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Sacred Fire Assedio 2008, Autoprodotto Heavy
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www.myspace.com/assediospace
Tracklist:
1. Rising 2. Flight to Nowhere 3. Below 4. Fire of the Gods
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Gli Assedio sono piemontesi, giungono al secondo demo dopo il precedente Prisoners Of The Time del 2006 e propongono HM tradizionale. Dopo le solite vicissitudini, della line-up originale rimane il solo Francesco Benevento(chitarra). Non per questo mancano le soddisfazioni all’interno della band: le partecipazioni alle rassegne Piemont Rock Festival, Torino Sotterranea e il concerto in Piazza San Carlo a Torino sono lì a dimostrarlo. I quattro pezzi contenuti in Sacred Fire non difettano assolutamente in attitudine, ma deludono inesorabilmente per quanto attiene il cantato. Rising è diretta discendente dei Death SS più veloci, per quanto concerne l’impianto portante ma poi si sfilaccia da sola non riuscendo a colpire come ci si dovrebbe aspettare, Flight To Nowhere tributa gli Iron Maiden, così come la successiva, convincente e veloce Below, per quanto attiene il lavoro delle asce. Fire Of The Gods è ancora britannica al 100%, impreziosita però da impennate epiche. Assedio: i numeri ci sono, vanno solo incanalati e rivisti nel verso giusto, con un pizzico di personalità in più.
Stefano Ricetti
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Bestial Carnage Bestial Carnage 2009, Autoprodotto Death |
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www.myspace.com/bestialcarnage666
Tracklist:
1. Bestial Carnage 2. Master Of Sin 3. I Kill You 4. Shadows In The Deep [Cover degli Unleashed]
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Basta dare un’occhiata alla copertina del demo per capire di che pasta sono fatti i pugliesi Bestial Carnage: caprone, pentacolo, rosso sangue: un’immersione “bestiale” appunto in pieno death-grind old school. Sembra ritornare ai tempi dei primi album, anzi, dei demo di band come i Grave, Autopsy, Hypocrisy, con una vena altrettanto tipica di sound americanoide dei primi anni ’90. Tutto suona marcio, a partire dalle chitarre che sfiorano la zanzara ma non per velleità black, ma perché la produzione è ai minimi storici. Devastante, in senso sia buono che cattivo, anche la batteria, suonata da un “Fenrir” che non lascia alcun respiro e prosegue senza sosta a battere ritmi ossessivi e abbastanza generalisti. Vien da sé, ovviamente, il growl brutale del vocalist “Vygrid”, dal nick misteriosamente pagan-black che poco, o nulla, ha a che fare con questo tipo di produzione. Poco da dire: un demo di poco più di un quarto d’ora diretto come un pugno in faccia. I brani sono tutti già sentiti, brevi e incisivi, e si insinuano perfettamente nel grande flusso del death primigenio underground. Aspettiamo il prossimo lavoro, magari con un filo di personalità in più.
Daniele Balestrieri
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The Awakening Ever-Frost 2008, Autoprodotto Death |
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www.myspace.com/everfrostband
Tracklist:
01 A Glance Into The End 02 The Awakening 03 The New Age Of Redemption 04 Tear Down The Sky
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Arrivano da Modena gli Ever-Frost, quartetto formatosi nell’anno 2003 e giunto, ai giorni nostri, alla prima prova in studio con questo demo autoprodotto dal titolo The Awakening. Quattro le tracce a disposizone all’interno di un disco che, appena inserito nell’apposito lettore e premuto il tasto play, richiama alla mente il melodeath dei maestri Dark Tranquillity in primis più alcune parti più “oscure” riconducibili agli Opeth. Per quanto riguarda l’influenza principale, echi di Skydancer si fanno sentire più o meno durante tutto lo scorrere dei venti minuti circa, divisi per quattro tracce. Brani ben composti, anche se molto derivativi e fedeli alle influenze sopracitate, ben prodotti e suonati con una perizia tecnica veramente degna di nota, sopratutto per quanto riguarda il lavoro solistico delle chitarre. Sebbene le prime tre tracce risultino essere un po’ troppo omogenee, la band modenese fa di tutto per cercare di mantenere viva l’attenzione di chi ascolta, puntando gran parte delle proprie forze su melodia e aggressività, senza tralasciare il lato più tecnico, ma comunque non troppo esagerato e, sopratutto, mai fine a se stesso. La conclusione è affidata agli arpeggi di chitarra in clean che introducono Tear Down The Sky, brano che in qualche modo si distacca dalle precedenti, puntando molto sul fattore atmosferico della musica, lasciando spazio all’alternarsi fra parti più riflessive con tanto di cantato a voce pulita, ed esplosioni più elettriche e aggressive. Buona la prima, tutto sommato. La proposta musicale della band per il momento rimane molto derivativa, ma viste le doti messe in mostra per l’occasione, siamo sicuri che riusciranno a lavorare più sulla personalità in modo da compiere qualche passo in avanti nei lavori futuri.
