Freedom Call (Chris Bay)
Pronto? Qui è Mr. Chris!
Ciao Chris e bentornato sulle pagine di Truemetal.it; abbiamo discusso l’ultima volta circa un anno fa a proposito del vostro best of “Ages of Light”. Potresti farmi un breve riassunto di quali sensazioni ti hanno lasciato quell’album ed il tour che lo ha seguito?
È bello essere di nuovo con voi su Truemetal.it. Il best of è andato bene. Come dico sempre il best of è stato un po’ un regalo per noi, siamo ancora orgogliosi di quel lavoro… ed il tour è andato meglio di quanto ci aspettassimo, perché era soltanto un tour speciale per celebrare il quindicesimo anniversario della band. Ma alla gente alla fine è piaciuto venire ai nostri concerti, così il tour è stato espanso maggiormente di quanto avessimo pianificato in precedenza. Più show del previsto insomma. Questa è la ragione per la quale facciamo questa musica: stare on the road, divertirci con il pubblico, viaggiare… questo è quello che abbiamo fatto l’anno scorso con il best of.
Oltre al tour ci siamo dedicati al processo di songwriting per il nuovo album: nuove canzoni, un nuovo concept… ed eccoci qui!
… ed eccoti qui! A proposito, parlando della vostra irrinunciabile inclinazione alla positività, la quale è ormai marchio di fabbrica dei vostri brani ormai da sedici anni: sembra che sia di nuovo il tema essenziale del nuovo album “Beyond”. Parlami di questa vostra mentalità che portate avanti.
Non siamo depressi o in cattivi rapporti con la natura, abbiamo pensieri positivi e… si, penso che ci piacciano le nostre vite e questa è un po’ la ragione per la quale fare musica felice (happy music). Non potrei mai immaginare di scrivere qualsivoglia canzone doom metal. Per quello sarei sicuramente la persona sbagliata, ecco. Roba un po’ depressa, brani come “six feet under” per dire. Non potrei mai scriverle.
Venendo all’album “Beyond”, penso che abbiamo cercato di metterci tutto il nostro atteggiamento felice nei confronti della vita e tutta la nostra positività, abbiamo provato a convertirla in parole e melodia, ed ecco l’album “Beyond”. Quello che cerchiamo di trasmettere alla gente con l’album è un invito ad unirsi a noi, venire assieme a noi per provare com’è vivere pensando positivo, vivendo momenti felici con grande apertura mentale, in ogni direzione. Ognuno è invitato a vedere tutta la vita in modo differente e forse si accorgerà che qualcosa nella vita è più facile di quanto pensasse.
Ma questo mondo è pieno di tristezza, pieno di violenza.
Pensi?
Beh, quello che sento tutti i giorni dalla televisione e così via… penso che ci siano molte persone che la vedono diversamente e fanno grande difficoltà a pensare positivo: non c’è lavoro, ad esempio. Il mondo ha bisogno di gente come voi.
Penso di essere d’accordo: penso anche che effettivamente ci siano molte persone in questo mondo che non hanno molte ragioni per essere felici. Ma ad esempio mi parli di persone che potrebbero non avere un lavoro, o magari potremmo parlare di persone che dicono “oh non ho un lavoro”, o “oh non ho una macchina”, “oh non so come fare”. Ma ci sono anche persone davvero povere: intendo quando andiamo in India, andiamo in Africa, in Etiopia o quello che vuoi. Lì ci sono persone davvero molto molto povere e che non hanno nulla da mangiare. Non sto dicendo che non hanno la macchina o non hanno il lavoro ma non hanno proprio niente. Queste persone sono capaci di godere delle proprie vite. Molte persone sono tristi perché non hanno una macchina, non riescono ad essere felici. È anche un’attitudine mentale: la felicità è dentro di noi. Il sole dentro di noi sta splendendo. Questo è ciò di cui parliamo noi nei nostri pezzi, non: “sono felice perché sono ricco”!
Visto che sei sempre così positivo, quale potrebbe essere una situazione che ti rende davvero arrabbiato?
Penso che sia la mancanza di rispetto la cosa che mi fa maggiormente arrabbiare. In particolare il razzismo. Le ingiustizie, insomma. Questo sì, mi innervosisce molto.
