Iced Earth (Jon Schaffer & Stu Block)
D.:Ciao Jon e Stu, sono Tarja, piacere di fare la vostra conoscenza. Benvenuti su Truemetal.it. Come vanno le cose oggi?
R.: Benone!
D.:Al momento (intervista raccolta ad ottobre 2013) siete in tour di spalla ai Volbeat in Europa; proprio in questi giorni la tournée ha un break di dieci giorni: oltre a queste interviste, come passate il tempo? Qualche possibilità di fare i turisti in giro per i posti che vi trovate a visitare?
R.: (Jon) Beh, in realtà non si tratta veramente di una pausa, stiamo lavorando! Sostanzialmente si tratta di una settimana di promozione, poi torneremo a Berlino, dove avremo qualche giorno di prove intense prima di iniziare la seconda parte del tour. Per quanto riguara la seconda domanda, beh, dipende dal posto in cui ci troviamo quando abbiamo un “day-off”. (Stu): E se siamo in hang-over oppure no!! (risate).
D.:Solo poche settimane fa eravate a Milano, cosa potete dirci a proposito dello show?
R.:(Stu) E’ stato un ottimo show, non c’è che dire. Era la primissima data del tour con i Volbeat, tra l’altro, e credo davvero che abbiamo guadagnato qualche nuovo fan per l’occasione. Gran serata, tanta energia e tanto divertimento sicuramente!
D.:Proprio al concerto di Milano avete iniziato a vendere il vinile 12” rosso sangue in edizione limitata: come è stato accolto dai fans?
R.:(Jon) Tanto entusiasmo. Chiaramente si tratta di un formato speciale, fatto appositamente per un tipo particolare di fan, ossia quello che ama collezionare, che vuole aver tutto e non per l’ascoltatore casuale. Comunque sta vendendo bene e tutti sembrano molto soddisfatti.
D.:Due settimane fa avete reso pubblico il lyric video per la title track “Plagues Of Babylon”. Che riscontro avete avuto da fans e critica, fino ad ora?
R.:(Jon) Sicuramente siamo molto soddistatti! La stampa lo ha apprezzato certamente e, dopo un paio di giorni dalla sua uscita on-line, sono andato a verificare i commenti in calce e posso dire che il riscontro da parte dei fans è stato impressionante. Anche tutti quelli che ci stanno attorno (amici e famiglia) sono rimasti positivamente impressionati.
D.:A proposito del titolo dell’album, è decisamente biblico…ma il soggetto sembra essere di attualità al giorno d’oggi: osservando il mondo moderno, sembra essere una grande Torre di Babele. E’ questo il tema principale e il concept del disco?
R.:(Jon) E’ sicuramente il tema portante per le prime 6 canzoni dell’album, tra loro legate. A dir la verità, si tratta di una storia a metà tra l’horror e il fantastico, ma che comunque ha molto in comune con la realtà. Sai, una di quelle storie in un certo senso multidimensionali e cerebrali che si intrecciano a diversi livelli con la vita reale che, proprio come dici tu, al giorno d’oggi è molto complicata. In un mondo occidentale che davvero sembra una sorta di moderna Babilonia, confusa e difficile, con la Storia del passato che continua a ripetersi…
D.:Jon, stando a quello che dici tu, metà dell’album sarà incentrato sul concept, mentre l’altra metà sarà caratterizzato da canzoni a se stanti. Puoi dirci qualcosa in più proprio a proposito di queste ultime?
R.:(Jon) In effetti, siamo riusciti a coprire il concept con le prime sei tracce, per cui, per la seconda metà, siamo ricorsi ad altre idee. Un po’ come fanno i Rush, di cui siamo ancora fan, che utilizzavano un lato del disco per il concept e l’altro per canzoni dal tema separato. Sul vinile era più semplice esprimere questo tipo di separazione che non su cd, ma sostanzialmente è la stessa idea. Oltretutto, questo conferisce parecchia dinamica al cd, che passa da un certo tipo di atmosfera oscura, quella legata al concept, ad altre situazioni. Un po’ come succede sulle montagne russe, insomma, quel tipo di saliscendi. Oltre alle parti veloci, ci sono poi diversi mid-tempo che intesificano i cambiamenti di stato d’animo. E’ un album piuttosto completo, un viaggio, un’intera esperienza e vorrei che i fan lo ascoltassero nella sua interezza, dall’inizio alla fine, per goderlo al meglio. Mi auguro che succeda questo, al di là dei sistemi di ascolto odierni (Itunes & Co.) che tendono a spezzettare l’ascolto.
