Thrash

Intervista Bulldozer (AC Wild)

Di Stefano Ricetti - 18 Dicembre 2006 - 10:44
Intervista Bulldozer (AC Wild)

Signori e signore,
è con immenso piacere che, a grandissima richiesta, posso finalmente pubblicare un’intervista con AC Wild, mastermind dei Bulldozer, probabilmente la migliore band di thrash metal puro che l’Italia abbia partorito nella storia. Di sicuro il leader del gruppo milanese era uno dei personaggi più carismatici della NWOIHM oltre che credibili a livello internazionale, nonché soggetto stimato da gente come Cronos e Tom Araya… mica gli ultimi “cudeghin” in circolazione.

Faccio presente che AC Wild non rilascia interviste alla stampa da tempo immemore, nonostante la miriade di richieste, proprio per questo lo ringrazio ulteriormente per la disponibilità e la stima dimostratami.

Adesso basta con i prologhi, via all’intervista!
Buona lettura.

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

Partenza subito da KO caro AC Wild: come nacquero i Bulldozer…

Io non c’ero. Nella primissima formazione c’erano Andy Panigada, Galli e Carria. Panigada se ne era andato presto, poi era stato richiamato per incidere un 45 giri. Nel frattempo avevo conosciuto lo stesso Andy e avevo fatto un fugace show con lui e Cabrini nell’82 eseguendo cover dei Motorhead. Così all’appuntamento con Carria e Galli sono andato anch’io. Era una sera autunnale dell’83, in Piazza Firenze a Milano.

Quando e come sei diventato una metallaro tutto d’un pezzo? Spiega per favore come sei stato “folgorato” sulla via del metallo e le tue influenze musicali.

Avevo circa undici anni quando ascoltai per la prima volta Made in Japan dei Deep Purple. Poi ho ascoltato diversi gruppi degli anni Settanta. Sicuramente AC/DC e Motorhead hanno lasciato il segno.

 

Nella foto: AC Wild “esorcizzato”

 

Da dove deriva il nickname AC Wild?

AC sono le mie iniziali, mentre Wild è un soprannome che mi ha dato Cronos.

Di chi fu l’idea del logo “Bulldozer”?

Ho comprato dei trasferibili di caratteri gotici da attaccare su una fotocopia dell’Inferno del Dorè. Così è nato in un modo molto veloce la prima versione del marchio sulla copertina del primo 45 giri.

Che fine ha fatto lo striscione nero con la scritta “Bulldozer” in bianco a sfondo rosso che usavate nei concerti?

Lo tengo in cantina.

 

Nella foto: i Bulldozer di fronte al Duomo di Milano

 

Negli ultimi anni, all’interno delle bancarelle di alcuni festival italiani, campeggiano T-Shirt nuove con scritto “Bulldozer 100% Italian Thrash Metal” o qualcosa di simile. E’ un’iniziativa vostra?

No, nessuno di noi ha fatto più niente col marchio Bulldozer dopo l’episodio di Dance Got Sick.
Anche sul web ci sono un paio di siti fatti molto bene, ma non da noi. Ci sono alcuni amici come Alex Vicini, e poi un certo Aristodemo (che forse ho conosciuto o forse no) che hanno fatto un lavoro eccezionale e hanno tenuto vivo lo spettro dei Bulldozer, ufficialmente scomparsi nel ‘90 e riapparsi fugacemente nel ‘92 con un progetto apparentemente insignificante, però…

Che fine hanno fatto Don Andras, Andy Panigada e Rob Klister Cabrini?

Ufficialmente ci siamo tutti ritirati. Stiamo alla finestra a guardare che fanno gli altri, con la consapevolezza di aver smesso al momento giusto, cioè quando eravamo al 100%.

Corrisponde al vero il fatto che Andy Panigada era un consumatore professionista di riviste porno oppure si tratta della classica leggenda metropolitana?

Lo eravamo tutti noi, senza eccezioni. Il più esperto era sicuramente Rob.

Raccontami tutto, ma proprio tutto del tuo rapporto (in senso lato… ah,ah,ah) con Ilona Staller: come è nata la collaborazione… etc etc. L’hai più risentita? E’ rimasta scioccata dal vostro thrash metal la prima volta che l’ha sentito?

