Intervista ad Andy Martongelli
Intervista a cura di Monica Atzei
Ho avuto il piacere di intervistare il virtuoso chitarrista Andy Martongelli degli Arthemis, coinvolto anche in vari progetti che qui ci racconterà con la sua solita simpatia e la sua risata contagiosa.
Ciao Andy come stai? Sei carico per questo nuovo anno in musica?
Ciao si! Sono carichissimo!(ride) Più che altro perché, come ogni anno, come ogni giorno, sono sempre carico e proprio quest’anno lo sono in particolare, perché so già che ci saranno delle grandissime novità e delle grandi occasioni che saranno ottime per portare la musica che scrivo in altri Paesi e in altri territori del Mondo. Perciò sono più che carico.
Del 2019 invece cosa ti porterai come “esperienza musicale”?
Allora il 2019 per me è stato un anno veramente chiave, un anno di quelli veramente da non dimenticare. A partire dalle soddisfazioni con i miei Arthemis, con cui abbiamo fatto meno date ma più di qualità: con loro siamo sempre insieme, è proprio una famiglia. Poi voglio ricordare il tour con gli Altitudes & Attitude di David Ellefson dei Megadeth e Frank Bello degli Anthrax, band che ha fatto da supporto a Slash nel tour europeo Slash Feat. Myles Kennedy & The Conspirators e anche le altre date sempre assieme. Adesso suono proprio nella band di David Ellefson in pianta stabile, gli Sleeping Giants e non voglio certo dimenticare anche il tour con questa band che abbiamo fatto a fine 2019. Abbiamo fatto un tour con la band di Ellefson e nella data di apertura c’è stato un concerto veramente leggendario! Perché insieme a noi sul palco, è salito uno dei miei idoli, di cui avevo il poster attaccato al muro, ed era il mio primo poster! (ride) Parlo di K.K. Downing dei Judas Priest, è stata una serata epica, una serata che vedeva sul palco delle leggende! Quindi per me questo 2019 è stato veramente prezioso.
Andiamo un po’ indietro nel tempo, ai tuoi esordi, com’è nata la passione per la chitarra? Chi sono stati i tuoi mentori?
Torniamo alla scuola media, prima media per l’esattezza, avevo il mio migliore amico che suonava la chitarra classica da quando aveva 6 anni; io andavo a casa sua tutti i giorni a giocare e lo vedevo sempre suonare la chitarra classica. Però con lui andavo anche sullo skateboard, allora andava di brutto! Poi un giorno mi portò una cassetta dei Metallica, ‘Kill ‘Em All‘ e quello mi fece andare veramente fuori di testa, persi proprio la testa per la chitarra. Ascoltavo solo ‘Kill ‘Em All‘ dei Metallica e ‘Peace Sells But Who’s Buying’ dei Megadeth, sono stati album che mi hanno fatto tirar fuori la grinta album e tuttora sono quelli che mi trasmettono la stessa carica. Sono tra i miei dischi preferiti, quando voglio darmi la carica quella vera ascolto sempre questi dischi. (ride) Insomma ho cominciato così, con la chitarra classica e contemporaneamente cercavo di imparare ad orecchio le canzoni dei Metallica, poi sono passato alla chitarra elettrica, ma era passato poco tempo e, alla fine della terza media, ero già entrato negli Arthemis, cioè ho fondato la band e abbiamo iniziato a suonare. Insomma diciamo che ho cominciato a darmi da fare già da subito e abbiamo cominciato tutti a darci da fare; immagina che i primi due anni e mezzo siamo stati chiusi in sala prove per 5 ore al giorno, tutti i giorni, sabati e domeniche comprese. Cioè abbiamo fatto due anni e mezzo proprio di clausura (ride), ma non era una clausura era proprio voglia di spaccare. Mentre i nostri coetanei andavano in discoteca noi ci esercitavamo, questo ci ha dato il modo di crescere musicalmente e culturalmente, ci siamo preparati tanto. Ecco perché fondamentalmente abbiamo cominciato a fare le cose molto prima, questo ci ha fatto crescere, fare un sacco di esperienze e ci ha fatto pure sbattere la testa. Questo ci ha fatto capire prima le cose rispetto ai nostri coetanei e abbiamo cercato di far tesoro di tutte queste esperienze. Sono passati tanti anni, ma sono stati veramente quelli che mi hanno formato e che tuttora mi porto dentro, ho sempre quell’istinto dentro di me, ogni giorno è sempre come quel primo giorno in cui ho suonato la chitarra per la prima volta.
Ora da adulto come ti rivedi in quel ragazzo che si esercitava sui primi accordi?
È difficile per me dire anche la parola adulto (ride), faccio fatica a dirla perché effettivamente mi sembra proprio che il tempo si sia fermato a qualche anno fa. Vedo sempre quella stessa testardaggine che mi caratterizza, la stessa forza d’animo che mi dice di non buttarmi mai giù davanti a niente, come allora… Anche gli stessi miei amici o a volte nel music business me lo dicono: “ma chi è che lo butta giù il carro armato Andy?”; dicono la verità, perché è proprio una mia attitudine, è una cosa che mi diverte tantissimo la musica e io continuo sempre a vederla con gli occhi di quel ragazzino che ero. Non riesco a stare senza musica, assolutamente. Per me è una passione, è una necessità, è la mia vita e di conseguenza voglio ottenere il meglio da me stesso; a volte non è facile, perché succedono tante cose, soprattutto quelle che la vita ti mette davanti e non è facile esser sempre concentrati, ma lo sono principalmente perché voglio esserlo. Perché è troppo importante dare il massimo, proprio come quando ho cominciato, non ho mai perso la passione. Anzi cerco sempre di aumentarla e farla diventare addirittura esplosiva.
