Intervista Good Music (Carlo Addestri)
Quanto è complicato il lavoro di un’agenzia che promuove ed organizza concerti?
Quali sono le difficoltà cui si va incontro nel gestire un’attività tra le più controverse dell’ambiente musicale?
Il ruolo del promoter è davvero tutto rose e fiori?
A seguito delle incomprensibili vicissitudini occorse il 29 giugno, in occasione della recente esibizione dei Queensrÿche al Phenomenon di Fontaneto D’Agogna, abbiamo incontrato il promoter e responsabile di Good Music, Carlo Addestri, che con estrema disponibilità e cortesia ha risposto a tutte le nostre domande in modo assolutamente esaustivo.
Un punto di vista tutt’altro che banale ed edulcorato sull’universo dei promoter e delle agenzie che, oltre a far luce sul fattaccio della scorsa settimana, pone in rilievo un mondo fatto di competizione esasperata e rapporti difficili.
A parere di chi scrive, senza dubbio una delle interviste più interessanti mai realizzate.
Intervista a cura di Fabio Vellata
Ciao Carlo, benvenuto su Truemetal e grazie per aver accettato di parlare con noi per poter chiarire i dettagli di quanto accaduto il 29 giugno e per offrire la tua opinione su molti altri argomenti.
Iniziamo! Parlaci un po’ il linea generale della vostra agenzia… quando è nata… come si pone sul mercato…
La Good Music nasce nel 2014 da una mia idea che si è evoluta dopo aver lavorato per anni come local promoter in agenzie romane.
Inizialmente seguendo le mie passioni musicali ero orientato al genere rock/blues anni ’60-’70 poi mi sono spostato verso panorami più hard-rock/metal che stanno dando ottimi risultati.
Sul mercato mi pongo ne più ne meno come le altre agenzie, cercando di farmi spazio in un campo già molto affollato
Descrivici qual è il vostro modo di lavorare, che rapporto intendete instaurare con l’audience ed in che modo scegliete le band da contrattualizzare. Ad esempio: ricevete proposte esterne o siete voi, in prima persona, a cercare gli artisti, secondo il vostro gusto personale?
Visto che mi ritengo un’agenzia molto piccola al momento abbiamo 2 modi di lavorare. Il 1° è cercare noi le band e fare una proposta economica e di date, il 2° è lavorare sulle proposte che piano piano cominciano ad arrivare, evidentemente ci siamo comportati bene e i management sono rimasti soddisfatti.
Ci sono dei generi come death/black metal che non curiamo e gruppi con cui non abbiamo interesse a lavorare, li lasciamo volentieri agli altri
Io non sono molto “social”, non mi faccio conoscere, ho un profilo facebook privato che non curo, non chiedo amicizie e mi faccio gli affari miei, preferisco far conoscere i miei lavori piuttosto che la mia faccia.
Parliamo di obiettivi: quali sono le prospettive che vi ponete in quanto a crescita? Avete in mira una posizione di preponderanza in qualche genere musicale specifico? O preferite offrire una scelta più eterogenea?
Come ti ho detto prima e come si vede dal nostro calendario trattiamo prevalentemente hard rock e metal, ma se il mercato lo permette mi piace lavorare a 360°.
Per fare un esempio, abbiamo lavorato con Tony Hadley e Michael Schenker, Midge Ure e Queensÿche, gli Yardbirds e ILL Nino, artisti totalmente diversi tra loro.
Gli obiettivi rispecchiano il mio carattere, io sono una persona molto ambiziosa nella vita privata quindi non mi pongo limiti neanche nella vita lavorativa, il mercato è libero e tranne in casi di rapporti decennali o di esclusive cerco di lavorare con più artisti possibili anche se in passato hanno lavorato con altri promoter.
Quali sono le difficoltà più grandi che deve affrontare un promoter relativamente giovane come Good Music nella gestione della propria attività, anche in relazione ai rapporti con le altre agenzie?
All’inizio (non che adesso abbia chissà quale esperienza) è stata veramente dura, ovviamente nessuno ti conosce e nessuno ti affida i propri artisti, ma lavorando sodo e con perserveranza i risultati cominciano a vedersi, anche se non sono mai soddisfatto.
Il rapporto con le altre agenzie praticamente non ce l’ho….conosci i miei colleghi, alcuni li stimo altri no ma in questo ambiente, almeno per me, gli amici con cui andrei a cena al di fuori di un concerto li conto sulle dita di una mano.
Ho ricevuto minacce, telefonate e mail in cui mi si intimava di non contattare questo o quell’altro artista ma me ne sono fregato e sono andato avanti per la mia strada, come credo dovrebbero fare tutti. Io la vedo cosi, posso contattare chiunque, se l’agente vuole lavorare con me si prova ad organizzare un tour, se non vuole non si fa è semplice… ma quando mi viene detto “non puoi/devi lavorare/contattare questo artista perchè è mio” io mi faccio una risata e vado avanti per la mia strada. Ma che vuol dire è mio??? Casomai dovresti chiedere all’agente perchè vuole lavorare con me o mi dà la possibilità di fare una trattativa… io mando la mia offerta tu manda la tua, è il libero mercato.
