Intervista Axewitch (Bjorn Hernborg)
Intervista fiume con Bjorn Hernborg dei defender svedesi Axewitch, nati nel 1981 e piuttosto famosi anche dalle nostre parti negli anni Ottanta, successivamente all’uscita dell’album The Lord Of Flies del 1983. Ancora attivi, nel marzo del 2023 hanno pubblicato The Last Of a Dying Breed – 40 Years in Metal per la Hooked On Metal (qui recensione), una sorta di loro best of, che non è passato inosservato fra le folte schiere degli ultras dell’Acciaio tradizionale e tradizionalista.
Buona lettura.
Steven Rich
La vostra è una band storica, siete nati nel 1981. Quali le vostre influenze musicali agli inizi?
Le nostre influenze provengono inevitabilmente dagli anni ’70 ma anche dal decennio successivo. Quando abbiamo fondato gli Axewitch, nel 1981, ascoltavamo molto Deep Purple, Judas Priest, Montrose, Black Sabbath, Led Zeppelin e altri loro coevi. Poi esplose la NWOBHM e la cosa ci colpì parecchio. Quindi, di fatto, le nostre radici hanno molto di inglese, nel suono. Senza scordare la scena nel resto d’Europa, intendo gente come Scorpions, Krokus e Accept, per esempio. Poi i Riot, una band americana che ci ha molto influenzato. A quel tempo eravamo giovani e inesperti e anche se ascoltavamo altre band, non avevamo un piano diretto su come volevamo suonare noi stessi. Volevamo solo scrivere le migliori canzoni possibili, poi il resto è venuto in maniera naturale.
Da dove scaturì la scelta del nome Axewitch?
Se non ricordo male è stato Anders, il nostro cantante principale a inventare il nome. A quei tempi nell’immaginario collettivo trovavano spazio asce, draghi e demoni, anche se il nostro nome in realtà si riferisce a “ascia” intesa come chitarra. Dopotutto, abbiamo suonato e sempre suoneremo musica basata sulla chitarra! Ah,ah,ah!
Axewitch, The Last of a Dying Breed: 40 Years in Metal, 2023
Nel momento in cui mi sono cimentato nella recensione del Vostro ultimo album, “The Last of a Dying Breed: 40 Years in Metal” non ho potuto non notare che, nonostante il titolo lo faccia credere, in realtà il periodo incluso è solo quello dai vostri inizi sino al 1984. Un po’ strana la cosa, non trovi?
Mah, tieni conto che la reunion ha coinvolto quattro dei cinque membri originari di quel periodo e quindi ci è sembrato naturale operare il remake delle canzoni di quell’epoca, semplicemente.
Un’altra curiosità legata al disco di cui sopra: come mai, nonostante lo spazio fisico fosse molto di più all’interno del Cd avete optato per riproporre solamente dieci pezzi?
Siamo vecchie triglie dell’heavy metal e siamo cresciuti quando nei dischi in vinile ci stavano otto, al massimo nove o dieci canzoni. E di solito era sufficiente. Al giorno d’oggi molte band riempiono i loro lavori con brani che corrono il rischio di essere solo dei riempitivi e che non meriterebbero nemmeno di presenziare. A tempi la gente ascoltava anche in modo diverso, ci si concentrava sull’insieme, non sui singoli pezzi come capita invece oggi. Ammetto che siamo un po’ dei nostalgici ed è per questo che ci siamo limitati nel numero di canzoni.
Voi proponete un heavy metal classico che più classico non si può. Come vedi il futuro per il genere?
Probabilmente ci sarà sempre spazio per l’heavy metal classico. Molti cercano di portare la musica a nuovi livelli andando nella direzione più estrema o mescolando stili diversi e, beh, a volte può essere divertente ascoltare qualcosa di nuovo e diverso. Ma c’è una nuova generazione che è ancora appassionata del vecchio genere classico. Tra 10 anni quel genere sarà interpretato da talenti più giovani che probabilmente lo faranno meglio di noi. Ah,ah,ah!
Axewitch, 1982
Quali le vere ragioni del Vostro scioglimento nel 1987?