D.:Che cosa puoi aggiungere sul processo di scrittura?
R.:(Stu) Abbiamo iniziato a scrivere l’album in Uruguay un paio di mesi fa, io e Jon, c’è stata una buona chimica fra di noi, io ho contribuito soprattutto con i testi e con le melodie e ci siamo scambiati le idee l’un l’altro. Quindi, i primi demo in Uruguay, come dicevo, poi abbiamo continuato provando e registrando in Germania, il tutto senza mai smettere di scrivere e di tirare fuori nuove idee. Ci siamo trovati veramente bene, alla fine. Poi, siamo entrambi appassionati di fantascienza, per cui è stato bello cimentarsi nel concept, così come è stato interessante trovare soggetti per le canzoni individuali. In definitiva, un buon risultato, ottenuto divertendosi.
D.:Come è andata in studio? Come si sono svolte le sessioni di registrazione?
R.:(Jon) Tutto bene davvero: in sostanza, l’album era già scritto quando siamo entrati in studio, tuttavia è stato impossibile astenersi dall’implementare qualche piccola modifica qua e là. Sai, lo studio è un ambiente dove hai tutto sotto controllo, diversamente da una camera d’albergo, e dove è più facile notare impefezioni e capire quali sono i margini di miglioramento. Alla fine, in studio, è un processo più complesso, dove ogni momento (registrazione, mix, mastering) ha la sua importanza e deve essere sfruttato al meglio.
D.:Se doveste descrivere “Plagues Of Babylon” con tre parole, quali usereste?
R.:(Stu) Fuckin’ heavy metal! Oppure Epic Fuckin’ Metal! O ancora Evil Fuckin’ Metal! (risate)
D.:Quali sono le differenze, invece, rispetto a Dystopia del 2011?
R.:(Stu) Yeah, sai il titolo, i testi, la musica…è tutto diverso (Jon) E già, sono proprio altre canzoni, tutto insomma (ancora risate). Seriamente, c’è stato davvero un buon amalgama questa volta fra noi e poi ci sono differenze a livello di produzione. Questa volta l’obiettivo era quello di tornare alle basi, di suonare un po’ più veri e crudi, più heavy, evitando la superproduzione del passato. La differenza più grande è probabilmente nella sezione ritmica, il modo in cui abbiamo mixato batteria, basso e chitarra ritmica, al fine di renderli più presenti. Poi, sicuramente, è anche una questione di registrazione: in questo caso mi sono ritrovato a registrare in tre diversi studi con quattro diversi ingegneri del suono…
Stu Block e Jon Schaffer
D.:Questo è il primo studio album con il bassista Luke Appleton e il batterista Rapheal Saini, hanno cambiato in qualche modo il sound della band?
R.:(Jon) Non direi certo che hanno modificato in qualche modo il sound della band, ma sono riusciti a dargli un “flavour” diverso. Raphael si è unito a noi quando eravamo in difficoltà e ci ha dato una grossa mano, mentre Luke è già da un po’ nella band, è davvero talentuoso ed ha portato con sé ottime linee melodiche. Abbiamo avuto grandi bassisti in passato, ma davvero ci tenevo ad avere qualcuno come lui nella gruppo. Cambiato il sound?…Mah, appunto, si tratta sempre degli Iced Earth, solo che adesso grazie a loro ha acquisito nuove ottime tonalità di colore, se mi passi il termine. E ancora, Raphael, come dicevo prima, ci ha davvero tirato fuori dai guai in un momento delicato: io e Stu eravamo in piena fase di scrittura e di pre-produzione quando siamo venuti a sapere che Brent (Smedley ndr) per cause di forza maggiore doveva abbandonare la band. Vogliamo bene a Brent, è un fratello per noi, potrebbe anche tornare un giorno, non sappiamo cosa gli riserverà la vita, poi se non erro questa è già la terza volta che ci lascia. Ma, ovviamente, gli Iced Earth sono una macchina che deve andare avanti, è questo è stato possibile grazie a Raphael che è arrivato al momento giusto, ci ha dato una mano a completare l’album e, dal vivo, a realizzare una serie di concerti.
D.:Inizialmente, era previsto che l’album uscisse in questi giorni, poi a causa degli impegni dal vivo, è stato posticipato a Gennaio 2014, sempre attraverso Century Media…questa lunga attesa ha in qualche modo spento l’entusiasmo a proposito della stessa release?
