Vario

Graveworm (Stefan Fiori)

Di Alberto Fittarelli - 11 Gennaio 2005 - 18:09
Graveworm (Stefan Fiori)

C’erano diversi spunti da approfondire con i Graveworm in questa
intervista: il cambiamento del sound, come già detto in fase di recensione, è
stato netto, anche se è sempre riconoscibile la matrice della band; cosa che ha
portato la produzione del combo altoatesino su un livello superiore, con una
personalità più marcata.

Ma i cambiamenti ce li introduce direttamente il cantante Stefan Fiori:

Sì, penso che ci sia stato un grande cambiamento per i Graveworm con
[N]utopia: le novità dipendono principalmente dall’inserimento in line-up del
nuovo chitarrista Lukas, in sostituzione di Steve, che ha cambiato tutto il
nostro modo di approcciarsi alla musica… quest’album è davvero una svolta,
quindi.

Direi che il binomio iniziale di I – The Machine e della
title-track sia quello più rappresentativo del nuovo suono…sei d’accordo?

Beh, I – The Machine è di sicuro la più aggressiva del disco, la song
perfetta per aprire l’album, veloce e potente. Ma io credo che la più
innovativa e “deatheggiante” sia la terza Hateful Design, che
tra l’altro è anche la mia preferita: ha tutte quelle caratteristiche che
abbiamo introdotto nel nostro modo di comporre, e dopo averla proposta nel
recente tour di spalla ai Kataklysm siamo convinti che avrà successo anche tra
il pubblico. Si sente che abbiamo cambiato del tutto il nostro modo di scrivere
i pezzi: prima tutto si svolgeva sulla tastiera di Sabine, su cui poi si
innestavano gli arrangiamenti degli altri componenti; ora invece Lukas ci
permette di scrivere tutto sulla chitarra, con un risultato più che evidente.
Senza contare il lavoro svolto da Andy Classen…

Proprio di questo volevo parlarti, l’ottima produzione di [N]utopia

Sì, Andy ha fatto davvero un gran lavoro, siamo del tutto soddisfatti.
Tutto è andato come volevamo.

E cosa pensi della vostra continuità col passato? Pensi che sia palese
anche nel nuovo album?

Lo dice il titolo stesso: un mix tra la parola NU, che ovviamente sta a
rappresentare la novità, e UTOPIA, che per noi raffigura quanto fatto sinora,
quella continuità di cui parli. Sì, l’impronta dei Graveworm è
decisamente presente in tutto il disco, anche nei brani più
“insoliti”.

Cosa mi dici di quei gruppi che seguono quello che sembra essere il trend
più comune in un certo gothic sound, cioè le influenze electro/dark e le
tendenze moderniste?

Guarda, io ascolto anche molta musica elettronica, mi piace parecchio, ma
in sostanza coi Graveworm facciamo quello che vogliamo: ora ci è venuto
spontaneo deviare verso sonorità più aggressive, ma non c’è stato niente di
pianificato, assolutamente. Se un domani avremo motivo di inserire elettronica
nei nostri dischi, perché no? L’importante è che sia una cosa che ci sentiamo
di fare.

Si può dire con certezza che abbiate fatto passi da gigante dai vostri
inizi, ma siete sempre sembrati più orientati verso Austria e Germania che
verso l’Italia, me ne puoi parlare?

Siamo tutti italiani, tranne il batterista che ci segue temporaneamente in
tour, che è austriaco; ma altoatesini e di madrelingua tedesca, quindi per noi
è sempre stato naturale rivolgerci a quella che, oltre ad essere il più grosso
mercato metal d’Europa, è anche la zona in cui riusciamo a comunicare meglio!
In effetti, a parte quelli dalle nostre parti, sono solo due i concerti che
abbiamo fatto in Italia, ci piacerebbe molto poter visitare con la band la
nazione… sinora abbiamo sempre avuto un ottimo responso.

E parlando proprio del settore live, credi che questo aspetto della vita
di una band sia fondamentale anche per i Graveworm?

Assolutamente sì! Anzi, per noi è la cosa più importante in assoluto,
ci piace moltissimo suonare dal vivo e poter vedere le reazioni del pubblico in
prima persona… è un aspetto indispensabile anche per una band come la nostra,
sicuramente.

Raccontami allora qualche aneddoto, qualche situazione magari non
esattamente “comoda” in cui vi siete ritrovati nella vita on stage…

Ah, vediamo… beh, qualche problema si può essere presentato di certo
con le ubriacature, quando qualche membro del gruppo beveva un po’ troppo e
faceva casini…
poi mi ricordo di una nostra vecchia tournèe di spalla ai Crematory: eravamo il
gruppo d’apertura, con il locale che apriva al pubblico alle 19.30… e noi
iniziavamo a suonare alle 19.15! Ti puoi immaginare la nostra felicità, ma sono
cose che bisogna accettare, almeno in certe situazioni.

Sì, ho visto recentemente una scena simile coi Belphegor all’Xmass Fest,
nella data milanese…

Haha, sì, in quei grossi festival praticamente è inevitabile!

Cosa mi dici del tour che vi apprestate a fare in primavera con i
Finntroll? Ti piacciono? [L’intervista si è svolta prima che venisse
annunciato il cambio dei Graveworm con i Naglfar, ndr]

Certo, li ho visti suonare già 2 volte dal vivo e mi sono piaciuti
parecchio, sono molto divertenti. E’ un’altra occasione per noi di girare con
un’ottima band, e di suonare di nuovo in Italia.

Cosa che farete anche con lo show di presentazione del disco nella vostra
città, Brunico…

Sì, nello show [che si è svolto l’8 Gennaio] suoneremo con 4 bands di
diverse sonorità, qualcuna più aggressiva, qualcun’altra più vicina agli In
Flames, come sound; faremo molti pezzi di [N]utopia, ovviamente, ma anche brani
presi dai dischi del passato.

Voi esistete sin dal 1992, e di cambiamenti nel modo di fruire la musica
ne avete visti: dal tape-trading di una volta si è passati al controverso
fenomeno degli mp3. Tu cosa ne pensi?

E’ una cosa positiva, serve a tutti per farsi conoscere: sì, si sentono
le grosse bands che si lamentano di furti e quant’altro, ma a me non è mai
capitato di vedere dati di vendita ridotti dalla diffusione degli mp3, anzi! E
serve tantissimo alla miriade di bands della scena metal, che possono mostrare
ciò che suonano alla gente in tutto il mondo. E io stesso scarico quello che mi
va di ascoltare, ma poi vado a comprare il cd, perché è ovvio che la
differenza c’è: niente artwork e libretto, niente confezione e magari anche una
qualità sonora non perfetta.

Leggo sulla bio diffusa dalla Nuclear Blast che avete girato un videoclip
per l’opener I – The Machine, giusto?

Sì, già da 3 settimane: è un video molto semplice, con una performance
live di quella canzone. Volevamo qualcosa che ci ritraesse in quella situazione,
che come ti dicevo è la più congeniale per noi… è venuto molto bene, spero
si possa vedere presto.

Siamo alla fine: a te lo spazio per i saluti, grazie per la tua
disponibilità!

Un saluto a tutti i lettori di TrueMetal, e ovviamente date un ascolto a
[N]utopia in attesa di vederci live! Grazie a te per l’intervista, ciao!

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli