From The Depths – L’occhio di TM sull’underground – Gennaio 2009

Di Angelo D'Acunto - 5 Gennaio 2009 - 22:19
From The Depths – L’occhio di TM sull’underground – Gennaio 2009

L’occhio di TrueMetal.it sull’Underground – # 01/2009

Edizione post-vacanze natalizie per la nostra rubrica sull’underground italiano. Qui, e nelle prossime edizioni, troverete informazioni sui demo che ci arrivano in redazione, da sommare alle recensioni dei demo migliori, che continueremo a pubblicare nell’apposita sezione.

Ricordiamo che i sample di tutte le band sono disponibili sulle relative pagine MySpace, segnalate a lato della recensione.

Buona scoperta!

Indice aggiornato della rubrica

Gennaio 2009


Red Smile Revolution
It Rains Beer
2008, Autoprodotto
Prog

 


www.myspace.com/itrainsbeer

Tracklist:

1. Smiling Overture
2. New Age
3. Teen(R)ager
4. The Killing Laugh
5. Red Smile Revolution
6. Of Chance And Burden
7. Revelation
8. Father Of The Astonishing Man
9. When Worlds Collide
10. Bridges To Burn
11. Hardcore Night
12. Tragic Sunrise

 

Dietro il benaugurante moniker It Rains Beer si cela un solo uomo: l’intraprendente Andrea Barbati, polistrumentista di Sassuolo autore di un disco d’altri tempi. Partendo da una solida base heavy Andrea si avventura in un concept dinamico, che richiama alla memoria il proto-progressive dei primi Queensrÿche e Fates Warning. Si distinguono in positivo le chitarre, il cui sound robusto e piacevolmente classico riesce spesso a reggere il peso di un songwriting bene articolato. I margini di miglioramento restano invece ampi per quanto riguarda la sezione ritmica (fiacca e lineare la drum-machine) e gli arrangiamenti, ancora troppo scarni. C’è poi da osservare che Andrea non è certo un cantante e si sente, sebbene le linee vocali traccino binari interessanti, che una voce professionista potrebbe valorizzare con buoni risultati. Collocato nell’ambito del panorama italiano ‘Red Smile Revolution’ soffre una concorrenza spietata, ma a sé considerato mette in luce una mano felice in fase compositva, che nel contesto adatto e soprattutto con una vera band alle spalle potrebbe togliersi più d’una soddisfazione.

Riccardo Angelini



Una Sega Coi Piedi
Depilatory
2008, Autoprodotto
Heavy

http://www.myspace.com/depilatory

Tracklist:

1. Lo Squarrao
2. Adesso
3. Io Sono Nano
4. Dr. Pandorn & Mr. Morro
5. Sex Machine
6. Silvana La Puttana
7. Matrimonio
8. Alchool Warriors
9. Depilatory
10. L’Alcolizzato
11. L’Uomo Verde

Uno sguardo al titolo, uno alla copertina (semplicemente geniali) e più o meno avremo capito con chi o che cosa abbiamo a che fare. Più o meno. Infatti, quello che di primo acchito potrebbe sembrare un disco di metal estremo demenziale, si rivela a un più attento esame un disco di metal classico demenziale: sudicio e grezzo, sì, ma mai troppo violento. Discorso a parte per il cantato, o meglio, per gli urli dissennati, caotici e a tratti indecifrabili, che rendono spesso difficoltosa la compresione dei testi, sconci e sboccati come pochi. Quel di far ridere è un mestiere difficile: i Depilatory si aiutano con numerosi intermezzi in cui prendono in prestito la voce di Richard Benson o del mitico dottor Sawaru Ogekuri (chi ricorda “La Clinica Dell’Amore”?) per introdurre i propri brani. Dal punto di vista musicale in senso stretto la proposta è ancora povera e lineare, ma la band non sembra coltivare mire particolarmente ambiziose: al contrario la sue dimensione ideale sembra quella del piccolo palco dove, c’è da scommetterci, questi ragazzi possono trovare l’ambiente migliore per divertire e divertirsi.

