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Red Smile Revolution It Rains Beer 2008, Autoprodotto Prog
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www.myspace.com/itrainsbeer
Tracklist:
1. Smiling Overture 2. New Age 3. Teen(R)ager 4. The Killing Laugh 5. Red Smile Revolution 6. Of Chance And Burden 7. Revelation 8. Father Of The Astonishing Man 9. When Worlds Collide 10. Bridges To Burn 11. Hardcore Night 12. Tragic Sunrise
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Dietro il benaugurante moniker It Rains Beer si cela un solo uomo: l’intraprendente Andrea Barbati, polistrumentista di Sassuolo autore di un disco d’altri tempi. Partendo da una solida base heavy Andrea si avventura in un concept dinamico, che richiama alla memoria il proto-progressive dei primi Queensrÿche e Fates Warning. Si distinguono in positivo le chitarre, il cui sound robusto e piacevolmente classico riesce spesso a reggere il peso di un songwriting bene articolato. I margini di miglioramento restano invece ampi per quanto riguarda la sezione ritmica (fiacca e lineare la drum-machine) e gli arrangiamenti, ancora troppo scarni. C’è poi da osservare che Andrea non è certo un cantante e si sente, sebbene le linee vocali traccino binari interessanti, che una voce professionista potrebbe valorizzare con buoni risultati. Collocato nell’ambito del panorama italiano ‘Red Smile Revolution’ soffre una concorrenza spietata, ma a sé considerato mette in luce una mano felice in fase compositva, che nel contesto adatto e soprattutto con una vera band alle spalle potrebbe togliersi più d’una soddisfazione.
Riccardo Angelini
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Una Sega Coi Piedi Depilatory 2008, Autoprodotto Heavy
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http://www.myspace.com/depilatory
Tracklist:
1. Lo Squarrao 2. Adesso 3. Io Sono Nano 4. Dr. Pandorn & Mr. Morro 5. Sex Machine 6. Silvana La Puttana 7. Matrimonio 8. Alchool Warriors 9. Depilatory 10. L’Alcolizzato 11. L’Uomo Verde
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Uno sguardo al titolo, uno alla copertina (semplicemente geniali) e più o meno avremo capito con chi o che cosa abbiamo a che fare. Più o meno. Infatti, quello che di primo acchito potrebbe sembrare un disco di metal estremo demenziale, si rivela a un più attento esame un disco di metal classico demenziale: sudicio e grezzo, sì, ma mai troppo violento. Discorso a parte per il cantato, o meglio, per gli urli dissennati, caotici e a tratti indecifrabili, che rendono spesso difficoltosa la compresione dei testi, sconci e sboccati come pochi. Quel di far ridere è un mestiere difficile: i Depilatory si aiutano con numerosi intermezzi in cui prendono in prestito la voce di Richard Benson o del mitico dottor Sawaru Ogekuri (chi ricorda “La Clinica Dell’Amore”?) per introdurre i propri brani. Dal punto di vista musicale in senso stretto la proposta è ancora povera e lineare, ma la band non sembra coltivare mire particolarmente ambiziose: al contrario la sue dimensione ideale sembra quella del piccolo palco dove, c’è da scommetterci, questi ragazzi possono trovare l’ambiente migliore per divertire e divertirsi.
Riccardo Angelini
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Dark Celebrity No Mercy 2008, Autoprodotto Death
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http://www.myspace.com/nomercyonline
Tracklist:
1- Cosmic Cum 2- Dark Celebrity 3- You Loose 4- Cadaverous Mon Amour
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I No Mercy si presentano con questo demo davvero ben prodotto e mettono in mostra un Death Metal che riesce ad essere sia molto aggressivo sia a concedersi spazi più atmosferici con inserti di cantato femminile psudo-lirico ed arrangiamenti che un po’ ricordano i Novembre. Se sulle parti dove la cattiveria la fa da padrona, ossia quelle in tremolo/blastbeat, i nostri non danno il meglio di loro stessi nè come precisione nè come pure idee esecutive, essi si riscattano nelle sezioni maggiormante thrash oriented e basate su accordi, dove risultano davvero coinvolgenti. Censurabili a personale parere di chi scrive gli inserti di musica elettronica, che risultano estemporanei in un contesto che vuole essere ben diverso a livello di genere e che non riesce ad emulare i ben più riusciti esperimenti di Daath o, ancora meglio, Combichrist. Una band da seguire comunque questi No Mercy ed una demo ottimamente realizzata questa Dark Celebrity.
