Intervista a Claudio Pietronik
Intervista a cura di Haron Dini
Il 4 febbraio il nostro collaboratore Haron Dini ha tenuto un’intervista via Instagram con Claudio Pietronik, chitarrista degli Ancient Bards e insegnante della MGI di Rimini, il quale, soprattutto, può vantare una straordinaria collaborazione con il compositore Thomas J. Bergersen dei Two Steps From Hell, gruppo che compone musica orchestrale per trailer televisivi e cinematografici famosi in tutto il mondo (giusto per citarne alcuni, basti menzionare il Gladiatore, Inception e Interstellar).
Ciao Claudio! Benvenuto, è un piacere averti qui, come stai?
Ciao Haron, grazie mille davvero per avermi invitato, è un piacere essere qui, tra l’altro è la mia prima volta che vengo qui su Instagram per un’intervista [ride]. Io sto bene, qui va tutto bene, non mi posso lamentare, sto scrivendo e lavorando tanto in questo periodo… spero che anche tu stia bene.
Guarda, io sono stressatissimo per questo periodo, però tutto sommato va tranquillamente.
Lo stress di base c’è sempre, non ti preoccupare [ride]
È vero [ride]. Allora, come prima domanda direi di partire in modo soft. Quand’è che hai iniziato a suonare la chitarra?
Allora, la domanda potrebbe prendere vie diverse, perché la chitarra elettrica ho iniziato a suonarla poco prima degli esami di terza media, dopo mi sono chiuso in casa a suonare tutta l’estate. Però al corso musicale delle medie ho iniziato a suonare il violino, però in quel periodo non avevo tanta voglia di suonare quindi con il violino non ho imparato assolutamente niente, però ti dico che adesso mi piacerebbe molto suonarlo, anche perché io faccio cose orchestrali, quindi sarebbe bello conoscere lo strumento. Poi ricordo che del violino non mi hanno mai insegnato il vibrato, che è la cosa più importante, però è colpa mia perché non ho mai studiato [ride] però ho preso la chitarra acustica verso l’inizio della terza media, poi c’era anche mio cugino che mi ha instradato verso questa passione e da lì è stato amore assoluto. Lui aveva già la chitarra elettrica e io la volevo subito, possedeva una Gibson, faceva i power chords, ed io mi illuminavo! poi da lì a poco l’ho presa e ho cominciato a fare le cover dei Dream Theater.
Claudio, tu sei anche chitarrista degli Ancient Bards, quando si è formata la band?
Io sono l’ultimo entrato per modo dire, però sono quasi di 19 anni che esite. Quando sono entrato io dopo ci sono stati alcuni cambi di formazione. Però la band esiste da un bel po’.
Si può dire che avete un bel seguito, avete dei numeri enormi anche su youtube
Sì, assolutamente, succedono sempre cose belle. Tra l’altro adesso stiamo scrivendo anche l’album nuovo, quindi se adesso c’è un momento di silenzio è per questo motivo. Io scrivo gli assoli generalmente, mentre gli altri lavorano sulla composizione, attendiamo gli sviluppi futuri.
Come nasce in brano degli Ancient Bards?
Di solito è Daniele che compone il tutto, mentre Martino lavora sulla ritmica insieme all’altro chitarrista Simone [Bertozzi]. Io in verità faccio poco [ride] ma sono contento così, è bello come nascono i brani, “passando la palla” tra di noi.
Adesso passiamo al tuo lato solista. Come è nata l’idea di proporre brani e album solistici?
Mi è sempre piaciuto cercare di comporre, anche quando ero ragazzino. Quando ho iniziato a suonare la chitarra cercavo di scrivere qualcosa, tra l’altro poco tempo fa ho ritrovato un vecchio cd che ho registrato all’età di 15 anni, avevo una versione vecchissima di Cubase, e provavo a registrare così a casa, anche se in quel periodo conoscevo poco di musica. Poi crescendo ho sempre cercato di fare di più. Con gli Ancient Bards scrivo i miei soli, e ho scritto anche molti brani all’età di 19/20 anni, che poi non ho mai pubblicato perché non ne sono convinto. Poi ho deciso di pubblicare il primo disco “The seed of life”, in seguito il secondo, “Ad Astra”, che è uscito poco tempo fa. C’è sempre stata questa passione per la composizione, però non cerco solo di comporre per chitarra ma anche orchestrazioni e altri suoni, perché il primo album che ho fatto è stato prodotto da Andrea Anastasi. Andrea è un mio caro amico, ora abita in Australia: vedendo come arrangiava il tutto in modo magnifico, mi sono detto “Caspita che bello, voglio farlo anch’io!” e da lì come sempre mi sono fatto chiuso tra le pareti dello studio per imparare, perché per me è importante quanto la chitarra, tutto è importante… questa è un’idea che mi porto dietro da quando sono ragazzino.
Ci sono delle tematiche particolari che affronti nei tuoi lavori?
I miei lavori richiamano principalmente tematiche legate alla spiritualità, a viaggi, sogni, Insomma, cose molto introspettive. Mi ricordo che il brano “Stream of Emotion” me la canticchiavo in macchina e dopo l’avevo improvvisata con un amico un pomeriggio, ed ero contentissimo. Però ogni brano nasce in maniera diversa. L’ultimo album [“Ad Astra”] è un concept un po’ più spaziale, non sono un cultore della materia però mi piace pensare sempre che cosa ci sia oltre. Infatti il mio film preferito in assoluto è Interstellar e “Ad Astra” è su quel filone. Mi piace affrontare queste tematiche ultraterrene.
E come nasce l’idea di un tuo brano?
Me lo chiedo anch’io [ride] No, vabbè, a parte gli scherzi, è più facile di quanto si pensi, come ti ho già spiegato nascono tutti in maniera diversa, vado un po’ a periodi, ho cambiato modo di pensare dal primo al secondo album, e anche modo di comporre nel tempo. Diciamo che molti dei miei brani sono pezzi che avevo già scritto in passato e che ho modificato, oppure li ho lasciati sempre in quel modo in fase di scrittura. Per esempio, Joy of perspective era un giro di accordi che avevo scritto all’età di 17 anni, quel brano si trova in un pacchetto di JTC (Jam Track Central), in un secondo momento ho composto la versione allungata di questo brano per l’album. Quindi è stato tutto un assemblaggio di cose, mentre l’ultimo l’ho scritto tutto di getto in un mese e mezzo circa, a fine luglio del 2019. Parto sempre dalla base e la chitarra è l’ultima cosa che aggiungo. Ad oggi non saprei dirti, sto sperimentando molto, a volte parto dal piano, a volte parto da dei suoni, a volte faccio solo sound design, a volte nasce solo un’idea ritmica, in base al metodo che uso esce fuori una cosa diversa.
Ci sono delle band degli artisti a cui ti ispiri?
Ci sono i Two Steps From Hell di Thomas Bergersen che sono i miei più grandi idoli, poi compositori di musica da film come Hans Zimmer. Non penso mai che voglio fare qualcosa che richiama lo stile di qualcun altro, lavoro di più sui suoni, cercando anche un ibrido di musica elettronica e cinematica, o pop, però sostanzialmente le basi derivano da un sound cinematico.
Invece sul lato musicale è qual è il tuo punto di forza?
Oddio! Non ne ho idea, molti dicono la parte melodica, altri lo shred, però non lo so. Mi trovo bene e a mio agio anche nella gestione delle tematiche proposte, però non saprei.
Ora passiamo ai Two Steps From Hell, visto che li hai citati prima, so che c’è una bellissima collaborazione con loro.
Esatto, è capitata finalmente! [ride] La storia è fighissima perché, verso i 26 anni ho scoperto della loro esistenza; una cosa che facevo spesso era suonare i loro brani, dopo ho deciso di registrare una cover di Colors of Love di Thomas Bergersen e l’ho pubblicata. Al tempo non c’era il problema del copyright, e il giorno dopo quando ero in ufficio da mio padre ho aperto Facebook e ho trovato un sacco di notifiche, e mi commentò il post Thomas scrivendomi “great job Claudio”. Io gli ho risposto ringraziandolo e dicendogli che sono un suo grandissimo fan, ma poi non l’ho più risentito. Un giorno sono andato a fare una camminata con il bassista degli Ancient Bards, Martino [Garattoni], verso l’ora di pranzo andiamo in macchina, prendo il cellulare e mi vedo un messaggio da Thomas, è come se avessi visto la Madonna [ride] avevo paura a leggerlo, però dopo mi sono fatto coraggio e alla fine Thomas e mi ha chiesto se volevo fare un assolo su un brano che stava componendo, e io ovviamente ho accettato subito e non ci credevo ancora. Ho preso il brano che mi aveva inviato, l’ho scaricato, avevo cominciato ad improvvisarsi un po’ sopra e alla fine gli avevo mandato il solo dopo un’ora, a lui è piaciuto tantissimo e mi risposto “I love it”. Questo brano oggi si intitola “L’appel du vide” e c’è il mio assolo alla fine. È stato il giorno più bello della mia vita, Thomas è una persona veramente incredibile: magari uno si aspetta che una persona di una fama grandissima, mondiale, sia una persona riservata, invece lui non è così. Da lì nacque tutto, ho scritto altre volte per lui, poi alcuni brani escono a distanza di tempo, non escono subito. Attualmente con i Two Steps from hell ho scritto 4 o 5 brani che si trovano nel disco Humanity pt. 1 e poi ne ho scritti altri, però adesso non posso dire nulla [ride]. Ogni volta, comunque, è come la prima volta. Per me Thomas è una divinità, è un genio, mi manda brani maestosi, tipo “Mountain Call” che dura 10 minuti e li ha scritti in una giornata, incredibile! Poi lui è anche giovane non ha vent’anni ma non ne ha neanche cinquanta, e a livello compositivo è fuori di testa, pensa a tutto quello che ha scritto considerando anche le colonne sonore per i film, siamo fortunati ad avere uno come lui in questo mondo!
Veramente, tutto quanto bellissimo, grazie. Ora passiamo alla GnG, (Giulio Negrini guitars) Quando è nata questa collaborazione? E quando sei diventato endorser?
Avevo 25 anni quando ho iniziato con lui, però da che lo conosco sono anni, e Michele Vioni (Dr. Viossy) è un suo storico endorser. Io sono un suo fan da quando ero ragazzino e adesso ci conosciamo molto bene. È stato il pilastro principale, però io prima ero endorser della Schecter fino ai 24 anni. Giulio mi propose una collaborazione durante un seminario a Como per la MMI che è la scuola dove insegno, ed ero di spalla a Frank Gambale, Giulio esponeva le sue chitarre e mi ha fatto la proposta, però da lì a poco abbiamo dovuto sospendere momentaneamente la cosa perché avevo girato dei video per un libro che vedrà la luce tra un po’, poi c’eranp di mezzo altri video per la Schecter, quindi era difficile in quel momento. Dopo ho provato per bene le chitarre a un altro evento “guitar attack” dove ho aperto per Gambale sempre per la mmi a Fiorano, e dopo parlandone anche con il presidente dell’Accademia Alex Stornello abbiamo deciso che potevo fare questa mossa e da lì è iniziato tutto. Io non so tanto di componentistiche della chitarra però Giulio è talmente bravo che, se ti conosce bene, riesce a farti quello che è giusto per te, fa tutto quello che ti serve.
Per quanto riguarda le orchestrazioni, vedo che molti ragazzi giovani si stanno approcciando a questa “ondata”, passami il termine. Ti sei fatto un’idea di come mai questa cosa sta prendendo piede?
Ci sono molti artisti che lo fanno da molto tempo, non è una cosa nuova in verità, però considerando che adesso siamo tutti a casa, e tutti possono avere un computer, anche molto potente, tutto è accessibile. Tutti possono usufruire di questa opportunità, perché un’orchestra vera costa parecchio, ed è difficile ogni volta che devi scrivere un pezzo. Ma per fortuna adesso con tutte le librerie digitali che ci sono, e studiando riesci a creare un’orchestra quasi vera a casa, quindi sta crescendo molto questo mondo della produzione digitale.
Sì, infatti vedo nel web molti ragazzi, anche i giovani, che fanno parte del panorama metal moderno, e ci sono domande di continuo a riguardo.
Sì, molti nel metal stanno iniziando a studiare su come orchestrare il genere, perché si può dire che molta gente ha iniziato così, però, sì, c’è un grande aumento.