Ho ascoltato l’album “Beyond” diverse volte prima di quest’intervista e…
Mi dispiace per te! (ride)
… dicevo: mi sembra che stiate tornando alle origini con questo lavoro. Sei d’accordo?
Si… si. Penso che per me sia difficile dare un’opinione particolare circa la direzione intrapresa dall’album “Beyond”. È troppo vicino al mio cuore quindi faccio fatica a dire cose oggettive. Comunque posso capire, non sei la prima a dire che quest’album torna un po’ alle origini dei Freedom Call. Penso che una ragione possa essere lo stile classico da Freedom Call come batteria e chitarre veloci, melodie con parti vocali alte e… insomma, il tipico trademark “Freedom Call”. Penso che la ragione possa essere, oltre al nostro nuovo batterista, il ritorno del nostro ex bassista e co-fondatore Ilker [Ersin].
Com’è suonare di nuovo con lui nella stessa band dopo sette anni?
Devo confessare che le prime prove sono state molto strane. Ma mi sono sentito molto a mio agio. In realtà abbiamo suonato assieme da prima dei Freedom Call, abbiamo fatto due album con una band precedente, quindi ci conosciamo dal 1993! Così è stato molto piacevole ritrovare il figliol prodigo nella nostra famiglia: mi sento davvero a casa con la lineup che abbiamo oggi.
Ramy Ali alla batteria sostituisce Klaus Sperling, come pensi che il suo ingresso abbia cambiato la band?
Ramy è molto coinvolto in tutto ciò che riguarda i Freedom Call: non solo la batteria o la musica, siamo stati molto vicini anche durante il processo del songwriting. Ciò mi ha dato la bella sensazione di essere come un team, su quest’album. Nel precedente “Land of the Crimson Dawn” ero comunque in ottimi rapporti con Klaus e Samy, il bassista; lo split non è stato traumatico né nulla del genere. C’era e c’è un ottimo rapporto tra noi, ma Klaus non viveva nella mia stessa città, quindi veniva solo per esercitarsi e per registrare. Durante il lavoro di songwriting ero davvero tutto solo. C’è una differenza enorme quando lavori in team dall’inizio in avanti. Tutto è molto più caldo e confortevole. Non solo musicalmente ma anche come amico, Ramy tra l’altro si occupa anche di questioni di business o decisioni da prendere come management… per me è un grande aiuto. Posso davvero dire che questa è la miglior lineup di sempre. Anche se non sono il tipo da classificare lo status di una lineup solo dal punto di vista musicale. Ci sono cose più generali, come il feeling e l’atmosfera. Non è una questione di quanto guadagni, conta molto di più l’amicizia delle questioni economiche.
Venendo alle tracce: non abbiamo tempo purtroppo di parlare di tutte, e…
Magari! (ride)
Mi piacerebbe parlare di due tracce in particolare: la prima è la titletrack “Beyond” che dura circa otto minuti. Perché “Beyond” ed “oltre” che cosa?
Si… dunque è la titletrack come dici. Riguarda questo nostro “invito”, come ti dicevo. Per noi “Beyond” significa proprio questo invito alla vita. Puoi decidere da solo in quale direzione andare nella tua vita, nessuno ti costringe a viverla in questo o quel modo, è una tua decisone. Noi vogliamo darti la chance o la possibilità di… provare a stare con noi o lasciarci, ma non dobbiamo mai prendere troppo sul serio questa scelta. Non è una religione o qualcosa del genere; è tutto molto più semplice: essere felici, sentirsi bene ed essere rispettosi e di larghe vedute… queste sono le caratteristiche che abbiamo inserito nel brano “Beyond”. E… si, ho pensato che ci volessero diversi minuti per esprimere questo concetto, il brano si sviluppa in tante parti differenti. Questo perché la canzone è stata scritta in un momento davvero emozionale della mia mente. Queste parti differenti catturano miei momenti ed emozioni e le mettono nella canzone. Penso che per questo ho avuto bisogno di molto tempo per finire la canzone… ho cambiato tutto ogni settimana perché non mi sentivo mai del tutto soddisfatto del risultato complessivo, ma alla fine sono molto contento di ciò che ho prodotto, perché questo pezzo è il brano più “maturo” che io abbia mai scritto. Di questo sono orgoglioso.
