Infernal Poetry (Daniele Galassi)
Forti dell’uscita dell’ultimo e ottimo
Nervous
System Failure, gli Infernal Poetry saranno di scena, anche
loro, domani 21 marzo all’Alcatraz di Milano per l’edizione 2010 dell’Italian
Gods Of Metal. Abbiamo raggiunto Daniele Galassi, chitarrista della band,
per parlare del nuovo album e di altro ancora. Buona lettura.
Intervista a cura di Alberto Fittarelli
Ciao Daniele, iniziamo riepilogando l’attività del gruppo dall’uscita di
‘Nervous System Failure’ ad ora, ti va?
Ciao Alberto, direi alternanza tra concerti e song writing…come in effetti è
sempre stato nel nostro caso. Non abbiamo una spaccatura dicotomica tra periodi
di composizione e periodi di tour: facciamo entrambe le cose praticamente in
qualunque periodo considerato. Tra l’altro i mille impegni extra musicali e le
distanze tra i nostri comuni di residenza (siamo dislocati su 100 km di costa
adriatica), ci obbligano ad essere elastici e a cambiare programma (e purtroppo
anche sala prove) continuamente.
Dall’uscita del disco a oggi abbiamo fatto una quindicina di date e realizzato
il video di Drive Gig Drive Gig, ispirato alle disavventure in terra italiana di
Tony Martin (ex Black Sabbath)…è stato divertentissimo farlo e credo che il
risultato sia perfetto e lo scopo perfettamente raggiunto considerato lo spirito
della canzone. Lo trovate qui:
http://www.youtube.com/watch?v=nN9BZEhlk64 . Insultateci!
Quanto ha colpito l’audience e la critica il disco, a conti fatti? Non e’
certo di facile assimilazione ne’ e’ possibile avvicinarlo a gruppi di
riferimento, credi che la cosa possa aver creato difficoltà agli ascoltatori?
Abbiamo avuto recensioni davvero gloriose. E con un disco eretico come questo
non era per niente scontato, anzi. Chiaramente il nostro fanbase è aperto per
definizione, un metallaro ortodosso dubito tollererebbe mai le nostre
scorribande sonore che saltano più di un recinto. Ma vista la nostra costante
ricerca sonora, il risultato è che Nervous System Failure suona diverso da
Beholding the Unpure, esattamente come questo suonava diverso dal debut (anche
se il salto tra NSF e BTU è sicuramente più contenuto). Questo significa che chi
era affezionato agli elementi melo death poteva storcere il naso di fronte a BTU,
e chi era invece ammaliato dal fascino techno death di BTU potrebbe essere
spiazzato dall’incedere schizzato e groovaiolo (scusate il termini orribile) di
Nervous System Failure. Ma sono tutte facce della stessa medaglia (3 facce???).
Insomma cosa voglio dire? Che i nostri sono sempre dischi che NON possono
piacere a tutti, ma se piacciono, piacciono per davvero e resistono alla prova
del tempo.
Questo da un lato ci penalizza in termini di esposizione (oggi è più facile
emergere se si è incanalabili in un genere ben definito come ad esempio il
brutal death visto che con l’aria che tira le label hanno smesso di rischiare)
ma ci dà molto in termini di soddisfazione artistica. Penso che gli IP siano uno
dei pochissimi gruppi italiani che possano vantare, oltre che un sound proprio,
una vera e propria estetica che contempli musica, immagine e testo come un tutt’uno
di perfettamente organico.
Nella mia recensione su TrueMetal ho tirato in ballo addirittura i Red Hot
Chili Peppers per illustrare la vostra musica. Al di là di quella che e’
sicuramente un’impressione soggettiva, quanto sentite di spaziare nelle
influenze, mentre componete?
RHCP, Mr Bungle, Primus, Queens of the Stone Age, Mars Volta, System of a
Down…sono tutti gruppi che possono essere tranquillamente tirati in ballo, fermo
restando che parliamo di declinazione in chiave estrema. Gruppi della frangia
brutal death, techno death, swedish death e via dicendo sono ormai totalmente
metabolizzati, adesso stiamo arricchendo pescando altrove, senza dimenticare,
appunto, il nostro DNA che è ovviamente di matrice death. Sai come componiamo
spesso? Immaginiamo una scena e la musichiamo. Non so quanti lo facciano, almeno
oggi. Mi ricordo che la prima volta che utilizzammo questo espediente fu per
Pathological Acts at 37 degrees: immaginammo un ciccione che si spostava
pesantemente in una cucina e aveva fremiti di piacere quando agguantava dei
cereali al cioccolato. Lo so, è grave, ma funziona. Tornando alla tua recensione
quello che però mi ha colpito di più è stata la frase “Nervous System Failure e’
semplicemente il miglior disco estremo uscito in Italia dai tempi dei vecchi
Sadist”. E non poteva che colpirmi, visto che io sono cresciuto con Tribe e
Above the Light, e visto che (alla faccia della modestia) io sono d’accordo con
te.