Sei anche insegnante di musica, quali consigli puoi dare ai ragazzi che iniziano ad approcciarsi allo strumento?
Ai ragazzi che iniziano ad approcciarsi allo strumento, dico soltanto di fregarsene di tutto quello che cerca di scoraggiarli, di chi cerca di dar loro direzioni musicali sbagliate non sapendo un bel niente di quello che è la musica e di seguire sempre il proprio istinto. Cercare di ascoltare più musica possibile, di tutti i generi, di fare in modo di creare in proprio la propria musica e fare in modo che sia una musica che li soddisfi al 100% perchè nella musica, secondo me non ci sono vie di mezzo. Quando a volte chiedo: “ma cosa ascolti?” E mi rispondono “un po’ di tutto”, e io “ma cosa significa un po’ di tutto, cioè, spiegami cosa vuoi dire con la frase un po’ di tutto”. Chiedo cosa significa perché proprio voglio capire, voglio capire cosa trasmette quella musica, che cosa suscita nelle persone tale musica. Ecco do questo consiglio, di appassionarsi allo strumento, di appassionarsi a qualsiasi cosa in cui si crede e questa è la cosa fondamentale, non bisogna pensare al guadagno, bisogna pensare ad essere contenti e a non vedere l’ora di prendere in mano lo strumento. Questa è la regola numero uno assoluta ed è la chiave della passione per tutti i musicisti, dei musicisti più famosi e ne ho visti tanti e ho parlato con loro, ho avuto la fortuna di suonare con tantissimi i miei idoli e anche loro dicono che non deve mai mancare la passione.
Il mese scorso hai partecipato al NAMM, cosa ci racconti di questa esperienza? E come ci si sente a vedere da vicino i grandi della musica?
Si sono stato al Namm ed è stata una cosa veramente speciale come tutti gli anni, questa è la settima edizione a cui ho partecipato e in cui ho suonato, devo dire che il Namm dà sempre una gran forza, ti fa tornare a casa con tanta energia ed è sempre più grande perché hai l’occasione di vedere, di camminare vicino ai tuoi idoli e loro sono come te. Se chiedi l’autografo, se chiedi una foto sono lì per quello, cioè è super rilassante, è tutto molto easy. Si gode l’atmosfera di Los Angeles; si vedono tutte quelle che sono le novità in campo musicale, non solo degli strumenti, ma proprio 360° e di conseguenza si respira musica e bisogna respirarla a pieni polmoni, perché poi si torna a casa e si deve esser pronti a spaccare al massimo.
Oltre il Metal ci sono altri generi musicali che ascolti?
Oltre al Metal ascolto: l’Heavy Metal, il Death Metal, il Black Metal… ahahahahah! Ascolto la musica classica, il pop, le colonne sonore dei film, tutto ciò che mi dà il meglio, che mi dice qualcosa io lo ascolto, non mi pongo limiti perché voglio attingere da qualsiasi tipo di musica, da qualsiasi forma di espressione artistica, anche dalla pittura attingo, tutto quello che riguarda arte e musica lo vedo proprio come un messaggio che è artistico. Ascolto veramente un sacco di roba, si potrebbe pensare che io mi focalizzi solo sulla chitarra, ma tante volte compro degli album anche solamente per ascoltare il batterista o solo per ascoltare il tastierista, dipende, mi lascio proprio trasportare da quello che per me è la cosa fondamentale: l’istinto. Questo mi fa sentire veramente carico.
Per il 2020 cosa bolle in pentola?
Il 2020 sarà veramente pieno, ora sono proprio in studio, in questo momento sto scrivendo dei brani nuovi con David Ellefson dei Megadeth per il suo album solista, per il nostro album essendo io il chitarrista della band. Ci sono un sacco di ospiti stupendi, incredibili, è veramente un onore per me e questo allo stesso tempo mi porta a dare il massimo, devo dare più che mai. Non che non l’abbia mai fatto, anzi di solito mi distruggo su qualsiasi cosa io faccia, devo cercare di dare il meglio e lasciarmi andare artisticamente in maniera istintiva il più possibile. Abbiamo notato con David che essendo pure lui una persona molto istintiva, anche musicalmente, ci capiamo molto facilmente proprio per il fatto che non dobbiamo spiegarci cosa fare e avendo gusti molto affini la cosa bella è che c’è tra noi divertimento, c’è una complicità che è incredibile, perciò ci sarà della bella musica e dei tour epici!
Grazie mille Andy! Grazie per questa chiacchierata!
Grazie infinite Monica per questa intervista! E’ veramente stupenda e grazie a tutto lo staff di TrueMetal.it per il supporto che durante questi anni ha sempre dato agli Arthemis. Grazie mille e ci vediamo On the road!