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Intervista Belzebubs (JP Ahonen)

Di Davide Sciaky - 30 Novembre 2024 - 9:30
Intervista Belzebubs (JP Ahonen)

Può un fumetto a tema Black Metal, che però tratta il genere e ciò che lo circonda in maniera ironica, trovare successo tanto tra lettori metallari che il Metal neanche lo conosce? Può sembrare strano, ma Belzebubs ha trovato un successo trasversale, come ci ha raccontato lo stesso autore, JP Ahonen. Raccontando avventure e disavventure di una famiglia “un po’ particolare”, il fumettista finlandese ha conquistato l’affetto di tanti lettori in tutto il mondo, se poi la ricetta è a base di pentacoli, croci rovesciate e growl chi il Metal lo ama non può che affezionarsi a Sløth e alla sua famiglia. Uscirà la settimana prossima anche in Italia “Belzebubs vol. II – No rest for the wicked” e abbiamo colto l’occasione per parlare con JP Ahonen nella cornice del Milan Games Week & Cartoomics, dove ha incontrato i suoi fan, per scoprire da vicino il mondo di Belzebubs.

Intervista a cura di Davide Sciaky

You can read the interview in English here.

Ciao JP, come stai?

Sto bene, grazie. Grazie per avermi ospitato sulle vostre pagine.

So che ieri hai avuto una giornata piuttosto impegnativa qui al Milan Games Week & Cartoomics, com’è andata?

Sì, è stato bello, tutto positivo. Sono sempre felice di tornare in Italia. Adoro i ragazzi della Edizioni BD, è sempre divertente stare con loro e mi piace incontrare i fan di Belzebubs: parlare con loro e vedere che i miei libri vengono letti è veramente fantastico.

Ho letto il tuo nuovo volume in uscita a breve e, da metallaro, riesco a capire tutti i riferimenti che inserisci nei tuoi fumetti, ma non posso fare a meno di chiedermi cosa potrà capire chi non ha familiarità con il nostro mondo. Il tuo pubblico tipico è composto principalmente da metallari, o hai trovato qualche lettore anche al di fuori della nostra nicchia?

Il mio pubblico è molto, molto ampio. Direi che forse la metà di loro potrebbero essere metallari, ma non vedo Belzebubs come un progetto di nicchia, nel senso che per me non bisogna conoscere il mondo del Metal per apprezzare i miei fumetti. Si tratta soprattutto di una famiglia un po’ emarginata, che proviene da una cultura diversa da quella della maggioranza delle persone. Si tratta comunque di un fumetto slice of life [spaccato di vita N.D.R.], quindi…

È facile relazionarsi con queste storie.

Sì, esattamente, e cerco di usare il satanismo e l’aspetto del black metal, la loro cultura, come una sorta di allegoria per qualsiasi minoranza in una comunità. Credo che questo sia più evidente nel secondo libro, perché ci sono eventi in cui i personaggi incontrano pregiudizi proveniente dall’esterno, anche se a loro va benissimo che le altre persone siano quello che sono.

Queste storie sono autobiografiche, sono ispirate a fatti accaduti a te o ai tuoi amici e familiari, oppure sono completamente inventate?

I personaggi si scrivono da soli, in un certo senso, sento che, soprattutto ora, sto iniziando a capire e a conoscere i personaggi così bene che non ho bisogno di proiettare la mia vita quotidiana in loro per creare storie e cose del genere. In un certo senso sarebbe utile se io stesso avessi una vita più eccitante [ride] per poterlo fare, perché renderebbe la scrittura delle storie più facile e veloce. Ma naturalmente ci sono alcuni elementi della mia vita che sono in grado di utilizzare nelle trame. Un esempio che mi viene in mente è un fumetto in cui i demoni interiori di Sloth [il protagonista delle storie N.D.R.] lo assillano, gli volano intorno alla testa e lo assillano dicendogli: “Sei una merda, non sai suonare, non hai idee per scrivere musica” e cose del genere e sono cose con cui lotto molto, “Sono abbastanza? Sono abbastanza bravo?”, sai, la sindrome dell’impostore. Di solito sono i sentimenti e pensieri più negativi quelli che riesco a vomitare sulla carta e a farli uscire dal mio sistema, ma la mia vita quotidiana consiste soprattutto nel cercare di destreggiarmi tra la famiglia e il lavoro, quindi, ovviamente, ci sono molti argomenti simili a quelli affrontati da Sloth.