Gli scossoni sono iniziati già nel 1985, quando abbiamo fatto la pre-produzione di “Hooked on High Heels”. La casa discografica ci ha chiesto di sostituire un membro della band e questo ha portato alla decisione di fuoriuscire da parte di altri tre. Mutò inevitabilmente il clima fra di noi, dopo una serie di cambi di formazione e la tragica morte di Klas (il chitarrista) avevamo perso completamente l’entusiasmo e decidemmo di chiuderla lì. Poco prima dello split abbiamo registrato un altro album che non è mai stato pubblicato ufficialmente proprio perché decidemmo di mettere la parola fine prima che potesse uscire.
Quali invece quelle che vi hanno condotto a riunirvi nel 2007?
In realtà precedentemente vi è stato un breve ritorno di fiamma, nel 1991, atto a celebrare il decimo anniversario dalla nascita del gruppo. Abbiamo suonato ad un festival locale nella nostra città natale di Linköping, ma oltre a quello non siamo andati. Diverso il discorso del 2007: ricevemmo una telefonata da uno dei fondatori dello Sweden Rock Festival, Janne Stark (Overdrive, Grand Design ecc.), che si chiedeva se fossimo interessati a rifondare la band per suonare allo Sweden dell’anno successivo. Un’opportunità del genere era da pazzi lasciarsela sfuggire. Ci siamo quindi rimessi insieme e a fare prove su prove. In preparazione abbiamo suonato in piccoli locali e poi a un raduno di motociclisti locali, per scrollarci di dosso la ruggine, per così dire. Dopo l’esibizione allo Sweden, che è andata bene, è ritornata la voglia di rimetterci in gioco, abbiamo iniziato a comporre nuova musica e, dopo aver raccolto abbastanza materiale, abbiamo fatto uscire l’album “Out of the Ashes – Into the Fire”.
Ha quasi dell’incredibile notare che oggi potete vantare pressoché la stessa line-up del 1981. Qual è il segreto?
Il fatto di vivere vicini ha fatto la differenza. Tieni presente, poi, che siamo amici, quindi non è stato poi così difficile riunire 4 membri su 5 della formazione classica. Purtroppo, quando è avvenuta la reunion, nel 2007, Tommy, il nostro bassista, si era già trasferito da tempo nelle Filippine, quindi naturalmente, non ha potuto partecipare.
Axewitch, The Lord Of Flies, 1983
Considero “The Lord of Flies” l’album migliore della vostra carriera. Cosa ne pensi?
Fondamentalmente sono d’accordo. E’ il prodotto di una band giovane e affamata, quale eravamo. Ritengo che anche alcuni pezzi di “Pray for Metal”, uscito l’anno prima, siano validi, infatti compaiono nella nostra scaletta live, ma ammetto che, a causa di una produzione indipendente a loro tempo lasciarono molto a desiderare, in termini di resa sonora. Ma le stesse canzoni risuonate oggi spaccano, eccome. Fammi spendere due parole anche su “Visions of the Past” del 1984: un disco omogeneo ma con un suono meno heavy e cattivo, che lo penalizzò. La maggior parte delle persone che ci ascoltano comunque la pensa come te, “The Lord Of Flies” permane il nostro highlight.
Entrando un po’ più nel merito, dammi la tua definizione dei vostri lavori, uno per uno.
Pray for Metal EP – 1982: Il nostro vero debutto in uno studio di registrazione, seguiva a un paio di demo tape e due canzoni su un paio di compilation. Eravamo molto giovani e inesperti e senza un’etichetta discografica dovevamo registrare e produrre noi stessi. Fu dura. Nonostante questo contiene un paio di ottime canzoni di purissimo heavy metal. L’album è entrato nella classifica delle importazioni del Regno Unito al numero cinque, nel 1982, un traguardo ragguardevole.
The Lord of Flies – 1983: Il nostro primo full length, registrato, missato e masterizzato in sette giorni presso i Decibel Studios di Stoccolma. Come detto sopra è considerato l’album simbolo degli Axewitch.
Visions of the Past – 1984: Un disco un po’ più preparato del predecessore, che era più istintivo, con un suono migliore ma più patinato. Permane comunque un tipico lavoro HM. Björn (il nostro bassista da 10 anni) lo ritiene il nostro miglior disco, fra quelli della prima parte della nostra carriera.
