From The Depths – L’occhio di TM sull’underground – #01-2012
L’occhio di TrueMetal.it sull’Underground – # 01/2012
Nuovo numero per la nostra rubrica sull’underground italiano. Qui, e nelle prossime edizioni, troverete informazioni sui demo che ci arrivano in redazione, da sommare alle recensioni dei demo migliori, che continueremo a pubblicare nell’apposita sezione.
Buona scoperta!
Indice aggiornato della rubrica
Antima Vain 2011, Autoprodotto Gothic |
Myspace Ufficiale | ||
Tracklist: 01 Alba |
Nati nel 2007 gli Antima giungono alla realizzazione di questo “Vain”, vero e proprio disco auto-prodotto che può contare su ben 8 tracce. Il genere proposto dal gruppo è un gothic piuttosto classico che fa della melodia e, soprattutto, della tecnica dei musicisti, i propri punti di forza. I brani sono lunghi, in alcuni momenti verrebbe da pensare forse fin troppo, articolati, in grado di mostrare tutta la maturità negli arrangiamenti di cui gli Antima sono capaci. Alessandro Calvi
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Bartosz Ogrodowicz Forsaken 2010, Autoprodotto Prog Rock |
Sito Ufficiale | ||
Tracklist: 01. Intro |
Forsaken è il secondo lavoro autoprodotto dato alle stampe da Bartosz Ogrodowicz, un giovane talentuoso tastierista polacco intenzionato a seguire le orme dei suoi miti Kevin Moore, Jordan Rudess, Jens Johansson, Derek Sherinian e Vitaly Kuprij. Il genere proposto nelle undici tracce che costituiscono questo disco si rifà a un certo tipo di progressive rock sinfonico completamente strumentale sulla scia di artisti del calibro di Rick Wakeman e Keith Emerson, caratterizzato da melodie pompose, assoli al fulmicotone e atmosfere oniriche. Un album che mette in evidenza una preparazione tecnica non indifferente da parte del tastierista polacco, oltre a un songwriting che, sebbene in alcuni passaggi risulti un po’ troppo farraginoso e ripetitivo (purtroppo la mancanza dell’elemento vocale alla lunga si avverte eccome), può senza alcun dubbio considerarsi già abbastanza maturo e tutto sommato interessante. Le cattive notizie giungono però da una qualità di registrazione decisamente approssimativa – carente sia per quanto riguarda i volumi che per il missaggio in generale – e, cosa ancora più rivedibile, dalla decisione di riprodurre a computer tutti gli strumenti coinvolti (fatta eccezione per le tastiere), finendo in questo modo per proporre dei brani eccessivamente freddi e, a dirla tutta, anche abbastanza fastidiosi a livello di suoni. Insomma, le potenzialità per fare bene ci sarebbero tutte, ma per il definitivo salto di qualità servono una maggiore cura per i suoni e una qualità di registrazione decisamente migliore di questa. Staremo a vedere. Lorenzo Bacega
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Beyond The Shade Promo [EP] 2011, Autoprodotto Prog |
Sito Ufficiale | ||
Tracklist: 1. Dilemma 5:38 |
Da Assisi arrivano i Beyond The Shade, band formatasi nel 2009 per proporre uno stile multiforme basato sulle sonorità del prog rock (Porcupine Tree) e di quello derivato dal death sulla scia di ensemble quali, per esempio, gli Opeth. Tre canzoni non sono poi tante per avere un riferimento sufficientemente certo sulla qualità di un gruppo, tuttavia il demo in esame è musicalmente ben fatto; con che riesce a emergere la bravura, inequivocabile, di Daniel Abeysakera e compagni. È una bravura indirizzata verso la ricerca di accattivanti soluzioni armoniche, senza che ci s’intestardisca per ciò in complicate quanto astruse cavalcate in tempi dispari: un evidente retaggio, questo, di quanto proposto a suo tempo dai maestri del death metal melodico, come i Katatonia. Tale concretezza si respira a pieni polmoni, nelle tre canzoni che compongono l’EP. I delicati fraseggi delle chitarre di “Dilemma” fanno da buon contrasto alla voce di Abeysakera, spesso impegnata in un possente growling quando non fluttua sulle eteree, emotive