L’abbiamo incontrata un paio di volte all’uscita dei suoi spettacoli. La prima volta mentre le parlavamo aveva messo la mano sul pacco di un vecchietto che passava di lì. La seconda volta, dopo due anni, le abbiamo regalato i due album con le canzoni a lei dedicate… allora era già l’onorevole Staller. Non abbiamo mai avuto collaborazioni professionali e non l’ho più vista.

E’ vero che ha anche presenziato in qualità di “special guest” a un vostro concerto?

Questa è una leggenda. Non siamo mai stati sullo stesso palco, forse a qualcuno è sembrato di sentire la sua presenza. Comunque, forse è stato un bene che non sia accaduto, come avremmo fatto a suonare???

 

Nella foto: Ilona Staller

 

I testi di Ilona the Very Best e Ilona Had Been Elected erano tuoi oppure ti sei avvalso della collaborazione degli altri Bulldozer?

Erano miei anche se la storia raccontata in “Ilona the Very Best” è stata vissuta da tutti. I testi li scrivevo sempre io perché ero l’unico a conoscere l’Inglese. Ilona Had Been Elected invece è più “filosofica” e meno “narrativa”.

Come nacque l’opportunità di suonare in Polonia? Posto allora e anche adesso inusuale per un band italiana…

L’amante del padrone della Discomagic era polacca, e al Midem avevano conosciuto il Manager dei Turbo, che erano stati appena scaricati dalla Noise. Così la Discomagic ha cominciato ad avere rapporti di lavoro con colui che aveva il monopolio del metal in Polonia… dagli Slayer ai Guns. Nello stesso tempo alcune case pirata avevano pubblicato IX che aveva avuto un ottimo riscontro. Così il manager polacco ci organizzò il concerto con registrazione incorporata del live. In cambio gli avremmo ceduto i diritti del live per tutto l’Est europeo. Lo stesso manager, che oggi rappresenta anche la Roadrunner in Polonia, ha promosso e organizzato la ri-pubblicazione della nostra intera vecchia discografia. E’ sempre lui. Sicuramente la Polonia è stata, e forse lo è ancora adesso, il paese in cui abbiamo avuto più successo.

Ti va di raccontare per i lettori più giovani il Calvario del viaggio Milano-Katowice e ritorno in occasione del concerto in Polonia del 17 novembre 1989 di fronte a cinquemila paganti?

Ci sarebbe da scrivere un libro… non era ancora caduto il muro di Berlino. Sono arrivati a prendere noi e gli strumenti con una specie di pulmino. Telaio Citroen, carrozzeria Ducato Fiat e Citroen, motore Renault, sotto il culo un serbatoio da 300 litri artigianale, pieno di carburante polacco che allora costava 1/10 del nostro. Un rottame totale, con lo spettro del povero Scirea che aveva trovato da poco la morte a Katovice mentre viaggiava su un simile rottame. Al loro arrivo abbiamo dovuto cercare un meccanico per riparare il motore che perdeva carburante. In Austria, di notte, con la strada gelata abbiamo fatto un bel testa-coda… vi ricordate i Metallica?… c’è mancato poco. Alla frontiera con la Cecoslovacchia ci bloccano sei ore perché il pulmino era polacco e solo per fortuna un doganiere era un nostro fan… con un paio di magliette ce la siamo cavata. In Cecoslovacchia ci fermiamo in un Autogrill: avevano solo un uovo e bibite al sapore Last al limone. Nella mia stanza d’albergo a Katowice la finestra era rotta: temperatura della stanza: -2°. Previdente, sapendo di andare al freddo, mi ero portato i vestiti da sci-alpinismo. Per fortuna il concerto è andato bene così come la registrazione del live.

E’ vero che fino al 1987 non potevate fare tour al di fuori dell’Italia in quanto tu non riuscivi a ottenere il passaporto?

Si. Purtroppo, grazie a quel sacco di m. di Spadolini, gli obiettori di coscienza dovevano prestare venti mesi di servizio a partire dalla chiamata e non ventisei dalla presentazione della domanda. Così sono stato bloccato per più di tre anni. Come potevo firmare un contratto di un tour se mi potevano chiamare da un momento all’altro? Ovviamente senza preavviso! In alcuni casi la cartolina arrivava due o tre giorni prima della chiamata.

