From The Depths – L’occhio di TM sull’underground – #01/2013
L’occhio di TrueMetal.it sull’Underground – # 01/2013
Nuovo numero per la nostra rubrica sull’underground italiano. Qui, e nelle prossime edizioni, troverete informazioni sui demo che ci arrivano in redazione, da sommare alle recensioni dei demo migliori, che continueremo a pubblicare nell’apposita sezione.
Ricordiamo che i sample di tutte le band sono disponibili sulle relative pagine MySpace, segnalate a lato della recensione.
Buona scoperta!
Indice aggiornato della rubrica
Kissology Alive 51 2012, Underground Symphony Hard Rock |
Myspace Ufficiale | ||
Tracklist: 01. Detroit Rock City |
I Kissology provengono dalle parti di Genova e, come il nome fa presagire, sono una band tributo dei Kiss. Per presentarsi al mondo e per urlare ad esso in maniera indubitabile la propria passione per il leggendario four-piece statunitense, questi ragazzi liguri hanno scelto la strada del live album. Il full-length s’intitola Alive 51, è rilasciato dall’etichetta Underground Symphony, ed immortala un concerto registrato preso l’Area 51 di Vignole Borbera. Qualcuno potrebbe chiedersi che significato abbia un album live di una tribute-band, ed in questo caso le risposte potrebbero essere due: da un lato, confezionare un biglietto da visita per la propria band, al fine di dimostrare la propria perizia nell’esercizio delle funzioni di tributo ai Kiss; dall’altro, estrinsecare con gioia la propria specifica entusiastica passione per tale band. Alive 51 centra entrambi i bersagli, dimostrando, tanto per cominciare, di saper riproporre con abilità canzoni pescate in lungo ed in largo nel repertorio del “Bacio” (dalle travolgenti Detroit Rock City, Heaven’s on Fire, I Stole Your Love e Rock’n’Roll all Nite, alla recente Modern Day Delilah, dalla decisa ed orgogliosa I Love it Loud alle grintose e sguaiate quanto basta Lick It Up e Shock Me). D’altro canto, la vocazione al puro “fun”, la grinta e l’entusiasmo dei Kissology traspaiono senza dubbio anche dalla cura messa anche nella confezione del CD, vivace, accurata e colorata come il look dei protagonisti dello stesso. Viste le premesse incoraggianti che traspaiono da Alive 51, aspettiamo adesso con fiducia i Kissology al varco di un eventuale proposta di canzoni originali. Francesco “BurningHeart” Maraglino
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Sidhe She Is A Witch 2012, Autoprodotto Gothic/Pagan |
Sito Ufficiale | ||
Tracklist: 01. The Wheel of the Year |
Il “Popolo Fatato” (questo il significato del termine gaelico Sidhe) nasce per volere dei fondatori Rob e Tytanja. L’intenzione è quella di veicolare attraverso la musica le tematiche e i concetti a loro più cari, fornitigli dal paganesimo e dalla fede Wicca. Tutti i testi, infatti, fanno chiaro ed esplicito riferimento a rituali o invocazioni, nonchè presentano spesso citazioni letterarie dai principali testi della religione Wicca. Alessandro “Engash Krul” Calvi
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Mesrine/Sposa In Alto Mare Grinders [EP] 2012, Grindfather Productions Grindcore |
Pagina Facebook Mesrine |
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Tracklist: (Mesrine) (Sposa In Alto Mare)
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Solo cinquecentocinquanta copie (Grindfather Productions) per questo split-LP fra i canadesi Mesrine e i nostrani Sposa In Alto Mare. Una chicca per collezionisti, che tuttavia ha tutte le carte in regola per non sfigurare anche come manifesto di due band dal buono stato di forma. I quebecchesi, d’altronde, non sono certo i primi venuti giacché sono attivi dal 1997 con alle spalle una sterminata produzione discografica comprendente un EP, una compilation, due demo, quattro full-length e ventisette (sic!) split. Logico, quindi, che le sette tracce da essi proposte siano adulte e mature, tali da identificare un violentissimo grindcore che pesca le sue idee spingendosi ai primordi del genere stesso. Molto hardcore, quindi, anche se l’incrocio con il death metal è robusto, soprattutto nei zanzarosi riff di chitarra e nei furibondi blast-beats che movimentano costantemente i vari brani. Non essendoci alcuna contaminazione tipo jazz o simile, così come va abbastanza di moda adesso, i