Hooked on High Heels – 1985: Possiede la particolarità di essere stato registrato dalla line-up originale durante la fase di pre-produzione ma poi completato da una formazione successiva. Tutte le chitarre sono state registrate con l’allora popolare amplificatore GK che purtroppo ha prodotto un suono terribile. Lo ritengo un disco con molte buone canzoni ma di certo non un nostro classico. L’intera industria legata al metal rock in quel momento aveva iniziato a guardare verso gli USA, avendo come riferimenti band come Ratt e simili, cosa che in un certo qual modo ci influenzò.
The Lost Album EP – 2015: Come accennato precedentemente venne registrato nel 1986 dall’ultima formazione prima del nostro scioglimento. E’ rimasto chiuso nel cassetto sino al 2013. Poi nel 2015 lo abbiamo messo su Spotify e altri media in streaming. Non è mai stato ufficialmente pubblicato in forma fisica. Compare, come materiale bonus, nella ristampa di The Lord Of Flies del 2013, della Skol Records. Quelli del Lost Album sono pezzi dal suono più moderno rispetto a quelli che li hanno preceduti, ne cito due veramente validi, “Get out” e “Deep Cuts the Knife”.
Out of the Ashes into the Fire – 2021: Il nostro primo vero album dal 1986. Registrato e prodotto da noi stessi nella formazione attuale e mixato e masterizzato da Rob Romagna presso gli Studios Audiostahl in Austria. E’ uscito per la Pure Steel Records. Un disco di heavy metal classico della vecchia scuola con un suono leggermente più al passo con i tempi, comunque 100% Axewitch! Ha ricevuto ottime recensioni un po’ dappertutto.
The Last of a Dying Breed: 40 Years in Metal – 2023: Ne parlavamo prima, nove pezzi da noi totalmente risuonati appartenenti al periodo 1092-1984, con in cabina di regia Rob Romagna. Quello che ciascuno deve avere degli Axewitch in un disco solo!
Come vi trovate con la Hooked On Metal Records?
Cercavamo un’etichetta piccola ma estremamente focalizzata e abbiamo trovato esattamente quello di cui avevamo bisogno all’interno della “Hooked On Metal”. Ai vertici c’è una tua compatriota, Katia Negredo, che gestisce la label insieme con il suo compagno Dominick. Sono due persone fantastiche con cui lavorare. Entrambi si sono dimostrati estremamente disponibili e accomodanti da quando abbiamo iniziato la nostra collaborazione. La sede dell’etichetta è molto vicina alla città in cui viviamo, il che ha semplificato le cose, da tutti i punti di vista. Siamo davvero soddisfatti.
Come mai non vi siete mai esibiti dalle nostre parti?
Purtroppo, sino a oggi, non abbiamo mai ricevuto una richiesta seria per venire in Italia a suonare. Da parte nostra c’è la massima disponibilità, speriamo accada in un futuro non troppo lontano.
Conosci qualche band italiana?
Ahia! Ne conosco ma le puoi contare sulle dita di una mano: Rhapsody Of Fire, Måneskin e Vanadium, dei quali acquistai il debutto in vinile, Metal Rock, in tempo reale, nel 1982.
Axewitch alive, in uno scatto recente.
Bjorn Hernborg sulla destra della bottiglia di birra 😉
Cosa ti viene in mente se ti nomino il nostro Paese?
Il cibo e il clima meraviglioso. Quando noi giriamo bardati in pelliccia qua in Svezia da voi è ancora possibile fare il bagno… Ah,ah,ah!
Ti propongo una carrellata di band svedesi, tuoi pensieri e definizioni per ognuna.
Torch: Il nostro primo tour completo in Svezia l’abbiamo fatto con loro, nel 1983. Delle rocce, senza dubbio e il loro ultimo album spacca di brutto!
Heavy Load: Insieme con i Neon Rose, la prima heavy metal band svedese della storia. Inutile aggiungere altro.
Bathory: Non è ovviamente il tipo di Metallo che prediligiamo, quello portato avanti dai Bathory, ma riconosciamo loro di aver fatto moltissimo per la nazione, a livello di visibilità mondiale, in ambito heavy.