Sappiamo tutti che la Finlandia è un paese molto Metal, ci sono molte band Metal e probabilmente anche chi non lo ascolta ha una certa familiarità con questa musica. D’altra parte, in molti altri Paesi la “persona media” potrebbe non sapere molto, o per niente, di Metal, rendendo i tuoi fumetti forse un po’ più difficili da capire, almeno per certi aspetti… eppure i tuoi fumetti sono stati tradotti in molte lingue diverse. È stata una sorpresa per te scoprire che persone provenienti da così tanti luoghi diversi si interessano al tuo lavoro?

Sì, è piuttosto curioso e nel corso di questo processo ho imparato molto su come è la scena Metal nei diversi paesi. Per esempio, non avevo idea che la scena Metal fosse così grande in Grecia ma, quando ci sono andato, ho firmato ininterrottamente per due o tre giorni all’AthensCon. Credo di aver firmato 350 libri o qualcosa del genere. Quindi ho capito subito, ok, qui il Metal vi piace davvero. Ma, come dicevo, sono storie in cui uno si può riconoscere facilmente, anche se si toglie il course-paint e tutto il resto, è qualcosa con cui chiunque può trovare dei punti in comune. Credo che ognuno di noi senta che la propria famiglia non è del tutto normale [ride]. E magari si sentono fuori posto nel mondo, quindi, da questo punto di vista, credo che sia una storia per tutti.

In questo volume hai affidato a Mikael Akerfeldt la postfazione, e immagino che tu sia un suo grande fan e anche degli Opeth, visti tutti i riferimenti che abbiamo nei tuoi fumetti.

Si’! [Ride]

È stato inaspettato quando ha accettato di scriverlo e come ti sei sentito?

Sì, sì, è stato davvero bello. In pratica gli ho mandato un’e-mail. E ho pensato che era una cosa un po’ azzardata. So che è impegnato e non so se fa questo genere di cose, ma mi ha risposto nel giro di un giorno dicendo: “Sì, facciamolo. Sono onorato che tu me l’abbia chiesto”. E aveva letto il mio precedente lavoro, Perkeros, che si ispirava molto agli Opeth e al loro album “Ghost Reveries”. Gliene avevo mandato una copia, a lui e a tutta la band, i membri che ne facevano parte all’epoca. Non ci siamo tenuti in contatto nel tempo ma, sì, sono stato davvero, davvero onorato dal fatto che abbia trovato il tempo di scrivere per questo volume. È stata una cosa importante, personalmente, per me, ovviamente.

Esco un attimo dal discorso fumetto per chiederti, hai ascoltato il loro nuovo album?

Non ancora. No, è uscito venerdì e sto aspettando di tornare in Finlandia, di liberare il mio tavolo dalle e-mail e dal resto. La prossima volta che mi dedicherò al disegno, di solito è il momento in cui ascolto la musica. Quindi sì, aspetterò quel momento per dedicarmici bene, voglio ascoltarlo come si deve.

Abbiamo parlato di come Belzebubs siano comprensibile anche al di fuori della scena Metal ma, rimanendo all’interno di essa per un momento, il genere a cui fai riferimento è il Black Metal, un genere che è noto per prendersi molto sul serio. Hai ricevuto critiche per il modo scherzoso in cui hai rappresentato il genere?

