Hammerfall (Oscar Dronjak)
Abbiamo avuto la possibilità di incontrare Oscar Dronjak, chitarra degli Hammerfall, poche ore prima del recente e infuocato show di Milano. La lunga intervista mi ha fatto scoprire un personaggio che, per quanto notoriamente schivo, si è dimostrato estremamente disponibile e a tratti esilarante. Buona lettura.
Intervista a cura di Marco “Homer Jai” Ferrari
Ciao Oscar innanzitutto volevo complimentarmi per il vostro ultimo nato. Trovo “Threshold” veramente un ottimo disco e sono certo che non è solo una mia impressione. A proposito com’è la reazione del pubblico quando lo presentate in sede live?
Prima di tutto grazie per i complimenti, sono sempre bene accetti ed è importante sapere che il nostro lavoro viene apprezzato. Devo dire che la risposta del pubblico sino ad ora è stata veramente buona. Sai generalmente dalla data di uscita di un album ci vuole un certo lasso di tempo perché venga assimilato e apprezzato ma, in questo caso, abbiamo iniziato il tour subito dopo l’uscita del disco e le nuove canzoni sono state da subito applaudite e cantate dal pubblico, in special modo “Rebel Inside” e “Threshold” che, essendo la canzone con la quale ci presentiamo sul palco, ha il vantaggio di essere accolta sempre con molto calore.
Ho avuto la fortuna di assistere a vostri numero show, a partire dal tour di “Renegade”, passando per l’esibizione del Gods of Metal, fino all’ultimo tour in compagnia degli Stratovarius e ho potuto notare come le vostre scenografie siano cresciute nel tempo. Mi puoi raccontare come nascono le idee per allestire il palco e di quanto lavoro sia necessario per realizzarle?
Direi che la parte più difficile è stata all’inizio della nostra carriera. Quando sei giovane e hai la possibilità di andare in tour hai mille idee, sogni palchi con scenografie incredibili, ma di colpo ti trovi di fronte a problemi di budget e di logistica ed i tuoi sogni vengono ridimensionati. Poi tour dopo tour abbiamo avuto possibilità crescenti e il palco che vedete ad ogni nostro concerto è il massimo che possiamo offrire ai nostri fans. E’ frutto di idee condivise con la band e con lo staff che ci segue in giro per il mondo. Credo sia molto importante offrire uno show che non sia solo musicale, ma coinvolgente da tutti i punti di vista: il sogno di ogni musicista è quello di riuscire ad offrire spettacoli come quelli degli Iron Maiden, ad esempio, capaci di coinvolgere il pubblico sotto ogni punto di vista, e di farlo sentire parte dello show.
Stando in tema di vita “on the road”, qual’ è la cosa che apprezzi maggiormente e di cosa senti maggiore nostalgia quando siete in tour?
Onestamente della vita “on the road” apprezzo tutto, alla fine è la dimensione live quella che ti da le maggiori soddisfazioni e quando sei in tour ogni momento della giornata è pervaso dal piacere e dall’emozione di salire sul palco e vedere un sacco di ragazzi pronti a cantare le tue canzoni e ad applaudirti. Per quanto riguarda la cosa che mi manca maggiormente voglio essere sincero: il mio Nintendo Wii. Me lo hanno regalato cinque giorni prima di partire per il tour e l’ho potuto sfruttare per poche ore, non vedo veramente l’ora di poter tornare a casa e farmi qualche giorno di vacanza a giocare.
Beh stavo giusto per chiederti se hai qualche hobby particolare e se riesci a coltivarlo anche in giro per il mondo…..
Ah sì, sono proprio un patito di videogames…pensa che sul tour bus, dove tutto viene fissato per evitare che cada, avevo fatto montare il mio vecchio Nintendo Game Cube, ma proprio l’altra sera l’asse su cui era montato si è staccata e si è distrutto… pensavo di impazzire ma oggi ho posto rimedio e prima di arrivare all’Alcatraz mi sono fermato a comprare una PSP…
Ottima scelta, è la mia compagna di molte notti insonni……
Si sono davvero soddisfatto del mio acquisto ed è bello poterne parlare con qualcuno e non come con quel noioso lì ( e indica il viso sorridernte di Magnus Rosen che si avvicina).
