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Graal (Andrea Ciccomartino)

Di Marcello Catozzi - 10 Dicembre 2013 - 0:01
Graal (Andrea Ciccomartino)

 

Intervista raccola da Marcello Catozzi

I Graal hanno recentemente pubblicato “Realm Of Fantasy” in versione vinile limitato; come mai vi è venuta questa idea “vintage”?

Il nostro primo disco autoprodotto “Realm Of Fantasy” uscì nel 2004 in formato LP in sole 200 copie. Firmato successivamente un contratto con la Blood Rock Records, con la quale pubblicammo altri due lavori in studio “Tales Untold” e “Legends Never Die”, si è pensato di riproporre il nostro debutto con una grafica diversa e con l’aggiunta di inediti coinvolgendo due icone della musica italiana, Rodolfo Maltese e Pier Luigi Calderoni, rispettivamente chitarra e batteria del Banco Del Mutuo Soccorso. Per completare questo discorso ti diciamo che questa nuova versione ha una tiratura di sole 300 copie, 100 delle quali in vinile colorato.

A proposito di vintage e di vecchi LP: un vostro brano inedito appare nella compilation “Night 100” (limited edition) edita dalla “Night of the vinyl dead”. Cosa ci potete raccontare di questa partecipazione?

Non possiamo che essere orgogliosi di questa nostra partecipazione alla compilation “Night 100”. Prima di tutto perché è una label che stimiamo molto e poi, tra tutte le band che vi hanno preso parte, soltanto i Torture Garden e noi rappresentiamo l’Italia in questo ambizioso progetto.

Il genere che proponete suona come un omaggio a sonorità “old school” tipicamente Seventies, con un mix di Hard Rock, N.W.O.B.H.M. e anche qualche tocco di Prog. Quali sono le band che vi hanno ispirato maggiormente in fase compositiva?

Ci hanno definito in molti modi ma trovare una giusta collocazione al nostro stile credo che non sia semplice. Siamo 5 elementi, e ognuno di noi ha i suoi eroi ai quali ispirarsi. Quando nacquero i Graal, l’intento era quello di dar vita ad una band hard rock che non escludesse dal proprio sound anche sonorità care al folk e al prog. Le inarrivabili band che più condizionano il nostro modo di comporre sono molte, ma dovendo sceglierne alcune ci limitiamo ai Kansas, Uriah Heep, Thin Lizzy, Pink Floyd e Warlord, Black Sabbath.

Parlando di contenuti, nelle vostre canzoni sono presenti elementi epici e “Fantasy”, che però fungono da metafore per tematiche più profonde. Quali artisti (del passato o del presente) ritenete possano meglio impersonare questo tipo di approccio?

Ci piacciono molti i testi epici con qualche rimando al Fantasy, ma tutto ciò ci colpisce veramente quando dietro un testo si configurano attinenze al nostro vissuto. Riteniamo i Magnum una grande fonte di ispirazione e soprattutto un grande esempio di coerenza e professionalità Rivalutarli non potrà che farvi piacere.

Ottima citazione! Da tempo non la sentivo citare. Ora, sempre restando nel passato, sareste in grado di indicarci (previo consulto tra di voi) i cinque migliori album della Storia?

Domanda difficilissima e non esente da ripensamenti.
Comunque adesso potremmo indicarti
AC DC – Back In Black, Led Zeppelin – IV, Black Sabbath il debutto, Kansas – Leftoverture Blackfoot – Highway Song…

Con quali artisti vi piacerebbe collaborare nella registrazione di un disco?

Ci piacerebbe avere dietro la consolle Rick Rubin, ma se dovessimo scegliere musicisti più integrati nella nostra realtà ti diremmo Angus Bidoli dei Fingernails, Master Bianco dei Raff o Gigantelli dei Danger Zone.

A quale band vi piacerebbe fare da supporto?

Sarebbe un sogno aprire per gli Uriah Heep o anche consegnare bevande nel backstage ai Journey.

Ah ah! Non ho agganci con lo staff dei Journey, però potrei tentare di procurarti un posto da roadie nei Black Sabbath… Parlando del vostro ultimo album, qual è secondo voi il brano meglio riuscito?

Ci piacciono molto le canzoni che abbiamo composto agli inizi della nostra avventura, ma i brani a cui siamo legati di più sono Born To Go perché è stata la prima canzone ad essere composta e registrata per l’album d’esordio, e Crash Of Steel perché è un brano che ancora oggi suoniamo dal vivo e non smette di regalarci attestati di stima e grandi emozioni..

Pescando invece nella vostra intera produzione, quale canzone potete indicare – a chi non vi conosce – come quella che meglio vi rappresenta, in quanto contiene in sé tutti i tratti distintivi dei Graal?

