Frank Caruso
Kaleidoscope (leggi la recensione), il primo disco solista per Frank Caruso (Arachnes), è l’ottima scusa per fare una chiacchierata con uno dei più validi chitarristi della scena metal italiana, un professionista completo che troppo spesso non rientra nei discorsi dei metal kids ma che meriterebbe sicuramente più attenzione.
Intervista a cura di Simo Narancia
(S) Ciao Frank, parliamo subito di questo nuovo progetto: sono tanti anni che suoni da professionista e la tua tecnica non è mai stata in discussione, come mai arriva solo ora un disco solista?
(F) Grazie, sono felice di potervi raccontare qualcosa…. E grazie dei complimenti!
Non so se esista un momento particolarmente propizio per un artista, ma se dovesse esserci credo che per ciascuno sarebbe diverso. E’ come quando incontri la donna che poi sarà quella della tua vita, può accadere a 18 anni oppure a 37, indipendentemente da quante donne hai avuto nella vita. E credo che mi sia capitata la stessa cosa…. Ora ho sentito che era il momento, e in realtà credo che sia l’inizio di qualcosa che potrebbe durare nel tempo, parallelamente ai progetti già in essere, non certo in sostituzione.
(S) Per tanti chitarristi il disco solista è il momento per mettersi in mostra, tanto che le canzoni rischiano di sembrare solo dei pretesti per fare vedere (e sentire) di cosa si è capaci. Nel tuo caso, invece, la tecnica è messa al servizio delle canzoni e delle melodie. Com’è nato dunque il disco?
(F) Quello che dici è una grande soddisfazione per me! Ho troppo rispetto per la musica, come forma d’arte e anche come disciplina, per poterla “piegare” alle mie esigenze o sminuirla a semplice mezzo per puro esibizionismo. Tutto quello che succede in un brano, e per questo ringrazio miei studi classici, deve essere “al servizio” della musica stessa, i suoni, i timbri, la tecnica e la melodia! In due righe che mi hanno chiesto di scrivere per spiegare qualcosa su questo lavoro, l’ho definito “puro divertimento musicale”, non personale appunto, è come se la musica si divertisse e godesse di stessa. E poi credo siano finiti i tempi in cui i chitarristi erano tanto più bravi quante più note potessero fare in un secondo… la bravura di un musicista è anche sapere entrare nella musica e saperla narrare, ed è tanto più bravo quanto riuscirà a farlo con naturalezza e padronanza.
(S) Anche stavolta nelle composizioni c’è lo zampino di tuo fratello Enzo: come riuscite a trovare sempre l’intesa giusta?
(F) Eh… non so, pensavo fosse sufficiente essere fratelli, invece no… Abbiamo la fortuna di convergere nello stesso punto anche quando lavoriamo in momenti e sedi ben distinte. E’ un’alchimia che sinceramente non saprei spiegare. Sicuramente la padronanza dei mezzi e la grande professionalità aiuta, ma non sarebbe sufficiente se non ci fosse questa alchimia… che rimane tale e indefinibile appunto. E forse per fortuna.
(S) Kaleidoscope, un titolo azzeccato vista la varietà di stili che si possono ascoltare tra le varie tracce: richiami a Satriani, omaggi alla corrente neoclassica, ai Purple, blues, heavy classico, prog rock e tanto altro. Da dove sono arrivate le maggiori ispirazioni? Chi erano i tuoi “eroi” quando hai iniziato a suonare?
(F) Hai centrato, il titolo evoca proprio l’insieme dei “colori musicali”, come se ogni stile potesse essere raffigurato da un colore, e il loro insieme fosse proprio un “KALEIDOSCOPE”. Sicuramente il mio grande maestro è stato R. Blackmore, forse più nei Rainbow che nei Deep Purple, e a confermare ciò vari soli sono stati registrati con la splendida stratocaster modello R. Blackmore, interamente scalopped.
