Gorefest (Jan-Chris de Koeijer)
Una band di cui si sentiva la mancanza: gli olandesi Gorefest si sono
con gli anni scavati una nicchia di pubblico che li ha apprezzati per il sound
personalissimo, semplice e immediatamente riconoscibile. Le sperimentazioni di Soul
Survivor e di Chapter 13 avevano segnato la fine di un
gruppo che si era sciolto in balia di contrasti interni (al tempo) insanabili,
lasciando un grosso vuoto in una scena troppo polarizzata sulle due uniche
ispirazioni del death metal: il brutal floridiano e il suono svedese. I Gorefest
hanno invece sempre dimostrato che gli stili si creano col coraggio, con la
sperimentazione, ma senza per forza deviare da quello che è il cammino naturale
di un genere musicale: semplicemente inserendo ciò che piace nel proprio modo
di suonare, senza riguardo al fatto che si tratti di hard rock, punk o altri
suoni normalmente lontanissimi dal death canonico.
È il rilassato e divertentissimo cantante Jan-Chris de Koeijer, nella
nuova veste ossigenata da manager musicale affermato, il mio interlocutore
telefonico per questa chiacchierata, che spazia dal nuovo, bellissimo La
Muerte, sino a reminescenze di sette anni fa riguardo a certi Judas
Priest…
Jan-Chris, prima di tutto bentornati! È un piacere tornare ad ascoltare
nuova musica dei Gorefest, finalmente. A questo proposito sono curioso di sapere
i veri motivi che sette anni fa vi avevano portato all’abbandono…
“Ci odiavamo l’un con l’altro, soprattutto io e Boudewijn:
“odio” è una parola grossa, ma in quel periodo eravamo davvero
insofferenti tra di noi, portati a distruggerci a vicenda. Perché? Non lo so
proprio. Ora ci siamo ritrovati volentieri, parlando per ore di quanto ci
successe al tempo, che cosa sbagliammo: non lo sapevamo, ma non potevamo fare
altro che sciogliere il gruppo, in quelle condizioni.”
E di cosa ti sei occupato durante questi anni di pausa?
“Ho lavorato come promotion manager per la Mojo Concerts, il più
grosso organizzatore di concerti in Olanda: è sempre rock’n’roll, ma da dietro
le quinte. È un lavoro a cui tengo molto e che non voglio assolutamente
abbandonare, nemmeno ora.”
Devo ora farti una domanda molto, molto schietta, quindi spero che tu non te
la prenda!
“(Ride, Nda) No, figurati! Spara!”
Come saprai non siete certo la prima band death metal che si sta
improvvisamente riformando in questi ultimi anni: onestamente, che peso hanno
avuto certe logiche di “business” nella vostra decisione?
“Assolutamente nessuno, credimi: non progettavamo nemmeno di
tornare insieme, fino a poco tempo fa. Il tutto è nato da Hans van Vuuren della
Transmission Records, che voleva comprare il nostro vecchio catalogo per 20.000
euro, cioè 5.000 euro per ciascun componente del gruppo. Quando venne il
momento di firmare il contratto rientrammo tutti in contatto: devo tenere conto
del fatto che io e Boudewijn non ci eravamo né visti né parlati per 6 anni! Mi
ritrovai nella sede dell’etichetta a chiedere ai responsabili che fine avesse
fatto, che cosa stesse combinando. Poi seppi che lui stava facendo lo stesso con
me tramite Ed e Frank. Alla fine, una domenica pomeriggio, mi incontrai in un
bar con Frank per bermi una birra e gli chiesi se avesse avuto notizie di Boudewijn:
lui scoppiò a ridere e mi disse “L’ho visto ieri e mi ha chiesto
esattamente le stesse cose su di te. È ora che lasciate da parte tutte le
stronzate che avete tra di voi e che torniate a parlare, non credi?”. Io
risposi “Ok, forse lo chiamerò un giorno o l’altro…”. Ma Boudewijn
mi telefonò tre giorni dopo, mentre mi trovavo nello stesso bar, e
parlammo un sacco, anche se in quel momento solo del contratto con la
Transmission. Andai poi ad incontrarlo a casa sua e discutemmo per ore del
passato: in quell’occasione venne fuori per la prima volta la parola ‘reunion’ .
