Icon Of Hyemes (Luca Enei)
Gli Icon of Hyemes compiono cinque anni di attività e festeggiano con un concerto speciale nella loro Bologna. La band onora la ricorrenza e tiene ottimamente il palco del Transilvania per oltre un’ora e mezza, durante la quale presenta praticamente tutta la propria discografia e farcisce con qualche cover qua e là (Motorhead e Testament tra gli altri).
Tra una birra e una tequila il dopo-show è l’occasione ideale per fare una chiacchierata con la band. Mentre Matteo compila il modulo Siae con cover improbabili (da Lucio Dalla e Giuni Russo a artisti di pura invenzione) Cisco si prende la responsabilità di rispondere seriamente (o quasi), con la complicità di Pillo (quando non è impegnato in azioni di disturbo con argomenti come il libero arbitrio, il wrestling, la macchina dei Blues Brothers e le spade di gomma…) e Vincio che annuiscono soddisfatti.
Forse complice l’ora particolarmente tarda, giunti alla fine il tutto si trasforma in una allegra tavolata, con entrambe le parti che tirano fuori i più remoti gossip e aneddoti su tutto il panorama metal del nord Italia e non (che ovviamente non troverete nell’intervista).
Bhè ragazzi direi che cominciare con un Buon Compleanno è doveroso…
Grazie veramente a nome di tutti! È un grande traguardo per noi, sopratutto perchè siamo stati molto uniti fino ad oggi. Penso che prima della musica sia importante essere un vero gruppo di persone che sanno divertirsi insieme, mantenendo ognuno le proprie idee senza guerre e senza accondiscendenze forzate! Abbiamo avuto ed abbiamo i nostri momenti neri, ma grazie al profondo rapporto che ci lega ne siamo sempre usciti integri.
Soddisfatti di questa serata?
Sì assolutamente, anche se Matteo (il batterista n.d.r.) sta diventando troppo serio e controllato ahahah. Io avrei suonato molto più veloce! Scherzi a parte davvero è stata una grande serata. Ultimamente eravamo abituati a fare set di 40-60 minuti, passare a oltre 90 non è facile ma per fortuna è andato tutto bene. Tra l’altro ci aspettavamo una cosa più in famiglia, con tante facce conosciute e invece c’era tanta gente nuova, anche giovane…
Infatti era piuttosto pieno. Mi pare un ottimo risultato visto che il genere non è dei più orecchiabili e immediati…
Esattamente. Proprio questo mi ha stupito, e il fatto che siano rimasti lì fino alla fine, partecipando, ci ha davvero fatto grande piacere.
Visto che in questi giorni spegnete 5 candeline… ci fai un riassunto di questi primi 5 anni degli Icon of Hyemes?
Io alla fine sono l’ultimo arrivato del gruppo, ma anche il primo come gli altri se vogliamo! Infatti, la band proveniva da un precedente progetto (December), morto questo, batterista e cantante si sono rimboccati le maniche ed hanno ricominciato, ma questa volta, a costo di dover rimanere in due per anni, decisero di cercare persone in grado di essere prima di tutto “vere”, poi musicisti. Secondo me la nostra forza viene proprio da qui, dal fatto che Pillo e Teo non hanno mai cercato dei musicisti fenomenali e basta, ma persone con cui star bene che viaggiassero sulla stessa lunghezza d’onda prima di tutto. Da qui vengono reclutati Vincio e Luca (chitarra & basso), la band si stabilizza, e non si preoccupa troppo di cercare un’altra chitarra (sempre per lo stesso motivo). Fino a quando non sono arrivato io, che dopo una settimana di prova, sono stato ufficialmente reclutato! Raggiunta questa formazione comincia la preparazione delle prime cover per il primo concerto del 10 Febbraio del 2000 (in un ex cinema porno vicino a piazza Maggiore!) in cui ci siamo presentati come Icon Of Hyemes per la prima volta. Dopo questo inizia una intensissima attività live nel bolognese e la composizione dei nostri primi pezzi. All’epoca eravamo ancora molto giovani, e ci divertivamo come dei matti…è proprio in questo periodo che si è formata la nostra attitudine rock’n’roll, e si è sviluppato in noi il seme dell’autoironia, del continuo mettersi in gioco, dell’umiltà, della consapevolezza, dello star bene con tutti prima di tutto! Infatti tu non ci vedrai mai in pose cattive o roba così… comunque poi nel 2001 ci siamo “regalati” il primo mini-CD “Gift”, e con questo abbiamo compiuto la prima maturazione trovandoci in una studio per la prima volta, entrando nell’undeground italiano con le prime recensioni, ed i primi concerti fuori città! Questo è stato il trampolino per il secondo gradino che è stata la realizzazione di “Unpopular”, manifestazione del raggiungimento di una maturità più forte e consapevole, che ha portato fino ad oggi a tante soddisfazioni, ma anche a nuove responsabilità a cui dobbiamo e vogliamo rispondere! Quello che ci spinge ora è il voler andare oltre, e sperimentare nuove sensazioni, non ci piace fossilizzarci in ciò che sappiamo fare o in ciò che è più facile fare per poi ottenerne facili buoni giudizi, vogliamo continuamente rimetterci in gioco dandoci obbiettivi da raggiungere con impegno, naturalmente insieme alla grande voglia di divertirsi insieme che ci ha sempre accompagnato. Così è stato per questi cinque anni, e non potrà che essere uguale in futuro.