Riccardo Angelini



Dark Celebrity
No Mercy
2008, Autoprodotto
Death

http://www.myspace.com/nomercyonline

Tracklist:

1- Cosmic Cum
2- Dark Celebrity
3- You Loose
4- Cadaverous Mon Amour

I No Mercy si presentano con questo demo davvero ben prodotto e mettono in mostra un Death Metal che riesce ad essere sia molto aggressivo sia a concedersi spazi più atmosferici con inserti di cantato femminile psudo-lirico ed arrangiamenti che un po’ ricordano i Novembre. Se sulle parti dove la cattiveria la fa da padrona, ossia quelle in tremolo/blastbeat, i nostri non danno il meglio di loro stessi nè come precisione nè come pure idee esecutive, essi si riscattano nelle sezioni maggiormante thrash oriented e basate su accordi, dove risultano davvero coinvolgenti. Censurabili a personale parere di chi scrive gli inserti di musica elettronica, che risultano estemporanei in un contesto che vuole essere ben diverso a livello di genere e che non riesce ad emulare i ben più riusciti esperimenti di Daath o, ancora meglio, Combichrist. Una band da seguire comunque questi No Mercy ed una demo ottimamente realizzata questa Dark Celebrity.

Davide Iori



Someone Hears
Ragestorm
2008, Autoprodotto
Thrash

http://www.myspace.com/ragestormmetal

Tracklist:

1- Nothing
2- Kamikaze
3- Walking on a Mirror
4- Russian Roulette
5- Maggots

Cantato in scream per i Ragestorm, che nonostante ciò si fanno fautori di un thrash metal suonato come i maestri insegnano e che riesce a concedersi anche qualche digressione maggiormente melodica in corrispondenza dei ritornelli. Se il cantante Game risulta devastante quando deve sfoderare la sua ugola estrema però, altrettanto non si può dire per la sua voce pulita: intonata certo, ma dalle linee melodiche forse un po’ troppo scontatelle, che risultano alla lunga un po’ stancanti e lamentose. Manca un po’ la tecnica negli assoli, ma per il resto la coppia d’asce Tele/Rufio fa il suo lavoro in maniera egregia, tirando fuori arrangiamenti anche molto piacevoli in corrispondenza delle melodie a nota singola che si presentano ogni tanto. Piacevole dunque questo “Someone Hears?”, sicuramente una bella sorpresa per il thrash italico, il quale grazie a gruppi come National Suicide, Death Mechanism ed altri sta vivendo una nuova giovinezza a oltre vent’anni di distanza dalla sua nascita… per i Ragestorm auspichiamo solo una varietà maggiore nelle prossime uscite, nonché qualche virtuosismo in più in sede esecutiva, in quanto produzione ed idee di base sono invece ottime.

Davide Iori



Unforgivable
Blooddrunk
2008, Autoprodotto
Thrash

http://www.myspace.com/bloodhc

Tracklist:

1- Unforgivable
2- All For you
3- Dancing in the Obscene
4- Outro


Unforgivable si presenta veramente sotto i peggiori auspici, con un packaging inesistente ed un supporto audio costituito da un CD masterizzato con il titolo scritto sopra a pennarello. In un’epoca in cui i gruppi volenterosi si presentano con demo registrate professionalmente e impacchettate in jewelcase o addirittura digipack questo aspetto non può più essere trascurato. Per quanto riguarda la proposta musicale ci troviamo davanti ad un death melodico mischiato a thrash e metalcore dai breakdown sentiti e risentiti e dai cori melodicissimi. Idee piacevoli da ascoltare quelle dei Blooddrunk, sia chiaro, ma che non mettono nel piatto nulla di nuovo e che sono anche registrate in maniera non del tutto sufficiente. Saranno le chitarre leggermente impastate, la cassa della batteria troppo finta, la voce ripresa con una qualità sotto la media, ma questo lavoro non riesce ad eccellere nemmeno sotto questo aspetto. Non vogliamo in ogni caso affossare una band che risulta affiatata e si prodiga a proporre all’ascoltatore anche assoli piuttosto lunghi che in un certo genere, il metalcore appunto, sono davvero fuori moda e dunque costituiscono una scelta coraggiosa per chi desidera inserirli: gli consigliamo dunque di aumentare la qualità del loro prodotto-disco (copertina, artwork, inscatolamento eccetera, oltre che la produzione vera e propria) nonchè di concentrarsi sulle idee originali che nonostante tutto già si sentono in questo prodotto (gli assoli appunto, le melodie dei ritornelli, il tema di chitarra Dancing in the Obscene posto circa a 0:40) non facendosi influenzare dalle mode del momento e non scadendo in digressioni pseudo umoristiche come accade ad esempio nella traccia conclusiva. In questa maniera potrebbero diventare un act davvero interessante.

