Intervista Blue Öyster Cult (Buck Dharma)
Intervista a Buck Dharma da parte di Mickey E.Vil (The Mugshots, Radio Onda D’Urto FM). In fondo alla pagina è possibile ascoltare la stessa in versione audio con sottotitoli.
Questa è una di quelle interviste che, concedetemelo, possono essere definite leggendarie. Non perché approfondisca in modo particolare una band sulla quale possiamo leggere tanto ovunque, bensì perché trattasi di una bella e rilassata chiacchierata con uno dei più grandi musicisti hard rock del secolo e millennio scorsi. E non è una cosa da poco. I Blue Öyster Cult hanno realizzato l’ennesimo – perfetto – disco live a seguito di un lavoro in studio che dimostra quanto bruci ancora, dentro l’anima di due ultrasettantenni newyorchesi, un grande fuoco… Di origine sconosciuta? Che importa, quello che conta è lasciarsi bruciare senza paura!
Dunque caro Buck, 50th Anniversary – First Night. Cosa possono aspettarsi i fan da questa monumentale esperienza dal vivo?
Sono state tre grandi serate alla Sony Hall registrate nell’Ottobre del 2022. L’energia nel posto era incredibile e credo che la band sia stata ispirata dal pubblico fedele, ho sentito il grosso delle registrazioni e sono davvero buone (ride)! Mi ha reso davvero felice l’aver potuto suonare per intero i primi tre album ma ovviamente anche i brani che abbiamo aggiunto in scaletta. Grandi serate!
Com’è stato riunirvi con Albert Bouchard come ospite per tutte e tre le serate alla Sony Hall di New York?
È stato divertente e lui era davvero entusiasta (ride)! Ha aggiunto una grande energia alle performance!
Com’è stata secondo te la risposta per The Symbol Remains da parte di fan e stampa? E cosa rappresenta questo album nella vostra carriera?
Mhh… La risposta della critica è stata fantastica e le vendite buone considerando che non siamo esattamente nei radar della popolarità! Sì, siamo molto felici ed orgogliosi di quel disco che è una sorta di chiave di volta del nostro periodo tardo per così dire, perché erano passati vent’anni dall’altro disco: abbiamo fatto un grande lavoro con quelle quattordici canzoni ed è uscito bene!
Posso chiederti se state lavorando a qualcosa di nuovo?
Usciremo con Frontiers Records con un disco, una sorta di raccolta di rarità, registrazioni demo dei primi tempi ripulite e portate a termine. Molte vedono la presenza dei cinque membri originali dei Blue Öyster Cult, presto sarà disponibile!
Sei soddisfatto del lavoro della label italiana Frontiers Records?
Sì, la Frontiers è stata grande, ci hanno davvero supportati con il loro entusiasmo e lo abbiamo davvero apprezzato, sì!
Com’era registrare e suonare musica dal vivo nelle seguenti decadi: Settanta, Ottanta, Novanta. E credi che il Nuovo Millennio abbia cambiato le regole?
Beh, l’attrezzatura per registrare è decisamente cambiata così come le cose che facciamo: coi computer talvolta manco siamo nella stessa stanza! Specialmente le registrazioni effettuate dopo il lockdown del Covid. Non stiamo insieme per niente e parliamo così come stiamo facendo tu ed io, con Zoom e software del genere! Questa è la differenza ma credo che sia il modo in cui le cose vanno oggi; è diverso ma allo stesso tempo è uguale perché credo che funzioni ugualmente. Bisogna dire che registrare dal vivo due tracce stereo è quello che fondamentalmente abbiamo fatto con le registrazioni della Sony Hall: siamo partiti e via! Dunque è una bella cosa, mi piace!
E hai trovato differenze tra gli anni Settanta, Ottanta e Novanta in termini di rapporto con fan e stampa?
Il pubblico diventa più giovane (ride): ci sono ancora alcuni dei nostri fan originali ma credo che la maggior parte dei nostri fan siano almeno una o due generazioni dopo di noi!
Che eredità credi che i Blue Öyster Cult lasceranno alle generazioni future di rocker e cosa pensi del vostro impatto nella scena hard’n’heavy negli ultimi cinquant’anni?
Sì, i Blue Öyster Cult sono unici, non penso che assomigliamo a nessun altro e credo che la storia sia molto positiva sia in termini di dischi che di performance dal vivo. Credo che siamo molto più rispettati oggi che non vent’anni o trent’anni fa. Sono grato per il fatto che le registrazioni ci saranno ancora, che saranno sempre lì: anche quando me ne sarò andato, la gente potrà ascoltarle! È fantastico che tutto ciò abbia un valore.
Hai mai ascoltato la band svedese Ghost e in caso cosa ne pensi?
Sì sì, conosco i Ghost e so dei confronti con i Blue Öyster Cult. Direi che il fatto che abbiamo potuto influenzare i Ghost è una bella cosa, davvero, non è una cosa per cui sono risentito, assolutamente! Sono i benvenuti se vogliono prendere qualsiasi cosa dal nostro stile e dal nostro repertorio. E certamente sono una cosa a sé, con il loro frontman, come si chiama?
Tobias Forge…
Un tipo davvero talentuoso! Sì, credo che sicuramente i Ghost siano una cosa a sé, non dipendono da nessun altro per il loro successo.