Mi aspettavo che succedesse di più quando ho iniziato, soprattutto quando il fumetto ha iniziato a diventare virale e sempre più persone hanno cominciato a conoscerlo. Mi aspettavo lamentele da parte dei ” true cult warriors “, per così dire. Cose tipo, “Non puoi parlare di noi così, non puoi prenderci in giro” e bla, bla, bla. Ma, voglio dire, il satanismo è in parte questo: fai ciò che vuoi e se a qualcuno non piace, beh, vaffanculo [ride]. Quindi, in un certo senso, sono fedele a questo spirito. Quindi sì, è qualcosa che è successo sorprendentemente poco, c’è stato forse qualche messaggio in alcuni fumetti, “Questa è una stronzata”, “Questo è gay” o simili. Ma la maggior parte delle persone lo capisce e anche molte persone della scena lo capiscono. Uno dei fan che ho incontrato a Oulu mi ha detto che era stato in contatto con i membri dei Mayhem in occasione di un meet and greet, e che hanno parlato di Belzebubs e la band ha detto. “Adoriamo il fumetto”. Ok, se anche a loro sta bene, non posso che essere contento. Poi ho trovato dei fan molto variegati del mio lavoro, gente come Gary Holt, che mi ha mandato un messaggio, Cristina Scabbia, che ho conosciuto grazie a Belzebubs e Lindsay Schoolcraft, ex Cradle of Filth, ICS Vortex. Penso che la maggioranza capisca il senso di questo fumetto perché anche loro sono persone normali. Di solito chi ha pregiudizi sui Belzebubs è gente che si prende troppo sul serio.

5 anni fa hai anche pubblicato un album, puoi dirmi come è nato il tutto? È stata un’idea che è partita da te o siete stati contattati dall’etichetta, Century Media?

È una storia un po’ lunga. Quando ho iniziato a disegnare da adolescente, il mio tempo era diviso tra i fumetti e la musica. Verso i 16 anni avevo il sogno di fare una specie di progetto in cui avremmo pubblicato dei CD e il libretto sarebbe stato un fumetto e o qualcosa del genere. Non si è mai concretizzato perché non avevo né le capacità né i contatti né un’idea vera e propria. E poi ricordo che quando i Gorillaz hanno fatto qualcosa di simile ho pensato: “Sì, beh, ormai è andata così”. Poi quando stavo lavorando a Perkeros nel 2012-13, ho pensato che forse questo poteva evolvere in qualcosa per cui avrei fatto musica. Non è mai successo [ride]. Ma poi quando ho iniziato con Belzebubs, che è stato il mio primo fumetto online, ho pensato: “Ok, questa è la mia occasione”. Perché volevo giocare con le possibilità dei fumetti online, aggiungendo suoni, un po’ di animazione e cose del genere, tutte cose che faccio da solo. Ma mi è capitato di parlarne con un mio amico musicista che mi ha detto: “Beh, se non ti dispiace ho un sacco di vecchi demo da parte magari possiamo buttare giù delle idee insieme”. E io: “Ok, sì, va bene”, perché mi manca il tempo per gestire tutto. Stavo già abbozzando degli storyboard per quei demo, ma da lì una cosa ha tirato l’altra. Abbiamo coinvolto un altro mio amico batterista, e in un attimo la band era completa. E poi abbiamo pensato: “Forse stiamo pensando troppo in piccolo se puntiamo solo a brevi clip di un minuto, forse dovremmo fare dei veri e propri demo e contattare le etichette”. E la Century Media ha apprezzato l’idea e ha detto, “Ci piace, quando potremmo avere un album completo?”. Quindi, sì, è successo. La sfida più grande, naturalmente, è stata quella di mantenere l’attenzione sui personaggi della storia e non sui membri della band, perché questo è in un certo senso lo scopo di Belzebubs. E la sfida più grande è stata, ovviamente, quella dei video musicali animati. E quelli richiedono tempo, costano denaro, ecc. Quindi abbiamo coinvolto la Pyjama Films, con cui abbiamo realizzato due video musicali. E ora il secondo album è pronto. E attualmente sto lavorando ai nuovi video musicali per i singoli e via dicendo. Dovrebbe uscire l’anno prossimo. E poi abbiamo in sviluppo la serie animata che uscirà nel 2026, anche in Italia.

La band si è sempre presentata con pseudonimi usando i nomi dei vostri personaggi e i nomi dei musicisti coinvolti non sono mai stati rivelati. Non so se ora sei pronti a rivelarli, ma puoi dirmi almeno qual era il tuo ruolo nella band? Canti o suoni qualche strumento?

