Se c’è una band che ha sempre dimostrato che bastano poche note per attraversare l’universo, sono i God Is An Astronaut.
Una dozzina di album in studio venuti al mondo nel corso di due decenni, l’ultimo di cui, «Embers», uscito appena dodici giorni fa tramite Napalm Records, il trio irlandese evoca con maestria viaggi epici al di sopra di ogni descrizione, avvalendosi di post rock da pelle d’oca e progressive ipnotico quanto liberante.
Reso ancora più vulnerabile dalla dedica al padre defunto, sutura essenziale nella tessitura della band, la maestosità di «Embers» collega il passato al futuro, facendosi prestare la voce da strumenti tipici dell’Est Asiatico così come da amplificatori Anni ’60 e pedali vintage. Un percorso attraverso generi, individualità, comunità e sperimentazione che solo i God Is An Astronaut saprebbero narrare.