Vario

Helloween (Dani Loble)

Di - 7 Dicembre 2007 - 0:00
Helloween (Dani Loble)

In un caldo pomeriggio settembrino abbiamo avuto il piacere di incontrare Dani Loble (batterista e ultimo arrivato in casa Helloween) in occasione del promo day organizzato in vista dell’uscita del nuovo album della band di Amburgo, Gambling With The Devil.
Buona lettura.

Servizio a cura di Marco Ferrari e di Gaetano Loffredo.

Ciao Dani vorrei innanzitutto ringraziarti per la tua disponibilità, è un piacere poter chiacchierare con te a riguardo del vostro nuovo album di prossima uscita: “Gambling With The Devil”.  Prima di iniziare vorrei presentarti la nostra webzine www.truemetal.it

Ciao, non ti preoccupare: non c’è bisogno che mi presenti il sito col quale collabori, lo conosco benissimo e per noi artisti tedeschi è ormai diventato il vero e proprio punto di riferimento per l’Italia.

Beh grazie Dani, le tue parole mi rendono particolarmente orgoglioso però non pensare, con questa risposta, di evitare domande cattive (risata generale, ndr).
Direi che è il caso di iniziare: complimenti per il nuovo disco che segue a distanza di due anni il terzo capitolo di “Keeper Of The Seven Keys”. Gambling With The Devil è veramente un ottimo lavoro col quale avete, in termini musicali, ripreso il discorso abbandonato con “Better Then Raw”. Sei d’accordo?

Innanzi tutto grazie per il complimenti, i feedback sono sempre importanti per noi e se positivi diventano anche piacevoli. Per quanto riguarda le sonorità del nuovo disco se devo essere sincero non avevo pensato ad una eventuale somiglianza rispetto ai lavori precedenti però ora che mi ci fai pensare non posso darti torto, sia in termini musicali che anche per quanto riguarda la struttura della track list.

In effetti ascoltando l’opener “Kill It” il mio pensiero è subito corso a “Push”…

Si in effetti sono pezzi molto simili, veloci, aggressivi e con un cantato molto tirato, ora che mi ci fai pensare non saprei dirti quale delle due sia più veloce…(nel frattempo simula le parti di batteria di entrambi i pezzi citati, ndr).

Beh Dani se non mi sai togliere tu questo dubbio non so proprio a chi mi potrei rivolgere (risata generale, ndr).

Ti confermo, “Kill It” è più veloce… credo. Comunque tornando alla tua domanda originale devo confessare che non è stata una scelta fatta a tavolino, l’album è il risultato naturale della nostra ispirazione, senza pensare a quanto di buono o meno abbiamo fatto in  passato.
Subito dopo il tour di supporto al precedente album ci siamo presi una piccola vacanza, ma poi ci siamo rimessi al lavoro e abbiamo deciso che avremmo  registrato le nostre idee singolarmente per poi confrontarle.
E’ stato interessante constatare come nel periodo immediatamente successivo ognuno di noi abbia prodotto molto materiale: figurati che avevamo le basi per 22 o 23 canzoni che abbiamo poi vagliato assieme al nostro produttore Charlie Bauerfeind.

Voglio essere sincero e dirti che sono contento che abbiate fatto una grossa scrematura e scelto “solo” 12 pezzi. Personalmente avevo trovato il doppio “The Legacy” eccessivamente prolisso.

Devo ammettere che non sei la prima persona che ci sottolinea questo aspetto, però onestamente se non avessimo avuto problemi di tempo per la produzione e se avessimo avuto un anno a disposizione come nel caso di “The Legacy”,  il disco avrebbe avuto un maggior numero di tracce, molto probabilmente sedici.

A proposito di produzione, la trovo molto particolare e soprattutto sembra che vari all’interno dell’album, è solo una mia impressione?

No hai perfettamente ragione: considero Charlie Bauerfeind la persona più adatta al nostro contesto musicale in quanto è capace di rendere unico il suono di ogni canzone. Si passa, infatti, da una produzione molto aggressiva con chitarre in primo piano sui pezzi più tirati del disco, come “Kill It” e “The Saints”, ad un suono più soft su pezzi quali a “As Long As I Fall”. Ci vogliono grandi doti tecniche per un lavoro del genere e devo dire che siamo assolutamente soddisfatti del risultato finale.

Sono rimasto impressionato dalla bellezza di “The  Saints”, possiamo dire che forse è il pezzo che rappresenta al meglio il presente degli Helloween?

Non saprei onestamente dirti quale canzone possa rappresentare gli “Helloween” del 2007, ma probabilmente “The Saints” raffigura in maniera più universale la nostra musica. Come struttura e suoni è un pezzo abbastanza classico che però siamo riusciti a plasmare secondo la nostra attuale visione musicale. Come ti accennavo, però,  è un po’ tutto il disco nel suo insieme a rappresentare la nostra libera espressione, non come era successo nel caso di “The Legacy” il cui risultato è frutto di un lavoro di pianificazione.

Stiamo parlando di un concept album?