Non mi definirei un musicista. Sono più un produttore [ride]. Diciamo così. Scrivo testi, commento, faccio un po’ di questo e di quello, butto giù le mie idee. Ma era molto evidente fin dall’inizio quando avevo in mente le demo, perché io stesso suonavo chitarra e tastiere, ma quando sono arrivati i professionisti e hanno presentato canzoni complete, ho pensato: “Ok, lasciamo da parte la mia musica”. Quindi, sì, non posso prendermi il merito delle fantastiche melodie e del resto. Per quanto riguarda i testi, la storia, la costruzione di questo mondo, quello è una cosa mia.

Avevate anche in programma di suonare dal vivo, ma a causa del COVID non è mai successo. Speravo di vedervi all’Hellfest 2022, ma anche questo è stato cancellato. Pensi che questo possa ancora accadere in futuro?

È ancora in programma e, sì, COVID ci ha tolto i concerti per due anni, il terzo anno il numero di festival che avevamo organizzato era diminuito. E non potevamo andare avanti con i nostri programmi perché la situazione era ancora incerta. È stato un problema economico per noi, perché stavamo facendo la pre-produzione per i concerti già da nove mesi. In quel momento avevamo decine di migliaia di euro di debiti e all’improvviso non avevamo più entrate. È qui che io e Oscar Diaz Castillo, che è un artista 3D, abbiamo ideato l’esperienza a 360° [virtuale]. Abbiamo quindi preso gli elementi su cui avevamo lavorato e li abbiamo sviluppati in un concerto virtuale per i nostri fan. È stato bello, ma ci è voluto più tempo del previsto. Ma sì, l’idea è sempre quella: una volta sistemate altre cose più urgenti potrò concentrarmi sulla preparazione della band per un tour, preparare gli effetti speciali e via dicendo.

Come ha accennato prima, ora stai lavorando a una serie animata per YLE. Può dirmi qualcosa di più?

Sì, sono stati cinque anni molto interessanti. Abbiamo iniziato anche la serie animata nel 2019. Quindi, negli ultimi cinque anni mi sono destreggiato tra tutte queste cose. All’inizio era solo una questione di concept. Come adattiamo i fumetti? Ad esempio, quanto sono lunghi gli episodi e quanti episodi ci sono in una stagione? Abbiamo subito ottenuto l’appoggio dell’emittente nazionale finlandese, YLE. Un anno fa, poi, abbiamo sistemato anche l’aspetto finanziario, perché l’animazione non è economica [ride]. Ma è una produzione internazionale. Abbiamo quindi Movimenti dall’Italia, Mago dalla Spagna e vari canali da altri Paesi. Al momento siamo in una fase in cui tutte le prime fasi dell’animazione sono state realizzate. Lo sviluppo visivo è praticamente chiuso. Quindi, per quanto riguarda le location, i personaggi, le prospettive, abbiamo finito e il prossimo anno ci dedicheremo al rigging, all’animazione, agli sfondi, alla musica e così via. Dovrebbe uscire nel 2026.

Abbiamo parlato di molti aspetti di Belzebubs: è iniziato come fumetto, poi siete passati alla musica, ora state lavorando a una serie animata. Cosa c’è nel futuro per te? Sogni di espanderti verso altri media ancora?

Forse portare la musica sul palcoscenico, come abbiamo pensato, sarebbe molto bello. Personalmente, voglio solo dare un ordine ai miei impegni e non essere sempre in ballo con così tante cose insieme. Quindi questo è il mio obiettivo principale, invece di buttarmi in nuovi progetti. Ma credo che, non so, mi piacerebbe fare, per esempio, un videogioco, un videogioco in pixel art old school con la musica di Belzebubs in una sorta di stile Nintendo 8 bit [ride]. E un pensiero che sto accarezzando è fare un libro per bambini sulle storie del Leviatano, con evocazioni di demoni e quant’altro. Non necessariamente per tutti i bambini, ma almeno per le famiglie di metallari.

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