Hard Rock

Intervista Alter Bridge (Mark Tremonti)

Di Davide Sciaky - 5 Agosto 2017 - 10:00
Intervista Alter Bridge (Mark Tremonti)

Pochi momenti prima del concerto milanese degli Alter Bridge (qui il nostro report) abbiamo incontrato nel suo camerino Mark Tremonti, il chitarrista della band.
Insieme abbiamo parlato dell’ultimo album, dell’ispirazione dietro le nuove canzoni, delle differenze tra gli Alter Bridge ed il suo gruppo solista, i Tremonti,  e di altro ancora.
In pochi minuti il timido (parole sue) chitarrista ci ha delineato chiaramente la vita della band tra Stati Uniti ed Europa ed il processo che porta alla nascita della musica degli Alter Bridge.

Intervista a cura di Davide Sciaky

 

 

– Ciao Mark, come va?
Va bene, molto bene!
 

– Sono passati nove mesi dall’uscita di “The Last Hero”, come ti senti a proposito dell’album? Sei contento del modo in cui i fan l’hanno accolto?
Sì, è stato fantastico, sai, sembra che ogni album crei più eccitazione dai fan e dalla critica allo stesso tempo quindi siamo contenti, penso che ci stiamo…muovendo nella direzione giusta, cercando di reinventare noi stessi.
 

– Ero al vostro show all’Hellfest, un paio di settimane fa, e mi ha sorpreso la risposta del pubblico a “Show Me a Leader”, anche più entusiastica che con classici come “Isolation” o “Blackbird”. Avete trovato reazioni simili in tutto il tour? Vi aspettavate qualcosa di simile quando l’avete scritta?
Sì, stiamo avendo delle reazioni grandiose!
Penso che dato che era il primo singolo è la canzone con cui la maggior parte della gente è familiare, poi ha una buona energia, vibrazioni che si trasmettono bene dal vivo, quindi è diventata una dei pilastri della setlist.
 

– Considerando il periodo in cui l’album è uscito, e alcuni dei suoi testi, direi che lo si possa considerare un album per un certo verso politicizzato. In particolare c’è un verso di “Show Me a Leader” che dice “Show me a leader so hope never dies” che mi ha ricordato il famoso poster di Obama con la scritta Hope. 
Per caso si riferisce proprio a quello o ad altro?

No, no, quella canzone era solo un disperarsi per, sai…la mancanza di leadership, la mancanza di scelta.
Sai, con Hillary Clinton da una parte, Donald Trump dell’altra, e nessun’altra scelta è diventato un circo.
È stato molto disarmante per tutti noi perché non era rimasta nessuna scelta decente.
Penso ci fosse molta buona scelta quando stavamo correndo alla presidenza 30 persone, ma alla fine è diventato un circo ed era…quando stavamo finendo di scrivere il disco l’unica cosa che potevi vedere dappertutto era “Hillary questo, Trump quest’altro” e non era possibile che questo non influenzasse i nostri testi.

 

 

– Leggevo che l’album è stato scritto mentre tu eri in tour con i tuoi Tremonti e Miles con Slash, come funziona, ognuno scrive le proprie canzoni per conto suo e poi le arrangiate insieme quando vi incontrate?
No, negli Alter Bridge scriviamo delle parti, quindi io arrivo da Miles con il ritornello di “Show Me a Leader”, poi abbiamo cominciato a mettere insieme un’intro per la canzone, poi abbiamo scritto la parte centrale.
In ogni singola canzone degli Alter Bridge entrambi abbiamo scritto delle parti, quindi non vado da Miles e gli dico “Ecco una canzone che ho scritto”, è sempre “Ecco una parte che ho scritto che si combina con la tua parte” e finisce così.
 