Ok Oscar torniamo a far finta di essere persone serie (risate generali, ndr). Cosa pensi delle esperienze live vissute in Italia?
Subito dopo il nostro primo show a Milano l’unico desiderio che avevamo era quello di tornare al più presto in Italia, avete un grande pregio che è quello di farci sentire come a casa con un calore ed una simpatia che sono veramente contagiose.
Guardando indietro nelle vostre esperienze live qual è la serata che non dimenticherai mai?
Non dimenticherò mai la prima volta che abbiamo suonato a Göteborg nel locale (il Backa Kulturhus) nel quale ho visto molti concerti delle mie band preferite. Calcare quel palco e sentire il calore dei fans è stata una di quelle emozioni che difficilmente si dimenticano, in quell’occasione mi sono reso conto che il sogno di diventare un vero musicista si era avverato.
Parlare dei vostri inizi mi fa venire in mente una curiosità: come ci si trova ad essere proiettati dai piccoli club addirittura alla cerimonia di inaugurazione dei campionati del mondo di atletica di fronte a oltre 100.000 persone e collegati in mondovisione?
E’ stato veramente incredibile, ancora oggi a ripensarci rimango senza fiato. La cosa più strana è quella che fino ad un minuto prima sei tranquillo nel backstage e un minuto dopo sei di fronte non solo a migliaia di persone, ma entri nelle case di tutto il mondo, è una sensazione veramente impossibile da descrivere.
A proposito di concerti: uno degli aspetti che amo di più delle vostre esibizioni è la forza con la quale calcate il palco e con la quale riuscite a contagiare il pubblico, ma dove trovate le energie per riuscire a ricaricare le batterie giorno dopo giorno?
Guarda come ben sai durante il tour viviamo sui bus e questa cosa se non altro ci permette di riposarci mentre viaggiamo da una città all’altra. In effetti, però, col passare delle settimane la stanchezza inizia a farsi sentire. Ci sono delle mattine in cui veramente vorresti restare a dormire ed essere buttato giù dal letto cinque minuti prima di salire sul palco, ma le giornate sono ricche di impegni, tra soundcheck ed eventi promozionali. Ci sono dei giorni in cui, quando sei nel backstage a pochi minuti dal concerto, ti senti veramente esausto e ti sembra impossibile riuscire a suonare per due ore, ma poi quando senti l’intro e le urla dei fans tutta la stanchezza, sia fisica che mentale, passa e l’unica cosa che desideri è quella di far divertire il pubblico con uno show ricco di energia: ecco, la ricarica siete voi!
Dei vostri concerti ho sempre apprezzato le scalette che proponete: canzoni vecchie e canzoni nuove che si miscelano alla perfezione e che danno vita ad una colonna sonora senza tempo. In base a quali criteri scegliete la set list e cosa pensi della scelta di alcune band, come ad esempio gli Iron Maiden, di riproporre interamente l’ultimo album lasciando di fatto pochissimo spazio ai classici?
Guarda io penso che se si hanno alle spalle molti album sia giusto spaziare in tutto il repertorio della band. A noi piace alternare il nuovo materiale che viene presentato al pubblico con i classici che lo scatenano in quanto trovo sia giusto soddisfare un po’ tutti i sostenitori, sia quelli di vecchia data che ci hanno apprezzato con “Glory to the Brave” e “Legacy of King”, che quelli che ci hanno scoperti con i lavori più recenti. La trovo una questione di correttezza nei confronti del pubblico che paga il biglietto, tentiamo semplicemente di accontentare tutti. In questo tour, ad esempio, mi dispiace molto dover proporre raramente “The Fire Burns Forever”, ma purtroppo Joacim fatica molto dopo l’intervento alla gola e quella canzone gli richiede uno sforzo che al momento consideriamo troppo rischioso per le sue corde vocali.