Ma ho sentito molto anche l’influenza di V. Halen, non disdegno infatti l’uso di tapping, e di Malmsteen. Quest’ultimo forse paradossalmente vale il primo… non so se si può essere influenzati da Malmsteen e non da Blackmore, sinceramente non credo… Satriani si evoca in alcune timbriche e linee melodiche, un’altra influenza grandissima di un chitarrista troppo poco considerato è quella di Vinnie Moore, grande virtuoso di fine anni ’80 , ma ancora “in servizio”!!!
(S) A propostio di Malmsteen, lui dice che la scintilla che ha fatto esplodere la passione è stata un concerto classico visto in tv. La tua scintilla qual è stata?
(F) Ci sono state almeno 2 scintille nella mia vita, la prima quella che mi ha fatto avvicinare alla musica, la seconda quello che mi ha fatto decidere di viverla da protagonista.
La prima era ovvia, mio fratello più grande di me di alcuni anni (siamo buoni…) suonava già, e in casa gli strumenti facevano parte dell’arredamento: era naturale per me avvicinarmi quindi.
Mentre ricordo un videoclip che mi fece sobbalzare: era “Radio Ga Ga” dei Queen, quella scena in cui i 4 Queen battono le mani e cantano di fronte ad una moltitudine di persone, una sorta di “We will rock you” post-moderno, fu un flash! Come dice Belushi nel film “The Blues Brothers”: “Ho visto la luce”! La settimana successiva formavo la mia prima band tra i banchi di scuola: da li iniziò tutto…
(S) Molto “cool”! Ho molto apprezzato la scelta di ripresentare un grande classico come “Kill the King” dei Rainbow, uno dei miei brani preferiti e che personalmente reputo come il primo brano che possa meritarsi l’etichetta “power”. Cosa rappresenta per te?
(F) Che bello! Allora non sono l’unico a pensarlo! “Long live rock’n’roll”, l’album che contiene “Kill the king”, è fra i 10 dischi per me più significativi della storia del rock; brani come “Gates of Babylon” e lo stesso “Kill the king”, ponevano le basi del metal moderno, con quelle linee vocali “power” di un fantastico R.J. Dio e l’uso di scale arabeggianti del grande Ritchie! Se non ci fossero stati i Rainbow probabilmente non ci sarebbe stato Malmsteen, o comunque sarebbe stato molto diverso. Per me i Rainbow sono una fonte d’ispirazione inesauribile.
(S) Ci sono tre brani presi da Parallel Worlds, disco del 2001 degli Arachnes: da dove viene questa scelta?
Può sembrare strano, ma alcuni di quei brani in realtà nacquero proprio come strumentali, e solo in seguito furono adeguati melodicamente alla parte vocale. Mi è piaciuto rivisitarli nella loro veste originale, ed è incredibile come lo stesso brano assuma dei colori così diversi!
(S) Cambiando discorso: nella biografia si legge che oltre ad aver effettuato gli studi classici, hai anche concluso gli studi di musica Sacra. Da dove nasce questo interesse? Hai mai pensato di proporre in campo metal questo tipo di espressione musicale?
(F) Ho sempre avuto una passione per la musica antica, addirittura per la scrittura antica. Così l’approfondimento della semiologia musicale mi ha portato alla conoscenza di mondi musicali oggi lontanissimi dal nostro concetto di musica, ma di grandissimo valore artistico e culturale. La polifonia fiamminga o il contrappunto cinquecentesco…. Ed è incredibile come cellule di quei frammenti musicali in realtà compaiano tranquillamente in fraseggi neoclassici che ci risultano molto più familiari semplicemente perché riproposti in un altro mondo (in realtà decontestualizzati). Nella discografia degli ARACHNES ci sono un paio di episodi organistici, registrati proprio in una cattedrale (sia su “Apocalyspe” che su “Primary Fear”), ma in realtà per ora non ho mai proposto qualcosa di veramente corale in senso gregoriano ad esempio…. Ma sta nascendo un progetto per cui ho già scritto 6 brani… e non siamo molto lontani da questa idea, tutt’altro… ma non posso dire più.
