Gadget (Rikard Olsson)
Op Op discone Gadget! No, non stiamo parlando delle gesta dello strampalato
ispettore in continua lotta con boss Artiglio, ma di una macchina da guerra
grindcore svedese che nel 2006 ha dato alla luce un disco strepitoso,
The Funeral
March, in grado di catapultarli tra i primissimi posti per raccogliere il
fardello dell’eredità dei defunti Nasum. La parola a Rikard Olsson, chitarrista
della band. Buona lettura.
Voglio farvi subito i complimenti per The Funeral March, è una vera bomba! Vi
ritenete soddisfatti a distanza di qualche mese dalla pubblicazione?
Grazie! Siamo molto soddisfatti del risultato, questo disco è il nostro
miglior lavoro, sia musicalmente che per la produzione.
Il vostro album supera i buoni risultati ottenuti col precedente Remote, a
mio avviso. In che cosa credi che The Funeral March sia migliore di Remote?
Sempre se lo ritieni…
Abbiamo fatto tutto per conto nostro, anche la registrazione, e quindi è
risultato proprio come volevamo noi. Abbiamo lavorato a lungo e molto duramente
durante la fase di scrittura, inoltre siamo diventati dei musicisti più
preparati.
E’ incredibile come il vostro album sia vario e ricco di sfaccettature,
nonostante il grind sia un genere che di solito non permette troppe divagazioni.
Come siete riusciti a comporre brani così devastanti e al tempo stesso ricchi di
idee?
Le idee vengono tutte dalle nostre influenze. Noi non siamo amanti solo del
grindcore, della musica veloce e brutale. Attualmente nella band stiamo
ascoltando prevalentemente altri generi musicali… Tutto, dal black metal al
doom, dal pop all’hip hop.
Il grind è un genere apparentemente molto istintivo, ma ascoltando The
Funeral March si avverte tutt’altro che musica scritta istintivamente… Come
nasce un brano dei Gadget? Pianificate tutto o vi piace anche improvvisare
durante le registrazioni?
Di solito uno di noi prova un paio di riff e comincia a farsi un’idea di come
debba essere arrangiato il brano, a questo punto lavoriamo tutti insieme. A
volte viene tutto scartato, o bisogna spendere molto tempo per lasciar maturare
una canzone, altre volte è tutto perfetto sin dall’inizio, come in Tristessens
Fort ad esempio.
Vuoi parlarci un po’ delle influenze che avete utilizzato per comporre il
disco? Si sentono spunti hardcore, thrash, death e buonissime melodie…
Si potrebbe dire che le nostre influenze provengono da svariate direzioni,
William (Blackmon. nda) è un vero appassionato delle nuove death metal e hardcore band come Hate
Eternal e Converge, io porto più influenze punk, sludge, e hardcore, mentre
Fredrick (Nygren. nda) si interessa di entrambi gli ambiti, oltre alla sua passione per il
death metal old school. Credo che la combinazione di tutto ciò sia la causa del
nostro sound.
Per non parlare delle parti doom in brani come Everyday ritual, The Anchor o
Tingens Förbannelse…
Si, ci piace molto il doom e lo sludgecore. In questi giorni stiamo
ascoltando più questi generi piuttosto che grind o death metal. Everyday ritual
è una sorta di tributo a una delle migliori band svedesi di tutti i tempi: i
Breach! Crea un bel contrasto con con il materiale veloce che di solito
componiamo.
Molto buona è anche la produzione, che dona un’aurea apocalittica al disco, a
mio avviso molto indicata per il vostro sound…
Si, come ti ho detto il disco è venuto fuori come lo volevamo, tranne che per
il mastering, che alla fine non è riuscito come speravamo. Spero che il tutto
venga risolto nella versione in vinile.
Ho trovato molto bello l’artwork del disco, che rappresenta bene i testi
sul disagio della società e su una visione negativa del futuro. Come è nata
l’idea della cover?