C’è stato un momento negli anni Ottanta nel quale i Bulldozer erano la band italiana che vendeva di più all’estero… continua tu…

Sicuramente si. Eravamo gli unici ad avere un contratto con una grossa casa straniera, che ristampava e distribuiva praticamente in tutto il mondo. Negli anni Novanta e oltre per fortuna sono cambiate le cose e diversi gruppi italiani hanno potuto fare meglio di noi.

Dimmi cosa ti viene in mente se ti dico :

SLAYER I migliori, dal vivo! Dave unico e insostituibile.

VENOM I primi, anche gli Slayer hanno preso da loro… me l’ha detto Tom….

DEATH S.S. Unici e storici.

DEATHRAGE Vecchi amici!!

CELTIC FROST Noi e gli Hellhammer eravamo il 3.02.84 a Zurigo per la prima assoluta dei Venom e Metallica. I nostri rispettivi singoli di esordio sono stati recensiti insieme su Kerrang!, e definiti i peggiori dischi di sempre. Un esordio contemporaneo.

MOTORHEAD Maestri, soprattutto quelli degli inizi.

SODOM Mai conosciuti.

OVERKILL Mai conosciuti.

SABOTAGE Vecchi amici!!! Col Morby siamo andati a pescare diverse volte… una passione comune.

VANADIUM Forse in comune abbiamo una gran stima di Bon Scott. Eravamo molto diversi. Ho visto Pino a Rock TV recentemente, e l’ho anche sentito per telefono. A me è simpatico.

BATHORY Eccellente l’inizio!

NECRODEATH Vecchi amici. Anche loro hanno iniziato molto presto.

STRANA OFFICINA Mi ricordo un pranzo con i fratelli Cappanera dove mi raccontavano i viaggi negli anni 70 per vedere concerti storici. Loro sono stati dei veri pionieri, ed erano tosti. Eravamo molto diversi nel genere musicale, ma mi piacevano. Ho conosciuto recentemente Rolando, il figlio di Roberto… bravissimo batterista.

Che ricordo hai di Steve Sylvester? Avete fatto un servizio con tanto di foto in prima pagina su H/M anni fa…

E’ sicuramente un personaggio unico nel suo genere, di cui ho sempre avuto un grande rispetto e stima per il talento artistico. Avevamo fatto gli “attori” in un video di un artista pop che andava forte in Giappone, e in quella occasione abbiamo fatto delle foto insieme. Una di quelle è finita in copertina di H/M. Lui ha proseguito la sua carriera e penso che abbia fatto bene. Io invece ho deciso di ritirarmi.

 

Nella foto: Steve Sylvester e AC Wild così come comparsi sulla copertina del numero 71 di H/M

 

Un tuo pensiero su ogni realizzazione dei Bulldozer

FALLEN ANGEL/ANOTHER BEER
La prima esperienza in studio di registrazione. Il coraggio di autoprodursi, per allora una novità.

THE DAY OF WRATH
Il primo album professionale, con produttore professionale, in uno studio rinomato (studio e fonici di Elio e molti altri). Forse ci aspettavamo un risultato migliore.

THE FINAL SEPARATION
Un album con due difetti sostanziali: i suoni scadenti e la copertina.

IX
Forse l’album migliore perché il più spontaneo, e sicuramente il più violento.

NEURODELIRI
E’ il capitolo successivo di IX in tutti i sensi. Mi piace quanto IX.

ALIVE IN POLAND
Un live VERO!

TRILOGY DANCE GOT SICK
Un esperimento. Con un risultato a sorpresa in Giappone.

Come consideri a distanza di anni i testi di pezzi come Misogynist o The Derby?

Esattamente come allora. Bisogna capirne l’ironia. Chi li ha presi alla lettera, come molti giornalisti famosi stranieri, che pretendevano di essere dei grandi luminari del metal – e invece erano degli stupidi bigotti – non aveva capito un ca..o.