Anche qui sarebbe riduttivo soffermarsi su una sola canzone ma se proprio dobbiamo, Gods Of War ha tutti gli ingredienti per rendere bene l’idea del percorso Graal .

Qual è il messaggio che vorreste venisse percepito dal pubblico, nell’ascolto dei vostri brani?

Non abbiamo messaggi da voler infondere alle masse. Quello che più ci preme è che la nostra musica e le nostre melodie risultino accattivanti a più gente possibile. Nei nostri testi molte cose riguardano la nostra sfera personale e non pretendo che gli altri ci si debbano immedesimare. Ognuno ci legga quello che vuole senza alcun problema.  

Ottima risposta. Rispetto alle vostre aspettative, quali sono stati i riscontri, da parte del pubblico e soprattutto dei vostri fans, in merito al vostro ultimo lavoro discografico?

Legends Never Die è stato un album che ci ha dato grandi soddisfazioni. Capita sempre più raramente che un disco oggi goda di una ristampa. Infatti questo nostro lavoro in studio ha venduto più di 1000 copie e non possiamo che ringraziare tutti quelli che hanno creduto in noi, investendo i propri soldi sui Graal. Spero che un’altra grande accoglienza venga riservata al prossimo album, ormai quasi pronto ad essere stampato.

A proposito: parlaci dello stato di avanzamento dei lavori inerenti al vostro quarto disco: a che punto siete?

Come dicevamo, il nostro nuovo lavoro in studio è ormai ultimato. Restano solo dei dettagli che entro la fine del mese troveranno la giusta soluzione e sbloccheranno la stampa e la conseguente uscita dell’album

Guardando indietro, in particolare ai dischi finora prodotti, vi ritenete soddisfatti del risultato ottenuto, oppure vorreste modificare qualcosa?

C’è sempre qualcosa da voler modificare, un arrangiamento, un testo o la nostra prestazione in studio. Ma non vogliamo pensarci. Andare avanti è una priorità insindacabile. Al momento, avendo ancora molte idee per i lavori che seguiranno non abbiamo il tempo per pensare cosa sarebbe stata quella canzone se avesse avuto quel tipo di missaggio o una linea vocale diversa. Nessun rimpianto.

Sul piano dei desideri, quali vorreste vedere realizzati per i Graal nell’immediato futuro?

Riuscire a vedere la nostra intera discografia andare esaurita in poco tempo nei negozi e trovarci alle prese con un bel tour europeo, magari in compagnia di qualche altra band italiana.

Spostandoci nel futuro, cos’altro bolle in pentola per i Graal? Quali sono i vostri programmi?

Oltre a promuovere il nuovo disco ci aspettano diverse date live alle quali cercheremo di dare il massimo come musicisti, ostentando tutta la nostra passione per quello che facciamo.

Domanda provocatoria. In uno scenario come quello attuale, in cui il mercato “live” è ormai orientato decisamente ed essenzialmente verso le cover, non credete che oggi fare musica originale in Italia sia un azzardo?

Assolutamente no. Certo, è sempre difficile riuscire a guadagnare qualcosa con la musica originale ma a prescindere da quello che ne viene in tasca, la soddisfazione di lasciare un piccolo segno in chi ti ascolta è per noi veramente il massimo.

Per quanto riguarda il territorio di Roma e dintorni, potete descrivere com’è la situazione oggi? Ci sono locali che danno la possibilità di suonare? Il movimento è vivo?

Di locali ce ne sono a sufficienza, non tutti in grado di poter rendere accettabile la resa sonora di tutte le band ma spesso hanno un buon palco e un pubblico recettivo. La scena a Roma c’è sempre stata e la voglia di cibarsi di musica originale è ancora viva e pulsante.

Domanda indiscreta: cosa fanno i Graal nella vita di tutti i giorni? Quanti di voi vivono esclusivamente di musica?

Campare di musica?! Diciamo che se non lavorassimo sarebbe sempre più difficile poter mantenere una sala, gli strumenti e tutto ciò che gravita intorno al mondo Graal. Comunque il batterista e il tastierista si occupano di computer, il chitarrista è un geologo, il bassista è un ministeriale e il cantante insegna.

Andrea, tu sei recentemente apparso in qualità di cantante sull’esordio degli Anno Mundi e il vostro bassista, Michele Raspanti, ha addirittura suonato su tre pezzi nel loro stesso album. Puoi dirci qualcosa di questa collaborazione?

Gli Anno Mundi sono una bella realtà del panorama musicale romano e quando ci hanno chiesto di poter prendere parte a questo debutto, abbiamo dato il nostro apporto con la dovuta professionalità. 