Che benefici immediati ha portato questo full length al gruppo? Siamo pure
venali… vendite, tour, promozione…
Direi senz’altro possibilità di continuare a suonare in giro e consolidamento
del nostro nome. Ma onestamente vista la nostra situazione a livello di label
(vedi sotto), direi che il potenziale di questo disco è stato sfruttato per l’1%
scarso, esattamente come è avvenuto per Beholding the Unpure. Questa cosa mi
intristisce infinitamente, ma non è per niente un discorso di vendite, visto che
per me le vendite sono un retaggio del passato, un vecchio modo di concepire la
discografia che oggi (per il piccolo come noi) è del tutto superato e
anacronistico. Ciò che conta è la diffusione della musica, cosa ormai in gran
parte svincolata dalle quantità di supporti fisici venduti, e la percezione
dell’unicità del gruppo. Il secondo obiettivo credo sia stato raggiunto in
pieno, anche se purtroppo, ancora in troppi pochi paesi.
E’ notizia freschissima che siate usciti vincitori del contest organizzato
dal nostro sito insieme a Live in Italy per partecipare all’Italian Gods of
Metal del 21 marzo 2010: emozionati? Quanto e’ importante per voi promuovere la
vostra musica dal vivo?
Emozionati assolutamente no, onestamente non lo eravamo nemmeno nelle edizioni
del Gods of Metal estive o nei tour europei fatti in passato. Io a dire il vero
nemmeno volevo iscrivere la band, non perché snobbo l’iGom (anzi credo che per
un gruppo italiano sia meglio del Gom), ma perché sono contrario ai concorsi
(semplicemente perché di solito la gente bara). Ma poi ci ho ragionato e l’ho
visto più come un sondaggio che un concorso, e ho preso l’opportunità per
saggiare il grado di popolarità del gruppo nella community di Truemetal. Devo
dire che il primo posto tra i BIG è stata una bella conferma. Sono stato poi
ammaliato dalla professionalità dello staff nello scovare e stroncare sul
nascere i tentativi di truffa che appunto mi aspettavo. Detto questo, sottolineo
che se non fossimo stato un gruppo dalla spiccata dimensione live, pochi ci
conoscerebbero, perché fino ad ora abbiamo avuto spinte promozionali a zero. Per
fare un esempio: sai quante pagine pubblicitarie ha avuto Beholding the Unpure,
l’album di cui a distanza di 5 anni leggo ancora lodi sperticate anche
all’estero? Sempre quel numero lì, zero.
E siccome nemo propheta in patria, personalmente trovo che abbiate sinora
raccolto molto meno di quanto meritato. Vero, siete comunque un gruppo estremo,
ma suonate in modo del tutto personale, forse gli unici in Italia ad essere così
originali. Quanto invece raccogliete all’estero? Avete avuto riscontri in Paesi
particolari?
Purtroppo, come dicevo già sopra, ci ha sempre penalizzato ENORMEMENTE la
mancanza di una vera label; tuttavia in alcuni paesi come l’Olanda o la Germania
abbiamo ottenuto un seguito maggiore che in altri, forse anche grazie ai due
tour europei fatti negli anni passati. Le recensioni sono state ottime in tutti
i paesi (tranne un paio di stroncature senza speranza in UK!), ma se poi non
riesci a fare un’attività live in quei territori è un lavoro svolto solo a metà.
E torniamo quindi all’importanza di fare concerti. Posso però dire una cosa:
l’Italia ci vuole bene…c’è gente ai concerti, i promoter ci vogliono sia nei
club che nei festival, il pubblico con noi si diverte e si vede, sarà per il
nostro approccio “informale” alla materia estrema…Quindi forse siamo profeti in
patria!
Ricordo un po’ di insofferenza in un comunicato stampa in cui lamentavate
l’impossibilita’di suonare live in modo decente, qualche tempo fa: quanto e’
cambiata la situazione negli ultimi mesi, se e’ cambiata?
