Freedom Call (Chris Bay)
“Ciao Andrea! Chris from Freedom Call here!”. Un accogliente saluto da parte di un gentilissimo Chris Bay dà inizio alle danze a quest’intervista i cui contenuti spaziano all’interno di un ambito che talvolta sfocia nell’extra-musicale, soprattutto quando il leader dei power metallers tedeschi spiega la propria filosofia di vita, puntualmente riversata nelle liriche della sua band.
L’ascolto del nuovo disco e le registrazioni effettuate grazie all’apporto del nuovo membro Klaus Sperling hanno portato, poi, altri validi argomenti di discussione sul tavolo. Il cantante non si è sottratto alle questioni poste, ma ha esposto il suo pensiero in maniera gentile e chiara.
A voi le parole di Chris Bay, leader, cantante e chitarrista dei Freedom Call.
Ciao a te, Chris! Allora, inizierei subito a parlare del nuovo disco, in particolare del titolo: che cos’è e dove si trova la “Terra dell’alba cremisi”?
Ottima domanda, eh eh! In realtà ci sono parecchie chiavi di lettura per un titolo del genere e la mia personale è che si tratta di un luogo, non necessariamente remoto o distante, dove ognuno di noi è in pace con sé stesso. Puoi leggere moltissime metafore in queste parole, ma in generale tendo a considerare la “Terra dell’alba cremisi” una sorta di paradiso non necessariamente ultraterreno. Probabilmente è solo un luogo all’interno della nostra coscienza, ma sta a noi trovarlo.
Questo è anche il vostro primo album in studio senza Dan Zimmermann alla batteria. È stata strana la sua assenza durante le registrazioni?
In realtà abbiamo già effettuato moltissime date con Klaus (Sperling, il nuovo batterista, nda), come testimoniato anche dal nostro ultimo disco dal vivo. In studio, però, è stato effettivamente un grosso cambiamento. Ho condiviso con Dan 12 anni di vita dei Freedom Call ed è stata un’enorme sfida scrivere, produrre e lavorare senza di lui al mio fianco. All’inizio, quindi, è stato difficile cominciare a comporre, ma dopo le prime canzoni tutto ha cominciato ad andare per il verso giusto e sono arrivato fino alla fine del disco senza alcun intoppo. Concluse tutti i pezzi mi sono trovato a domandarmi come avessi potuto dar vita a tutto quanto da solo, ahah! (ride, nda)
Scherzi a parte, è stata un’esperienza molto stimolante dal punto di vista creativo e con Klaus ci siamo trovati sin da subito in sintonia: è un batterista molto capace e talentuoso, perfettamente in grado di inserire il proprio tocco nell’habitat naturale dei Freedom Call. Oltretutto posso dire che siamo allineati in tutto e per tutto per ciò che concerne la direzione della musica della band, quindi sono veramente felice della nuova lineup con Klaus alla batteria!
Sempre a proposito di Klaus, possiamo dire che il suo background sia più orientato verso il death metal (Sperling è anche membro dei My Darkest Hate). Quanto questo suo orientamento stilistico ha influito sui pezzi del nuovo album? In effetti, ascoltando attentamente, si può evincere che si tratti di uno dei dischi più pesanti della vostra carriera…
Sicuramente questo ci ha influenzato ed ha spostato un po’ il margine del nostro sound. Le cose migliori che Klaus ha portato all’interno dei Freedom Call sono state il suo carattere e il suo desiderio di divertirsi. È una persona molto divertente, ma sa anche quand’è il momento di mettersi a lavorare seriamente. Grazie a lui devo dire che Land Of The Crimson Dawn possiede più groove, suona più “umano”, se mi concedi il termine.
Tornando alla tua domanda, credo che sia grazie al suo contributo che il disco sia uscito più pesante e heavy rispetto ai nostri precedenti lavori.
Ma questo è anche l’album più lungo della vostra carriera (oltre un’ora di musica). Come mai avete deciso di includere così tanto materiale nella nuova release?
Beh, prima di entrare in studio abbiamo suonato moltissime date dal vivo e siamo stati in tour per tanto tempo, quindi abbiamo accumulato una buona dose di idee che poi sono state sviluppate fino a creare i nuovi brani. Personalmente non sono il tipo che tiene nel cassetto i riff in attesa di poterli utilizzare per uscite successive, mi piace di più scrivere sul momento e, questa volta, avevo a disposizione 14 ottime canzoni. Perché tenerne alcune per la prossima volta? Se sono buone, tanto vale pubblicarle senza nasconderle in attesa di raccolte o ristampe, eh eh!
Abbiamo attraversato un periodo estremamente creativo, come band, ed abbiamo voluto rendere partecipi i nostri fan di quanto siamo stati in grado di fare.
Il messaggio che trasmettete con i vostri testi è sempre molto positivo e già parlando del titolo del disco hai cominciato a citare qualche chiave di lettura. Vorrei, però, spostare l’attenzione sull’aspetto reale e non fantastico delle tue liriche, se per te va bene…
Certamente! In realtà credo che noi camminiamo sul confine tra realtà e fantasia. Tutti i miei testi vogliono lanciare il messaggio ai nostri fan di crearsi la propria fantasia, ispirata a quella che è la realtà: posso infatti prendere spunto dalla televisione, da internet, dal mondo dei computer, ma comunque ci sarà sempre un filtro che andrà in quella direzione. Ognuno di noi dovrebbe vivere secondo le proprie aspirazioni, secondo ciò che più gli aggrada e lo soddisfa. Ecco, questo è il nostro messaggio.
Vorrei parlare ancora un attimo del nuovo disco e, in particolare, della sua edizione limitata. Infatti, nel secondo cd che è in essa incluso, avete dato l’opportunità ad una serie di band di eseguire delle cover di vostre canzoni. Com’è nata quest’idea e quale credi sia stato il risultato migliore?
Eh eh eh! (ridacchia, nda) Anzitutto penso sia stata un’ottima cosa prendere quest’iniziativa in quanto si tratta di band con cui siamo stati in tour durante gli ultimi tre anni. Abbiamo avuto la fortuna di conoscere i loro componenti sia come musicisti di grande talento che come amici con cui condividere l’esperienza di un tour. Ad esempio ci siamo divertiti moltissimo con i Secret Sphere, che sono anche tuoi connazionali, durante il tour con i Gamma Ray ed abbiamo vissuto con loro per sei settimane come una vera famiglia. È stato un passo logico domandare a loro e agli altri se volevano contribuire al nuovo disco con una cover dei Freedom Call e, va detto, tutti hanno accolto l’idea con grande entusiasmo sin da subito. Ringrazio tutti per l’ottimo lavoro, la qualità della musica e devo dire che ogni canzone ha la sua ottima dose di ispirazione, quindi non posso dire quale mi piaccia di più tra tutte in quanto mentirei: le adoro tutte quante!
Credo che l’idea di fondo di mettere queste canzoni nell’edizione speciale di Land Of The Crimson Dawn la renda veramente speciale senza includere materiale scadente come potrebbero essere registrazioni demo o in sala prove.
Ci sono piani per promuovere in tour l’uscita del disco?
Certo, abbiamo già una serie di 20 date confermate ed annunciate. In realtà credo proprio che saremo in tour per tutto il 2012 visto che ci sono moltissimi Paesi che toccheremo con dei concerti, anche se non ancora confermati, tra cui l’Italia, la Francia e il Portogallo, ad esempio. Spero di poter annunciare molto presto queste date.
Ormai i Freedom Call hanno 7 album alle spalle ed un buon repertorio da cui pescare. Come decidete la setlist che portate nei vostri live show?
Oh, quella è una decisione difficilissima, credimi! 7 dischi vogliono dire 70/80 canzoni, non sono affatto poche! Comunque, è ovvio che quando andiamo in tour per promuovere il nuovo cd non stiamo più nella pelle dall’attesa di proporre il nuovo materiale, quindi cerchiamo di includere 5 o 6 nuove canzoni, ma d’altronde non ci piace nemmeno suonare sempre le stesse cose, sarebbe noioso. Tutto questo va, però, a scontrarsi con le aspettative dei fan che ci chiedono i classici: vogliono sentire Land Of Light piuttosto che Warriors, quindi accontentiamo anche loro inserendo quei 4/5 pezzi che non potremmo non suonare.
Penso sia piuttosto complicato bilanciare a dovere i vostri gusti e quelli dei vostri fan…
Molto, ma in fondo tutta la musica si basa sul gusto personale. Nel nostro piccolo cerchiamo di stare nel mezzo per fare sì che tutti quanti siano felici, nulla di più.
Non molto tempo fa c’è stato un gran rumoreggiare a proposito della chiusura di MegaUpload e di altri portali di filesharing. Cosa pensi a riguardo della questione del download illegale?
Tutta questa faccenda ha portato un grandissimo danno all’industria discografica. Io credo che scaricare un disco senza pagarlo sia paragonabile ad un qualsiasi furto. In fondo, se ci pensi, si tratta di appropriarsi di un prodotto senza dare il giusto compenso a chi l’ha creato.
La situazione è resa ancora peggiore se consideriamo che molte band sono state talmente danneggiate dal download selvaggio e gratuito che hanno dovuto per forza smettere di produrre dischi, cosa assolutamente orribile. Alla fine non credo che si arriverà mai ad imporre regolamentazione ferree, nemmeno da parte degli organi di legge. Se sapessi come fare per arginare o eliminare il problema credo diventerei ricco all’istante, ah ah ah! (ride, nda)
Ora, per concludere l’intervista, vorrei lanciarti una provocazione: molti sostengono che voi suoniate una sorta di musica pop travestita da heavy metal. Cosa rispondi a queste persone?
Che hanno assolutamente ragione! Non ho mai cercato di nasconderlo, non ho mai detto che siamo una heavy metal band a tutti gli effetti. Siamo i Freedom Call, abbiamo il nostro sound e i nostri marchi di fabbrica, possiamo fare ciò che desideriamo: abbiamo canzoni identificabili come heavy metal, altre più rock, altre ancora quasi pop. Vedo i Freedom Call come una happy metal band, nulla più e nulla meno. Odio queste categorizzazioni, siamo solo una band che cerca di fare musica per rendere più felici le persone. Non mi curo di questi compartimenti stagni, cerco solo di divertirmi e divertire.
Le mie domande sono finite, quindi ti chiedo se vuoi aggiungere qualcosa per chiudere quest’intervista.
Siamo passati dalle vostre parti in compagnia dei Gamma Ray, l’ultima volta, ma ora vogliamo fare le cose a modo nostro e, con il tour di Land Of The Crimson Dawn, dimostreremo che siamo in grado di gestire il ruolo di headliner che ormai crediamo ci spetti.
Saluti all’Italia!