Hardline (Johnny Gioeli)
In occasione dell’uscita di
Leaving The End Open, nuovo capitolo targato
Hardline, abbiamo raggiunto un Johnny Gioeli decisamente spontaneo e simpatico,
ma, nella maggior parte dei casi, poco incline a fornirci risposte dettagliate e
degne di questo nome. A voi il giudizio finale. Buona lettura.
Ciao Johnny e benvenuto sulle pagine di TrueMetal.it.
Gli Hardline sono attivi dal 1982. Cosa è cambiato in tutti questi anni, quali
sono le differenze rispetto agli 80’s?
Molte cose sono cambiate in tutti questi anni. Penso che internet possa essere una grandissima
risorsa sia per le band emergenti, sia un ottimo mezzo con il quale quelli della
“vecchia guardia” (come me), possono mettere a disposizione la propria
esperienza a servizio delle nuove generazioni.
Parliamo subito del nuovo album. Come si sono svolte le fasi di composizione per
Leaving The End Open?
Provo a non diventare matto con questa risposta: la maggior parte dei brani sono
stati scritti a quattro mani da me e Josh ed è il frutto di un processo
piuttosto naturale, avvenuto senza alcuna costrizione. Soprattutto per questo motivo,
sono convinto che sia venuto fuori un gran bel disco. Per quanto riguarda il mio
modo di comporre, tutto nasce da una qualsiasi linea melodica che mi gironzola
in testa, poi basta solo completarla e il pezzo è pronto. Successivamente,
portiamo il materiale in studio, in modo che ogni membro della band possa dire
la sua e aggiungere altre idee. Una volta che la fase di songwriting è conclusa,
passiamo a quella di registrazione, dove vengono incise le basi sulle quali
aggiungo le mie parti di voce. Successivamente passiamo alla fase di
“rifinitura” dei pezzi, con l’aggiunta delle parti solistiche ad opera delle
chitarre e gli eventuali cambiamenti fatti “in corsa” durante le registrazioni.
Insomma, questo è semplicemente il mio metodo standard per incidere un disco.
Chi è che si occupa della trascrizione dei pezzi e da dove arriva l’ispirazione?
Sono io ad occuparmi di tutti i testi delle canzoni. L’ispirazione arriva dai
sentimenti che provo in quel momento e dalla vita che mi circonda. Potrebbe
anche essere una semplice forma di comunicazione, un po’ come il mio modo personale di far
sapere gli altri quello che sto provando.
All’interno di Leaving The End Open, ci sono pezzi che preferisci di più
rispetto ad altri?
No, non c’è nessun pezzo preferito… sul serio, adoro quest’album nella sua
interezza.
Siete sotto contratto con l’italiana Frontiers Records. Vi ritenete soddisfatti
del lavoro che stanno svolgendo per voi?
Adoro i ragazzi della Frontiers. Forse sarà a causa delle mie origini, ma per me
sono veramente delle grandi persone. Io non provo a vendere due fantastiliardi di
dischi in più, mi basta che loro siano felici, in modo che possa esserlo anche
io a mia volta.
Che reazioni ti aspetti da parte di pubblico e critica specializzata dopo questa
release?
Sono convinto che riceveremo una buone dose di consensi per questo disco, anche
perché, per il momento, ho avuto modo di leggere delle ottime recensioni. Poi, alla
fin fine, ognuno è libero di esprimere il giudizio che preferisce. Personalmente
non costringerei mai nessuno a mangiare un cibo che detesta.
Oltre a te e tuo fratello Joey, quali altri musicisti hanno dato il loro
contributo per la realizzazione di questo nuovo album?
Purtroppo Joey non è riuscito a lavorare a tempo pieno su questo disco, in quanto è impegnatissimo con la gestione della nostra società. Gli altri musicisti
presenti sono Jamie Browne al basso e Atma Anur alla batteria… entrambi ottimi
musicisti.
Torniamo indietro di qualche anno, esattamente nel 1992: in quei tempi è uscito Double Eclipse, il primo full-length degli Hardline, nel quale c’è la presenza
in line up di Neal Schon e Deen Castronovo. Che ricordi conservi di quei tempi?
Veramente dei bei tempi, nei quali ci siamo divertiti un bel po’ riuscendo, allo
stesso tempo, ad imparare tantissime cose. Neal e Deen sono indiscutibilmente
dei grandissimi musicisti.
E per quanto riguarda la collaborazione con Bob Rock in occasione del secondo
studio album, Hardline II?
Bobby è un amico di lunga data… è stato un grande onore suonare insieme a lui.
Un’altra tua prestigiosa collaborazione è quella con l’axeman tedesco Axel Rudi
Pell. Vuoi spendere qualche parola su questa esperienza che dura da una decina
d’anni?
La collaborazione con Axel Rudi Pell è sicuramente la parte più gloriosa e
matura della mia carriera, partendo da quando ero ancora un ragazzino che
ascoltava Dio e i Kiss.
Che ne dici di parlarmi della tua formazione musicale? Quali gruppi ti hanno
influenzato maggiormente?
Non ho ho un formazione come musicista professionista, ho fatto tutto da
autodidatta. Le mie influenza principali sono tutti i gruppi degli anni ’70 e
’80.
Che cosa ne pensi della scena musicale internazionale? Ci sono
band che preferisci rispetto ad altre?
Penso che ognuno possa imparare molte cose da qualunque gruppo, anche se questi
non sono un granché. In ogni caso, non ci sono band che preferisco, mi spiace.
Dopo la release di Leaving The End Open, partirete per un tour di promozione?
Passerete anche dall’Italia?
Sono in contatto con alcuni promoter per il tour. Spero di riuscire a fare un
salto anche nel vostro paese… ho bisogno di gustare nuovamente l’ottimo vino
italiano!
Che programmi hai per il futuro?
Amo vivere alla giornata, senza fare troppi programmi per il futuro.
Questa era la mia ultima domanda. Lascio a te l’onore di chiudere
l’intervista.
Grazie mille. A presto!
Angelo ‘KK’ D’Acunto