Occorsero poi altri 5/6 mesi perché ci trovassimo tutti e quattro a provare
insieme per la prima volta dopo sei anni. Devi credermi, il denaro non c’entra
niente. Voglio dire: nel momento in cui abbiamo iniziato a progettare un album
ovviamente abbiamo dovuto parlare anche di quello, perché la realizzazione di
un disco costa denaro, e non poco; e la Nuclear Blast ce ne ha fornito
abbastanza per poterlo registrare. Ma non siamo certo una di quelle band che
vanno in tour per mesi e mesi, faremo un solo tour europeo con inizio a
febbraio. Abbiamo tutti i nostri lavori regolari, non necessitiamo di guadagnare
chissà quanto anche dalla nostra musica: è sempre un hobby in fin dei
conti.”
Oltretutto ‘La Muerte’ mostra un forte ritorno alle vostre radici death
metal, che avevate un po’ lasciato da parte negli ultimo ‘Chapter 13’: possiamo
dire che quel capitolo appunto è passato, che si è trattato di un esperimento?
“Sì, ma un esperimento che ci è piaciuto moltissimo! Trovo che
in quell’album vi siano diverse canzoni molto buone, e dal vivo suoniamo ancora
‘Unsung’, adoriamo farla. Non saprei… alla metà degli anni ’90 non ci
sentivamo più di scrivere pezzi veloci, ora è diverso, volevamo comporre un
album pesante e lo abbiamo fatto. So che molti volevano che lo facessimo molto
prima, ma credo che ‘La Muerte’ riunisca i migliori elementi emersi nei Gorefest
in tutti gli anni passati: la pesantezza dei primi dischi così come le melodie
azzeccate degli ultimi.”
Quali credi che siano i brani migliori dell’album? Personalmente apprezzo
parecchio ‘For the Masses’ e ‘You could make me kill’…
“Mi piace molto ‘Malicious Intent’. Ma anche ‘You could make me
kill’, che tu citi: la sua pesantezza, soprattutto. E poi adoro ‘Rogue State’,
perché è una canzone strana per i nostri canoni, molto particolare. Ma devo
dire che mi piace tutto l’album in realtà! (ride, Nda) So di
essere dannatamente noioso dicendolo, ma non c’è un album tra quelli che
abbiamo fatto sinora che mi piaccia tanto quanto questo: vi ho partecipato
tantissimo, è fottutamente pesante, ed è il disco che volevamo fare da molto,
molto tempo. Ne sono assolutamente orgoglioso.”
Mi pare di poter dire comunque che mescoliate ancora molto rock al vostro
death metal, basta pensare alla citata ‘Rogue State’…
“Yeah, c’è sempre molto rock’n’roll in ‘La Muerte’.
Principalmente penso che questo disco contenga molto materiale da headbanging;
forse… (si mette a canticchiare un motivetto che dovrebbe
corrispondere alla ritmica del brano, Nda) forse è il groove che contiene
a farne un album con influenze rock. Non abbiamo intenzionalmente voluto fare un
mix del genere. semplicemente se qualcosa ci piace lo catturiamo e lo inseriamo
nelle composizioni: non siamo il genere di gruppo che dice “Bella canzone,
ma non è death metal, quindi non la useremo”. Non abbiamo paura di
sperimentare qualcosa di diverso.”
Parliamo allora delle tue vocals: ho sempre considerato molto personale il
tuo stile… sono curioso di sapere se per caso usi o hai usato in passato
qualche effetto elettronico per ottenere un timbro così cavernoso, ma allo
stesso tempo ‘flessibile’ in base alla struttura melodica dei pezzi…
“Io? No, no davvero. Te lo dimostro subito (e qui si è
lanciato in un ruggito nel telefono che mi ha quasi fatto saltare il registratore! Seguono
abbondanti risate, Nda) Come hai potuto sentire il timbro appartiene a me,
senza dubbio! Durante il mixaggio del disco abbiamo aggiunto qualche effetto
come il riverbero per aumentare le dinamiche, ma la timbrica viene tutta dalle
mie corde vocali ed è facile ottenerla.”
