Intervista Animal House (Carlo Venuti – Claudio “The Reaper” Livera)
Dopo avervi parlato di “Living in Black and White”, debutto discografico degli isontini Animal House, abbiamo raggiunto per voi la band goriziana e abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Carlo Venuti e Claudio “The Reaper” Livera. Eccovi il resoconto di quanto ci hanno raccontato i due chitarristi.
Buona lettura!
Intervista a cura di Marco Donè
Ciao ragazzi, sono Marco di Truemetal.it, è un vero piacere avervi ospiti sulle nostre pagine. Come state?
(Claudio & Carlo) Ciao Marco, noi siamo molto carichi e contenti di essere qui con te e i lettori di TrueMetal.it, per poter presentare il nostro lavoro!
Gli Animal House sono nati come cover band. Fino all’esplosione della pandemia avete girato in lungo e in largo Italia ed Europa, suonando in svariati motoraduni. Poi, all’improvviso, avete dovuto sospendere tutte le vostre attività, sia live, che in sala prove. Proprio in quel momento è nata la voglia di scrivere musica inedita, vostra. Vi va di spiegarci come è nato questo passaggio?
(Carlo) Abbiamo sempre avuto l’idea di scrivere canzoni nostre per poi realizzarne un disco, ma per svariati motivi non ci siamo cimentati nel farlo. In questi mesi si è creata per noi la situazione per poterci lavorare sopra, in maniera approfondita. In tal modo abbiamo potuto dedicarci alla composizione e agli arrangiamenti dei brani. Comunque è da specificare che un pezzo nostro l’avevamo già scritto in precedenza e si tratta di ‘Bintars’. Questa canzone ci è stata commissionata come inno dall’omonimo gruppo motociclistico, ed è stata la scintilla che ha dato il via alla realizzazione del disco.
Quali sensazioni e quali differenze avete provato e trovato nel lavorare su pezzi vostri, rispetto a suonare cover?
(Claudio) Sia io che Carlo veniamo da band che suonano prettamente canzoni proprie, dove siamo anche compositori [Sacro Ordine dei Cavalieri di Parsifal, Crystal Skull, n.d.r.], quindi il passaggio non è stato difficile, anzi, ha dato maggiori stimoli alla nostra vena creativa e di espressione, portandoci a scrivere canzoni diverse dallo stile che di solito proponiamo.
Nel vostro debutto, intitolato “Living in Black and White”, vi siete avvalsi di alcuni ospiti di rilevo. Come sono nate queste collaborazioni?
(Claudio) Con Michele Guaitoli [Overtures, Temperance, Visions of Atlantis, Kaledon, n.d.r.] esiste da sempre una grande amicizia e rapporto di stima, non a caso ci siamo affidati a lui per le registrazioni e la produzione del disco. Inoltre Michele è anche coautore delle lyrics e dei brani, quindi la sua partecipazione in ‘The Ghost of the lonley Man’ è stata più che naturale. Inoltre sia per Paolo Crimi [Beerbong, Ship of Theseus, n.d.r.] e Roberto De Micheli [Rhapsody of Fire, Sinestesia, n.d.r.], che hanno suonato rispettivamente in ‘Bintars’ e ‘Eyes Of Revenge’, vale lo stesso discorso di grande stima e amicizia. Anzi prendo la palla al balzo per ringraziarli ancora per la loro disponibilità e professionalità.
Leggendo i testi di “Living in Black and White” ho potuto notare che affrontate temi legati ai sentimenti umani, in particolare la sofferenza interiore. Sono riflessioni che derivano dal periodo che stiamo vivendo? Vi va di approfondire le tematiche trattate nei vostri testi?
(Claudio) Marco hai centrato in pieno il tema e l’anima delle lyrics del nostro disco, infatti trattano tematiche molto introspettive e situazionali. Realtà interiori che tutti abbiamo vissuto o potremmo vivere nel corso della vita. Gli argomenti descritti nelle canzoni non derivano dal triste periodo che stiamo attraversando, nonostante possano essere comunque collegate al momento attuale.
Levatemi una curiosità sul vostro nome: è un omaggio a UDO [il suo primo disco solista si intitola proprio “Animal House”, n.d.r.] o c’è qualche altro significato?
(Carlo) In realtà, per quanto amiamo il disco del granitico singer teutonico, il moniker del gruppo deriva dal mitico film “Animal House” con il buon John Belusci. All’epoca ci era parso un nome di gran tiro e rappresentativo dello spirito del gruppo.
Gli Animal House sono originari della provincia di Gorizia. Sbaglio, o in quella zona – e in tutto l’isontino – c’è un bel fermento underground, con tante formazioni interessanti? Com’è il rapporto tra le varie band? C’è unione o rivalità?
(Claudio) In ambito Metal e non ci sono un sacco di band validissime, con molti gruppi di elevato talento compositivo e ampie prospettive. Purtroppo c’è una grande carenza di locali e strutture per le esibizioni live nella nostra zona e questo penalizza molto i gruppi nel poter farsi conoscere. Riguardo al rapporto tra band credo che la situazione sia uguale al resto del mondo, un rapporto o di amore o di odio [ride, n.d.r.].
Siete in attività da tanti anni, vi va di raccontarci un ricordo che più vi è rimasto impresso nella storia degli Animal House?
(Carlo) Ce ne sono di aneddoti da raccontare [ride, n.d.r.]! Un particolare ricordo va al nostro primo live in Slovenia, al termine del quale ci siamo ritrovati nel nostro furgone un ragazzo che dormiva sui sedili posteriori. Il bello è che nessuno di noi sapeva chi fosse! Poi però siamo andati a fare festa con lui [ride, n.d.r.]!
E per quanto riguarda le registrazioni di “Living in Black and White”, avete qualche aneddoto divertente da raccontarci?
(Carlo & Claudio) In registrazione ci divertiamo sempre molto, soprattutto dopo le molte ore di riascolto delle parti. A quel punto prendono vita disturbi ossessivi e compulsivi assolutamente interessanti [ridono, n.d.r.]…
E adesso? Quali sono i vostri progetti futuri?
(Claudio) Sicuramente puntiamo a farci conoscere come band ed a far girare il disco il più possibile sulle varie piattaforme social, radio, riviste e le pagine web del settore. In seguito appena si potrà riprendere l’attività live, la nostra priorità sarà tornare sul palco a presentare il disco e divertirci a suon di chitarre distorte e birre, per poter recuperare il tempo perso!
(Carlo) Intanto stiamo già lavorando a nuove canzoni che proporremo nel prossimo disco.
Ragazzi, siamo arrivati alla fine. Vi ringrazio per il tempo che ci avete dedicato, è stato un vero piacere. Sperando di vederci presto on the road, lascio a voi le ultime parole per un saluto ai nostri lettori.
(Carlo) E’ stato un grande piacere per me poter rispondere a queste domande. Grazie mille a te Marco e a tutta la redazione di TrueMetal.it. Appena sarà passato questo brutto periodo, torneremo nuovamente ai concerti e faremo grande festa insieme.
Ciao amici! A presto!
(Claudio) Ci tengo tantissimo a ringraziare te, Marco, e la redazione di TrueMetal.it per lo spazio che ci avete concesso!! Sperando di potersi ritrovare presto, tutti insieme, sotto e sopra i palchi, a divertirci con del sano Heavy Metal! Voglio anche ringraziare tutti i vostri lettori per l’attenzione e li invito ad ascoltare il nostro nuovo lavoro!
Stay Heavy…
Stay Metal!!!