E’ vero che la copertina di The Final Separation –sicuramente non memorabile – fu stata scelta deliberatamente da quelli della Roadrunner?

Si, usando uno scarto fotografico che erroneamente il fotografo aveva mandato a loro. Sei stato gentile a definirla semplicemente “non memorabile”.

Hai ancora contatti privati con Tom Araya e Cronos?

Con Tom mi sono visto a Zurigo l’anno scorso. Con Cronos non mi vedo da una vita.

Secondo te, perché i Bulldozer “non ce l’hanno fatta”?

Il sogno di molti artisti metal è quello di vivere con la musica. Per vivere di musica devi comunque seguire delle precise regole di mercato. Quindi devi avere la fortuna di avere un seguito molto numeroso di fan che in continuazione seguono i tuoi gusti, che ti comprano i CD (e quindi ti garantiscono un buon rapporto con la casa discografica a cui interessano solo le vendite), il tutto per tanti anni. I gruppi che per un lungo periodo hanno potuto vivere bene con la propria musica li conti sulle dita di una mano. A livello italiano negli anni Novanta sono emersi gruppi di successo internazionale tra cui Rhapsody of Fire, Labyrinth (ora splittati con i Vision Divine) e Lacuna Coil. Forse solo questi ultimi hanno raggiunto livelli di successo considerevoli, a livello economico, forse… Noi ci siamo divertiti e ci siamo ritirati al momento giusto. Non ho rimpianti, quello che potevamo fare l’abbiamo fatto.

Fu illuminante il tuo viaggio negli Usa, quando potesti prendere atto di una realtà di concorrenza spietata come il circuito di Los Angeles, nel quale erano coinvolti gli Astaroth… hai qualche aneddoto a riguardo?

Lì ho imparato alcune regole fondamentali del lavoro che faccio adesso. Ho imparato, o meglio, ho affinato, la mia conoscenza del mondo discografico. Ho conosciuto anche gli Astaroth con cui ho trascorso diverse giornate e serate. Saverio, che non vedo più da allora, si è affermato come professionista del music business e anche io ho fatto qualcosa di simile in estremo oriente. Mi è servito molto come esperienza professionale, ma non sarei mai rimasto lì a vivere.
Max, il chitarrista, si è dimostrato un cuoco eccezionale… i ricordi più belli sono forse le spaghettate con gli Astaroth e i giri per i club con Alex Solca, il mitico fotografo elvetico.

La maggiore soddisfazione e la maggiore delusione della tua milizia nei Bulldozer…

Nessuna in particolare. Forse il momento più esaltante è stato quando Wessels, capo della Roadrunner, mi ha detto al telefono che ci avrebbe messo sotto contratto. La peggior delusione forse quando gli stessi non l’hanno rinnovato per il terzo album.

Sinceramente: quando hai iniziato avevi come obiettivo quello di divenire un giorno un musicista professionista oppure eri già rassegnato?

Forse agli inizi, prima di ricevere il contratto della Roadrunner pensavo che avrei potuto tentare di fare il musicista. Ma quando ho finito di “studiare” sia il contratto discografico che quello editoriale (una cinquantina di pagine fitte, e quasi incomprensibili allora) ho capito subito che c’erano poche speranze. Oltretutto non avevo il passaporto…

Secondo te se i Bulldozer fossero nati ad Hannover invece che a Milano la loro storia avrebbe preso una piega diversa?

Non si può mai dire, però così a naso, poteva essere che saremmo stati solamente dei grandissimi “puttanieri” e che della musica magari non ce ne fregava un ca..o…chi sa? Certo che il mercato interno tedesco è almeno dieci volte quello italiano, e questo è un vantaggio enorme per chi gioca in casa.

A mio avviso se i Bulldozer fossero usciti dieci anni più tardi avrebbero sicuramente avuto ben altri riscontri. Sei d’accordo?

Forse se fossimo rimasti in attività avremmo potuto sfruttare l’ondata favorevole degli anni Novanta, però non so. Per esempio gli Extrema, gruppo tecnicamente e artisticamente di altissimo livello, non hanno avuto la stessa fortuna di altri gruppi italiani all’estero, eppure anche con l’ultimo disco hanno dimostrato di essere bravissimi, dal vivo “spaccano” e sotto certi aspetti sono i più bravi, ma evidentemente non basta.