Dissection: Vedi sopra. Grande rispetto ma Death Metal e Black Metal non fanno parte dei nostri interessi.
Candlemass: Doom Metal pioneers. Ci siamo divertiti molto insieme con Messiah Marcolin (il loro cantante) nel bar dietro le quinte dello Sweden Rock Festival. Me lo aspettavo un po’ più alto, in realtà.
Amon Amarth: Swedish Viking Metal. Non ci piace il cantato in growl ma riconosciamo il valore della band di Johan Hegg e la perizia della loro proposta.
Silver Mountain: Facevano parte dello stesso nostro tour nominato prima, quello del 1983 insieme con i Torch. I fratelli Johansson erano e sono ancora oggi dei pazzi furiosi, non appena gli voltavi le spalle accadeva qualcosa di divertente. Hanno avuto una splendida carriera e li riteniamo una delle coppie più importanti della musica svedese tutta.
Hammerfall: Classico Power Metal da Göteborg. Joacim Cans è un ragazzo molto simpatico che abbiamo incontrato diverse volte nel corso dei vari concerti. Anni fa si lasciò sfuggire questa dichiarazione: “Non ho mai capito gli Axewitch…”. Aggiungiamo che, per fortuna, invece, molti altri ci hanno capito, eccome! Ah,ah,ah!
Sweden Rock
Altra carrellata di band, non svedesi, Bjorn…
Oz: Band finlandese che abbiamo visto al Monsters of Rock nel 1984. A quel tempo andavamo spesso ai concerti nelle arene, sia a Göteborg che a Stoccolma.
Saxon: Una di quelle band che forgiato l’heavy metal. Probabilmente abbiamo inconsapevolmente ricevuto notevoli influenze da parte loro. Biff una volta disse “Nessuno può dire che siamo una merda”. Inutile sottolineare che siamo assolutamente d’accordo con lui.
Manowar: Viking metal goes USA! Una band che fin dall’inizio si è fregiata della definizione di “True Metal”. L’ex loro chitarrista Ross The Boss ci aiutò ad attrezzare il nostro palco per il concerto allo Sweden Rock Festival. Lui e la sua band suonavano dopo di noi. Un uomo molto simpatico.
Virgin Steele: Non ho recenti riferimenti legati a loro, i miei ricordi permangono a quando ascoltavo i loro album, anni fa.
Omen: Band che ha contribuito a codificare lo US Metal. Qua in Svezia, comunque, andavano molto più forte di loro i Riot.
Krokus: Li abbiamo ascoltati molto a partire da Metal Rendez-Vous in poi. Sono una di quelle band ancora molto conosciute dalle nostre parti.
Powerwolf: Power Metal at its best! Molta potenza e melodia diffusa, ma non è roba che fa per noi.
Sabaton: Stesso discorso dei Powerwolf. Tuttavia, hanno dimostrato che è ancora possibile riuscire a rendersi riconoscibili, cosa non da poco, di questi tempi. Sono dei ragazzi molto simpatici, vanno forte sia in Svezia che in generale in tutta la Scandinavia.
Axewitch alive, anni ’80
Come se la passa attualmente l’heavy metal in Svezia? Esiste ancora un buon seguito? Come state a ricambio generazionale?
Lo stato di salute dell’HM dalle nostre parti è generalmente buono, ovvio che le tendenze nascano da fuori e poi noi ci si accodi, come spesso capitava anche in passato. Ciò che differisce da prima è il modo in cui le persone ascoltano la musica. Pubblicare album è divenuta un’operazione rischiosa, a livello economico. La maggior parte della gente ormai ascolta i singoli brani e il 90% lo streaming multimediale. Penso addirittura che la Svezia sia il paese con il maggior numero di abbonamenti streaming pro capite al mondo. Detto questo, i festival, sia grandi che leggermente più piccoli, sono aumentati, mentre il singolo concerto, quello con una o due band in scaletta, è leggermente in calo. Dopo la pandemia, comunque, tutti quanti si sono scatenati per poter suonare dal vivo il che rende estremamente dura la competizione per accaparrarsi qualche data. Ai concerti si vede chiaramente che è in atto un cambio generazionale. Noi ci troviamo nelle prime file giovani dai 15 anni in su, mentre più dietro staziona fermamente la vecchia guardia. Alcuni di loro hanno circa 70 anni, e non mollano. Direi che non ci possiamo lamentare, quindi, il nostro pubblico è ben variegato.