Davide Iori



Karmian
Karmian
2008, Autoprodotto
Thrash

www.myspace.com/karmian

Tracklist:

01 Ways of Death
02 Nader Skin
03 Silent Scream
04 Welcome Warriors
05 Lethal Weapon

Nati dalle ceneri dei When The Storm Broke, i carpigiani Karmian debuttano con un EP auto-prodotto che attinge dalla formula thrash à la Slayer, riverberi swedish e derivati moderni. Nonostante la relativa inesperienza – il gruppo è attivo da circa tre anni – la formazione a cinque si destreggia con risultati discreti, complice una produzione grezza e genuina che dà risalto a ciascuno strumento. I chitarristi Andrea “Barra” Baraldi e Mauro “Lo Zio” Leone comandano le operazioni con una serie di riff taglienti, inclini ad accelerazioni brucianti, che sfociano nel caos solistico brevettato dai maestri Hanneman e King (Ways of Death); il canovaccio si ripete con variazioni minime (Silent Scream), eccezion fatta per la conclusiva Lethal Weapon, mid-tempo che tradisce influenze più moderne e preferisce il groove alle classiche sfuriate thrash. L’armamentario esibito è più che sufficiente per l’esame del palcoscenico, ma la prossima tappa in studio sarà decisiva: urge perfezionare il songwriting con un apporto più significativo della sezione ritmica – piuttosto anonima – e una certa modulazione di quell’arma a doppio taglio che è il growl. La concorrenza non sta a guardare.

Federico Mahmoud



Collateral Damage
Collateral Damage
2008, Autoprodotto
Heavy

http://www.myspace.com/collateralda

Tracklist:

1. Drunk In a Bloody Rain
2. Try Me Again
3. Labyrinth of Death

Attivi dal 2005, i laziali Collateral Damage esordiscono due anni più tardi con un terzetto di brani che si rifanno ai canoni heavy metal tradizionali. Il biglietto da visita è Drunk In A Bloody Rain, opener bellicosa che testa le doti di screamer di Matt ed evidenzia una certa inclinazione a cimentarsi in composizioni varie e articolate. Non a caso anche la successiva Try Me Again – incipit acustico e struttura da power-ballad – supera agilmente i sei minuti, con richiami evidenti all’opera dei colossi Iron Maiden; l’eredità della Vergine di Ferro, più dei citati Judas Priest, Testament e compagnia, marchia a fuoco i fraseggi dei chitarristi Izzy e Blade. Labirynth of Death mostra il lato più thrashy del songwriting, anche se manca la velocità siderale tipica del genere. Pro e contro: da un lato le potenzialità del cantante, un patrimonio su cui investire nonostante la presente acerbità, dall’altro l’evidente inesperienza di una line-up che difetta di coesione. Nessun appunto gratuito alla direzione stilistica intrapresa, che nel 99% dei casi tradisce le influenze di una giovane formazione debuttante. Consigli per il futuro: migliorare l’azione di gruppo e affrancarsi progressivamente dall’ombra degli artisti ispiratori.