Davide Iori
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Someone Hears Ragestorm 2008, Autoprodotto Thrash
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http://www.myspace.com/ragestormmetal
Tracklist:
1- Nothing 2- Kamikaze 3- Walking on a Mirror 4- Russian Roulette 5- Maggots
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Cantato in scream per i Ragestorm, che nonostante ciò si fanno fautori di un thrash metal suonato come i maestri insegnano e che riesce a concedersi anche qualche digressione maggiormente melodica in corrispondenza dei ritornelli. Se il cantante Game risulta devastante quando deve sfoderare la sua ugola estrema però, altrettanto non si può dire per la sua voce pulita: intonata certo, ma dalle linee melodiche forse un po’ troppo scontatelle, che risultano alla lunga un po’ stancanti e lamentose. Manca un po’ la tecnica negli assoli, ma per il resto la coppia d’asce Tele/Rufio fa il suo lavoro in maniera egregia, tirando fuori arrangiamenti anche molto piacevoli in corrispondenza delle melodie a nota singola che si presentano ogni tanto. Piacevole dunque questo “Someone Hears?”, sicuramente una bella sorpresa per il thrash italico, il quale grazie a gruppi come National Suicide, Death Mechanism ed altri sta vivendo una nuova giovinezza a oltre vent’anni di distanza dalla sua nascita… per i Ragestorm auspichiamo solo una varietà maggiore nelle prossime uscite, nonché qualche virtuosismo in più in sede esecutiva, in quanto produzione ed idee di base sono invece ottime.
Davide Iori
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Unforgivable Blooddrunk 2008, Autoprodotto Thrash
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http://www.myspace.com/bloodhc
Tracklist:
1- Unforgivable 2- All For you 3- Dancing in the Obscene 4- Outro
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Unforgivable si presenta veramente sotto i peggiori auspici, con un packaging inesistente ed un supporto audio costituito da un CD masterizzato con il titolo scritto sopra a pennarello. In un’epoca in cui i gruppi volenterosi si presentano con demo registrate professionalmente e impacchettate in jewelcase o addirittura digipack questo aspetto non può più essere trascurato. Per quanto riguarda la proposta musicale ci troviamo davanti ad un death melodico mischiato a thrash e metalcore dai breakdown sentiti e risentiti e dai cori melodicissimi. Idee piacevoli da ascoltare quelle dei Blooddrunk, sia chiaro, ma che non mettono nel piatto nulla di nuovo e che sono anche registrate in maniera non del tutto sufficiente. Saranno le chitarre leggermente impastate, la cassa della batteria troppo finta, la voce ripresa con una qualità sotto la media, ma questo lavoro non riesce ad eccellere nemmeno sotto questo aspetto. Non vogliamo in ogni caso affossare una band che risulta affiatata e si prodiga a proporre all’ascoltatore anche assoli piuttosto lunghi che in un certo genere, il metalcore appunto, sono davvero fuori moda e dunque costituiscono una scelta coraggiosa per chi desidera inserirli: gli consigliamo dunque di aumentare la qualità del loro prodotto-disco (copertina, artwork, inscatolamento eccetera, oltre che la produzione vera e propria) nonchè di concentrarsi sulle idee originali che nonostante tutto già si sentono in questo prodotto (gli assoli appunto, le melodie dei ritornelli, il tema di chitarra Dancing in the Obscene posto circa a 0:40) non facendosi influenzare dalle mode del momento e non scadendo in digressioni pseudo umoristiche come accade ad esempio nella traccia conclusiva. In questa maniera potrebbero diventare un act davvero interessante.
Davide Iori
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Karmian Karmian 2008, Autoprodotto Thrash
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www.myspace.com/karmian
Tracklist:
01 Ways of Death 02 Nader Skin 03 Silent Scream 04 Welcome Warriors 05 Lethal Weapon
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Nati dalle ceneri dei When The Storm Broke, i carpigiani Karmian debuttano con un EP auto-prodotto che attinge dalla formula thrash à la Slayer, riverberi swedish e derivati moderni. Nonostante la relativa inesperienza – il gruppo è attivo da circa tre anni – la formazione a cinque si destreggia con risultati discreti, complice una produzione grezza e genuina che dà risalto a ciascuno strumento. I chitarristi Andrea “Barra” Baraldi e Mauro “Lo Zio” Leone comandano le operazioni con una serie di riff taglienti, inclini ad accelerazioni brucianti, che sfociano nel caos solistico brevettato dai maestri Hanneman e King (Ways of Death); il canovaccio si ripete con variazioni minime (Silent Scream), eccezion fatta per la conclusiva Lethal Weapon, mid-tempo che tradisce influenze più moderne e preferisce il groove alle classiche sfuriate thrash. L’armamentario esibito è più che sufficiente per l’esame del palcoscenico, ma la prossima tappa in studio sarà decisiva: urge perfezionare il songwriting con un apporto più significativo della sezione ritmica – piuttosto anonima – e una certa modulazione di quell’arma a doppio taglio che è il growl. La concorrenza non sta a guardare.