Esistono ancora riviste cartacee specializzate che escono regolarmente in edicola?
Sì, ma in misura minore rispetto anche solo a pochi anni fa. Sono sopravvissute Classic Rock e Sweden Rock Magazine. Il resto è tutto online.
Cosa accadrà fra un po’ di anni, quando le big band come Metallica, Iron Maiden, Guns N’ Roses eccetera non esisteranno più?
La fortuna è che continuino ad uscire nuove band. L’heavy metal probabilmente suonerà un po’ diverso in futuro, ma già con tutti i sottogeneri esistenti ora non ravvedo particolari criticità, per i prossimi anni. L’HM di stampo classico, come il nostro, non morirà mai anche se probabilmente non avrà più la popolarità della quale gode attualmente. Poi chissà, magari le persone potrebbero stancarsi delle cose più aggressive e alternative e ripiegare sul tradizionale.
Prossime mosse in casa Axewitch?
Procediamo con calma olimpica, come sempre. Cerchiamo di suonare ove sia possibile e di tanto in tanto scriviamo nuovi pezzi. Al momento siamo privi di un vero e proprio management, quindi ci arrangiamo come possiamo, in autonomia, contando sul prezioso aiuto fornito dalla Hooked on Metal. Quindi se qualcuno che leggerà questa intervista fosse interessato a un nostro concerto basta che ci contatti. 😉
Quale la maggiore soddisfazione raggiunta in carriera e quale la maggiore delusione patita.
La soddisfazione più grande è sapere che ci siamo ancora dopo tanti anni e avere la consapevolezza di riuscire a creare musica che ci soddisfa. Oggi se vuoi pubblicare qualcosa devi fare tutto da solo, ai nostri livelli. Scriviamo, produciamo, registriamo e distribuiamo noi stessi poiché la maggior parte delle case discografiche di questi tempi non è disposta a pagare nulla. I proventi derivati dallo streaming multimediale sono ridicoli. Il divario tra i grandi artisti e i piccoli, come noi, completamente abbandonati a sé stessi, è diventato molto più ampio nel corso degli anni. D’altra parte, la nuova tecnologia ha reso possibile a quasi tutti di effettuare una registrazione accettabile a un costo molto basso. Il marketing si fa online e allo stesso tempo puoi vendere CD/vinili fisici online senza pagare una fortuna appoggiandoti a un negozio. La più grande delusione… il fatto di non essere riusciti a suonare di più dal vivo. Abbiamo perso il treno giusto quando tutto girava bene, intorno all’heavy metal. Se avessimo ricevuto un po’ più di supporto dalle case discografiche, dal management e da altri più esperti del settore, saremmo qui a raccontarti un’altra storia, totalmente differente. Al tempo dovevamo sbatterci di più, senza dubbio, non abbiamo spinto a sufficienza, purtroppo, anche per colpa nostra.
Flyer d’epoca
Quindi a livello di live siete fermi?
Al momento siamo in vacanza… ah,ah,ah! Ma tra un paio di settimane saremo di nuovo operativi, se vi saranno occasioni per suonare dal vivo, le coglieremo al volo, stanne pur certo.
E siamo alfin giunti in fondo a questa chiacchierata chilometrica, chiudi come meglio ti aggrada, Bjorn.
È stato fantastico parlare con te così a lungo e avere quindi la possibilità di rivolgerci al pubblico italiano. Speriamo davvero di poter riuscire a suonare un po’ di più adesso e di esibirci anche dalle tue parti, un giorno. Ci auguriamo che tutti i fan del tuo Paese abbiano potuto apprezzare la nostra proposta, in linea con la tradizione dell’acciaio e che ha l’ambizione di “to wave the metal banner high!”.
Thanx a million and rock on!!!
Best regards
Axewitch
Stefano “Steven Rich” Ricetti