Federico Mahmoud



Panic
Der Geist
2007, Autoprodotto
Death

http://www.myspace.com/dergeistmusic

Tracklist:

1- Intro
2- V
3- M(e)sunderstanding
4- Panic!
5- Slave of Illusion


Packaging scarso e CD masterizzato con scritta a pennarello anche per i Der Geist, che però, a differenza dei precedenti Blooddrunk, risollevano in pieno le loro quotazioni non appena si inserisce il loro CD nel lettore, facendosi portatori di un death metal interessantissimo nel quale tutti gli strumenti hanno uno un loro ruolo di primo piano: dal basso con le sue escursioni pseudo funky, alla tastiera fautrice di linee melodiche alla “De Beers” (chi non si ricorda la colonna sonora della pubblicità “Un diamante è per sempre”?), fino naturalmente alle chitarre che sostengono tutto con un lavoro preciso ed assoli sempre ispirati. La produzione non è certamente agli apici storici, soprattutto rispetto agli standard del nuovo millennio, si stente che non si è speso troppo tempo in editing e che la batteria è stata ripresa con i mezzi a disposizione (e quindi non perfettamente), comunque i suoni sono ottimi e molto definiti, il mixaggio chiaro e pulito e quindi le composizioni si presentano in tutto il loro splendore permettendo a chiunque di godersele appieno. Un ottimo lavoro quindi questo Panic, che dimostra come si possa suonare death metal, e in questo caso melodic death metal che molto deve al progressive, senza risultare per forza tristi o infuriati col mondo… i nostri in canzoni come ad esempio Slave of Illusion riescono addirittura a trasmettere gioia o se non altro positività. prova eccellente dunque, continuate così.

Davide Iori



The Dusk
Orghia
2008, Autoprodotto
Death

www.myspace.com/orghia

Tracklist:

01 Intro
02 Hostages of Fate
03 Ultimatum
04 First Light


I fiorentini Orghia sono una band autrice di un death metal melodico di stampo scandinavo che identifica nei Dark Tranquillity della seconda era, il principale punto di riferimento. Le ritmiche up-tempo sono belle tirate e non disdegnano quel retrogusto melodico che ha fatto la fortuna della scena musicale di Göteborg. Gli stilemi sono quindi ampiamente rispettati, ma la qualità viene un po’ meno causa carenza di soli in grado di rendere vincenti le quattro canzoni di cui si compone la tracklist. Il sound si attesta buono grazie al missaggio operato dalle esperte mani dei tecnici degli svedesi Not Quite Studio. “The Dusk – Promo” è un frugale antipasto del full length di debutto previsto in uscita a breve. Il fatto che la Copro Records abbia poi investito sugli Orghia lascia ben sperare in qualcosa di più. Attendiamo.

Nicola Furlan


The Chronicles of Wind
Vexation
2008, Autoprodotto
Gothic

http://www.myspace.com/vexationgroup

Tracklist:

1- Intro: Requiem the Begin
2- World of Dreams
3- The Chamber of the Solitary One
4- Over All Blames
5- Symphony of Time
6- Outro: As the Wind Erase…


Mal suonato e pessimamente prodotto questo The Chronicles of Wind, nel quale cinque musicisti provenienti da Cassino mettono in mostra una buona padronanza strumentale, ma affossano tutti i loro sforzi con una produzione da demo-tape anni 80, assolutamente non masterizzata e probabilmente registrata con strumenti microfonati alla meno peggio. Se il basso fatica a farsi sentire e le chitarre sono poco più di un rantolo elettrico in lontananza, la cassa della batteria sembra un materasso colpito con un battipanni. Spiace usare termini tanto indelicati, ma la situazione è davvero questa ed alcuni evidenti errori esecutivi non fanno che peggiorare la situazione. Analizzare la proposta musicale dei nostri diventa quasi superfluo in quanto, se essi vogliono veramente emergere, dovranno innanzi tutto spendere molti più soldi nelle registrazioni e farsi parecchie ore di sala prove in più, anche solo per permettere ai loro ascoltatori di godere appieno di ciò che essi presentano loro. Ci limitiamo in questa sede a notare come i Vexation propongano un’interessante mistura di death, power e gothic metal, che con tutte le sue sfaccettature rischia di risultare nè carne nè pesce, ma regala anche momenti davvero affascinanti, soprattutto in pezzi come Over All Blames, in cui i momenti allegri si mischiano a quelli oscuri in continui cambi emotivi. Se saranno disposti a spendere più soldi nella loro passione ed a dedicare ad essa più tempo questi ragazzi potranno togliersi parecchie soddisfazioni.

Davide Iori