Per questo hai deciso di onorarlo come titolo dell’album. Chiaro. La seconda canzone è “Dance Off the Devil”: la canzone ha un che di spirituale (come dicevamo non in senso religioso) per le ritmiche africane… danno questa sensazione. Parlami di questo pezzo.
Si, le parole della canzone calzano a pennello con il concetto dell’album “Beyond”, perché puoi estrarre il concetto ad esso legato oltre al voodoo africano, che in questo caso si esplica semplicemente nel mandare via le cose malvage per accogliere quelle buone. Cacciare via gli spiriti malvagi con il voodoo ed accogliere quelli buoni. Così siamo vicini a tutte le persone del mondo indipendentemente dalle loro religioni o dal loro modo di pensare la spiritualità. Penso che tutte le persone in questo pianeta auspichino un mondo ed una vita felice e positiva. Questo credo sia normale. Questa canzone ha un beat africano. Non l’ho fatto di proposito all’inizio: stavo soltanto provando in studio un po’ di beat dell’africa dell’ovest, l’ho cambiato un po’ ed ho pensato di espandere così i nostri orizzonti musicali. Magari ti da anche una buona sensazione prima di una vacanza in Africa! (ride)
Vuoi parlare un po’ dell’artwork di Jens Reinhold?
Penso che sia il terzo… no, il quarto… anzi no, il quinto lavoro per i Freedom Call. Ok, si, anche il live. Prima “Legend of The Shadowking”, poi il DVD, poi “Land of the Crimson Dawn”, il best of ed ora il nuovo album. Penso che in questo mondo luminoso sia il nostro “Beyond”. Il monaco non dovete vederlo come una persona, ma solo come qualcosa che ti indica come andare oltre, penso che rappresenti bene il nostro stile anche nel non prendersi troppo sul serio, essendo in stile quasi fumettoso.
Parliamo del tour: anche voi parteciperete al 70.000 Tons of Metal. Cosa ne pensate?
Speriamo faccia bel tempo! (ride) Non so, non mi interessa il lato del business, le persone che prendono parte a questa crociera vogliono divertirsi perché sono un po’ le loro vacanze, quindi cercheremo di corrispondere al loro desiderio di voler essere felici per le vacanze nel mare dei Caraibi!
Di nuovo sul tour imminente: “Light Over the Beyond”, suonerete il 25 e 26 aprile a Roma e Firenze in Italia. So che siete stati qui tante volte. Quali sono le vostre migliori memorie dell’Italia e dei fan italiani?
Ti devo confessare che l’Italia non è il paese più facile per il power metal o per nostro happy metal. Non è facile suonare lì. Penso che in Svezia o in Francia ci siano più persone che ascoltano questa musica. Abbiamo comunque ottime memorie in Italia, tutti gli show sono stati piacevoli; per il modo essere delle persone, avete molto rispetto, venite a chiederci sempre della band: tutta gente molto amabile e socievole. Ci siamo divertiti molto anche l’ultima volta a Milano e Torino. Le persone sono molto simpatiche e questa è sempre un’ottima ragione per suonare in Italia.
Ho sentito che promettere un’esperienza “spirituale sotto tutti i punti di vista” per il tour, c’è qualcosa che vorresti anticiparci? Cosa accadrà sul palco?
Porteremo il significato di “Beyond”, penso che costruiremo un’atmosfera davvero speciale sul palco e credo che tutti se ne accorgeranno. Stiamo lavorando ad una setlist molto interessante. Conterrà… beh, siamo arrivati ad un punto molto importante nella carriera dei Freedom Call, con questo tour. Abbiamo una grande disponibilità di scelta per la setlist, sarà un mix di buona musica, un grande happy metal party dal quale tutti torneranno a casa con il morale alle stelle.
Ultima domanda… come sempre. Qual è il tuo messaggio ai lettori di Truemetal.it?
Penso che il messaggio riguardi la cosa più importante per i Freedom Call: il fatto che torneremo in tour. Noi amiamo stare on the road e stare assieme ai nostri fan, ai nostri amici e divertirci con loro. Così spero che in tanti troveranno il tempo di venire ai nostri concerti in Italia, a Firenze e Roma, e speriamo che i metalhead italiani apprezzino il nostro album “Beyond”, così possiamo incontrarci tutti assieme al nostro happy metal party!
Intervista a cura di Tarja Virmakari
Traduzione a cura di Luca “Montsteen” Montini