So che avete fatto un rientro coi fiocchi sul palco del Wacken Open Air del
2005, ti va di parlarmene?
“Ah, è stato grandioso: eravamo nervosi, anche perché c’erano i
rappresentanti della stampa metal di tutto il mondo. Ma una volta fatti i suoni
e testata la strumentazione ci siamo accorti che tutto andava come volevamo,
rilassandoci un po’. Una volta saliti sul palco è stata un’emozione tremenda:
uno di quei concerti che non ti puoi scordare neanche volendolo.”
Sette anni fa foste anche la prima death metal band a fare un tour europeo
con un colosso dell’heavy come i Judas Priest: col senno di poi come ti senti di
giudicare quell’esperienza?
“Fu un bel tour, ci divertimmo molto: suonavamo 45 minuti per
serata, trovandoci bene con gli headliners e la crew ma… ehi, un grande errore
del pubblico fu che i fans dei Judas non avevano la minima intenzione di
acquistare i nostri album: erano stati loro ammiratori esclusivi per anni ed
anni e non avevano nessuna voglia di cambiare anche solo di un poco i propri
gusti, nonostante durante i concerti piacessimo! Quindi fu una grande
esperienze, ma è qualcosa che non ripeteremo mai più. Impossibile unire in un
tour due band con stili così diversi.”
Sono sicuro che tu abbia tantissimi bei ricordi dei passati anni di storia
dei Gorefest, ma per evitare le banalità… dimmi quali sono i ricordi peggiori
che conservi!
“Il combatterci l’un l’altro. Non una vera lotta fisica, ma il
momento particolare in cui iniziammo ad andare in pezzi come gruppo di amici.
Eravamo ancora una band, ma avevamo perso il “fuoco”, quando divenne
solo un lavoro. Ognuno andava per la propria strada, non riuscivamo più ad
essere i quattro amici che eravamo stati sino a quel punto: ed è un ricordo che
ancora oggi mi fa molto male. È il motivo per cui volevo sciogliere i Gorefest
già nel 1995, e per il quale ci vollero lunghissime discussioni per convincermi
a restare. Sono prima di tutto un fan della musica, e del death metal in
particolare, e quello non era più death: erano solo 4 tizi che cercavano di
guadagnarsi la vita suonando qualcosa, e di sicuro questa è la peggiore traccia
che sia rimasta del nostro passato. Ma è anche vero che raggiungemmo degli
obiettivi impensabili per noi, soddisfazioni enormi: tour in tutta Europa con i
Death, coi Carcass… voglio dire, il bilancio è nettamente positivo, tutto
considerato.”
Siete tornati per restare quindi, possiamo dirlo senza scrupoli?
“Oh yes! Stiamo addirittura già discutendo del prossimo
album.”
Addirittura! Sai già anche dirmi con che gruppi girerete l’Europa nel tour
che mi dicevi prima?
“No, al momento il tour è in piena lavorazione, anche se non
credo che saremo noi gli headliners. Appena avremo le date definitive le
comunicheremo tramite il nostro sito ufficiale, www.gorefest.nl.
Gli hai dato un’occhiata per caso?”
Sì, l’ultima proprio poco fa: ma ci sono ancora solo poche date in Olanda…
“Certo, hai ragione. Ma abbiamo inserito anche alcune foto prese
sul set del videoclip di ‘For the masses’, che abbiamo appena girato: è stato
divertentissimo.”
Bene, vi aspettiamo in Italia allora…
“Spero proprio di sì: tornare a suonare a Milano e Roma sarebbe
il massimo. Ciao e grazie per l’intervista!”
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli