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Gotthard (Leo Leoni)

Di - 1 Novembre 2005 - 17:24
Gotthard (Leo Leoni)

In occasione della data milanese dei Gotthard, ho avuto l’occasione di scambiare quattro chiacchere col simpatissimo e disponibilissimo Leo Leoni, chitarrista del gruppo Elvetico, parlando del più e del meno.

Buona lettura.

Finalmente siete tornati a suonare in Italia, se non ricordo male avete suonato solo con gli Ac/Dc…

Più che altro ricominciamo a suonare in Italia… si abbiamo suonato con gli Ac/Dc e fatto diverse cose, poca roba, ma qualcosa comunque abbiamo fatto. Ora finalmente stiamo facendo qualche data in più del previsto.

Prima di tutto complimenti per il disco, che gode di un grande impatto, suonato e prodotto alla grande. Avete impiegato tanto tempo tra composizione e incisione?

Grazie per i complimenti.

No, non abbiamo impiegato tanto tempo perchè in quattro-cinque mesi abbiamo fatto tutto il necessario. E’ stato un lavoro intenso ma eravamo abbastanza a fuoco su quello che volevamo, quindi sapevamo già dove si voleva arrivare.

All’inizio avete fatto dischi hard-rock, poi cose acustiche o maggiormente AOR, quale caratteristica si addice maggiormente al sound Gotthard?

La caratteristica che si avvicina di più è il fatto di voler evolvere, di cambiare, di provare cose nuove. Invece il suono Gotthard è impostato automaticamente, perché quando Steve comincia a cantare abbiamo un nostro stile. Sono i pezzi e le melodie che parlano, sono tutte queste cose che fanno il suono Gotthard. E’ vero adesso stiamo tornando un po’ sui nostri passi dei primi tempi…

Più Hard?

Certo più hard, in ogni modo più rock…

Si può dire che Lipservice sia un sunto della vostra carriera…

Penso di sì, che Lipservice sia un non ricominciare da zero, ma dopo dieci anni di lavori che abbiamo fatto, questo era la conclusione più vicina a quello che volevamo fare. Cioè un lavoro che rispecchiasse tutte le nostre facce, e per questo siamo usciti con questo Lipservice.

Beh, comunque un grande album, a Tradate anche se non conoscevo i pezzi nuovi mi hanno preso subito…

Grazie…

Sembrano fatti apposta per essere suonati dal vivo.

Ma, infatti è quello che abbiamo provato a fare, cioè trovare un sistema di scrittura più semplice da presentare dal vivo. Cosa che con alcuni album precedenti non siamo riusciti a fare.

Mi è piaciuto anche il video di Lift U Up, dove l’avete girato?

In Romania, in uno studio cinematografico, una specie di Cinecittà Rumeno, dove si poteva trovare tutto quello di cui avevi bisogno.

Una cosa che mi ha sempre incuriosito è la copertina di Gotthard, la Sindone, ma ha qualche significato? Sembra più adatta ad un disco di Gothic…

(Risatina) Ah, si il primo album, molto probabilmente quando abbiamo pubblicato l’album lo stile Gotico non c’era ancora, magari abbiamo ispirato qualcuno…(risate)

Questo è vero, la copertina è il negativo della Sacra Sindone, ci siamo sempre divertiti visto che siamo un gruppo Svizzero e chiamandoci Gotthard l’abbiamo sempre messa sul ridere dicendo che è il ritratto di Gugliemo Tell. (ancora risate)

Siete partiti nel 1992, un periodo in cui il rock era in declino…

Vero.

Ma non vi sentite come dei sopravvissuti?

Non penso sia un discorso di sentirsi dei sopravvissuti, noi abbiamo sempre fatto quello che volevamo fare, facciamo rock o hard-rock, oppure classic-rock, chiamalo come vuoi. Di conseguenza siamo sempre stati sulla nostra strada. Quando abbiamo cominciato, questo genere era un po’ in declino, noi c’abbiamo creduto continuando per la strada che ci siamo scelti.

Ed i risultati sono arrivati…

Si, piano piano sono arrivati, e stanno arrivando.

Vorrei parlare un po’ dei vostri inizi, come sono stati? È stato difficile arrivare al primo disco?

Siamo partiti come tanti altri gruppi, con un sogno nel cassetto e la voglia di fare qualcosa. Dopo varie esperienze a destra e a manca, io e Steve ci siamo trovati ed abbiamo fatto un demo. Da allora siamo rimasti insieme per quindici anni. Abbiamo trovato gente che credeva in noi, che sicuramente avranno notato le qualità e forse ce la siamo anche meritati.