R.:(Jon) Alla fine dei conti, se ci pensi, non è stato poi così lungo questo periodo di attesa. Alla fine si tratta solo di tre mesi, partendo dal momento in cui abbiamo concluso definitivamente i lavori, sarebbe stato difficile per l’etichetta uscire prima di Gennaio facendo un buon lavoro. Certo mi sarebbe piaciuto uscire ad Ottobre per poter presentare qualcosa di nuovo durante il tour con i Volbeat, speriamo comunque che chi ci vede si ricordi di noi al momento dell’uscita del nuovo album. Forse sarebbe stato possibile uscire anche a Dicembre, ma è un periodo particolare per le vendite al dettaglio, specialmente per i megastore che devono organizzare gli scaffali per il Natale e una band come la nostra corre davvero il rischio di avere poco spazio.Per questo si uscirà a Gennaio.
D.:La copertina è stata realizzata da Eliran Kantor (ndr Testament, Hatebreed, Atheist). Per favore, raccontateci qual è l’idea dietro l’artwork, sembra essere assolutamente in linea con il concept dell’album.
R.:(Jon) Sì, certo, l’idea era quella. Eliran è un fan degli Iced Earth, mi ha contattato attraverso il management perché gli sarebbe piaciuto lavorare per noi. Ho dato un’occhiata ai suoi lavori e sono rimasto molto impressionato. Ci abbiamo lavorato parecchio, avevo intenzione di vedere quale fosse il suo tratto e se fosse in grado di interpretare a dovere il concept di The Plagues Of Babylon. Ha usato inizialmente diversi stili ed ha abbozzato tutto come se fosse un fumetto. Era fondamentale che che l’artwork fosse davvero malato e spettrale. Alla fine ci è riuscito benissimo, ha capito il senso di tutto proprio perché conosce la band, perché ne é fan. Penso che alla fine sia una delle nostre migliori copertine, ne sono veramente soddisfatto. E anche l’artwork interno è una favola e il tutto si adatta perfettamente alla musica.
D.:Il vostro suono è molto epico, lo è sempre stato e possiamo dire che è al 100% il trademark degli Iced Earth. Siete d’accordo? Qual è il vostro segreto?
R.:(Jon) Sì, è vero. Senza dubbi. Il segreto? Mah, non saprei…mangiare tanti mirtilli, forse? (risate) No, davvero, onestamente non saprei cosa rispondere. E’ una cosa che viene naturale, seguo il mio istinto cercando di fare sempre del mio meglio, mi metto pressione da solo per fare il massimo e lavorare duro. E certe volte ci si riesce, altre volte no. Ma comunque quello è sempre l’obiettivo, continuare a darci dentro!…
D.:Di recente avete annunciato il vostro tour mondiale da headliner nel 2014, a supporto del nuovo disco. Cosa ci potete dire a proposito? E come preparerete la setlist?
R.:(Stu) Chiaramente un tour da headliner è fondamentale in termini promozionali per una band e ovviamente nella setlist il nuovo disco sarà presentato a dovere. Ma anche i classici avranno il loro spazio. (Jon) Nella scelta dei pezzi, mi farò certamente dare una mano da Luke (Appleton ndr), lui, seppur si sia unito a noi da poco, ha un punto di vista speciale sulla carriera della band, essendone fan di lunga data, come del resto la sua famiglia. E’ giovane, entusiasta, è cresciuto con la nostra musica, per cui la sua opinione sarà importante. Suoneremo circa 90 minuti a sera, tra l’altro ci saranno pochissimi day off, sarà tosto per la band, Stu in particolare, ma anche per la crew. Un vero e proprio tour de force per tutti, considerato anche che ci saranno altre due band in cartellone.
D.:Sarete sui palchi europei di nuovo in tour a Gennaio, supportati da Warbringer ed Elm Street e il 23 Gennaio vi vedremo ancora qui in Italia (Rock And Roll Arena di Romagnano Sesia). Questo ci conduce all’ultima domanda…e lasciamo a voi la parola: qual è il vostro saluto ai fans italiani e ai lettori di Truemetal.it?
R.:(Stu) Non vediamo l’ora di suonare per voi, ragazzi!! L’Italia è sempre stato un bel posto per suonare, ci piacciono le donne, ci piace il cibo, il vino…(risate) Sono sicuro che durante lo show con i Volbeat abbiamo guadagnato nuovi fan, che spero vengano a vedere lo show da headliner. A presto!!
(Traduzione a cura di Vittorio Cafiero)