Intervista At the Gates (Tomas “Tompa” Lindberg)
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Intervista a cura di Davide Sciaky
Ciao Tomas, come stai?
Sto bene, sto bene, un po’ stanco oggi ma per il resto bene.
“To Drink from the Night Itself” esce a 4 anni di distanza da “At War with Reality” che a sua volta era uscito 19 anni dopo “Slaughter of the Soul”; è stato più semplice e naturale registrare questo album rispetto al suo predecessore?
È stata decisamente un’esperienza più naturale, per così dire, abbiamo potuto parlare con più facilità di quello che volevamo invece di, sai, delle aspettative, la pressione…ci siamo potuti rilassare di più e questo ci ha dato lo spazio per essere più creativi questa volta, in modo da poter creare qualcosa di più avventuroso, direi [ride].
Avete registrato di nuovo negli Studio Fredman?
No, questa volta abbiamo registrato con Russ Russell in Inghilterra nei Parlour Studio, a dirla tutta lui era in lizza pure per produrre “At War with Reality”.
Al giorno d’oggi la maggior parte delle band usano produttori che fanno suonare tutti allo stesso modo, sai, [ride] è molto facile ottenere un buon suono pulito oggi, qualcosa che ti fa suonare come chiunque altro; Russ Russell è diverso perché fa suonare come loro stesse le band con cui lavora, cerca di tirare fuori l’essenza della band e questo è esattamente quello di cui avevamo bisogno per questo album.
Abbiamo detto a Russ quello che volevamo fare con l’album, un disco più arrabbiato che desse l’idea di una maggiore urgenza e disperazione rispetto all’ultimo, un po’ più tagliente, forse dal suono un po’ più grezzo e lui ha capito perfettamente quello che volevamo, quindi è stato speciale registrare con lui.
Puoi parlarmi un po’ della copertina? Qual è il suo rapporto con l’album? Avete avuto un ruolo nella sua realizzazione o avete lasciato completa libertà all’artista che l’ha disegnata?
La copertina è stata disegnata ancora una volta da Costin Chioreanu, l’artista dietro l’artwork di “At War with Reality” e di molti dei nostri video animati.
È un po’ strano perché questa volta volevamo qualcosa di diverso, ed immagino che per ottenerlo non bisognerebbe andare dal tipo che ha fatto quella precedente [ride], ma aveva senso perché Costin è così vicino alla band, ci capisce perfettamente ed è molto facile lavorare con lui, darà sempre il 100% per capire cosa vogliamo.
La copertina è legata al concept, l’album è un libero adattamento del libro “L’estetica della resistenza” di Peter Weiss, e in una delle scene iniziali del libro abbiamo il protagonista in piedi che guarda l’altare di Pergamo che si trova nel Pergamon Museum di Berlino, è un vecchio, antico tempio greco e volevo catturare quella sensazione, la sensazione monumentale di guardare una cosa del genere.
Quindi, in sostanza, è la sua interpretazione del altare di Pergamo.
Il video di “A Stare Bound in Stone” è piuttosto particolare, chi ha avuto l’idea e qual è il suo significato?
A dirla tutta abbiamo lavorato con Costin anche per quello [ride].
Lui ha avuto l’idea di…siamo partiti dall’idea di Jonas di fare una sorta di teatro d’ombre, qualcosa come delle ombre cinesi, ma dopo aver comunicato l’idea a Costin questa si è evoluta in qualcosa di più complesso, con doppi strati sovrapposti; nell’editing l’abbiamo reso un po’ più caotico, ci sono molti simbolismi profondi, metafore in altre parti del video.
Volevo semplicemente raffigurare il feeling della canzone, e di quel primo capitolo del libro, che parla di difficoltà e del combattere l’apatia, è semplicemente un modo di rappresentare il messaggio della canzone stessa.
L’anno scorso Anders Björler ha lasciato la band, cos’è successo? Ha contribuito in alcun modo alla scrittura delle nuove canzoni?
Anders si sentiva…come dire, era decisamente stufo di andare in tour, quello è stato il fattore principale, ma era anche un po’ esausto dopo le sessioni di scrittura e di registrazione di “At War with Reality” dove aveva un po’ preso il timone.
Non si sentiva molto entusiasta di andare avanti mentre noi avevamo espresso la nostra intenzione di continuare, quindi ci ha detto di farlo senza di lui e di perseguire tutte le idee che avevamo.
Non avevamo scritto una singola nota prima della sua uscita, io e Jonas abbiamo scritto tutto l’album in forse sei mesi, è stata un’esplosione creativa totale.
Una cosa che ho notato ascoltando l’album, ma anche quando ti ho visto cantare con i The Lurking Fear alcuni mesi fa, è quanto la tua voce suoni simile a 20 anni fa o più; come hai fatto a conservarla così bene?
Penso che in realtà sia un pochino più bassa come tono, magari l’energia e l’essere graffiante sono ancora lì ma, sai, è anche naturale che il tono vada un po’ giù invecchiando.
Non lo so, immagino di aver trovato la giusta tecnica quando ero giovane, il giusto modo di cantare senza farmi del male, fare i movimenti giusti, cantare con la pancia e tutte quelle cose lì, ma non sono mai andato a lezione o qualcosa del genere.
Penso che sia qualcosa che ho scoperto quando ero ancora piccolo, quando ero un ragazzino e ho cominciato ad urlare sopra ai dischi delle mie band preferite in camera mia [ride], quindi immagino di aver trovato la tecnica perfetta per me.