(S) Molto interessante… In passato hai composto brani per le televisioni, ora molti dei brani di questo “Kaleidoscope” sono pubblicati sotto R.T.I. (se non sbaglio etichetta del gruppo Mediaset), devo aspettarmi di sentire qualche tuo assolo durante i servizi per il Motomondiale?
(F) Eh eh… già fatto! Alcuni brani sono entrati nel motomondiale, altri sul DVD celebrativo di Valentino Rossi, altri ancora nel wrestling, altri come spot pubblicitari di note marche automobilistiche, e altro ancora… Per fortuna è stato un triennio davvero florido quello che va dal 2003 al 2006, sicuramente migliore rispetto alla depressione del mondo discografico. Anche le etichette, Scarlet compresa, mi sembra stiano perdendo l’entusiasmo e la voglia di rischiare dei loro esordi. È per questo che ho deciso di muovermi da solo per la produzione di “Kaleidoscope”: ad un artista anche il vendere pochi dischi non può togliere l’entusiasmo della musica, a chi fa solo del mercato invece si.
(S) Riepilogando: studi classici fin da bambino, il primo disco a 12 anni, esperienze come turnista per artisti importanti, collaborazioni con le più grandi emittenti televisive italiane, una lunga carriera nell’ambito hard ‘n’n heavy (prima con i Firehouse ora con gli Arachnes): cosa ti hanno lasciato tutte queste esperienze, cosa manca e dove vuole arrivare Frank Caruso?
(F) Bella domanda… ognuna di queste esperienze mi ha insegnato qualcosa che porto con me, ma per fortuna sento di dover ancora imparare e soprattutto raccontare. Quindi continuerò a scrivere e produrre musica nel mio studio di registrazione. Ecco, questo è stato un grande insegnamento: ho capito che se volevo davvero andare avanti, dovevo farlo con le mie gambe per non dover accettare compromessi assurdi, e per questo ho deciso di investire in un mio studio di registrazione. Dove voglio arrivare fortunatamente non lo so, non credo che la musica abbia un punto di arrivo, quindi neanche io. Cosa mi manca? Forse un sacco di soldi…. Ma penso di non essere l’unico eh eh eh…
(S) No, decisamente non sei l’unico! Per il futuro cosa bolle in pentola? Un nuovo Arachnes o qualche altro progetto a se stante, tipo quello a cui accennavi prima?
(F) Entrambe le cose. Con ARACHNES stiamo scrivendo, ma senza fretta: lo stallo della discografia è preoccupante e non ha senso pubblicare un cd l’anno per vederlo bruciato in 3 mesi semplicemente perché i distributori non si muovono a dovere. Stiamo ultimando la preparazione dello show live quindi avremo a breve una serie di date. Inoltre non escludo un “The best of”, ovviamente anche con contenuti inediti, per celebrare i 10 anni degli ARACHNES che cadono a cavallo tra il 2007 e i 2008. E poi un nuovo progetto particolare di cui ti dicevo, ho già scritto 6 brani… Con un coro lirico, una voce femminile… Basta, ho già detto troppo! E pensa, a volte mi sento improduttivo, mi rendo conto solo in questi casi di quante cose ci siano in cantiere… Bene bene…
(S) Bene, siamo giunti alla conclusione di questa conversazione. Ti rinnovo i complimenti fatti in recensione e ti ringrazio per la disponibilità. A te le ultime parole per salutare i nostri lettori.
(F) Ringrazio infinitamente voi e quanti come me vi seguono, con la convinzione che qui c’è la vera voglia di musica, mentre il music business a volte si dimentica dell’invitato principale, la MUSICA stessa! Sui miei siti troverete anche del materiale inedito da scaricare gratuitamente, il cd KALEIDOSCOPE si può avere direttamente dal sito di Underground Symphony e su myspace potrete contattarci direttamente, LONG LIVE ROCK’N’ROLL!!!!
www.undergroundsymphony.com
www.arachnes.it/kaleidoscope.htm
www.arachnes.it
www.myspace.com/francocaruso
www.myspace.com/arachnes