Mesrine lasciano correre con scioltezza e brutalità la loro musica, non proponendo nulla di originale badando bene, però, a pestare duro come dei fabbri. Assai più scanzonata e ironica, al contrario, l’esibizione degli Sposa In Alto Mare. Pure loro dotati di grande produttività (dal 2006, un album e sei split), affrontano il grindcore con la dovuta veemenza, infilando tuttavia un po’ di tutto, nei dieci pezzi a loro carico. Folk western, ambient, rock’n’roll, hardcore, heavy metal, voci e imprecazioni trafiggono il sound dei Nostri come un tacchino, movimentando tantissimo una realizzazione altrimenti rigida e ortodossa. Ovviamente, quando c’è da accelerare il ritmo e pestare sugli strumenti, non ci sono indecisioni di sorta; con che la proposta dei tre figuri si può affermare sia godibile, divertente e… possente come un maglio che picchia su un’incudine. I vincitori di “Grinders”, insomma! Daniele “dani66” D’Adamo
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The Beyond Decaying Death 2013, Autoprodotto Death |
Pagina Facebook |
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Tracklist: 01. Decaying Death |
Nonostante si siano formati nel 2011, e quindi siano… nuovi, i The Beyond hanno come filosofia fondante la volontà di riprodurre con la massima fedeltà possibile le sonorità death degli anni ’90. Old school death metal allo stato cristallino, insomma. In ciò, dimostrando una passione assoluta e una cura dei dettagli che fa onore a questo dischetto. Artwork, testi e informazioni varie, per esempio, ci sono tutti, nello jewel case. Ma, fatto più importante, anche il suono, c’è. Un gustoso flavour analogico contrassegna le quattro tracce a disposizione di chi ascolta, rendendo pressoché perfetta la trasposizione, nel 2013, le sonorità che hanno reso leggendarie band quali Morbid Angel, Napalm Death, Obituary e Autopsy. Come ci si poteva facilmente aspettare non è l’originalità la peculiarità di “Decaying Death” (debutto discografico dei Nostri): soggetto grafico, tematiche affrontate e stile sono quelle da enciclopedia del death metal alla voce ‘ortodossia’. Del resto, l’ensemble stesso specifica questa scelta ‘progettuale’, per cui quanto sopra non si può inquadrare come un difetto. Anzi, per gli appassionati del genere non può che essere una peculiarità, saporita, da assaporare a occhi chiusi. Rilevata la bravura di Michel e compagni nell’avere saputo trasmettere, con tecnica più che sufficiente, l’anima di David Vincent e John Tardy in “Decaying Death”, non resta che rimanere in attesa del primo lavoro di lunga durata, quindi. Daniele “dani66” D’Adamo
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Necrosy Necrosy [EP] 2013, Autoprodotto Death |
Pagina Facebook |
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Tracklist: 01. No Solution |
Territorio di caccia del black metal, quello delle one-man band – a volte – accoglie anche progetti diversi come quello in esame, più spostato verso il death. Pure se, ascoltando a fondo le quattro tracce che compongono “Necrosy” dell’omonimo progetto ideato da Christian Giusto, le digressioni dall’ortodossia del genere sono parecchie e così tante che, alla fine, appare riduttivo riferirsi a una sola tipologia musicale per tentare di catalogare l’EP. Tutte, però, convergenti nello stile voluto dal Nostro, che fonda le proprie radici nel concetto di necrosi, e delle visionarie ramificazioni che tale patologia genera nella mente. L’umore che permea “Necrosy” è cupo, tetro, sferzato da improvvise accelerazioni e subitanei affondamenti nel baratro della depressione (“Buried Inside Your Mental Walls”). L’ottimo sound del lavoro, dovuto al fatto che Giusto suoni tutti gli strumenti senza avvalersi di surrogati digitali e, non ultimo, al fatto che il lavoro stesso sia stato registrato, missato e masterizzato ai 16th Cellar Studio di Roma (Fleshgod Apocalypse, Hour Of Penance), assieme alla veste professionale dello jewel case (artwork, testi, ecc.), sono forieri di un futuro ricco di speranza, per il talento e le idee del mastermind veneto. Tenuto conto inoltre che, dopo la pubblicazione di “Necrosy” avvenuta nel gennaio di quest’anno, sono entrati a far parte della (ora) formazione i chitarristi Dario Bassi e Denis Tonetto. Daniele “dani66” D’Adamo