Angelo D’Acunto |
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Eyes Of Ianus Eyes Of Ianus 2008, Autoprodotto Prog |
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www.myspace.com/ianusight
Tracklist:
01. Through Time And Space 02. From Sea Of Stars 03. Hypercronius 04. The Last Defence 05. Omniscient Eye 06. Consequences 07. Broken 08. Far World, Home 09. Points Of View 10. Beneath A Steel Sky 11. One More Chance 12. Battle On The Surface 13. The Myth
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Dietro all’ambizioso progetto Eyes of Ianus, giunto al primo full length autoprodotto, si celano il polistrumentista Enrico Sidoti e il tastierista Franco Iannone, coadiuvati per l’occasione da una sfilza di musicisti ospiti davvero di prestigio (per citare i nomi più altisonanti: Roberto Tiranti dei Labyrinth, Wild Steel dei Shadows of Steel, Andrea Gentili e Daniele Sanna dei Skycraper e Antonio Cannoletta dei Fallen Angel). Earthcry, questo il titolo del disco, è in pratica una rock opera sulla scia di Ayreon (la creatura di Arjen Anthony Lucassen), nella quale passaggi più marcatamente progressive si mescolano a sonorità alla Mike Oldfield e Vangelis e a influenze power metal. Nonostante l’idea di fondo non sia per nulla da buttare e anche il concept narrato sia piuttosto interessante (la ricerca delle risposte alle grandi domande esistenziali: chi siamo? da dove veniamo?), dal punto di vista musicale il risultato ottenuto può dirsi solamente discreto: sebbene infatti la tecnica esecutiva sia davvero buona le composizioni risultano ancora piuttosto acerbe, ripetitive e prolisse, e mancano inoltre di quel mordente necessario a catturare per bene l’attenzione dell’ascoltatore. Sarà per la prossima volta quindi, e siamo sicuri che con la giusta esperienza accumulata il risultato potrà essere più convincente.
Lorenzo Bacega
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Promo 2008 FearyTales 2008, Autoprodotto Heavy |
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www.myspace.com/fearytalesband
Tracklist:
01. Tension 02. Night Time 03. Evil
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Formatisi originariamente nel 1995 con moniker Overdrive (poi cambiato per problemi di omonimia), i torinesi FearyTales (storpiatura dell’inglese Fairy Tale, cioè Fiaba) dopo numerosi cambiamenti di line-up riescono finalmente a pubblicare il primo demo autoprodotto, intitolato con poca originalità Promo 2008. Quello che viene descritto dalla band stessa come “un metal di matrice classica con influenze attuali, moderne ed estreme” è in pratica un sano heavy metal in puro stile Iron Maiden, fatto di riff potenti e chorus orecchiabili, con l’aggiunta di qualche sporadico inserto di voce femminile. Da notare poi l’utilizzo del growl, abbastanza forzato in alcuni punti ad essere onesti, che va ad alternarsi alla voce pulita. Nonostante i tre pezzi proposti siano ben suonati e nel complesso risultino più che sufficienti (buona soprattutto la prestazione del cantante Marco Chiariglione, specie nelle parti in clean), c’è da dire che le composizioni difettano completamente di originalità, e in una scena underground così affollata come quella italiana questa proposta musicale rischia di soffrire una concorrenza spietata. Tuttavia siamo sicuri che con un affinamento del songwriting e con un po’ di coraggio in più questi FearyTales avranno tutte le carte in regola per potersi affermare con i prossimi lavori.
Lorenzo Bacega
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Conjuring The Void Kadavar 2008, Autoprodotto Death |
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www.myspace.com/smellthekadavar
Tracklist:
1. Morbid Sense Of Weakness 2. Return To Ashes 3. Global Collapse
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Giovanissimi e milanesi, i Kadavar nascono dalle macerie della cover e poi death band Bleeding Eyes: l’orientamento si spostò presto sul death metal dagli accenti più brutali, ed eccoli quindi, dopo un opportuno cambio di moniker, a sfornare un demo che fa da antipasto al debutto sulla lunga distanza, autointitolato e uscito recentemente su Punishment 18 Records. E già su questi tre pezzi, il gruppo mostra di avere ben chiaro cosa sia il death metal: suono robusto, sezione ritmica compatta (anche se quella batteria è decisamente sospetta…) e assoli ancora stentati e di chiara derivazione heavy/thrash, ma comunque ben inseriti nel contesto. I pezzi sono tirati quanto basta, e se la formula è stata ulteriormente migliorata nel full-length possiamo dire di avere una giovane promessa in più nell’underground nord-italico.
Alberto Fittarelli
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Light Last Souls 2009, Autoprodotto Prog |
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www.myspace.com/lastsouls
Tracklist:
1.Light 2.Forgotten Screams 3.Meltin’ Snow 4.When the Hope Falls
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Avevamo lasciato i Last Souls circa quattro anni fa alle prese con un demo, Inner Voices, le cui luci e ombre non avevano messo in risalto i potenziali della band calabrese alla ricerca disperata di un batterista. Beh, pare proprio che il batterista sia arrivato e che non la mandi a dire a nessuno: Davide Calabretta, dal pedigree importante, ha prestato le sue pelli, prima di tornare nell’oblio, a questo nuovo lavoro, “Light”, che dovrebbe consacrare una band che scalpita per trovare un posto ben definito nell’olimpo dell’underground italiano. Questo nuovo demo è ancor più ambizioso di quello precedente e la dichiarazione d’intenti arriva innanzitutto dal loro sito: “extreme progressive metal”. Il termine, sulla carta, è azzeccato: la mistura di generi è davvero abbagliante ed è difficile ricondurli a un unico tipo di band. Si passa dal death al black sinfonico al thrash senza lesinare occhiate più che generose ad atmosfere prog generate da divagazioni melodiche e cambi improvvisi di tempo. Basta un primo ascolto per capire, in realtà, cosa hanno tentato di fare… e tecnicamente possiamo pure starci. Il problema è che una simile commistione di generi necessita di un equilibrio sovrumano che in Light purtroppo non riesce a uscire allo scoperto. Dei polifonie, spesso sostenute fino a livelli Ulveriani, appaiono spesso di traccia in traccia ma scadono immediatamente in un debole, persino fastidioso, coretto di voci senza mordente né personalità. A livello musicale è da tener d’occhio il buon lavoro “progressive” della batteria e gli ottimi assoli di chitarra che di tanto in tanto impreziosiscono tracce come “Forgotten Screams” o la title track. Interessante anche il cantante, a dire il vero mai banale nelle tonalità e dotato di una certa preparazione tecnica ed emotiva. L’impressione di un pezzo di legno che non riesce a trovare un buco della stessa forma è forte e l’album finisce per diventare un esercizio abbastanza vuoto di stile. Una simile potenzialità non deve andare sprecata: aspettiamo con ansia la prossima prova.
Daniele Balestrieri |
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Perfect Dark Lost Air 2007, Autoprodotto Thrash |
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www.myspace.com/lostairmetal
Tracklist:
1 Dark Signs 2 Lostair 3 Perfect Dark 4 Somebody Hate Somebody
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LostAir è una formazione vicentina in attività dal 2005. Dopo aver reclutato un cantante di ruolo, la band ha registrato un demo nel 2006 (Lostair) e si è ripetuta un anno più tardi con l’EP Perfect Dark, oggetto della recensione. Il disco si compone di tre pezzi più un’intro, l’oscura Dark Signs. L’opener propone un thrash metal roccioso ma poco incisivo, nonostante il vivace contributo della sezione ritmica (Salvatore Torciva al basso, Emanuele Gemetto dietro le pelli); rivedibile la performance di Cristian Pellegrin, che forza i toni in occasione del bridge. La title-track è il brano più interessante: alla velocità è preferita la potenza, filtra un po’ di melodia e le linee vocali sono decisamente più azzeccate; sul piano tecnico spicca l’operato di Matteo Dall’Armellina e Fabio Lancerotto, coppia d’asce ispirata in materia di ritmiche e assoli. Chiude la pratica Somebody Hate Somebody, episodio promettente ma tradito da un refrain piuttosto anonimo. Degni di nota il layout grafico (sobrio ed essenziale) e la produzione, accettabile nonostante i suoni ovattati. La band è attualmente al lavoro su nuovo materiale con una formazione rimaneggiata, che vede superstiti i soli Matteo Dall’Armellina ed Emanuele Gemetto, con tutta probabilità gli elementi migliori da cui ripartire.
Federico Mahmoud
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The Therapy Murder Therapy 2008, Autoprodotto Death |
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www.myspace.com/murdertherapy
Tracklist:
1. Hidden in Lies 2. Plainfield Memories 3. Carving Human Sculptures 4. The Therapy
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Da Bologna, di nuovo death metal feroce e diretto: ma questa volta decisamente più strutturato e compatto. I Murder Therapy prendono ancora molto dal thrash più grezzo nel riffing, ma le influenze sono tipicamente quelle del death europeo, con accenti brutal nella voce di Riccardo. Niente evoluzioni tecniche, solo impatto e potenza, e questo diventa un limte nel momento in cui i pezzi si fanno un po’ troppo omogenei; ma la produzione e l’innegabile energia del gruppo lo rendono capace di colpire in modo abbastanza calibrato. Di nuovo, probabilmente un pugno di pezzi che rendono molto meglio live che su disco; ma The Therapy è comunque un demo valido, con buoni margini per crescere.
Alberto Fittarelli
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Orphan Warped Sun Once Was Silence 2008, Autoprodotto Death |
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www.myspace.com/oncewassilence
Tracklist:
01 Brutal War 02 My (S)Hell 03 Panic Room
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Si autodefiniscono come “death metal band d’avanguardia” gli Once Was Silence, e in effetti l’intenzione di suonare un genere che possa essere considerato come fuori dal normale c’è, anche se il risultato finale, ahimè, non è dei più convincenti. La prima impressione che si ha durante l’ascolto di Orphan Warped Sun è quella di una certa “forzatura”, come se la band debba per forza stupire l’ascoltatore, anche se il risultato finale possa essere considerato come poco riuscito, se non addirittura indigesto. Per quanto riguarda la proposta musicale, il sound che propone la band lombarda si fonda su basi nettamente death metal fatte di chitarroni possenti e voce in growl, che si alternano continuamente con stacchi più “darkeggianti” e dal netto sapore gothic, dove a dominare è la voce soave di Sabrina. Insomma, un mix di due generi che non hanno niente a che fare l’uno con l’altro, ma che i milanesi provano a far andare forzatamente a braccetto. Il risultato finale, come già detto, non è sicuramente dei più convincenti. Purtroppo i tre brani a disposizione non convincono per niente, risultando essere mal concepiti e fin troppo confusionari. Forse l’idea di far convivere nello stesso gruppo due anime così differenti non è malaccio, ma purtroppo, per il momento, le idee sono completamente da rivedere. Vedremo se riusciranno a fare qualcosa in più per il prossimo futuro.
Angelo D’Acunto |
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Insanity Progeny 2007, Autoprodotto Death |
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www.myspace.com/progenynsanity
Tracklist:
1. Devourer Of Worlds 2. Disciples Of Sufferings 3. Black Sun Of Inhumanity
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Dall’Emilia Romagna arrivano i Progeny, figli della scuola thrash-death evolutasi a partire dai Sepultura di Arise/Chaos A.D. e desiderosi di creare “la colonna sonora per un panorama morto” con la loro musica volutamente retrò e senza compromessi. Il groove non manca nei tre pezzi del gruppo, e l’influenza dei fratelli Cavalera dei bei tempi è fortissima, specie nella voce del bassista/cantante Carlos; ma i pezzi scivolano via molto bene, pur senza picchi particolari, e sembrano fatti apposta per suonare dal vivo. Completa il tutto una bella produzione realizzata agli ormai noti FEAR Studio. Hit del demo: Disciples Of Sufferings e il suo crescendo malevolo.
Alberto Fittarelli
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