composizioni, sia nella forma che nei contenuti. Figuriamoci il quarto! E’ una tendenza che reputo fondamentale per ogni musicista/compositore. Il giorno in cui non avremo più nulla da dire, probabilmente inizieremo ad occuparci di altro.
• All’interno dei vostri album, vi spostate agilmente dai ritmi più tirati alle atmosfere più sognanti. Come artisti, vi date dei paletti che non volete superare volontariamente, almeno a livello di stile? Avete delle Colonne d’Ercole musicali che vi costringono a scartare del materiale poco coerente con il progetto o tutto quello che producete è in linea con quello che volete associare al nome “Folkstone”?
Maurizio: Mha, sì e no. Faccio un esempio: nell’ultimo album ho azzardato con qualche sequenza elettronica in almeno 3 brani. Sequenze subdole e ritmiche, ma le si nota senza problemi. La cosa sarebbe stata assolutamente impensabile ai tempi di Damnati ad Metalla. Insomma, col tempo i paletti vengono sempre meno, un po’ per il discorso della domanda precedente. Gli ascolti e le esperienze musicali in ambito musicale di ognuno si evolvono; di conseguenza quello che si riversa su un CD. Naturalmente ci sono dei paletti dettati dal “buon senso”: domani non ci sveglieremo con l’idea di fare elettropop, state pure tranquilli (risate, ndr).
• Ridendo e scherzando, questo è il vostro sesto album. Avete dunque un po’ di esperienza maturata in un settore come quello dell’industria musicale, che fatica ad adattarsi a un mondo sempre più digitalizzato. Le accuse vengono rimpallate tra musicisti, produttori e fruitori, con punti validi per ognuno. Dal vostro punto di vista, è ormai possibile vivere di musica o i gruppi che emergono possono, al massimo, aspirare a un’iper-visibilità senza ritorno economico?
Lore: Non saprei bene cosa risponderti, il nostro è un genere di nicchia e noi siamo un gruppo underground.
Sai nel settore magari uno pensa ai Folkstone e si immagina chissà che cosa.
Ci sono band italiane che vivono di musica facendo generi ‘’Alternativi’’ poche ma ci sono. Noi no ovviamente! XD!
Noi ci autoproduciamo abbiamo una nostra casa discografica, stiamo bene così.
Roby: Sicuramente l’industria musicale non è diversa dalle altre industrie, per la medesima definizione appunto. Quindi ci si trova di fronte ad una noiosa burocrazia, problemi economici, debiti… fino ad arrivare però anche ad una buona dose di soddisfazione. Ogni gruppo ha una sua composizione, una sua struttura. Quindi dare una risposta generale diventa impossibile. Noi siamo contenti di poter fare da soli tutto ciò che riguarda la nostra musica. Questo comporta un enorme sacrificio, perché essendo in tanti seguire tutto diventa davvero un impegno notevole. Purtroppo siamo realisti e consci che non riusciremo mai a vivere di musica. Questo però non ci impedisce di andare avanti con tutta la passione che abbiamo e tutta la grinta che vogliamo mettere negli album e sul palco.
• Soprattutto per quanto riguarda il nostro paese, siete uno dei nomi più importanti del panorama folk metal. Che rapporto avete con gli altri gruppi italiani? E per quanto riguarda l’estero?
Roby: Tendiamo a non identificarci in alcun genere o etichetta. Né pensiamo di essere in alcun modo “arrivati”. Detto ciò, con i gruppi che incontriamo durante le varie tournée abbiamo sempre avuto, ed abbiamo, un bellissimo rapporto. Non abbiamo mai avuto problemi, perché quando condividi palco e backstage sei legato dalla voglia di suonare quindi tutto il resto non conta. Anzi tante volte il bello è che ci si scambia consigli sugli strumenti, ci si racconta i vari concerti e la propria storia… mentre ci si beve insieme una birretta o un bicchiere di vino.
Anche all’estero ci siamo sempre trovati bene sia con l’organizzazione che con gli altri gruppi. Cambia la nazione, ma il concetto fondamentale rimane sempre quello… suonare, divertirsi e far divertire!
• Di certo, la vostra carriera vi ha riservato delle belle soddisfazioni, basta vedere il seguito di cui godete in sede di concerto. Qual è stato il momento più bello da quando avete iniziato a suonare insieme? Di contro, ci sono mai stati dei momenti in cui qualcuno di voi (o tutti) è stato tentato di dire basta e voltare pagina?
Lore: Penso che il momento più bello sia stato il concerto che abbiamo svolto a Villafranca in occasione della registrazione del nostro dvd live.
Mi sono quasi commosso nel vedere la partecipazione della gente! La nostra carriera poi è piena di momenti di difficoltà. Personalmente a volte mi sono chiesto, visto che non ci mangio, che senso abbia tutto questo. Sono dieci anni che suono con i Folkstone ed abbiamo suonato, dormito, bevuto, imprecato dappertutto. Non conto le volte in cui siamo arrivati al lavoro la mattina in uno stato pietoso o dormito sul pavimento di qualche stanzettina. La perdita di rapporti affettivi essendo sempre impegnati da una parte con il lavoro che ci ‘’sfama’’ e dall’altra con il lavoro che ci ‘’appaga’’. Poi mi sono guardato allo specchio e mi sono messo a ridere, mi piace suonare, cantare, bere e vaffanculo.
• Non posso esimermi dal chiedervi di dare ai nostri lettori qualche consiglio per gli acquisti: avete dei suggerimenti musicali per noi?
Roby: Il suggerimento che mi permetto di dare è semplicemente di ascoltare anche musica che scartiamo a priori solo perché “diversa” da quella che siamo abituati a sentire. Solo così si possono fare ottime scoperte… io per prima ho scoperto gruppi che mai avrei pensato di poter ascoltare!
• Anche se non vi siete comportati male, chiudiamo come a scuola: argomento a piacere. Qualcosa da aggiungere? Non vi metto paletti e vi garantisco che non ci sarà censura.
Roby: Ringraziamo come sempre tutta la gentaglia che ci segue, perché senza di loro non avremmo la carica che ci permette di andare avanti!! Grazie anche a te per questa bella intervista ovviamente!
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