Il disco Trilogy Dance Got Sick era una presa in giro alla Disco Music. Cosa ti ricordi a riguardo?

Dal punto di vista artistico è nato come uno scherzo. Dal punto di vista discografico ha fatto cose impensabili in Giappone, nel lungo termine. Pensa che ha fatto anche meglio di Prodigy, perché ha inventato un genere (techno con chitarre thrash metal), che tra l’altro negli ultimi due anni è il più seguito, e vende ancora bene, dopo quattordici anni! Come musicista mi sono limitato a fare lo scherzo iniziale. Come editore, dopo le dure lezioni degli anni Ottanta, non sono certo stato a guardare…

Esiste materiale video dei Bulldozer per poter magari far uscire in futuro un DVD?

Teoricamente si ma è una ripresa mono con una vecchia handycam dell’ultimo concerto. La mia session di DERBY con i Labyrinth è invece sul DVD contenuto nel loro album FREEMAN, si tratta di una mia apparizione insieme con loro a Tokyo nel 2004.

 

Nella Foto: Andy Panigada, AC Wild e Rob “Klister” Cabrini

 

Immagino che talvolta tu abbia nostalgia dei periodi con i Bulldozer. Cosa ti manca di più di quegli anni?

Ogni tanto mi piace ricordare alcuni avvenimenti ma non mi manca niente. Come indole sono propenso a guardare di più in avanti. Da quando i Bulldozer si sono sciolti ho lavorato principalmente come editore di diversi generi musicali, prevalentemente in Giappone e con buoni risultati. Ho prodotto diversi dischi di musica classica di cui uno sperimentale con Dave Lombardo, per il quale ho ricevuto pure i complimenti da Riccardo Muti. Lombardo e il sottoscritto (solo come produttore) abbiamo ricevuto i complimenti da Muti, uno dei più grandi direttori d’orchestra di tutti i tempi: ci pensi? Due tra i più estremi metallari che ricevono i complimenti da Muti??? Inutile dire che per uno come me, spesso accusato, agli inizi di carriera, di “saper fare solo casino”, è stata una GRANDISSIMA soddisfazione! Molti “tecnici” fighettoni del mondo metal se li possono scordare dei complimenti del genere!!! Ho avuto molti altri riconoscimenti professionali, anche parecchio prestigiosi. Eppure vivo come un uomo qualsiasi, togliendomi ogni tanto qualche grande soddisfazione. Va bene così! Non mi interessa essere riconosciuto per strada o essere visto come una star. Mi piace di più collaborare con diversi artisti di vari generi e lavorare più sulla creatività che sulla gloria.

Illustrami i due box raccolta usciti postumi. Mi sto riferendo a The Years of Wrath e all’imminente Regenerated in the Grave della Roadrunner…

Non li ho prodotti io, sono stati fatti da altri, quindi li considero da acquirente e non da produttore. Il secondo è molto più professionale ma anche il primo è stato apprezzato dal sottoscritto. Dal punto di vista dei suoni, la riproduzione degli album nel primo cofanetto è molto inferiore all’originale. Al polacco della Roadrunner dovevo molto, lui ha fatto tantissimo per i Bulldozer. Così ho rimasterizzato IX e NEURODELIRI per l’ultima raccolta completa.

 

Nella foto: Regenerated in the Grave edito dalla Roadrunner

 

Chiudo con la domanda che tutti si aspettano che io faccia, e non posso esimermi… ci sarà mai in futuro la possibilità di rivedere i Bulldozer dal vivo? So che hai avuto parecchie “pressioni” in tal senso…

Se faremo qualche cosa sarà una cosa speciale. Mi piacerebbe di più, però, vedere un gruppo di ragazzini che riescono ad andare oltre gli Slayer, andare ai loro concerti e divertirmi. Fino a ora non è successo

Ok AC, l’intervista è finita, è stata dura ma ce l’hai fatta! Ah,ah,ah! Chiudila come vuoi… e grazie!

Prego!
Un saluto a tutti gli amici.
All the best!

Stefano “Steven Rich” Ricetti