Qual’è la cosa che ricordi con più piacere e quale invece reputi l’esperienza peggiore?
Non riesco proprio a dirne uno ed uno, perchè sono tanti! Per quanto ci riguarda forse il migliore ed il peggiore coincidono! In una nostra trasferta a Viterbo, è stata forse la sera in cui ci siamo più spaccati dalle risate come non mai. In ogni viaggio nasceva il tormentone della serata! L’esperienza peggiore? il concerto di quella sera con un pubblico di sei persone (gestore compreso). L’altra cosa bella della serata era stata che un ragazzo del mini-pubblico era venuto proprio per noi perchè rimasto colpito da una recensione di “Gift” su Metal Shock (recensiti a fianco agli Angra di Rebirth…noi 7 e loro 6…cerchiamo ancora il recensore per stringergli la mano per il coraggio!), ora magari non fà effetto ma all’epoca ci aveva caricato molto, visto che il cd era appena uscito e noi eravamo alla seconda o terza trasferta…quindi proprio alle prime armi! Comunque l’esperienza con i Vader, il Bologna Metal Fest (cioè essere stati considerati tra le cinque band Bolognesi che contano!), il mini-tour in Slovenia sono episodi indimenticabili che porteremo con noi fino a quando saremo nonni…per molti non sarà abbastanza, ma assicuro che per noi è stato veramente tanto! Poi c’è un’altra cosa veramente brutta che tengo a menzionare. Per anni siamo stati zitti, anche quando ci facevano domande specifiche, ma credo che sia arrivato il momento di mettere nero su bianco questa cosa, non per vendetta o altro ma perché penso sia giusto. Per oltre quattro anni abbiamo dovuto subire sgambetti gratuiti dalla ex-band dell’altro chitarrista, tali De Profvndis Calmavi. Il tutto perchè (il chitarrista) ha spontaneamente deciso di lasciarli. Nemmeno ignorare tali fatti con estrema calma ed intelligenza è servito a farli smettere!
Cosa significa il vostro monicker? Perchè e come lo avete scelto? Se non ricordo male ha a che fare con l’inverno…
Con il mio ingresso nella band, è stato ritenuto doveroso da Pillo cambiare definitivamente il nome (la band si chiamava provvisoriamente Alphard) per sottolineare la definitiva costruzione della line-up. Volevamo dare l’idea di un’immagine, di una fotografia istantanea, di una “icona” in cui ognuno a suo modo può guardarsi. “Hyemes” è un vocabolo arcaico della lingua inglese (esiste scritto alla stessa maniera anche in latino) colto da Pillo tra le sue letture di letteratura romantica, e vuol dire “inverno/tempesta”. All’inizio il monicher era accompagnato da una didascalia, che poeticamente riassumeva il significato dello stesso, ed era: “Non l’immagine stessa, ma la lente attraverso cui guardi il mondo… tempesta d’inverno sarai!”
Parliamo un po’ della vostra musica… come la definiresti? Io direi un incontro tra il death europeo e quello degli States con un occhio di riguardo per la melodia… può andare?
Si, calza a pennello, o meglio…calzava! Infatti, nei prossimi pezzi non troverete traccia di influenze svedesi…è naturale evoluzione! “Gift” è palesemente svedese di vecchia scuola con tracce Maiden/Cradle, “Unpopular” è un po’ americano ed un po’ svedese di scuola però più recente, per il prossimo…presto potrete giudicare! Anticipo solo “asfissiante” & “psicotico”!
Prendendo in prestito qualche grosso nome dalla scena come termine di paragone, come definisci le coordinate musicale degli Icon? Così per orientare chi non vi ha mai sentito…
Per “Gift” ho già risposto sopra, per “Unpopular” potrei dire gli At The Gates, Dark Tranquillity, Malevolent Creation, Darkane…dal mio punto di vista devo ammettere che non trovo influenze spudorate che rasentano il plagio, ma nemmeno posso asserire di essere originali! Penso semplicemente che le influenze si siano mescolate bene tra loro e sono poi sgorgate da noi plasmate dal nostro stile. Che poi il risultato sia più o meno originale è estremamente soggettivo, ritengo bensì importante riuscire a somatizzare le proprie influenze prima che ti travolgano! Comunque l’intenzione di essere il più originali possibile c’è sempre. Ad esempio la canzone “Start To Blame”, lo stile potrebbe essere At The Gates (degli ultimi due album), ma il riffing è un po’ più intricato (americano nella tecnica e svedese nel sound), e gli At The Gates non si sarebbero mai sognati di inserire dei tempi grind in un pezzo del genere…Questo non vuol dire essere bravi (sarebbe una bestemmia immane!), anche perchè loro hanno inventato quello stile, ma noi (come tutte le band di oggi) nella nostra posizione subiamo l’influenza da loro e da molti altri, quindi dobbiamo saper fare nostre tali influenze, ripulirle, e lasciarle fluire dal nostro punto di vista e non dal loro!
