Vario

Hypocrisy (Peter Tägtgren)

Di Alberto Fittarelli - 20 Settembre 2005 - 22:59
Hypocrisy (Peter Tägtgren)

Un disco come Virus lascia molto
spazio alla discussione, e ancora di più ce n’è se pensiamo che alle spalle vi
è una carriera costellata di dischi fondamentali: gli Hypocrisy non sono certo
una di quelle band per cui si fa fatica a trovare argomenti, insomma. Logico
quindi che le aspettative per un’intervista con l’uomo che incarna il 90% ideale
di questo gruppo fossero altissime: e come spesso accade sono andate deluse.
Gentile ma distaccato, e decisamente annoiato, Peter si è lasciato andare solo
raramente a risposte davvero sentite, limitandosi per il resto a dichiarazioni
abbastanza standard. Peccato. C’è stata comunque la possibilità di entrare nei
dettagli di un album, un gruppo ed una personalità decisamente sopra le righe:
probabilmente uno dei migliori mai realizzati dal combo svedese.

Con ordine: Peter, di che
‘Virus’ avete intenzione di parlare col titolo dell’album?

“In realtà non
significa nulla di particolare: voglio dire, è una parola decisamente forte ed
allo stesso tempo breve, concisa. Non è da mettere in relazione con una canzone
in particolare né con i testi che canto nell’album… capisci quello che
intendo: è l’umanità il vero virus che affligge il mondo!”

Visto che siamo in tema, nei
testi mi pare di capire che non ci siano più i vostri classici ‘omini verdi’, o
sbaglio?

“No, non su questo
disco. Faccio un po’ quello che sento al momento, e in ‘Virus’ ho preferito
mettere concetti molto duri, diretti, come omicidi di massa, killer psicotici,
l’Armageddon, cose del genere. In generale l’album è molto più rivolto
all’attualità che in passato, si parla anche della tecnologia esasperata, del
fatto di essere ridotti a numeri, del pericolo di essere registrati e tenuti
sotto controllo persino quando si va in bagno…”

Mentre parliamo, tra l’altro, è
in corso un secondo attacco terroristico a Londra, dopo quello del 7 luglio
scorso [l’intervista si è svolta durante il pomeriggio del 21 luglio, nda]:
solo uno dei tanti esempi che potremmo fare riguardo al periodo di terrore che
stiamo vivendo. Credi che la cosa possa influire su di te in modo massiccio, sia
come uomo che come musicista negli Hypocrisy?

“Il mondo di oggi non
è certo un bel posto in cui vivere. Naturalmente questo si riflette su tutto ciò
che fai, ma non ha un impatto diretto sul modo di scrivere musica, non credo
proprio: è solo il tuo modo d’essere come persona che ti influenza, in questo
caso.”

Pare che non abbia proprio
voglia di approfondire la questione.
Bene, tornando a parlare della musica: mi sembra che l’ingresso di Horgh alla
batteria abbia portato dei cambiamenti davvero significativi a livello ritmico,
non credi?

“Certo che ci sono
stati cambiamenti, e sono stati davvero grossi! Il suo stile, la sua capacità
di portare nel nostro sound blast-beats o una doppia cassa iperveloce hanno
decisamente rinnovato il mio modo di scrivere musica.”



Era quindi un problema di
‘limiti’ quello che vi ha separato da Lars (Szöke, il loro storico
batterista, Nda)
?

“Diciamo che lui, ad
un certo punto, ha semplicemente smesso di svilupparsi come musicista; una cosa
che rende il tutto difficilissimo. Avere un batterista che ti blocca, perché
non puoi fare ciò che vorresti, è semplicemente insostenibile.”

Sempre più lapidario.
Bene, considerando che ho davvero apprezzato il vostro album, anche più
dell’interlocutorio ‘The Arrival’, devo anche dirti che ho trovato in
diversi passaggi una fortissima influenza thrash. Addirittura in
‘Scrutinized’ sembra di sentire, ad un certo punto, i Destruction…

“Credo che in questo
album ci siano elementi di un po’ tutti gli stili. Death, black, doom, gothic…
credo che l’essenza degli Hypocrisy abbia sempre incluso la presenza di una
forte commistione di generi e sottogeneri, ormai siamo così da anni.”

Certo, ma in questo disco in
particolare emerge il thrash. Sapete ovviamente inserire sempre delle melodie
affascinanti, come accade questa volta in ‘Fearless’, per esempio…

“Beh, credo che
‘Fearless’ sia uno dei pezzi che più rappresentano gli Hypocrisy in questo
momento. Sviluppare melodie come quelle che hai potuto apprezzare ci aiuta a
comporre brani migliori, suppongo.”

Passiamo a parlare di te come
musicista: una domanda forse scontata ma che mi ha sempre incuriosito, come fai
a conciliare due anime diverse come quelle che esprimi con Hypocrisy e Pain?
Qual’è quella che sinceramente senti più “tua”?