Cosa pensate del loro esordio discografico? Vi sono piaciute le citazioni di gruppi seventies come i Black Sabbath, i Black Widow, i Pentagram, ma anche di nostri artisti quali Mario The Black Di Donato, Paul Chain, ecc.?

Ci piace molto il loro modo di intendere il metal. Riescono a ricreare una bella atmosfera Seventies senza per questo forzare la mano. Gli riesce naturale e ciò è un grande pregio.  

Gli Anno Mundi sono recentemente approdati alla BTF. Pensate che questo, in un certo senso, possa dare visibilità anche ai Graal?

Prima di tutto spero che questo accordo con la BTF dia agli Anno Mundi la giusta visibilità. Hanno un contratto con una grande label e questo non può che far bene a loro prima di tutto e ai gruppi che hanno avuto la possibilità di prendere parte a questo progetto.

Ci sono in cantiere altre collaborazioni con loro o con altre band, in futuro?

Al momento nulla è in cantiere. La nostra porta è sempre aperta nel valutare le varie proposta che arriveranno.

Quali sono, in Italia, le band da voi conosciute che vi sentireste di indicare come lodevoli?

L’Italia ha una grande tradizione di band hard rock/metal. Oggi molti di questi gruppi sono in piedi da oltre 30 anni e ancora spaccano di brutto. Abbiamo visto dal vivo quest’estate i Danger Zone, i Crying Steel e i Synthesis e crediamo che ancora molto hanno da insegnare.  

Per quale motivo, secondo voi, sono così poche le band italiane che, in ambito Hard Rock, riscuotono successo all’estero?

Crediamo che sia una questione di management o supporto delle label. Riuscire andare in tour in giro per l’Europa comporta costi che non sempre una band come i Graal è in grado di affrontare. Ci vorrebbero investimenti e grandi distribuzioni che al momento solo i Rhapsody sono riusciti ad avere. E’ vero che internet ha facilitato i rapporti con chiunque nel mondo, ma pensiamo che riuscire a farsi apprezzare dal vivo sia il massimo per ogni band.

Perché il Rock, in Italia (parliamo di quello vero e non pompato dalle solite major o dalle solite radio, che viene spacciato per Rock ma che in realtà non ha nulla a che spartire), non ha più il successo che aveva negli anni 70, 80 e 90, eccezion fatta per i grandi nomi e i grandi eventi (Heineken, Gods of Metal, ecc.)?

Non sappiamo indicarti quale potrebbe essere la causa di questo disinteresse crescente nei riguardi del rock o del metal in Italia. Tutto verte intorno alla proposto che viene data in pasto al pubblico. Forse ciò che veramente manca è un prodotto valido in grado di rompere gli schemi e aprire varchi fino ad ora irraggiungibili. Oppure potrebbe essere l’incompetenza di certi manager di settore non in grado di scovare la band giusta in un ambito atipico come il metal. Ci stupisce che band come Raff, Vanexa, Strike, Vanadium abbiano goduto, negli anni 80 anche di passaggi televisivi su canali nazionali e oggi, pur essendoci una folta proposta di band molto valide, tutto ciò sarebbe impossibile. Purtroppo non rischia più nessuno e la nostra musica (metal o hard rock che sia) sarà sempre alla portata di mano dei pochi curiosi che rischiano di investire qualche euro su band poco affermate.

Spostando il tiro in un contesto territoriale più ampio: come vedete il panorama Hard Rock a livello mondiale?

Di proposte ne arrivano in continuazione ma di grandi novità non ci pare che ce ne siano state. Tutto suona un po’ alla Thin Lizzy, alla Black Sabbath, alla Motorhead peccando così di poca originalità e molta derivazione. Non crediamo che sia necessario invertarsi sempre qualcosa, ma almeno tentare di dare al proprio sound un minimo di personalità.

Quali sono oggi, restando in ambito mondiale, le band che riscuotono la vostra ammirazione?

La nostra stima può partire dai Darkness per arrivare fino ai Black Bonzo senza però distogliere l’attenzione ai grandi ritorni quali Demon, Magnum, Satan, Van Halen.

A questo punto, nel ringraziarvi per l’interessante chiacchierata e per la coerenza che dimostrate in ambito musicale, a dispetto dello scenario sempre meno incoraggiante, che ne dite di chiudere l’intervista con il consueto saluto / messaggio ai lettori di Truemetal?

Grazie veramente per l’opportunità che ci avete dato. Speriamo che qualcuno si faccia prendere da un attacco di “curiosite” e dia una chance a tutte le band che con passione ancora si dannano l’anima per riuscire a ritagliarsi una piccola nicchia in questo grande, variegato e fottuto underground musicale. A presto. Graal

Marcello Catozzi

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