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Violent Sun Traces [EP] 2012, Autoprodotto Death |
Pagina Facebook |
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Tracklist: 01. The Dreamer |
Con il novello “Traces” i toscani Violent Sun fanno il paio con l’altro EP autoprodotto, “Under A Violent Sun”, uscito nel 2011. Benché si tratti anche in questo caso di un CD promozionale, l’ottima produzione e l’altrettanto azzeccata accoppiata registrazione/missaggio (di Marco Saloni presso i MIB Studios di Siena) regalano al dischetto un buon suono, pieno e carnoso. Il quale si adatta perfettamente allo stile proposto dal combo di Monteriggioni, cioè un death metal melodico abbastanza ricco di odori e colori dal chiaro, anzi oscuro, sapore di gothic. Sebbene la proposta dei Nostri sia allineata ai mood contemporanei in materia, il richiamo non può che andare ai Paradise Lost di “Icon” (1993) anche se, soprattutto in “Stains Of Fervency”, appare più evidente una spiccata tendenza alla malinconia. Un sentimento evidenziato con efficacia dal disegno di copertina, mesto e tetro, raffigurante le tenui figure dei due musicisti principali della band: Mario “Veles” Di Ceglie (chitarra e voce) e Riccardo “Noreh” Calanca (batteria). I quali, con una certa facilità, inquadrano con precisione il proprio stile, già pronto – a parere di chi scrive – al ‘grande salto’, cioè a debuttare per conto di una label ufficiale. Resta, invero, da sviluppare con maggior decisione nella stesura delle canzoni, al momento discrete ma non buone in virtù di un déjà vu che mina alla base l’originalità delle canzoni stesse. Un vizio cui si può porre rimedio, poiché lo ‘zoccolo duro’ dei Violent Sun non è affatto male e merita, senz’altro, l’onore di una chance. Daniele “dani66” D’Adamo
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Dead Summer Society Visions from a Thousand Lives 2012, Autoprodotto Gothic/Black |
Myspace Ufficiale |
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Tracklist: 01. Explicit |
Progetto solista di Mist, chitarrista degli How Like a Winter, i Dead Summer Society sfornano un nuovo lavoro, questa volta con l’ambizione di essere un vero e proprio album autoprodotto di ben 12 tracce. Al contrario dei precedenti demo del gruppo, esclusivamente strumentali, inoltre, fanno la loro comparsa anche le voci, per le quali si son rese necessarie le partecipazioni di Trismegisto (Cult of Vampyrism e Teeth of Thorns), Federica Fazio e Claudia Maria Luisa Murella. L’impegno è notevole, visto lo sforzo compositivo e produttivo. Purtroppo il risultato finale non sembra esserne totalmente all’altezza. Le dodici tracce di “Visions from a Thousand Lives” presentano tantissime idee e influenze, a tratti pure troppe perchè non si riesce quasi a fare l’orecchio a certe sonorità o a certe soluzioni, che già lo stile cambia, l’umore muta, i tempi vengono spezzati e ricostruiti. Se in alcune occasioni questo modo di comporre può funzionare, alla lunga, ripetuto per tutta la durata del disco, diventa fastidioso perchè spezzetta fin troppo l’ascolto. Le idee, quindi, ci sono, così come la capacità di scrivere bella musica, con un po’ più di esperienza si riuscirà sicuramente a limare i problemi, e la voglia di stupire a tutti i costi, per mettere le doti sopra enunciate al solo servizio della musica e dell’ascoltatore. Un piccolo appunto, doveroso, è anche sulla scelta delle vocalist. Claudia Maria Luisa Murella ha una voce molto calda ed espressiva, ma dovrebbe decisamente migliorare la pronuncia in inglese, dato che il suo accento siciliano si percepisce anche quando canta in un’altra lingua, e a maggior ragione quando recita i versi in italiano su “Shadow I Bear”. Purtroppo piccoli particolari come questi rischiano di squalificare (soprattutto all’estero) un prodotto altrimenti molto valido. Alessandro “Engash Krul” Calvi
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Dryades De Contemptu Mundi 2012, Autoprodotto Folk/Medieval metal |
MySpace |
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Tracklist:
01. De Contemptu Mundi
02. Eras Quan Vey Verdeyar
03. Venite A La Dansa
04. Ja Nuns Hons Pris