atmosfere di cui è contaminato il sound del quintetto umbro. La caccia alla ‘buona melodia’ è una costante dei Beyond The Shade e, infatti, dopo il ritornello delicato della song appena citata, giunge quello esplosivo di “Liars”, davvero da hit. La durezza dello stile è un altro indizio che porta a mettere a fuoco il death quale stile principale che ha portato allo sviluppo dell’attuale progressive metal. Un po’ di sperimentazione in più si trova in “Under Control”, pur tuttavia senza che si abbandoni la strada maestra della dolcezza. La facilità con la quale i Beyond The Shade riescono a inventare armonizzazioni interessanti, orecchiabili e coinvolgenti rappresenta un valore aggiunto che non deve essere perso. Perseverare please! Daniele “dani66” D’Adamo
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Chaos in Paradise Let the Bliss Remain 2011, Autoprodotto Death |
Sito Ufficiale | ||
Tracklist: 01. Inertia |
Provenienti dai dintorni di Oporto, Portogallo, i Chaos in Paradise nascono nel 2008 in seguito all’incontro tra il batterista Quik e il chitarrista Alex, due ragazzi accomunati da una grande passione per il metalcore. I ranghi del gruppo si completano solamente qualche tempo più tardi con l’arrivo del chitarrista Pedro, del bassista 19 e della cantante Sara, dopodiché i cinque lusitani iniziano quindi a scrivere i pezzi che vanno a costituire il tanto agognato demo d’esordio – intitolato molto semplicemente Chaos in Paradise, pubblicato nel 2010. Il genere proposto nelle cinque tracce (più un intro) che compongono questo Let the Bliss Remain, secondo lavoro completamente autoprodotto dato alle stampe nel giugno del 2011, rimane strettamente legato a coordinate stilistiche di matrice prettamente metalcore, più precisamente sulla scia di gruppi quali gli It Dies Today (giusto per citare l’influenza più marcata), a cui si aggiungono inoltre leggere influenze dal sapore più smaccatamente progressive. E’ sufficiente un breve ascolto però per notare che davvero pochi sono gli spunti interessanti all’interno di questo disco, per un lavoro sicuramente più che discreto dal punto di vista formale (buone nel complesso le capacità tecniche del gruppo), ma che purtroppo a livello di songwriting risulta assolutamente banale, a tratti eccessivamente ripetitivo e privo di personalità. Certo, considerando che ci troviamo al cospetto di un gruppo ancora sostanzialmente alle prime armi questa può essere una cosa piuttosto comprensibile e imputabile soprattutto alla scarsa esperienza finora accumulata, motivo per il quale siamo abbastanza fiduciosi che con il prossimo album i Chaos in Paradise potranno fare sicuramente un grande salto di qualità, a patto però che riescano a rendere la propria proposta musicale complessivamente meno stereotipata e più personale di così. Staremo a vedere. Lorenzo Bacega
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Hell Baron’s Wrath Path to Knowledge 2011, Autoprodotto Black |
Sito Ufficiale | ||
Tracklist: 01- Dark Eos |
Gli Hell Baron’s Wrath sono un duo romagnolo nato nel 2004 in quel di Russi. Formata da Daniele “Baal” Balelli (chitarre, basso e programmatore della drum machine) e Alessandro “Ale” Bucci (voce e tastiere), la band si dedica, fin dagli esordi, a un classico black metal, che attinge a piene mani dalla tradizione scandinava. Emanuele Calderone
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Hell Muñeco Doom Core 2010, Autoprodotto Doom |
Sito Ufficiale | ||
Tracklist: 1. Unbearable Chinese Practice |
Edito nel corso del 2010, il primo demo degli Hell Muñeco non possiede ormai più le caratteristiche della novità fresca di stampa, pur tuttavia mantiene intatte alcune caratteristiche che lo rendono un prodotto degno di un minimo d’attenzione da parte degli appassionati del più classico e tetragono doom metal. Fabio Vellata
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Hot Rod Back On The Road 2011, Autoprodotto Hard Rock |