Quello era un comunicato relativo ad un periodo incredibile in cui ci saltava un
concerto dietro l’altro. In realtà siamo sempre riusciti a tenere una buona
media di date annue, e anzi, bisogna sempre stare anche attenti a non
inflazionare presenziando troppe volte nella stessa regione a distanza di pochi
mesi. Che in Italia locali stiano saltando per aria è un dato di fatto, che in
centro Europa sia piuttosto saturo è abbastanza chiaro, ma ci sono molti paesi
in cui c’è più fermento (come la Confederazione Russa) ed è lì che vorrei
sviluppare la nostra presenza. Ci inventeremo qualcosa, con Davide di AL
Produzioni (nostro management attuale) stiamo cominciando a lavorare anche su
quel fronte.
Esulo un attimo dal discorso Infernal Poetry per parlare dell’ingresso tuo e
di Alessandro nella formazione dei Dark Lunacy: puoi spiegarci brevemente cos’e’
successo alla band di Parma per subire un cambiamento così radicale e
improvviso, e che lavori sono in corso al momento?
Non posso entrare nel merito di ciò che è successo all’interno della vecchia
line-up dei Dark Lunacy, anche perché io ovviamente non c’ero e ognuno avrà
avuto le sue ragioni per arrivare a uno split. Posso dirti come sono stato
reclutato: stavo per partire per il sud America quando Mike mi ha mandato una
mail dicendomi che gli serviva un chitarrista per delle date in Messico e
Russia. “E ha pensato a me che sto a 400 km di distanza?” è stata la prima
domanda che mi sono posto. Comunque ne sono stato nell’ordine: confuso (perché
non capivo perché proprio io), frustrato (perché mi sarebbe piaciuto ma mi
sembrava una situazione impossibile da gestire), lusingato (perché con tutta la
gente che c’è ha pensato a me), stimolato (perché sono fatto così). E quindi ho
accettato. Poi però è successo qualcosa che ha portato Mike a rimanere l’unico
della line up originale ed il risultato è stato che si sono aggiunti Alessandro
(batterista Infernal Poetry), Andy (bassista Sadist) e Claudio (chitarrista
genovese molto attivo sul fronte live e didattico). Ad oggi, 9 febbario 2010,
abbiamo fatto solo tre ore di prove in due sessioni (una a Genova e una a Parma)
e il 27 febbraio cominciamo con una data warm up al Midian di Cremona a cui ne
seguiranno altre prima di fare le date in Messico e Russia…insomma poche
chiacchiere e via andare! Inoltre sono in fase di preparazione i nuovi pezzi che
verranno registrati a breve ai Nadir Studio di Tommy Talamanca, anche se non so
ancora se potrò partecipare attivamente per motivi di tempo. Ho accettato di
entrare nel progetto perché ritengo i DL un progetto di qualità con un’anima
dietro, non avrei mai accettato di suonare in un gruppo di cui non apprezzo la
proposta. Suonare i pezzi del repertorio DL mi ha riportato indietro a quando
anche gli IP avevano forti influenze di death scandinavo e, dopo un momento di
relativo smarrimento, mi sono trovato a mio agio anche sui pezzi più complessi.
Oggi Infernal Poetry e Dark Lunacy hanno filosofie e modi di suonare
completamente diversi, ma la comunanza in termini di radici mi ha aiutato ad
assimilare il repertorio. Se poi penso che c’è pure un elemento della band
italiana con cui sono cresciuto musicalmente (Sadist), mi sento parte di una
gran bella baracca. Ci divertiremo.
Tornando a voi, si era sparso un po’ di “panico” negli scorsi anni vedendo
che usciva un EP – ‘Nervous System Checking’ – nel 2006, e poi più nulla per ben
3 anni, quando il materiale doveva presentare in realtà il nuovo full length.
Cos’era successo a quei tempi?
Ce l’hanno chiesto in molti: l’ep è uscito a gennaio 2007 e NSF era previsto per
massimo un anno dopo. Ma i lavori in studio sono stati interrotti più di una
volta per motivi di lavoro e poi la nostra label ha chiuso i battenti. Ed ecco
che tra proposte ignobili, contratti evanescenti, intoppi e burocrazie di ogni
sorta siamo finiti a maggio 2009…con un album che era già pronto da quasi un
anno e recalcitrava. Non siamo mai stati fortunati con queste cose,
evidentemente il nostro destino è quello di faticare come bestie per ogni cosa,
ma tant’è, siamo ancora qui a scalciare.