Per ora avete alle spalle due ep di 5 pezzi l’uno: Gift del 2001 e Unpopolar dello scorso anno… Parlami di queste due esperienze discografiche passate. Siete soddisfatti? Con il senno di poi cambiereste qualcosa a livello di produzione, songwriting…?
In “Gift” ci sarebbe qualcosa da buttare, altro da cambiare, ad esempio “As Burning Within” è un pezzo che è piaciuto molto, e spesso la gente ce lo chiede dal vivo, ma a nostro avviso la parte centrale è veramente troppo acerba (quindi non la suoniamo!)…mentre “Revelation” è un pezzo che ancora suoniamo volentieri ed a cui abbiamo apportato piccole modifiche ad alcune parti di batteria. Poi c’è “Cursed Menfolk”, il primo pezzo che abbiamo composto che è acerbo in alcune parti, ma in altre c’è uno stile compositivo che ancora ci colpisce ma che non siamo più riusciti a ritrovare. Infine c’è “Path Of Torture” che è stato proprio messo nel dimenticatoio. Al contrario, “Unpopular” è perfetto ai nostri occhi, questo grazie anche ad una grezza pre-produzione che è stata fatta prima di entrare in studio, e ci ha permesso di ascoltare centinaia di volte i pezzi prima di registrarli definitivamente. Per la prossima produzione, che sarà un full, pensiamo di fare di nuovo una pre-produzione di una maggiore qualità, per poter definire al meglio non solo la struttura dei pezzi ma anche per una completa ricerca di suoni! E’ uno strumento molto potente che massimizza la resa della produzione, fa risparmiare tempo in studio, ed il fonico che ti registra ha una idea di cosa vuoi fare! Una piccola curiosità…nella pre-produzione di “Unpopular”, nella song “Take My Body To Replacement” c’era una voce pulita nell’arpegio iniziale, che poi in studio è scomparsa!
Quindi è giunto il momento per un vero e proprio full-length come prossima uscita targata Icon Of Hyemes?
Si, come ho già detto è previsto, e speriamo di registrarlo entro un anno. È una necessità per due motivi principali, il primo è per nostra e pura soddisfazione personale visto il punto in cui siamo arrivati, il secondo è puramente pratico, visto che nessuno (sopratutto le label) ti considera se non hai un album già registrato che aspetta di essere stampato! Abbiamo di recente registrato un nuovo pezzo per renderci conto delle difficoltà che potremmo trovare in studio vista la complessità di alcuni nostri nuovi pezzi, come il click ad esempio. Ora sto mixando io in casa il pezzo, e la qualità non sarà di certo eccelsa, visto che dovrebbe servire solo a noi, comunque, penso di metterlo on-line per il download in futuro… tenete il sito sott’occhio! Ad ogni modo, se avete occasione di vederci dal vivo, potrete già ascoltare tre nuovi pezzi.
Il sito nuovo… che tutto pare forchè il sito di una band death metal…
Ehehe esattamente, però ci piaceva molto l’idea e questo tipo di grafica così abbiamo deciso di farlo così.
In questi anni avete suonato molto dal vivo, in locali diversissimi tra loro. Quanta importanza date alla dimensione live?
È importantissima! È il momento più atteso in cui veramente sfoghiamo tutta la rabbia che dobbiamo accumulare vivendo in questo mondo, ed è una sensazione unica suonare i tuoi pezzi in pubblico, sopratutto se questo è partecipe! Ci è capitato alcune volte di avere un pubblico che cantava con noi, e assicuro che è stupendo essere di fronte a loro… semplicemente indescrivibile. Il “live” per noi non è inteso come bella mostra delle nostre capacità, bensì come festa da vivere con il pubblico, preferiamo fare più casino possibile sul palco cercando di coinvolgerelo il più possibile! Adesso il live è un pò un’ostacolo alla nostra attività di composizione, perchè comunque il concerto va preparato, ed è tempo che viene comunque tolto al songwriting. In gennaio avremo un paio di festival a cui siamo stati chiamati a partecipare (con grande soddisfazione da parte nostra), per il resto non andiamo a cercarci ulteriori date per il momento… preferiamo fare qualche concerto in meno ora per poi farne qualcuno in più con l’album in mano!
Ragazzi io vi saluto, vi ringrazio della disponibilità e ovviamente da parte mia di TrueMetal un in bocca al lupo per i prossimi anni. Vi lascio il finale…
Un saluto a tutto lo staff di TrueMetal ed un grazie particolare a Zac per il supporto! Poi dobbiamo un enorme grazie a tutti coloro che ci hanno aiutato, supportato e sopportato fino ad oggi per questi bellissimi cinque anni!
Grazie a tutti di cuore!
Alessandro ‘Zac’ Zaccarini