Myspace Ufficiale |
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Tracklist: 1. Headbangirl |
Seconda autoproduzione per gli Hot Rod, band siciliana fondata nel corso del 2006 che, dopo esordi devoti ad un sound di matrice heavy classica, ha progressivamente virato la traiettoria, puntando verso melodie più affini al glam/hard rock anni ottanta. Fabio Vellata
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No Chrome Carburator 2011, Autoprodotto Hard Rock |
Myspace Ufficiale | ||
Tracklist: 1. Just Like A Rebel |
Fondati agli albori del 2008, i cuneesi No Chrome propongono con “Carburator” quella che è la seconda pubblicazione di una carriera ancora tutta da costruire (seguito dell’EP “Among The Dust” edito nel 2009), prima, se considerata la proverbiale lunga distanza. Fabio Vellata
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Paraxite Speed Demo-N 2011, Autoprodotto Thrash |
Sito Ufficiale | ||
Tracklist: 01. Brain Surgery |
“Speed Demo-N” è l’esordio della thrash metal band cremonese Paraxite. Si tratta di un mini EP completamente ispirato al movimento thrash metal tedesco degli esordi, quello delle prime pubblicazioni dei vari Kreator, Destruction, Exumer e compagnia bella. Un thrash metal quindi genuino, poco curata nella struttura dei brani, ma con uno slancio alla ricerca di una certa personalità, conferita ai brani grazie ad un riffing sferzante e impulsivo nonché a soli, forse un tantino mediocri a livello armonico, ma assai pungenti. La produzione è la classica da cantina, perchè è la dentro, in presa diretta che è stata fatta… vero? Vi dirò, a noi non dispiacciono per nulla: grezzi, ignoranti e sinceri. Però alla prossima occasione cerchiamo di metterci qualcosina in più a livello di cura di packaging (passatemi l’inglesisimo per pura sintesi) e suoni? Che dite? Nicola “Nik76” Furlan
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Scars On Murmansk Traveling Through The Dark [EP] 2011, Autoprodotto Death |
Sito Ufficiale |
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Tracklist: 1. Through Dark Places 4:27 |
Band dai recenti natali (2010), gli Scars On Murmansk hanno raccolto rapidamente le loro idee per produrre, da soli, “Traveling Through The Dark”, EP di cinque tracce lungo oltre venti minuti. Idee che, basta poco per rendersene conto, sono ben chiare e consistenti malgrado Pierre Bouthemy e i suoi compagni siano assieme da così poco tempo. Il death sciorinato dai transalpini, difatti, è particolare nel suo dinamismo. Certo la potenza non manca, anzi, però è proprio con gli arzigogolati pattern della batteria di Jon Erviti che il combo di Bayonne riesce a caratterizzare in modo personale la propria musica. Le radici classiche si sentono, e anche bene, ma su di esse il tronco che si erge è ben saldo attorno a uno spirito moderno e, addirittura, ammantato da un flavour che sa molto di progressive metal. I riff delle chitarre di Romain Larregain e Cindy Goloubkoff, per entrare nel merito, non seguono l’ortodossia death/thrash che comunemente alimenta il guitarwork del metal estremo. Anche in questo caso non si può che evidenziare il carattere sciolto e assai ricco di movimento degli accordi che formano le ossature delle song di “Traveling Through The Dark”. Un sound elaborato in tal modo trova pochi riscontri, in giro ma, d’altro canto, alla lunga risulta un po’ monotono. La melodia è completamente assente e le dissonanze sono troppe, innanzitutto. Poi, la colpa, forse, è anche del cantato di Bouthemy; aggressivo ma poco distante da un amalgama scream/growl che regala poche emozioni. La prova-disco non è insufficiente, quindi: basta ‘solo’ che gli Scars On Murmansk varino anche il songwriting, così come hanno già fatto per il sound, che i miglioramenti arriveranno. Senz’altro. Daniele “dani66” D’Adamo
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Slaughter Denial Eyes Of Madness 2011, Autoprodotto Death |