Veniamo ai fatti di giovedì 29 giugno, data in cui i Queensrÿche di scena al Phenomenon di Fontaneto D’Agogna, hanno bruscamente tagliato la loro setlist, offrendo ai fan un’esibizione molto intensa ma povera nel minutaggio tanto non arrivare nemmeno ad un’ora di durata.
Vuoi raccontarmi come sono andate realmente le cose e spiegare approfonditamente di chi è la responsabilità dell’accaduto, anche per rispondere in modo diretto a chi ha polemizzato via social network e forum, accusandovi di essere tra i principali colpevoli?
Ci tengo prima di tutto a scusarmi con il pubblico che è stata l’unica vera vittima di quanto successo insieme allo staff del Phenomenon e a Marco, in particolare, che si è comportato da signore.
I fatti sono questi:
Mercoledì notte eravamo a Zona Roveri per la prima data quando ci chiama il tour manager del gruppo il quale ci informa che la band sarebbe dovuta essere venerdi alle 14:00 a Barcellona per un festival.
Noi avevamo già schedulato tutto e giovedi al Phenomenon avrebbero dovuto iniziare alle 22:45 e finire alle 24:00 in accordo con il locale e le altre band presenti.
Quindi sarebbe stato impossibile partire da Borgomanero all’una di notte e arrivare a Barcellona alle 14 visto che distano più di 1000 km.
Inizialmente ci avevano detto che avrebbero inziato a suonare alle 20:30-21:00 e noi ci siamo opposti a questa decisione che avrebbe scontentato tutti. A quel punto eravamo di fronte ad un bivio, sapevamo solo che avremmo scontentato qualcuno. Iniziare alle 20:30 rischiando di perdere gran parte del pubblico per l’orario infelice o far arrivare più gente possibile ma accorciare il set?
Abbiamo optato per la seconda ipotesi perchè secondo noi garantiva a più persone di assistere allo show.
Vorrei farti una domanda: se avessimo dato l’ok per iniziare alle 20:30, quanta gente avremmo rischiato di perdere? Chi non sarebbe potuto venire per la cena, chi per lavoro, chi per il traffico o mille altri motivi.
Con la nostra decisione abbiamo cercato di tutelare tutti quelli che avevano comprato il biglietto, ma d’altra parte dovevamo accorciare il set, non c’era altra soluzione.
Iniziare alle 20.30 sarebbe stato impossibile.
Ho sentito tante voci e anche qualche tuo collega ha scritto che avrei “imposto di accorciare la scaletta”, io non ho imposto niente…se volevano un set intero dovevamo inziare alle 20.30. Questa è la verità e ti assicuro che si sarebbero incazzate molte più persone…
Mi dispiace che abbiano inventato la scusa dell’aereo…avete visto la faccia di Todd mentre lo diceva?
Ti era mai successo qualcosa di simile in precedenza?
No, mai. Ma la considero un’esperienza formativa, fa tutto parte di un percorso di crescita, non si finisce mai di imparare…
Se ne avrai occasione, lavorerai ancora con i Queensrÿche in futuro?
Certo, ma alle mie condizioni.
Qual è la tua opinione sul pay to play?
So già che questo argomento è bollente ma non sono uno che si tira indietro.
Il ptp lo usano tutte le agenzie (del mio livello intendo) solo che nessuno lo dice… quando vedi un cartellone con il nome della band straniera e 3-4 nomi sconosciuti credi sia per beneficenza?
Io sono assolutamente favorevole ma ad una condizione, che siano le band a proporsi.
Non ho mai chiesto soldi a nessuno per suonare, le band che ho messo si sono fatte avanti loro o mi sono state proposte dai loro management come forma promozionale.
Per come la vedo io il ptp permette di far tutti felici: il gruppo spalla apre ai propri idoli, io guadagno con i soldi che mi vengono offerti e il locale ha gli headliner al prezzo di costo perchè una volta incassato dagli slot non carico neanche un centesimo.
E’ chiaro che lo slot deve essere commisurato all’artista e non deve essere una rapina…deve andar bene a me e alle band e fin’ora nessuno si è lamentato.
Ora mi sono fatto tanti nuovi amici…. mi diranno che non si lavora cosi, che falso il mercato, che sono uno sfruttatore etc.
Pazienza, secondo me non ci sono alternative… i soldi sono pochi e i locali continuano a chiudere.
Quali sono i vostri progetti futuri e quali sono le vostre aspettative?
Progetti futuri… cercare di avere un calendario sempre più pieno con artisti sempre più importanti!
Un pensiero conclusivo tutto per te, a ruota libera.
Pià che un pensiero un appello, lo faccio qui ma l’ho fatto anche privatamente, con i diretti interessati, ma fin’ora nessuno mi ha dato retta.
I locali sono quelli e i gruppi sono quelli…fare le aste tra noi alla fine non conviene a nessuno e a rimetterci sono solo i club che si vedono arrivare proposte a volte anche con prezzi raddoppiati. Non sarebbe più intelligente lavorare insieme invece di farsi la guerra?