Se c’è una band emergente che vuole iniziare a fare sul serio per quanto riguarda quello che sta facendo nella musica, magari guadagnarsi anche un po’ di notorietà, tu Claudio che cosa consiglieresti?
o paura a rispondere, però ci provo [ride]. Bisogna dire che oggigiorno è difficile per le band, però nell’ottica di un ritorno live se piace questa cosa è giusto che ci si prepari. Magari sono cambiate le occasioni, magari devi agire di più online, è cambiato un po’ com’era una volta, la gavetta nei pub fai più fatica a farla adesso. Secondo me molti devono sperimentare metodologie nuove, perché vedo che molti progetti partono nel web e poi riescono a fare un super live, oppure ci sono quelli che suonano da una vita e poi riescono a fare un live importante. È tutto diverso oggi perché molti locali, anche qui dove abito, non fanno suonare inediti, è difficile, al massimo fanno suonare cover band o tributi. Io consiglierei – anche se forse può sembrare un po’ “freddo” – di lavorare tanto online, fare dei video che valorizzino il tuo lavoro, promozione, contatti, conoscenze, cercare di conoscere persone che sono inerenti a quello che fai (non approfittandosene, ma persone inerenti al tuo settore) e tenere in considerazione anche i live per l’appunto. Adesso gli strumenti sono questi, approfittiamone, perché i social a volte ci rendono la vita un po’ complicata sul fatto degli algoritmi e altro, però ci facilitano un sacco. Ma soprattutto, mai guardare troppo indietro.
Invece per quanto riguarda i live streaming che cosa ne pensi?
In questo periodo non possiamo fare molto, però secondo me sono bellissimi, ne parlavo anche poco fa con Tomas di Musicoff Community, ha tanti pro secondo me. Se io volessi andare in Olanda, per esempio, a vedermi un concerto farei fatica anche senza Covid, con lo streaming me lo posso guardare da casa! Ti puoi guardare un concerto facendo un’offerta, oppure ci sono biglietti che costano poco, e ti risparmi il viaggio, magari ci sono persone anche disabili che non riescono a vedere i concerti e in questo caso possono farlo. Siamo tutti quanti a casa e possiamo usufruire di questo è possiamo anche imparare, tenerci aggiornati. Se vengono sfruttati bene hanno un grandissimo potenziale, enorme dire. Quindi io direi che sono pro.
Siamo quasi alla fine di questa intervista. Prima di lasciarci volevo chiederti come hai cominciato con JTC?
Allora, JTC era già famoso, Però io sono entrato dopo un po’ di tempo. Lo seguivo di continuo perché c’era Guthrie Govan e altri musicisti grossi, ed era un mio sogno entrarci. Con Andrea, il produttore di Seed of Life e altri lavori per Jam Track Central, abbiamo aperto un sito dove pubblicavamo delle basi con dei miei soli, dopo io avevo fatto una base con 5 licks, e alla fine ho provato a proporlo a JTC. Era il periodo che JTC faceva i 20 licks, gli scrivo e inizialmente mi ha risposto Johnny, e mi ha detto che gli era piaciuto, e mi ha chiesto se gliene preparavo altri. Non è facile entrare perché c’è un team, a qualcuno puoi piacere ad altri no, alla fine è un provino e sono selettivi. Nel pomeriggio avevo preparato questi licks e glieli avevo mandati la sera, solo che inizialmente non andavano bene, quindi ho cercato di fare altri licks con altri stili diversi, però non sapevo come farli perché non mi aveva spiegato bene come dovevano essere. Dopo una giornata di attesa ansiosa però alla fine mi è arrivata un’email di Johnny con scritto “Welcome to the family” e ovviamente io strafelice e da lì è nato tutto. Quei licks alla fine sono stati pubblicati su un pacchetto che si chiama Twenty Modern Rock Licks, e ho scritto tanti altri lavori per loro e ne sto facendo altri attualmente, alla fine sono contento così perché questo provino è stato molto importante. Poi il tutto si è evoluto nel tempo, lavorano tutti quanti come dei matti, sono tutti delle persone d’oro e ancora oggi sono onorato di essere qui dentro. Una collaborazione bellissima che dura ormai da a 6/7 anni.
Ultima domanda, progetti futuri?
Ma guarda, alla fine sono abbastanza in linea con quello che voglio fare al momento, voglio fare molti più pacchetti per Jam track Central, voglio scrivere un nuovo album, però non è che mi do una data fissa, sento quando è il momento, e poi lo scrivo. Però nel frattempo voglio produrre tanto perché è importante, e ovviamente anche con gli Ancient Bards stiamo lavorando, quindi ci sono molte cose da seguire adesso.
Claudio ti ringrazio tanto per questa intervista, spero che sei stato bene. Vediamoci presto
Assolutamente, è stato bello essere qua e mi ha fatto un grandissimo piacere, grazie a te.