Sono molto contento di aver sentito sul disco live uscito per Frontiers ‘Dancing in the Ruins’ che a mio avviso è la canzone che più di tutte in particolare ha influenzato i Ghost…
Mhh Mhh… Sì, credo che i Ghost siano molto melodici e musicali, specialmente con le armonizzazioni e cose simili, davvero bravi!
Hai qualche ricordo legato all’Italia sia della tua vita musicale che di quella extra musicale?
In effetti io e la mia famiglia siamo stati in Italia l’estate scorsa, siamo stati in Toscana per una settimana e a Roma per quattro giorni: ci siamo davvero divertiti! Sono riuscito a vedere molta dell’arte famosa in tutto il mondo, le sculture a Firenze e a Roma, mi hanno davvero impressionato! Era la prima volta che venivo in Italia come turista, senza lavorare: quando lavori vai e vieni e non hai davvero il tempo di visitare il paese. Comunque siamo stati lì dieci giorni e non vedo l’ora di tornare!
Trovi qualche differenza tra il pubblico europeo e quello americano?
Oh no, credo che l’Europa mantenga quelle piccole differenze tra nazioni laddove oggi in America tutti gli stati sono uguali: quaranta o cinquant’anni fa c’erano notevoli differenze in America ma oggi sono praticamente estinte… L’Italia è diversa dalla Francia, dalla Germania… Siamo stati in Slovenia e abbiamo notato differenze rispetto all’Italia: è bello vedere che ci sono ancora differenze culturali ma viviamo tutti sullo stesso pianeta e dobbiamo condividerlo!
Suppongo tu sia sempre impegnato con registrazioni o concerti dal vivo. Ma quando sei libero, che musica ti piace ascoltare?
Mi piace sentire cose nuove, non sono un grande fan della musica pop attuale semplicemente perché lo stile e l’idioma non mi appartengono granchè! La voce con l’autotune non suona bene alle mie orecchie e sembra essere dappertutto nella musica pop. Ma talvolta non voglio ascoltare musica, per dare un po’ di riposo alle mie orecchie!
E quando lavori a nuova musica come procedi? Realizzi dei demo col computer e programmi multitraccia?
Sì, il computer è il nuovo registratore a cassetta, allora usavamo il registratore a cassetta. Oppure se mi viene un’idea, la canto nel mio smartphone oppure la suono con la chitarra…
Così hai un numero infinito di tracce…
Non sovraincido molto sul telefono anche se potrei, lo uso solo per catturare i germi di un’idea per poi tornare al mio computer nello studio. Più tardi, quando la band deve lavorare ad un disco, le canzoni sono già ad un livello demo buono realizzate dal compositore, che si tratti di me, Eric o Richie Castellano di base, oppure Danny Miranda. Arriviamo con canzoni ben fatte e poi la band le arrangia, talvolta le si cambia, si migliorano rendendole più adatte grazie ai talenti musicali nella band.
Sei impegnato su altri fronti oltre ai Blue Öyster Cult?
Sì, da un paio d’anni sono al lavoro su una canzone che probabilmente uscirà a inizio 2024. Sto anche lavorando ad un video del brano ma non voglio parlarne troppo prima che sia uscito! Ma arriverà… Una canzone firmata Buck!
Hai dei ricordi che vuoi condividere del lavoro fatto allora con Sandy Pearlman?
Sì… Sandy è il motivo per cui sono un musicista e compositore professionista! Prima di incontrarlo non ho mai pensato alla musica come una carriera e lui ha per così dire reso reale questa possibilità per me, perché aveva contatti con le etichette discografiche creando così la possibilità di fare qualcosa. A causa di ciò, io e gli altri membri originali della band Soft White Underbelly diventammo i Blue Öyster Cult realizzando ciò grazie al suo aiuto. Inoltre prima di incontrare Sandy non avevo mai prestato troppa attenzione ai testi nelle canzoni, mi piaceva la musica ma non badavo a quello che cantavano i cantanti! Fu Sandy a farmi focalizzare prima sull’ascolto e poi sulla creazione, di mio pugno, dei testi.
Quali suggerimenti daresti ad una giovane band in quest’epoca così difficile? Non per raggiungere il successo ma per divertirsi con la musica…
Sì, direi che dovreste imparare dagli artisti che amate e rispettate e poi cercate il vostro cammino personale, cercate di uscire con qualcosa che la gente non ha ancora sentito. Perchè se c’è una cosa che può farvi entrare in quella porta delle etichette professionali, della promozione, trasmissioni radio e via dicendo, è proprio uscire con qualcosa di originale, con un piccolo ritocco a quanto è già stato fatto. Puoi catturare l’orecchio degli ascoltatori con qualcosa di nuovo, cosa che non potete fare se semplicemente copiate gli altri!
Quale saluto e messaggio finali manderesti ai fan italiani di Buck e dei Blue Öyster Cult?
Beh, siamo grati ai nostri fan italiani, adoro il paese, adoro gli abitanti e ci divertiamo sempre tanto quando veniamo lì! Forse torneremo ancora prima di smettere di suonare (ride): Eric ed io stiamo invecchiando ma ci divertiamo ancora con quello che facciamo e finchè potremo farlo lo faremo!