Contando che sicuramente sulle canzoni di ‘Nervous System Failure’ avete
sicuramente iniziato a lavorare diverso tempo fa, avete già materiale nuovo
pronto? Che progetti ci sono a livello discografico?
Stiamo lavorando su nuovi pezzi, ma io in particolare mi ritrovo inquieto in
questo periodo sul songwriting: mi giro e sento roba trita e ritrita, roba che
ovviamente però ovviamente va alla grande. Dal canto nostro abbiamo moltissime
idee che scartiamo perché non ci suonano originali. Stiamo cestinando un mare di
roba e scremando, scremando abbiamo tirato fuori diversi provini, consci del
fatto che solo quando saremo in studio per le registrazioni vere e proprie verrà
fuori la vera anima del disco, i suoi colori, il suo mood. Le sessioni di
registrazione sono per noi una fase di song writing vera e propria, dove i pezzi
possono subire anche radicali trasformazioni. Ecco perché se mi dicessero ti
pago 30 giorni di studio in USA per il tuo disco, io rifiuterei. Abbiamo i
nostri tempi e il nostro modo di lavorare. Registriamo molto velocemente ma poi
lavoriamo sugli arrangiamenti con tutto quello che ci capita a tiro: non a caso
in Nervous System Failure trovate termosifoni, muri domestici in cartongesso,
pianoforti scordati…
Tutto ciò non è metal? Forse, e forse ecco perché il metal sta fondamentalmente
inchiodato lì dalla fine degli anni 90.
E ricollegandoci al termine “discografico”, puoi spiegarmi la vostra attuale
situazione contrattuale?
Siamo per Casket/Copro per altri 18 mesi e solo per NSF, poi liberi. Abbiamo
optato per questa etichetta solo per un discorso di tempo e di libertà su alcune
scelte che noi reputiamo fondamentali. Ciò non toglie che la nostra situazione
sia pessima, lo ripeto: il nostro vero dramma è la mancanza di spinte di alcun
tipo. Dobbiamo fare sempre e comunque tutto da soli. Pensa che per NSF ho dovuto
fare io personalmente 100 invii promozionali in diversi paesi e chiedere
interviste sui giornali. Per fortuna qui in Italia abbiamo guadagnato un certo
status e non è stato difficile avere interviste su riviste e portali, ma
all’estero è stata durissima. Anche dove NSF ha avuto voti stratosferici come
9/10 (come in Germania o Olanda), avere interviste è stato proibitivo. Non so
che altro dire, spero che un giorno una label vera decida di prendersi tutta la
nostra discografia e dargli una bottarella. Lo so che fa molto figo pomparsi,
auto esaltarsi, magnificarsi dicendo “noi qua, noi là”, ma io non ho nulla da
nascondere e lo dico a chiare lettere: a livello discografico siamo praticamente
SOLI e tutto quello che otteniamo lo otteniamo DA SOLI. Lo dico ad eventuali
label in ascolto: il nostro catalogo è praticamente libero!
Concludiamo l’intervista parlando un attimo di te: sei attivo da sempre su
vari fronti (cortometraggi, articoli, addirittura un libro) e hai curato tra le
altre cose un’interessante rubrica su TM.it tempo fa. Che cosa c’e’ in ballo al
momento sul lato extra-musicale?
Non ho più tempo a disposizione per fare tutto quello che vorrei, e forse non ce
l’ho mai avuto. Adesso tra Infernal Poetry, Dark Lunacy, un gruppetto di cover e
ovviamente il lavoro, riesco solo a scrivere un racconto ogni tanto…però ora che
ci penso ho realizzato il mio primo videoclip…cioè quel Drive-Gig-Drive-Gig di
cui parlavamo in apertura e che trovate (lo ripeto!) qui:
http://www.youtube.com/watch?v=nN9BZEhlk64
Alberto adesso se mi posso permettere vorrei farti una domanda io, suggeritami
dal mio batterista che evidentemente non ha un cazzo a cui pensare:
Perché pur avendogli dato 88/100 e avendolo definito “semplicemente il miglior
disco estremo uscito in Italia dai tempi dei vecchi Sadist” non hai messo
Nervous System Failure nella tua POLL 2009?
Ti ha beccato!;)
Ciao a te e tutti gli amici di TM.
STAY NERVOUS!