Geoff Tate: ‘non era così che immaginavo la fine dei Queensrÿche’
In una recente intervista tenuta con Über Röck, l’ex cantante dei Queensrÿche, Geoff Tate, si è così espresso sulle modalità dello split con i vecchi compagni della band:
UR: «Ipoteticamente, se ti trovassi chiuso in ascensore con loro, chi pensi che parlerebbe per primo?»
GT: «Sicuramente io.»
UR: «E chi pensi che avrebbe aperto le ostilità?»
GT: «Probabilmente io. Quei ragazzi non sarebbero in grado di trovare un albero in una foresta. Non ho mai visto un tale ammasso di… Come puoi essere un uomo e non difenderti? Come puoi farlo? Io non capisco. Probabilmente non dovrei parlarne … potrei finire nei guai. [ride, ndr] Sai, gli americani sono molto suscettibili su queste cose. Ho sputato in faccia a Scott Rockenfield, si tratta di un antico gesto di sfida e di disprezzo, è un gesto simbolico, antico. La gente l’ha fatto per secoli e gli americani si fasciano troppo la testa per un gesto simile. Pensano che sia una cosa da ragazzi, cose che fanno i monelli, non capiscono che si tratta di una zuffa. Ne sono spaventati, sconvolti. In altri paesi, come in Irlanda per esempio, non ci troverebbero nulla di sbagliato.»
UR: «Se tutto finisse ora e i Queensrÿche, in qualsiasi declinazione, si fermassero proprio ora, come vorresti che la band fosse ricordata?»
GT: «Io avevo un’idea differente di come le cose avrebbero dovuto finire rispetto alla loro. Ho sempre cercato di di prendermi cura del nostro nome e di presentare la band in maniera elegante, perché io sono quello che fa tutte le interviste e che appare in tv e per radio e tutto il resto e ho sempre cercato di comunicare al resto del mondo che eravamo un gruppo di amici che facevano musica insieme e che ci prendevamo cura l’uno dell’altro, prendendo le difese ognuno dell’altro e che avremmo continuato a fare musica finché avessimo potuto. L’intera maniera in cui gli altri ragazzi hanno gestito la seprazione mi ha veramente intristito perché va nella direzione esattamente opposta rispetto alla mia scala di valori. Penso che avremmo potuto facilmente sederci attorno a un tavolo, parlare dei nostri problemi e indirizzare tutta la faccenda in maniera più civile, giungere alle nostre conclusioni senza bisogno di lavare i panni sporchi in pubblico. Il modo in cui hanno fatto fuori tutti quanti dalla nostra organizzazione è semplicemente senza cuore, freddo e spietato e onestamente non era proprio così che mi immaginavo che la band sarebbe finita.»