Ho nominato i The Lurking Fear prima: continuerete a fare musica con la band o era una sorta di progetto nato e morto con un album solo?
Stiamo andando avanti, stiamo scrivendo materiale per un nuovo album proprio ora, penso che ci sia mezzo album già pronto e suoniamo anche concerti, magari non tanti quanti vorremmo per via degli At the Gates, ma ne suoneremo uno tra due settimane, quindi siamo ancora attivi.
Recentemente avete ri-registrato “Raped by the Light of Christ” per un’edizione speciale in vinile; negli ultimi anni molte band hanno ri-registrato i loro album classici, cosa pensi di questa cosa? È qualcosa che pensi potrebbero fare anche gli At the Gates in futuro?
Parlando egoisticamente penso che sarebbe divertente farlo per vedere come suonerebbero, ma sono sempre molto cauto con queste cose; sai, sono un fan del Metal anch’io e so come ci si sente se la tua band preferita ri-registra un album e questo non ha più lo stesso feeling.
Potrebbe essere interessante per la band, ma non per gli ascoltatori, o forse per qualcuno sì, non lo so [ride], ma abbiamo pensato che sarebbe stato divertente fare una canzone sola per un’edizione speciale.
Volevamo anche reintrodurre ‘Raped by the Light of Christ’ nelle setlist dei nostril concerti, è stata assente per un po’, quindi abbiamo pensato di ri-registrarla per un’edizione speciale limitata.
Era semplicemente una cosa interessante per noi.
“At War with Reality” ha un po’ diviso fan e critica, così ti aspetti dal nuovo album?
Dal mio punto di vista “At War with Reality” ha avuto un buon successo, mi aspettavo quasi più critiche; abbiamo avuto molta fortuna con i fan e anche ai giornalisti è piaciuto molto.
Per ora con “To Drink from the Night Itself” è stato lo stesso, per quanto ho potuto vedere; ovviamente ci saranno sempre i troll di internet che dicono che l’unico album buono era il primo [ride], ma in generale la risposta è stata molto buona, siamo molto contenti ed eccitati.
Penso che i nostri fan ci abbiano sempre seguito nonostante tutto, sembrano davvero capire ed apprezzare quello che facciamo; ora stiamo tornando un po’ più Death Metal, un po’ più duri, un po’ più tetri e alla gente sembra piacere.
“Slaughter of the Souls” è considerato un classico ed è molto amato dai fan. I fan del Metal estremo a volte sono molto conservatori, molti vorrebbero continuare a sentire lo stesso album ad ogni vostra uscita. Ti senti intrappolato nel tuo stesso successo, per così dire?
No, mai, voglio dire, è un buon album ma se ascolti gli altri sono tutti diversi, quindi penso che i nostri fan, i veri fan che seguono la band, loro sanno che cambiamo sempre e sono pronti ad accettare questi cambiamenti.
Penso che pure i fan più oltranzisti si annoierebbero a sentire un nuovo “Slaughter of the Soul”, sarebbe anche poco onesto e gli At the Gates si sono sempre basati sull’onestà verso i nostri fan e la nostra musica.
Non potremmo mai fare una cosa del genere.
So che sei stato un insegnante di scienze sociali, ora che sei impegnato con At the Gates e The Lurking Fear insegni ancora?
Sì per questo semestre, rimangono ancora sei settimane, lascerò il lavoro due settimane dopo l’uscita dell’album [ride].
Mi prenderò una pausa in modo da potermi concentrare al 100% sugli At the Gates; gli ultimi mesi sono stati folli, ma anche molto divertenti.
Mi piacciono entrambe le cose, un po’ vorrei continuare ma sarebbe troppo complicato con tutte le cose che abbiamo in ballo.
Hai in programma di tornare ad insegnare una volta finito il tour?
Questo è il piano, ovviamente mi concentro su una cosa alla volta, quando una finisce torno all’altra.
Mi piace molto insegnare e non vorrei mai smettere.
Ho letto che hai disegnato te il logo dei Darkthrone, come sei finito a lavorare con loro?
Oh, è successo molto tempo fa, probabilmente era l’87 o l’88, non mi ricordo bene.
All’epoca tutti quanti avevano una corrispondenza tra di loro, era una scena underground molto piccola; io avevo una fanzine con uno dei miei amici più stretti, lui si sentiva con Gylve (Gylve Fenris Nagell, il vero nome di Fenriz dei Darkthrone) ed erano molto amici; io ero molto amico di Metalion di Slayer Magazine, una rivista norvegese, era una scena piccola.
Non mi hanno chiesto un logo, avevano un logo che era piuttosto brutto a dirla tutta [ride] per i primi uno o due demo; mi è semplicemente capitato di disegnarlo, probabilmente ero al telefono e sai quando cominci a scribacchiare qualcosa mentre sei al telefono [ride], sono a finito a disegnarlo e ho pensato, “Questo è piuttosto figo, cosa posso farci?”.
Così lo mandai a Fenriz e gli piacque quindi, non so, era un sacco di tempo fa, 30 anni fa.
Grazie Tomas, questa era la mia ultima domanda, lascio a te l’ultima parola.
Come sempre grazie a tutti i nostri fan italiani, è sempre un piacere incontrare il nostro pubblico in Italia e penso che torneremo quest’estate [al Rock the Caste N.D.R.], suoneremo ad un festival e sarà grandioso.
Non vediamo l’ora di suonare le nuove canzoni insieme ai vecchi classici per i nostri grandi fan italiani.