– Dato che eri in tour con la tua band mentre scrivevi, era difficile passare dalla “modalità Tremonti” alla “modalità Alter Bridge”?
Mmh…no, perché ormai è così tanto che lavoro con gli Alter Bridge…è difficile invece entrare in “modalità Tremonti” perché devo tirar fuori la voce ogni volta, questo è nuovo per me, essere anche un chitarrista.
Fortunatamente posso cantare “Water Rising” in tour con gli Alter Bridge che mi aiuta a mantenere forte la voce, sai, se non la sforzi mai puoi esercitati quanto vuoi nella tua camera da letto ma questo non si tradurrà bene in un contesto live.
 

– Nella nostra intervista l’anno scorso per i Tremonti parlavamo di come la tua performance come cantante è migliorata grazie all’esperienza; pensi che potresti avere un ruolo più ampio come cantante anche negli Alter Bridge in futuro?
Può essere, dipende, non pianifichiamo mai niente, se succede succede, se non succede…non succede.
 

– E com’è stato tornare in studio gli Alter Bridge dopo 3 anni dall’ultimo disco?
È stato grande, penso che per noi avere altri gruppi ci faccia tornare agli Alter Bridge rinvigoriti, siamo pronti a provare nuovamente quello che abbiamo fatto in passato, pronti a portare negli Alter Bridge l’esperienza guadagnata con gli altri gruppi e, se tutto va bene, questo ci aiuta a continuare a sviluppare la band in modo da non scrivere ogni volta un disco uguale.
 

Quindi essere costantemente in tour, Tremonti-Alter Bridge-Tremonti, non è estenuante? 
È estenuante, voglio dire, al momento sono esausto [ride] perché abbiamo ancora uno show rimasto e siamo in tour da cinque settimane, prima di quello pure abbiamo fatto tour dopo tour.
Sai, siamo in tour da…dall’inizio della scorsa primavera, poi saremo di nuovo in tour verso la fine dell’anno, quindi è ancora più estenuante anche pensare a quanto lavoro abbiamo davanti, ma la cosa con l’andare in tour tanto è che quando sali sul palco suonare è [schiocca le dita] automatico.
 

– Questo è stato il vostro primo album con la Napalm Records; al giorno d’oggi molti artisti scelgono di prendere in mano il proprio destino e di pubblicare indipendentemente la propria musica. Come siete arrivati a lavorare con la Napalm?
Beh, con il mio gruppo solista facciamo tutto da noi con la FRET12 Records che è nostra, quindi ho spiegato ai ragazzi di come questo sia il modo migliore di fare le cose perché oggi le etichette sono così diverse…puoi assumere la gente che le etichette assumono per fare lo stesso lavoro, quindi perché non fare da soli direttamente?
Ma la Napalm è arrivata e ha detto le cose giusto, fatto le giuste offerte e ci ha fatto sentire a nostro agio a lavorare con loro e hanno fatto un grande lavoro.
Sai, siamo contenti di essere finiti con una buona etichetta, ad essere onesti non è sempre stato così in passato.
 

– Ti ho visto due volte dal vivo: l’anno scorso all’Hellfest con i Tremonti e quest’anno, nuovamente all’Hellfest, con gli Alter Bridge.
Quanto è diverso andare in tour con le due band?

È molto diverso!
Sai, la musica dei Tremonti è molto più aggressiva a volte e con loro io sono il tipo che parla tra le canzoni ed intrattiene il pubblico, è qualcosa a cui non ero minimamente abituato.
Questa è un’altra cosa, non puoi esercitarti a farlo finché non lo fai [sul palco], non è qualcosa che puoi andare su YouTube e cercare, “Come essere un frontman” [ride], devi andare sul palco.
Io sono di mio una persona timida, quindi quando sono finito in quel ruolo ho imparato che c’è un interruttore che si attiva quando vado sul palco e si spegne quando scendo, devi semplicemente diventare un…intrattenitore diverso e questo è qualcosa che nessuno ti può insegnare, devi semplicemente farlo.
 

– Quanto ti ci è voluto per abituartici?
Penso che una volta che abbiamo fatto il nostro primo show ben fatto, per me era come dire “Yeah, ce la posso fare”, quando prendi confidenza…
Dall’inizio gli show sono stati divertenti, la band suonava bene insieme, poi impari alcuni trucchetti tipo, “In questo punto [del concerto] posso far fare questo al pubblico” o “In questo punto posso dire questa cosa per tenere il pubblico carico”.
Cerco di non fare cose che altri cantanti fanno di continuo, devi fare qualcosa che renda il tuo show unico, ma è anche difficile riuscirci.
 

– Parlando sempre di tour, gli Alter Bridge come dicevamo hanno suonato molto ultimamente sia negli Stati Uniti che in Europa. È molto diverso il pubblico e i posti in cui suonate nei due continenti?
In America suoniamo nei teatri o…sai, dipende, ad esempio questo locale [N.D.R. il Fabrique di Milano] potrebbe essere uno in cui suoneremmo negli Stati Uniti, normalmente qui suoniamo nei palazzetti ma dato che l’altro posto è stato cancellato [N.D.R. il concerto si sarebbe dovuto tenere all’Ippodromo di Milano] siamo finiti qui…questo sarebbe uno dei posti più grandi in cui suoniamo negli Stati Uniti, gli Hard Rock Café, le House of Blues o nei teatri.
Penso che il Regno Unito abbia il nostro pubblico più grande, lì suoniamo in posti quattro volte più grossi.
 

– Dato che hai menzionato il Regno Unito, avete recentemente annunciato due date alla prestigiosa Royal Albert Hall di Londra in cui sarete accompagnati da un’orchestra; com’è nata l’idea?
A dirla tutta è stata un’idea del nostro manager, lui ha creato la cosa dell’orchestra e all’inizio ero un po’ tipo, “Ehm…non so, foooorse”, potrebbe venire tanto fantastico quanto orribile, quindi abbiamo cambiato setlist, abbiamo scelto le nostre canzoni più adatte all’atmosfera, non cercheremo di essere super pesanti con l’orchestra, faremo le canzoni più adatte, canzoni mai suonate prima dal vivo, “Fortress”, canzoni come “Blackbird”, “In Loving Memory”, canzoni con uno stile che penso funzioni alla grande con l’orchestra.
Loro poi ci hanno già mandato gli arrangiamenti delle canzoni, quindi sappiamo che sarà grande.
 

– Quindi la setlist e tutto quanto sono già pronti?
Sì.
 

– Dopo tanti anni di carriera pensi di aver raggiunto il tuo apice come chitarrista, o continui a studiare, imparare nuove tecniche e via dicendo?
Sempre, sempre, mi sento come se fossi ancora un principiante alla chitarra, c’è così tanto da imparare, sai, ogni giorno vedo altri chitarristi che fanno cose così [schiocca le dita].
 

– Cosa ti aspetta prossimamente, ancora concerti con gli Alter Bridge o ti tufferai subito nei Tremonti non appena il tour sarà finito?
Sì, ho passato tutto oggi a scrivere, scrivo ogni giorno, sto mettendo insieme tutto il materiale che riesco per i Tremonti in modo che non appena mi incontrerò con gli altri ci muoveremo velocemente, per essere il più preparati possibile una volta in studio, se tutto va bene a gennaio.
 

– A che punto sei con questo nuovo materiale?
Beh, non ho ancora provato niente con tutta la band, abbiamo avuto solo pochi giorni per scrivere e io non ero organizzato, quindi abbiamo messo insieme solo due canzoni, ma ora ho 10 o 11 idee che svilupperò.
Per gennaio avrò 20 o 30 idee, e queste scenderanno a 15 0 20, non tutte funzionano!
 

– Solo il meglio finisce sull’album.
Esatto.
 

– Bene, questa era la mia ultima domanda, grazie per il tempo che ci hai dedicato.
Grazie a te, è stato un piacere.