Geoff Tate: l’HM è passato da musica pericolosa, emarginata, a completamente accettata e annacquata
Intervistato dal media australiano Heavy, Geoff Tate ha parlato di come sia cambiata nel corso dei decenni l’accoglienza che le grandi masse riservano alla musica Heavy Metal, diventando più popolare e in generale accettata.
Beh, quando ho iniziato, nei primi anni Ottanta, l’Heavy Metal era una musica rivoluzionaria. Molto estrema, se paragonata a ciò che era considerato popolare, a ciò che veniva passato per radio. E per molti anni le etichette discografiche non passarono il Metal per radio, perché pensavano che fosse troppo esagerato; ma con il passare del tempo è diventato molto popolare, accettato, diviso in così tanti generi che è quasi ridicolo cercare di descriverne tutti i sottogeneri. Ed è stato così accettato che sono nati stili di abbigliamento e negozi di lifestyle, dove tu puoi entrare e trovare ogni genere di accessorio per vestirti completamente da fan della musica [Ride]. Perciò è passato da musica pericolosa, rivoluzionaria ed emarginata, a completamente accettata e annacquata.
Quando ho iniziato la mia generazione ne faceva una questione di arte, non per diventare una rockstar. Il termine rockstar era un insulto. Una rockstar era una persona senza un reale talento. Erano dei poser che recitavano una parte. Magari avevano un’abilità nella moda, ma non erano veri e propri musicisti. Oggi il termine ha visto cambiare completamente la propria accezione. La nuova generazione, quella dei più giovani, è tesa a sfruttare al massimo il brand che ha creato. Una cosa che la mia generazione trovava disgustosa. Non ti saresti mai allineato con marchi come Nike e Adidas o aziende del genere. Non lo avresti mai fatto, per una questione di principio. Tutto è cambiato, ora; le band hanno i propri pupazzini, merchandising e il proprio nome su tutto quello su cui si può apporre: trucchi, scarpe da tennis e abbigliamento sportivo – di tutto. È una mentalità completamente differente.