Senza il forse…

Sai, abbiamo fatto la nostra gavetta anche noi, e bisogna dire che un po’ di fortuna l’abbiamo avuta.

Come ti sei avvicinato alla chitarra?

Semplice, prima suonavo la fisarmonica, poi un giorno sono stato a casa di un cugino che aveva una chitarra elettrica, l’ho vista e mi sono innamorato. L’ho attaccata, faceva rumore e da lì è cominciato il tutto.

E uno dei musicisti che maggiormente ti hanno ispirato?

Sicuramente i Beatles

Sono in molti che li annoverano tra le loro influenze…

Sicuramente si, sono la Bibbia rock. Loro hanno scritto tutto quello che potevano scrivere, c’è ancora qualcosa che si può scrivere ma poco roba…

Ed i Gotthard diventeranno mai come i Beatles?

Ahahah, è matematicamente impossibile.

Qual’ è il mercato dove avete maggiormente successo?

Sicuramente la Svizzera, i paesi del Nord, speriamo di cominciare in Italia. Un paese dove siamo conosciuti, ma abbiamo avuto qualche difficoltà. La Spagna è un mercato che si sta aprendo, in quanto Madrid è già sold-out per il concerto di fine mese, quindi ci sono delle buona aspettative. Il Giappone è un buon mercato e anche la Russia sta funzionando bene. Ce ne sono di mercati….

Non era facile trovare un vostro cd…

Non per colpa nostra.

Sicuramente, ora però le cose sono cambiate…

Si, il fatto di aver cambiato etichetta ci ha aiutato sicuramente.

E se non sbaglio avete fondato una vostra etichetta personale…

Si, abbiamo fatto una nostra etichetta personale, distribuita da Nuclear Blast, che sta facendo un ottimo lavoro se paragonato a quanto successo prima con BMG. Per ora siamo contenti, vediamo in seguito dove tutto questo ci porterà.

Parliamo dei testi, visto che li canta, è sempre Steve ad occuparsene?

Diciamo che lui è addetto ai testi perché logicamente cantandoli deve stare attento a come suonano le parole, per un ragione di fonetica. Si discute spesso sui temi che si vuole toccare, riguardante fatti d’attualità, storie vissute, etc…, è lui che fa questo.

Come nasce la musica?

La musica nasce con le parole, esce da sola e arriva come arriva… come dice Vasco Rossi.

Ti piace Vasco?

A me piace tantissimo. Comunque sono idee che nascono in tour e si portano avanti, si collezionano e si registrano su un registratore come il tuo. Poi alla fine si sviluppa il tutto.

Visto che abbiamo parlato di Vasco, i tuoi ascolti come sono?

Io ascolto un po’ di tutto, quando accendo la radio se resto affascinato da una canzone vado a vedere il seguito, altrimenti lascio perdere. In generale però non ho problemi, ascolto di tutto indipendentemente dall’etichetta.

Rimaniamo sempre in tema, conosci qualche gruppo Italiano a livello underground e non?

Ma, non tanto, conosco quello che succede sul mercato, se mi chiedi di Grignani o Irene Grandi, tutte queste cose qua ti rispondo di si. Ma quella che è un po’ la musica underground non la conosco per diversi motivi: non ho tempo, non la sento e non m’arriva materiale. Capita come durante queste serate che sei a suonare a destra e a sinistra che ci siano dei ragazzi che mi portano cd o promo, li ascolto, ma se mi chiedi questo gruppo di dov’è o cos’è quest’altro mi dispiace ma non so risponderti.

So che non hai un buon rapporto con internet è vero?

Sì è vero, non lo nego: trovo che internet sia nata come una cosa intelligente, poi se ne è abusato come in tutte le cose che vengono create. Quindi per me, rovina tante cose: in prima cosa la musica e i video, fa perdere intimità alle persone, fa in modo che la gente si colleghi dimenticando, magari, di andare a giocare a pallone, questo riferito soprattutto ai ragazzini. Penso si corra il rischio che le generazioni siano rovinate, perché non si fa un uso corretto di questa macchina chiamata internet.

Beh, adesso i ragazzini crescono con un computer in mano, d’altronde è una generazione che cresce con l’informatica…….

Chiaro, ma io lo vedo come un problema.

Ah sì e come mai?