Per quanto riguarda la scelta degli Iron Maiden il nuovo lavoro l’ho ascoltato poco, ma mi sembra un buon disco. Comunque, da fan della band inglese, non mi sarei ritenuto soddisfatto di un concerto impostato in quella maniera: come dicevo è giustissimo suonare il nuovo materiale, ma ciò non mi sembra corretto nei confronti dei fan soprattutto di quelli che hanno avuto l’opportunità di vederli solo in quell’occasione, anche se da musicista capisco che non sia facile suonare per così tanti anni sempre le stesse canzoni. Comunque mi sembra che il tour dei Maiden sia andato alla grande e che il pubblico ne sia rimasto soddisfatto: alla fine questa è la cosa che conta veramente.
A tal proposito cosa ne pensi dell’idea di fare un tour ne quale suonare canzoni che mai, o raramente, avete proposto dal vivo?
Per quanto ci riguarda credo sia impossibile trovare canzoni che non abbiamo mai suonato dal vivo, comunque è un progetto che mi piace, un modo per rimettersi in discussione, divertirsi e far riscoprire canzoni che seppur belle sono meno conosciute. Ora sarebbe prematuro, però tra qualche anno e tra qualche album potrebbe essere una bella esperienza.
Mettiamo un attimo da parte l’Oscar musicista e vediamo di conoscere l’Oscar fan: qual è il concerto al quale hai assistito e che non dimenticherai mai?
Di concerti ho avuto la fortuna di vederne veramente tanti, ma tra tutti il primo che mi viene in mente è quello dei Manowar nel 1995. Fu uno spettacolo incredibile e mi avresti dovuto vedere, ero poco più di un ragazzo e se possibile ancor più magro di quanto sia ora, indossavo la mia amata armatura ed ero completamente ricoperto di borchie. Lo show fu incredibile, una potenza inaudita.
Un altro concerto incredibile fu quello dei Judas Priest durante il tour di “Painkiller”, li vidi in due occasioni diverse e fu veramente, ma veramente indescrivibile, è difficile farti capire ciò che ho provato…
Beh Oscar, stai parlando con una persona che ha il simbolo dei Judas tatuato sul braccio….
Ok allora mi correggo, sai benissimo a quale emozione mi riferisco (risata generale ndr).
Ho visto il vostro divertentissimo video fatto con la nazionale femminile di curling, avete in programma altre collaborazioni del genere? Sai onestamente nei video preferisco vedere delle belle ragazze bionde rispetto ai soliti cavalieri armati di spada che sfidano le armate delle tenebre….
E’ stata una esperienza divertentissima, ma al momento non abbiamo in programma nulla del genere, anche se spero di accontentarti per quanto riguarda il video con belle ragazze (ennesima risata ndr).
A proposito di sport… uno dei miei preferiti è “mangiare”. Tu che hai la possibilità di viaggiare in tutto il mondo avrai di certo collaudato un po’ tutte le cucine, quali sono le tue preferite?
E’ anche uno dei miei sport preferiti. In generale non amo molto le cucine in cui ti mettono di tutto in un piatto come fanno ad esempio in Spagna. Mi piace mangiare un piatto solo, magari abbondante, ma di una cosa che mi piace davvero come una bella bistecca o un piatto di pasta che ti danno grandi soddisfazioni. A proposito oggi per pranzo mi sono mangiato un enorme gelato alla stracciatella, ecco quello è stato veramente eccezionale con quel misto di crema e pezzi di cioccolato.
Ora invece, se sei d’accordo, farei un piccolo gioco. Dammi un aggettivo per ognuno di questi fans:
Italiani
Pazzi
Spagnoli
Fragorosi, cosa che in realtà vale anche per voi italiani, siete molto simili e tra i fans più caldi in assoluto
Tedeschi
Tanti
Giapponesi
Educati, a volte fin troppo. Quando sali sul palco sono talmente disciplinati e silenziosi che potresti sentire una penna cadere sul pavimento. Sono bravissime persone, ma molto diversi dalla mentalità occidentale.
Ok siamo giunti alla fine di questa lunga chiacchierata. Io inizio a ringraziarti e lascio a te l’ultima parola.
Grazie a te della divertente intervista e mi auguro che lo show sia di vostro gradimento.
Nel frattempo mi rimetto a giocare alla PSP, voglio assolutamente finire il livello prima dell’inizio dello show, però questo non scriverlo.
No no, figurati.
Marco “Homer_Jai” Ferrari