Sito Ufficiale |
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Tracklist: 1. Nightmare 4:19 |
Band dai recenti natali (2009), gli Slaughter Denial non hanno perso tempo con le mani in mano e, in men che non si dica, hanno stipulato con la Crash And Burn Records il contratto discografico per dare alle stampe il loro primo full-length, “Treachery”. Prima di esso, questo EP, autoprodotto nel 2010. Evidentemente, le idee sono state tante e chiare sin da subito, giacché “Eyes Of Madness” è formato da sei canzoni per una durata di oltre venti minuti. Non solo, anche il suono mostra un approccio adulto alla questione: roba da ensemble navigati e da gente con una buona dose d’esperienza in sala d’incisione, insomma. La potenza in gioco, difatti, è molto alta ed è correttamente incanalata in un thrash/death assai ordinato e pulito. Forse la seconda tipologia musicale è quella che prevale, disegnando così uno stile dal forte sapore classico, però moderno e in linea con i tempi. Roberto Casorrini e Alessandro Trotto tessono il loro tappeto sonoro con precisione e abilità, evitando di esagerare con la rapidità di esecuzione ma, anzi, creando un rifferama solido e possente, dalla durezza elevatissima. Infarcito di dissonanze che rendono l’impatto davvero arduo da assorbire con facilità. Seguendo questa impostazione, anche la sezione ritmica (Claudio Colantoni al basso e Simone Tempesta alla batteria) non si addentra volentieri nei territori del blast beats, preferendo al contrario mid e up tempo spezza-ossa. Fabrizio Losapio rifinisce tutto quanto con la sua ruvidissima interpretazione, ai limiti della follia scream, rendendo così uniforme il taglio compositivo delle canzoni: delle belle scudisciate sulla schiena, per sintetizzare al massimo, date con accuratezza, gagliardia e crudeltà. Sonora, beninteso. Daniele “dani66” D’Adamo
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Syne Boundaries of Hope 2011, Autoprodotto Prog |
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Tracklist: 01. Room 432… |
Primo full length (completamente autoprodotto) per i piemontesi Syne – abbreviazione del termine Synesthesia – progetto nato nel 2010 nei dintorni di Torino dalla mente di Fabio Marchisio, con l’idea di “unire molteplici influenze musicali in maniera organica per ricreare diversi stati d’animo e sensazioni”. Particolarità del gruppo è il fatto di utilizzare accordature aperte a 432hz invece delle canoniche 440hz, scelta stilistica che, almeno stando a quanto precisato dalla band stessa, “permette ai brani e agli strumenti di avere un più ampio respiro ed una maggiore quantità di armoniche, rispetto all’intonazione standard”. Il genere racchiuso nelle nove tracce (più un intro strumentale) che compongono questo Boundaries of Hope rimane a cavallo tra post metal, progressive e prog rock, per una proposta musicale influenzata in egual maniera da gruppi del calibro degli Opeth più progressivi, Tool, Rush, Riverside, Porcupine Tree e Pain of Salvation. Un lavoro che non fa certo leva sull’innovazione a tutti i costi, ma che tuttavia mette già in evidenza una discreta personalità da parte del combo torinese, oltre a un songwriting che, seppure ancora piuttosto acerbo e talvolta un po’ troppo lacunoso – soprattutto per quanto riguarda delle composizioni in certi frangenti poco incisive e prive di mordente –, lascia comunque intravedere delle eccellenti potenzialità. Insomma, un gruppo sicuramente promettente e da tenere ben a mente per il futuro. Lorenzo Bacega
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While Sun Ends The Emptiness Beyond 2011, Autoprodotto Death |
Sito Ufficiale |
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Tracklist: 1. Last Moments 5:51 |
