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In Mourning (Tobias Netzell)

Di Alberto Fittarelli - 12 Marzo 2008 - 13:01
In Mourning (Tobias Netzell)

Autori di uno dei dischi prog-death più genuinamente interessanti degli
ultimi anni, gli In Mourning erano una tappa obbligatoria per TrueMetal.
Ecco quindi la chiacchierata col cantante e chitarrista Tobias Netzell, in cui
abbiamo approfondito il background di un album quasi perfetto come Shrouded
Divine
.

Prima di tutto, lascia che ti dica che “Shrouded Divine” è uno
degli album prog death più entusiasmanti usciti negli ultimi anni. Puoi
spiegarmi brevemente com’è nato?

“Il materiale del disco è stato in lavorazione per un paio d’anni.
Prima di tutto, 4 tracce sono ri-registrazioni di canzoni vecchie, tre delle
quali erano già presenti nel nostro demo del 2006, “Grind Denial”,
che avevamo registrato nello stesso studio e con lo stesso produttore di “Shrouded
Divine”; la quarta, “By others considered”, proviene invece dal
demo del 2004, “Confessions of the Black Parasite”. Le restanti
canzoni sono invece nuove. L’album è stato registrato al Black Lounge Studio di
Avesta, Svezia, con Jonas Kjellgren (Scar Symmetry, Carnal Forge…) come
produttore e ingegnere del suono. Ne siamo del tutto soddisfatti e non vediamo
l’ora di andare sui palchi a promuoverlo.”

Quanto sono stati importanti i ben 5 demo che avete pubblicato prima del
debutto discografico, appunto?

“Ognuno dei demo che abbiamo fatto uscire ci ha portato verso questa
direzione, sviluppando il nostro stile e permettendoci di essere ciò che siamo
oggi, a livello di sound. Ovviamente il suono è stato rifinito maggiormente nel
corso degli anni, e siamo una band molto più unita degli inizi, oggi. Credo che
con “Shrouded divine” siamo riusciti a suonare finalmente la musica
che volevamo suonare, e che sentiamo come nostra, autenticamente nostra.”

Non voglio fare io un elenco delle vostre influenze per poi farmi magari
smentire, come spesso accade a chi ascolta i dischi e non partecipa alla loro
composizione: puoi quindi rivelarmele tu?

“Questa è una domanda davvero difficile, perché le influenze sono
tante, e diverse per ogni membro della band; credo che la nostra capacità di
mescolarle in modo maturo sia ciò che dà vita al nostro sound odierno. Ma
alcune influenze ovvie e comuni sono Opeth, Katatonia, Porcupine Tree e roba di
questo genere, ma devo dire che prendiamo molto spunto anche da gruppi come i
Tool, i Pink Floyd, i Cult of Luna, eccetera.”

Perché credi che le atmosfere così pesantemente gotiche, dark, siano
tanto presenti nella vostra musica? Avete per caso anche influenze letterarie o
artistiche che contribuiscano a creare un suono così ‘gotico’, appunto (nel
senso originario del termine)?

“Le atmosfere malinconiche e tristi tendono ad apparire in modo naturale
nelle nostre canzoni, non è proprio qualcosa su cui ci focalizziamo durante il
nostro processo di composizione. Ma credo che ascoltare musica tanto cupa, nella
vita di tutti i giorni, e amarla perché ci riflette a fondo, pesi non poco
nella realizzazione di canzoni di questo tipo.”

Credi personalmente, che la vostra musica si adatti a una lettura
particolare, o a un film?

“Non creiamo la nostra musica perché faccia da accompagnamento a nulla
in particolare, e personalmente sono convinto che questo disco vada assimilato
se ascoltato da solo, che dica tutto da sé, creando la sua proprio storia, il
suo proprio film nella mente dell’ascoltatore.”

Ponete molta attenzione nella vostra espressione musicale anche attraverso
un’ottima padronanza della tecnica, ma credo che non la mettiate al primo posto
nei vostri obiettivi. Confermi?

“Non credo che esprimere la nostra abilità tecnica abbia qualcosa a che
vedere col fatto che qualche nostra canzone contiene passaggi tecnici:
semplicemente cerchiamo di comporre canzoni di buon livello e che a noi
piacciano al massimo. Non suoniamo riff complicati per il gusto di dimostrare le
nostre capacità, anche se tutti noi amiamo suonare musica che ci metta alla
prova, per cui credo che la parte “prog” sarà sempre una componente
importante dei nostri brani.”

Apparendo così strettamente legati a una musica in un certo senso “fictional”,
capace di creare ambientazioni fittizie, come la vivete nella vita quotidiana?
Vi sentite coinvolti al 100% o la tenete separata da quella che è la vostra
attitudine normale?

“Siamo tutti tipi normali, e di sicuro non della specie malinconica.
Credo anzi che la tristezza presente nella nostra musica sia un modo per
buttarla fuori, per esorcizzarla. Personalmente cerco soprattutto di esprimermi
attraverso i testi, trattando argomenti che mi rendono spaventato, arrabbiato o
triste; ma la musica in generale è una parte fondamentale della nostra vita,
sia scrivendola che ascoltandola.”

Esattamente a chi o cosa vi riferite quando parlate di “shrouded
divine” (il divino velato, Nda)?

“La canzone The Shrouded Divine tratta di un argomento religioso,
e il titolo si riferisce a persone che sono, in fin dei conti, normali, ottime
persone. Ma sono stati costretti a imboccare una certa via per la propria vita,
in cui non è loro permesso di essere loro stessi o vivere la loro vita nel loro
proprio modo: e secondo me non è loro concesso di essere davvero divini come
potrebbero essere.”

Avete già pianificato dei tour per caso?

“Non abbiamo ancora nulla di concreto, solo qualche show isolato qui e
là, ma speriamo di riuscire a fare qualcosa molto presto. Vi invito a
controllare il nostro MySpace o il sito
ufficiale
per controllare quando avremo pubblicato nuove date live.”

Alberto Fittarelli