No questa volta non si tratta di un concept, si tratta di libera e naturale ispirazione e non dello sviluppo di idee precedentemente pianificate. In effetti, però, sia leggendo i titoli delle canzoni che i testi ci si accorge che vi è una sorta di storia che si basa sul fatto che oggi troppo spesso si prova a “giocare col diavolo”, facendosi influenzare e seguendo persone ed ideologie che poi si dimostrano pericolose.
Così, ad esempio, in pezzi come “Kill It” si esprime il rischio legato a  messaggi pericolosamente fuorvianti che ti portano in una spirale in cui la tua personalità e i tuoi ideali vengono schiacciati, fino a che non ti rendi conto che ti stanno distruggendo (“Fallen To Pieces”).  Come spesso accade quanto si tocca il fondo ci si accorge dei propri errori e si trovano, come nel caso di “ I.M.E.” (pronunciato” i am me”, ndr), le risposte dentro di noi che ci permettono di capire quali sono i  veri valori che ci stimolano a cambiare (“Can Do It”).

Tornando alla fase compositiva, puoi dirmi brevemente qual è stato il contributo di ognuno di voi?

Questa volta abbiamo dato tutti un contributo significativo sia nel proporre idee che poi nello sviluppo di quelle che abbiamo ritenuto le migliori. Una volta identificate quelle che avremmo tramutato in canzoni vere e proprie, ognuno ha lavorato in maniera indipendente a casa propria e ci siamo scambiati il materiale attraverso il nostro sito.

Senza dubbio è un metodo molto valido per sfruttare le nuove tecnologie di comunicazione.

Si, è molto comodo e ci permette sia di lavorare tranquillamente che di stare accanto alle nostre famiglie. E’ una cosa che aumenta la creatività di ognuno di noi in quanto non dovendo confrontarci direttamente siamo liberi di perseguire le nostre idee e di conseguenza siamo meno influenzabili dagli altri componenti.

Ora vorrei porti una domanda che si basa sul turnover di musicisti che ha da sempre contraddistinto la storia degli Helloween: ma è proprio così difficile lavorare con Weikath?

Direi di no, gli devo molto tra l’altro. Senza dubbio si tratta di un grande musicista e come tutti i grandi è  un maniaco dei particolari e un perfezionista. Durante le fasi di registrazione interviene sempre a dare consiglio e muove critiche, costruttive certo. Restiamo in studio fino a quando non riusciamo a riproporre esattamente quello che vuole. Questa sua attitudine è fondamentale soprattutto per le chitarre  incise da Sascha, che è sotto costante supervisione e critica di Michael.

Il prossimo novembre tornerete in Italia con l’Hellish Tour, evento che ha decisamente stimolato l’entusiasmo dei fans: com’è nata questa idea?

L’idea originaria è nata per caso durante i vari festival a cui entrambe le band hanno partecipato in passato come ad esempio al Master Of Rock del 2006. In quell’occasione l’input ci è arrivato da parte  dell’organizzatore dell’evento,  ci siamo guardati in faccia tra di noi e ci siamo detti “beh perché no? Può essere divertente”. Ultimamente poi ci siamo accorti che sia noi che i Gamma Ray avremmo programmato il tour nello stesso periodo e da qui è nata l’idea di unire i due tour facendo partecipare i Gamma Ray al nostro che era già stato pianificato.

Direi che ci sarà da divertirsi e spero proprio che questa volta farete una bella jam session finale, non come accaduto al Gods 2006…

Direi che questa sarà un’eventuale sorpresa. Al momento abbiamo espresso a Kai Hansen il nostro desiderio affinché si unisca a noi per suonare qualche pezzo, ma l’invito è rivolto a tutti i Gamma Ray, più saremo sul palco e più ci divertiremo anche se vedo difficile riuscire a suonare in due la batteria (risata generale, ndr).

Sempre a proposito del prossimo tour ho visto che nel vostro forum ufficiale chiedete ai fans la propria scaletta ideale. Ne terrete conto nel preparare la set list? Ti chiedo questo in quanto ho anch’io preparato la mia che comprende pezzi come  le nuove “The Saints”, “Kill It” e “Final Fortune” e alcune bellissime canzoni del passato che non suonate da parecchio tempo come ad esempio “Secret Alibi”, “ Push”, “I Can”, “How Many Tears”…

Il tuo elenco è molto interessante però la scaletta non sarà così “speed”. Non ce la farei fisicamente a suonarla (risata generale, ndr). Sarà una scaletta più heavy e, come sempre, ripercorrerà tutta la carriera degli Helloween. In effetti però alcuni pezzi che hai elencato sarebbero divertenti da proporre. Farò il possibile per convincere gli altri.

Bene Dani siamo alla fine e vorrei lasciare a te l’ultima parola.

Un grazie a te e a tutte le persone che con la propria passione ci permettono di fare il lavoro che amiamo e un ringraziamento a tutti i nostri fans italiani: ci vediamo a novembre e ricordatevi che la notte di Halloween (data originariamente prevista per la release ufficiale del disco, ndr) è ormai vicina.

Marco Ferrari