Ma perché perdi la comunicazione e il contatto con la gente, per questo non m’interessa. Cioè, se devo parlare con qualcuno preferisco farlo a quattr’occhi o per telefono. Trovo sia troppo facile mandare un messaggio per telefono e pensare che qualcuno lo possa leggere. Per me è come una vigliaccata, cioè come lanciare il sasso e togliere la mano. Io sono staccato dalla rete, non ho un indirizzo internet… anzi no, ho aperto un indirizzo ma perché mi hanno forzato a farlo. Tutti mi prendono in giro, ma io ho detto che se volete aprirlo fatelo ma non m’interessa e non lo aprirò mai. Non ho idea di quanti messaggi ci siano.

Tornando alla musica, tour e disco come stanno andando?

Sta andando tutto molto bene se Dio vuole, se il “culo” tiene da Roma siamo passati e andiamo avanti.

C’è qualche album cui ti senti più legato?

Tutti i dischi hanno una storia, di conseguenza bisogna vedere se uno ti ricorda più qualcosa invece di qualcos’altro, in linea di massima sono attaccato a tutti, perché sono tutti pezzi che abbiamo composto noi. Sicuramente il primo e l’ultimo: la partenza e la seconda partenza.

Il terzo disco e l’acustico sono dei bei dischi; per me tutti gli album che abbiamo fatto sono validi.

Allora Lipservice lo vedi come una nuova partenza?

Sicuramente si, diciamo che è un buon auspicio per fare i prossimi dieci anni. Quindici li abbiamo fatti, ne facciamo ancora dieci poi andiamo in vacanza, che ne dite è … (risate!).

Quanto è dura stare in Tour? A volte mi capita di leggere di musicisti che vanno fuori di testa per la lontananza da casa, etc. etc.

Questo è un problema loro, se fai quello che ti piace ovviamente non è dura. Finchè va tutto bene e non subentrano problemi fisici che possono complicarti la vite durante il tour, va benissimo. Dormi poco, fai tante date ed incontri tanta gente, di conseguenza devi sempre stare attento. Comunque ripeto, se fai ciò che ti piace va tutto bene.

Dopo un live acustico e un DVD, manca un cd dal vivo all’appello, non avete intenzione di muovervi in questo senso?

Io penso che abbiamo ancora abbastanza idee per fare musica, quindi chi ci vuole vedere dal vivo che venga a vederci nelle sale e non se lo ascolti a casa. Sarebbe troppo facile fare un download da internet e dire sono stato al concerto. Il live lo facciamo tutte le sere, quindi chi non viene se lo faccia raccontare da chi c’è stato.

Mi piacerebbe vedervi in Svizzera su un palco più grande…

Beh, sicuramente sarebbe diverso da quello che facciamo qui stasera.

Ma quali sono le differenze tra un piccolo club ed un posto più grande?

Sicuramente il contatto con il pubblico cambia, cambia la dimensione, cambiano alcune cose, soprattutto l’atmosfera. Sei più limitato per determinate cose, ma dall’altra parte sei più vicino alle persone.

Siamo giunti a fine intervista, concludi come meglio credi…

Come vuoi che concluda?

Lasciando un messaggio per i lettori di True Metal, cosa che tu non leggerai mai visto che non entri in Internet.

No, io non entro in internet. Sono entrato l’altra sera perché mi si è rotta la chitarra in tour, stavo cercandola disperatamente e non sono riuscito a trovarla da nessuna parte…beh questo è un uso intelligente della rete.

Vedi che per qualcosa è utile!

Si, per casi come questo funziona. Io penso che se volete la musica rock in Italia sta solamente a voi chiederla, questo è il mio messaggio “se volete che la musica rock venga suonata alle radio sta a voi chiamare le radio”. E’ troppo facile dire che le radio non passano musica se poi non ci si prova neanche a chiederlo.

Va beh, ma in Italia proprio…

Ma chi l’ha detto?

Mah, basta che ascolti qualsiasi radio, o guardi MTV per esempio…

Secondo me le cose si possono cambiare. Le regole sono fatte per essere infrante, per quello che si fa musica rock.

Mah, in Italia è un po’ la mentalità che manca per un certo tipo di rock, abbiamo avuto dei grandi gruppi negli anni ’70: PFM, Banco …

Quindi vuol dire che una chance c’è, molto probabilmente chi ascoltava la PFM e il Banco ora lavora in radio o in questi ambienti, quindi se arriva qualcuno che è all’altezza di questa situazione lo faranno passare.

Il tempo a mia disposizione purtroppo è finito, abbiamo bevuto un caffè insieme augurandoci di rivederci al prossimo Tour.

Francesco “Spruss” Prussi.