L’artwork è stato interamente curato da Orions. Non avevamo alcuna idea di
come dovesse essere la cover… All’inizio non ci piaceva molto il tema, ma cosa
puoi dire se non sai sin dall’inizio che cosa vuoi? Ahah! Con il tempo abbiamo
cominciato ad apprezzarla e ora ci piace molto. E’ una splendida opera d’arte!
Anche il titolo sembra rivolto al percorso autodistruttivo che sta
imboccando la società. Giusto?
Si, non potevi essere più corretto in quello che hai detto. Il titolo è
rivolto alla nostra società che si sta avvicinando alla fine sempre più
velocemente. Non solo per i problemi legati ai conflitti, alla guerra o cose del
genere, ma anche a causa dei media, di noi stessi come esseri umani, della
superficialità con cui noi ad ovest affrontiamo tutto quanto.
Quanto è importante per voi scrivere testi con un preciso significato
sociale, piuttosto che trattare argomenti gore come tante altre band grind?
E’ sempre stata una cosa molto importante per noi. Ci siamo sempre sforzati
di scrivere qualcosa che avesse un significato, e non solo un ammasso di inutile
merda. Non devono essere necessariamente dei testi politicizzati, ma qualcosa
che possa essere realmente personale, man mano che affronti la questione. Ci
sono un sacco di band goregrind nella scena che potrebbero essere molto più
interessanti se non fosse per le cose ridicole che scrivono nei testi. Quella
parte della scena non ci è mai piaciuta. Eccetto i Regurgitate!!
Quanto è stato importante il supporto della Relapse, una label molto
attenta nel promuovere gruppi innovativi e di spessore?
E’ stato un grande aiuto da sempre. Ora con il nuovo album è anche
leggermente meglio, la Relapse ha una buona distribuzione, e ci hanno aiutato
proponendoci festival e concerti. Come ad esempio l’Hellfest e il Fuck The
Commerce.
In questi anni la scena ha perso due personaggi importanti come Mieszko
Talarczyk e recentemente Jesse Pintado (i nostri hanno impiegato qualche mese
per rispondere. nda). Quale di questi due musicisti ha contribuito maggiormente
alla tua formazione?
Vorrei dire a Mieszko: “Se non fosse stato per Inhale/Exhale, pubblicato
quasi dieci anni fa (e Need to Control dei Brutal Truth), credo che oggi non
suonerei grindcore”… Ma chi può saperlo? La scomparsa di Mieszko mi ha colpito
veramente molto proprio per questo motivo, e purtroppo non l’ho mai conosciuto
di persona. Quel disco è stato, e probabilmente lo sarà sempre per me, la mia
maggiore influenza musicale.
Come credi che si svilupperà il grind in futuro? Vi sentite ormai dei
portabandiera del genere?
Forse inserendo sempre maggiori influenze senza perdere il “core” del
grindcore? Ahaha!! E’ una buona domanda, ma al momento non ho proprio idea. Se
ci sentiamo una delle più importanti band? No, in alcun modo. Lo disco nel
rispetto del vero stile svedese e dell’umiltà, non siamo né fra i più grandi né
i migliori. Ci sono così tante band là fuori interessanti come noi!
Una domanda di rito: avete gia dei progetti per il
futuro? Vi vedremo in Italia?
Abbiamo in programma un tour europeo in marzo/aprile, spero di venire a farvi
visita, ma per ora non ne sono ancora sicuro. Sarebbe veramente eccitante,
perchè non siamo mai stati in Italia. Tutti quelli che conosciamo che hanno
suonato da voi, dicono che è fantastico, specialmente per il calore del
pubblico. Dopo il tour, credo che lavoreremo sul nuovo album, con qualche
concerto in giro.
Grazie mille Rikard, puoi concludere l’intervista.
Sono io che ringrazio te! Grazie per supportare i Gadget! Assicuratevi di
venirci a vedere se avremo la possibilità di fermarci nel vostro paese. Cheers!
Stefano Risso