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Appena nati e già i Dryades, band di Milano nata nel 2011, si cimentano con un primo demo composto di quattro tracce. Alessandro “Engash Krul” Calvi
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Lovemongers The Third Half 2012, Autoprodotto Hard Rock |
Myspace Ufficiale | ||
Tracklist: 01. Swallove
02. Tsunami Surfer
03. Latin Lover Is Over
04. Closing Curtains
05. The Misbehavers
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EP di debutto per gli italiani The Lovemongers, messi licenziosi di un hard rock sguaiato e scorretto. Soprattutto per quanto riguarda le tematiche, è importante concentrare la propria attenzione sull’aggettivo “hard”: doppi sensi, ammiccamenti ed esplicite dichiarazioni d’intenti la fanno, infatti, da padrone, in un continuum perfettamente esemplificato dal bollino in copertina, il caro, vecchio, inutilmente dissuasivo Parental Advisory! La presentazione del disco è ottima, soprattutto per quanto riguarda il supporto vero e proprio, camuffato da vinile, con tanto di microsolchi tracciati sulla superficie. Per quanto riguarda l’aspetto sonoro, i cinque brani contenuti nell’EP ci permettono di valutare abbastanza chiaramente la proposta musicale del gruppo: prendete il classico rock à la Mötley Crüe, infarcitelo di elementi funky, aggiungete una spruzzatina di melodie suadenti e vi sarete fatti un’idea abbastanza precisa del cocktail offertoci dalla band. Passando a un’analisi più approfondita, sono da evidenziare luci e ombre: in un amalgama disomogenea, vengono accostati riff e fraseggi piuttosto banali a trovate interessanti e maggiormente riuscite. L’impressione generale è di un disco fatto dai musicisti nell’intento, certamente riuscito, di divertirsi; nel processo, però, viene perso di vista il quadro complessivo e si insiste con troppa frequenza su determinate soluzioni che, ben presto, risultano abusate. Anche la produzione ha il suo peso sul risultato finale: la voce di Leoni e il basso di Ballanza vengono decisamente ottusi, intorpidendone la vitalità e, sicuramente, non rendendo loro giustizia. Menzione d’onore per la chitarra di Carunchio che, spesso, riesce brillantemente a risollevare un momento di stanca con l’inserzione di riff azzeccati. Per concludere, i The Lovemongers potrebbero avere le carte necessarie per raggiungere risultati di buon livello; per farlo, però, devono fare mente locale e schiarirsi le idee: nel caso ambiscano a raggiungere traguardi più elevati, devono darsi da fare per dare vita a una proposta più corposa e originale, in grado di farli spiccare in un panorama musicale affollatissimo e saturo come quello dell’hard rock. Dopotutto, un inizio farraginoso non è sinonimo di disfatta! Damiano Fiamin
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Beggars On Highway Hard, Loud And Alcoholic 2012, Autoprodotto Hard Rock |
MySpace Ufficiale | ||
Tracklist: 01. Live Wild |
Fondati nel corso del 2010, i Beggars On Highway sono la classicissima band da scena underground, rifornita di buone caratteristiche ma ancora appesantita da eccessi derivativi che ne impediscono una piena riconoscibilità. Fabio “Diamond King” Vellata
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Achernar Dream Hypocrisera 2012, Autoprodotto Prog Metal/Post Rock |
Sito Ufficiale | ||
Tracklist: 01. ∞ |
«Achernar Dream is an art-prog music project born in 2007, We had a vision about society and humans and we expressed it in music» Con una simile premessa, di certo gli Achernar Dream non nascondono la loro ambizione: fondere musica e arte a 360° in un tutt’uno in grado di tradurre in forma tangibile la loro visione. Stefano “Joey Federer” Burini
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Nothing Left To Lose Never Too Loud [EP] 2012, Autoprodotto Hard Rock |
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Tracklist: 01. The Rocker |
Nel 2009 un paesino in provincia di Treviso vede nascere i Nothin’ To Lose, un combo che si fa conoscere in giro per feste e locali in qualità di tribute-band degli immortali Kiss. Il desiderio di dar vita anche a proprie composizioni originali si fa però sentire molto presto, e così un paio di anni dopo gli NTL registrano il loro primo demo, dal titolo Never Too Loud. Francesco “BurningHeart” Maraglino
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