Federico Mahmoud
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Collateral Damage Collateral Damage 2008, Autoprodotto Heavy
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http://www.myspace.com/collateralda
Tracklist:
1. Drunk In a Bloody Rain 2. Try Me Again 3. Labyrinth of Death
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Attivi dal 2005, i laziali Collateral Damage esordiscono due anni più tardi con un terzetto di brani che si rifanno ai canoni heavy metal tradizionali. Il biglietto da visita è Drunk In A Bloody Rain, opener bellicosa che testa le doti di screamer di Matt ed evidenzia una certa inclinazione a cimentarsi in composizioni varie e articolate. Non a caso anche la successiva Try Me Again – incipit acustico e struttura da power-ballad – supera agilmente i sei minuti, con richiami evidenti all’opera dei colossi Iron Maiden; l’eredità della Vergine di Ferro, più dei citati Judas Priest, Testament e compagnia, marchia a fuoco i fraseggi dei chitarristi Izzy e Blade. Labirynth of Death mostra il lato più thrashy del songwriting, anche se manca la velocità siderale tipica del genere. Pro e contro: da un lato le potenzialità del cantante, un patrimonio su cui investire nonostante la presente acerbità, dall’altro l’evidente inesperienza di una line-up che difetta di coesione. Nessun appunto gratuito alla direzione stilistica intrapresa, che nel 99% dei casi tradisce le influenze di una giovane formazione debuttante. Consigli per il futuro: migliorare l’azione di gruppo e affrancarsi progressivamente dall’ombra degli artisti ispiratori.
Federico Mahmoud
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Panic Der Geist 2007, Autoprodotto Death
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http://www.myspace.com/dergeistmusic
Tracklist:
1- Intro 2- V 3- M(e)sunderstanding 4- Panic! 5- Slave of Illusion
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Packaging scarso e CD masterizzato con scritta a pennarello anche per i Der Geist, che però, a differenza dei precedenti Blooddrunk, risollevano in pieno le loro quotazioni non appena si inserisce il loro CD nel lettore, facendosi portatori di un death metal interessantissimo nel quale tutti gli strumenti hanno uno un loro ruolo di primo piano: dal basso con le sue escursioni pseudo funky, alla tastiera fautrice di linee melodiche alla “De Beers” (chi non si ricorda la colonna sonora della pubblicità “Un diamante è per sempre”?), fino naturalmente alle chitarre che sostengono tutto con un lavoro preciso ed assoli sempre ispirati. La produzione non è certamente agli apici storici, soprattutto rispetto agli standard del nuovo millennio, si stente che non si è speso troppo tempo in editing e che la batteria è stata ripresa con i mezzi a disposizione (e quindi non perfettamente), comunque i suoni sono ottimi e molto definiti, il mixaggio chiaro e pulito e quindi le composizioni si presentano in tutto il loro splendore permettendo a chiunque di godersele appieno. Un ottimo lavoro quindi questo Panic, che dimostra come si possa suonare death metal, e in questo caso melodic death metal che molto deve al progressive, senza risultare per forza tristi o infuriati col mondo… i nostri in canzoni come ad esempio Slave of Illusion riescono addirittura a trasmettere gioia o se non altro positività. prova eccellente dunque, continuate così.
Davide Iori
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The Dusk Orghia 2008, Autoprodotto Death
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www.myspace.com/orghia
Tracklist:
01 Intro 02 Hostages of Fate 03 Ultimatum 04 First Light
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I fiorentini Orghia sono una band autrice di un death metal melodico di stampo scandinavo che identifica nei Dark Tranquillity della seconda era, il principale punto di riferimento. Le ritmiche up-tempo sono belle tirate e non disdegnano quel retrogusto melodico che ha fatto la fortuna della scena musicale di Göteborg. Gli stilemi sono quindi ampiamente rispettati, ma la qualità viene un po’ meno causa carenza di soli in grado di rendere vincenti le quattro canzoni di cui si compone la tracklist. Il sound si attesta buono grazie al missaggio operato dalle esperte mani dei tecnici degli svedesi Not Quite Studio. “The Dusk – Promo” è un frugale antipasto del full length di debutto previsto in uscita a breve. Il fatto che la Copro Records abbia poi investito sugli Orghia lascia ben sperare in qualcosa di più. Attendiamo.
Nicola Furlan
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