I While Sun Ends nascono a Bergamo nel 2008. Carlo Leone (basso e voce), Enrico Brugali (batteria) e Massimo Tedeschi (chitarra) solo con l’ingresso di Serena Caracchi (voce), nello stesso anno, riescono a dare alle stampe il loro primo lavoro, un EP autoprodotto di sei tracce (“Exile”). Quest’anno, con l’innesto della seconda chitarra (Diego Marchesi), giunge finalmente il momento della realizzazione del full-length d’esordio, anch’esso interamente autoprodotto (“The Emptiness Beyond”). Per essere una band teoricamente acerba, i While Sun Ends propongono coraggiosamente una complicata miscela di prog e death metal, con altre contaminazioni derivanti essenzialmente dal black, versante depressive. Quest’ultima intrusione nella base essenzialmente death che connota meglio lo stile del gruppo, ne stabilisce l’umore; affondandolo in una corposa atmosfera tetra e decadente ove narrare dei temi centrati sulle contraddizioni della natura umana e su considerazioni riguardanti le società. L’operazione ideata dai Nostri non è per nulla semplice, tuttavia la storia musicale del CD si svolge con efficacia e decisione lungo quarantotto minuti pieni zeppi di frammenti multicolori messi assieme con la sufficiente precisione sì da creare uno stile personale e abbastanza originale. Il suono marcio delle chitarre ben si sposa con il mood delle canzoni, lunghe e articolate a sufficienza per far capire quale sia la filosofia artistica del combo lombardo. Accanto a momenti di brutalità, sottolineati dal feroce growling di Serena, ci sono molti passaggi più soft, in cui è la versione clean – più debole e sicuramente da migliorare rispetto a quella ‘cattiva’ – della cantante stessa, a farla da padrona. La creatività e la determinazione ci sono, in “The Emptiness Beyond”. Manca solo l’allenamento. Quindi, malgrado le tetre tinte dell’artwork, per i While Sun Ends si può vedere un futuro potenzialmente roseo. Daniele “dani66” D’Adamo
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Eyeconoclast Sharpening Our Blades On The Mainstream 2011, Downfall Records Death |
Sito Ufficiale |
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Tracklist: 1. Sharpening Our Blades On The Mainstream 3:23 |
Un’introduzione ambient dal piglio cyber-tech e via, “Sharpening Our Blades On The Mainstream” esplode come una bomba nucleare. Gli Eyeconoclast fanno davvero paura, con il loro devastante death metal di matrice futurista; come peraltro lascia intuire l’artwork di questo EP inciso con la label svedese Downfall Records che, giusto per gradire, nel 2009 ha ri-registrato il full-length autoprodotto dai romani nel 2008, “Unassigned Death Chapter”. Il dischetto in questione, dall’evidente foggia professionale (sono presenti pure i testi delle tre canzoni), presenta una band in piena forma, autrice di una terremotante versione del genere sopra menzionato. La furia messa sul campo è davvero impressionante e non vengono in mente poi tanti act, ad avere infilato in un CD una dose di energia così elevata. Forse i defunti Myrkskog, fenomenali autori di una miscela allucinante di brutal/cyber death metal. O i primi Zyklon. Comunque sia, gli Eyeconoclast non si fanno travolgere dalla loro stessa veemenza, mantenendo anzi ben salda l’attenzione sull’ordine compositivo e sulla pulizia d’esecuzione. Sinonimo evidente di una padronanza completa della strumentazione e di una più che sufficiente chiarezza d’idee. Non manca, qua e là, un po’ di melodia (“Anoxic Water”), anche se il growling rabbioso di Filippo Palma è talmente aggressivo da spazzare tutto e tutti. Non solo, anche il resto dell’ensemble capitolino fa la sua parte. Lo spaventoso muro di suono tirato su dalle chitarre ha la sua armatura in una sezione ritmica super-veloce e, nello stesso tempo, poderosa (“XXX – Manifest Of Involution”). Se questo lavoro è l’antipasto di un album dalla realizzazione imminente, se ne vedranno delle belle: gli Eyeconoclast sono pronti per radere al suolo l’auditorio. Daniele “dani66” D’Adamo
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