“Non posso fare una
classifica di valore tra quelle che sono le mie due forme d’espressione; non ho
posizioni diverse, nella mia vita, per le due band. Credo che di volta in volta
dipenda semplicemente dal periodo: ci sono momenti in cui sono portato a dare
precedenza assoluta agli Hypocrisy, altri in cui esistono solo i Pain e ciò che
ne è collegato. Quando poi faccio qualcosa che realmente sento come mio, a cui
tengo molto, in realtà sto esprimendo entrambi gli aspetti nello stesso
momento.”

Sei un musicista a tempo pieno
ormai, anche considerando la tua proficua attività da produttore (forse più in
passato che di questi tempi), oltre che i due gruppi di successo. Ma ti piacerà
fare qualcosa anche al di fuori della musica, no?

“Yeah,
HAVING SEX!
(risate) Trovami un hobby migliore!”

Ok, ok… passiamo ad altro.
Sabato sera suonerete all’Earthshaker Fest, in Germania [l’intervista risale
alla fine di luglio, nda]
: un festival che sta ottenendo una grossa
risonanza per la presenza, come headliner e ‘sponsor’ della manifestazione, dei
Manowar… un gruppo decisamente lontano da voi. O forse hanno avuto anche per
te un ruolo, come metal fan?

“Guarda, a me
piacciono i primi album del gruppo, roba come ‘Into Glory Ride’, ‘Battle
Hymns’, ‘Hail to England’ o ‘Sign of the Hammer’: sono gli album con
cui sono cresciuto, e di sicuro mi hanno influenzato quando ero un ragazzo.
Sinceramente non ho più seguito la roba nuova, quindi non saprei proprio dirti,
per quanto riguarda i Manowar attuali.”

Che cosa ti ricordi invece dei
primi tempi della band, quando ancora eravate un gruppo tra tanti? La cosa
migliore e quella peggiore?

“Aaaaah la cosa
migliore… che tutto era nuovo! Sai, il metal stava emergendo proprio durante
quei momenti, tutto era divertente, una vera avventura. Non si sapeva mai come
sarebbero andate le cose, si faceva tutto senza certezze. E forse questa è
anche la cosa peggiore….”

Mentre come produttore la news
del giorno è che tu ti occuperai dell’attesissimo ritorno dei Celtic Frost,
confermi? Visto che ultimamente produci solo ciò che ti piace davvero, devo
supporre che tu sia un grosso fan della band, non è così?

“Certo, poco ma
sicuro: è un’altra delle mie più grandi influenze sin dalle basi, un po’ come
per i Manowar insomma. Ho sempre adorato Celtic Frost, Hellhammer, roba come
quella… hanno avuto un grandissimo ruolo nella mia ispirazione.”

Hai qualcos’altro in cantiere
per quanto riguarda gli Abyss Studios, a parte i Celtic Frost?

“Ora stiamo per
iniziare il nuovo Dimmu Borgir, altro gruppo che apprezzo personalmente in modo
profondo. Quindi credo che in generale qualcosa si farà sempre, ma non si
tratterà mai di lavorare per soldi, solo per passione. Produrrò solo i gruppi
che davvero voglio produrre, che apprezzo e che in qualche modo mi ispirano,
come già sai; e con questo intendo dire che sarò davvero molto, molto
selettivo.”

Credi che potremo rivedere
presto gli Hypocrisy sui palchi italiani invece?

“Sì, sicuro! Stiamo
organizzando un tour che toccherà praticamente tutte le nazioni europee intorno
a novembre, o forse gennaio, e di sicuro arriveremo anche in Italia, stai
tranquillo.”

Mi sarebbe piaciuto fare una
retrospettiva sugli album del gruppo e la sua carriera, ma Peter sembra sempre
più intenzionato a tagliare corto…
Peter, cosa credi che ancora manchi ad un gruppo ‘arrivato’ come gli Hypocrisy?

“Guarda, siamo un
gruppo in perenne crescita, e ci accorgiamo di divenire di volta in volta sempre
più ‘grandi’, in tutti i sensi; è davvero facile e veloce, per noi,
svilupparci man mano che il tempo passa.”

Quindi il vostro prossimo
obiettivo è…?

“Semplicemente andare
in tour il più possibile e… to kick ass!”
(ride)

E quanto a festival estivi,
Earthshaker a parte, ce ne sono altri all’orizzonte per voi?

“Sì, ma saremo
presenti solo all’Up from the Ground: ci sono talmente tanti festival in giro
per l’Europa che quest’anno abbiamo deciso di evitare di disperderci in mille
apparizioni e concentrarci solo sul tour che seguirà.”

Bene, direi che siamo agli
sgoccioli: se hai qualcosa da aggiungere per i nostri lettori, questo è il
momento di farlo.

“Certo, comprate il
nuovo album apprezzatelo e vediamoci in tour!”

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli