Intervista Autopsy (Chris Reifert)
Intervista a Chris Reifert (Autopsy) da parte di Mickey E.Vil (The Mugshots, Radio Onda D’Urto FM). In fondo alla pagina è possibile ascoltare la stessa in versione audio con sottotitoli. Buona fruizione.
Dunque caro Chris. Cosa possono aspettarsi i fan dal vostro ritorno, atteso a lungo, Morbidity Triumphant?
Devono aspettarsi un nuovo disco degli Autopsy! Se prima non vi piacevamo, non vi piaceremo neanche ora e se invece vi piacevamo, probabilmente ci apprezzerete ancora! Questo perché suona proprio come un disco degli Autopsy, quello che sappiamo fare. Sì, speriamo di avervi dato quello che volete: non ci saranno sorprese sperimentali o cose simili, solo pesantezza e brutalità, quel genere di cose!
Come descriveresti la genesi e infine la registrazione e produzione dei brani del nuovo album?
Abbiamo dovuto farlo di fretta perché a gennaio avevamo appena fatto uno show a Los Angeles e dovevamo essere in Portogallo a inizio maggio: dunque una piccola finestra temporale per finire di scrivere l’album, prima di gennaio non c’erano show da queste parti a causa della pandemia, quasi due anni di nulla. All’inizio di quest’anno improvvisamente tutti i live sono stati riprogrammati ma in tempi diversi, mesi diversi dunque abbiamo lavorato in ogni modo possibile perché c’era una compagnia di vinili che aveva preventivato l’uscita dell’album dai sei ai nove mesi in anticipo. Non volevamo che il disco uscisse nel 2023 dato che già c’è stata l’attesa di due anni per la pandemia più altro tempo per un disco ben fatto. Dunque una piccola finestra temporale per fare il disco tra Los Angeles e il Portogallo: abbiamo dovuto finire di scrivere molto velocemente, entrare in studio e registrare senza cazzeggiare e perdere tempo. Essere veloci e realizzarlo in tempo, non solo per il vinile ma anche per dimenticarci questi brani che avevamo registrato per tornare a studiare la scaletta di Los Angeles per il Portogallo. Una volta registrato il disco ci siamo presi un paio di settimane per tornare ad essere operativi per i concerti. È stato un po’ stressante registrarlo, a causa dei limiti temporali, ma forse è andata bene così perché ci ha fatto canalizzare tutte le energie fisiche e mentali che avevamo per poterlo realizzare: quando lo sentirete capirete che abbiamo dato tutto quello che avevamo, non ce ne stavamo seduti in studio a fare i pigri e guardare film, eravamo occupati ogni secondo del giorno! Ecco come è andata (ride), abbiamo fatto il disco con un senso di urgenza, guardando l’orologio e il contatore e pensando: «Merda, dobbiamo farcela!»… Una follia, sai? Ma alla fine ce l’abbiamo fatta e ne siamo felici, avremmo potuto non farlo del tutto!
E l’approccio alla registrazione è stato – non so se mi sto sbagliando – più “naturale” che non digitale o no?
No, è tutto in digitale, qualsiasi cosa è digitale oggi…
Allora suona fottutamente da paura!
Oh, grazie, lo apprezzo! Non registriamo con nastri analogici dagli anni Novanta, di sicuro ci saranno studi – anche se non li conosco – dove puoi registrare in modo analogico su nastro. Ora c’è Pro-Tools e abbiamo sempre registrato in questo modo da quando ci siamo riformati… Ma va bene così, non è la registrazione su nastro o in digitale che fa suonare un disco nel modo in cui suona, ci sono vari fattori: alcune band triggerano la batteria e cose simili, usano chitarre molto processate… Noi vogliamo suonare come una band reale, come esseri umani e Adam Munoz ha lavorato con noi per un sacco di tempo, sa come siamo fatti e non vogliamo suonare come computer o robot, bensì come una band reale: strumenti reali registrati da gente reale! E parte di tutto questo ha a che fare col fatto che abbiamo dovuto lavorare molto velocemente per questo album, non avevamo così tanto tempo per analizzare a fondo il mix, parliamo di otto giorni dal momento in cui siamo entrati in studio fino al giorno in cui è stato completamente mixato. Davvero veloce! Ecco perché non abbiamo cazzeggiato per renderlo super-perfetto e questo credo ci abbia avvantaggiato.
Dicci qualcosa della copertina che è più che malata!
Oh, sì, Wes (Benscoter) è fuori di testa! Sai, non abbiamo avuto molto a che fare con la copertina, per noi è piuttosto facile: lui ci manda degli schizzi con quello che ha in mente in termine di forme e impaginazione e poi ci manda i progressi via email per assicurarsi che ci piaccia quello che ha fatto. Noi lo adoriamo, le sue idee sono venute così… Non gli abbiamo detto di disegnare la tal cosa o di dipingere la tal altra, gli ho mandato dei titoli di canzoni e qualche testo ma in realtà non ha seguito nessun testo, ha avuto la sua idea grazie alla sua immaginazione: noi siamo rimasti scioccati come chiunque altro per quanto l’artwork era figo! Abbiamo lavorato con Wes un po’ di volte ora e credo che ogni volta che ci fa una copertina tra noi diciamo: «Questa è la migliore, sino ad ora!». E lo stesso per quest’ultima, lui è un grande, davvero!
Tornando indietro nel tempo, parlando della scena del metal estremo, quali sono i tuoi migliori e peggiori ricordi di fine anni Ottanta, inizio Novanta?
Ce ne sono così tanti! I migliori, probabilmente, sono legati a quando abbiamo fatto uscire il primo album Severed Survival, perché si tratta del nostro primo album e di qualcosa di speciale: non si trattava della band di qualcun altro, era la nostra band e l’avevamo creata dal nulla! Se dovessi scegliere qualcosa di negativo, la cosa peggiore è stata quando la band si è sciolta ma è dovuto succedere, le cose andavano così allora. Le cose brutte succedono, siamo ancora amici ovviamente, dato che stiamo ancora lavorando insieme, dopo tredici anni ci siamo riformati e siamo ancora molto amici. Talvolta succedono stranezze ma le cose vanno così, cerco di non pensare alle cose peggiori, se volessi ne avrei un bel po’ (ride) ma non ha senso! Preferisco le cose belle, quelle andate bene, divertenti, interessanti, strane e via dicendo… E ce ne sono!
Quali sono i tuoi ricordi dei Death come band e di Chuck come essere umano?
Tutti bei ricordi, so che qualcuno ha avuto problemi con lui in seguito e cose simili ma fortunatamente non è mai stato il mio caso perché quando ero nella band non eravamo ancora sotto contratto con un’etichetta. Ce l’abbiamo fatta, abbiamo fatto un disco e tutto il resto ma per me è stato bello perché è stato un periodo molto innocente della band: eravamo entrambi teenager, non avevamo neanche l’età per poter comprare una birra, cosa che non so come ma facevamo (ride)! Solo grande divertimento, se parliamo di esseri umani eravamo migliori amici allora: eravamo solo noi due, non riuscivamo neanche a trovare un chitarrista o un bassista, solo noi due tutto il tempo e diventammo grandi amici. Sì, è stato bello, non è stato un lungo periodo, sono stato nei Death per poco più di un anno, forse un anno e mezzo al massimo. Breve ma intenso, mi ricordo tutto, ogni singola cosa che abbiamo fatto, quando abbiamo registrato il disco… Un sacco di divertimento senza stress: più tardi hanno combattuto molte battaglie con le etichette discografiche negli anni a venire, altre volte con i membri della band. Fortunatamente nel mio caso tutto è stato molto positivo e figo, bei momenti per tutto il periodo!
Ora devo chiederti questo come grande fan di GG Allin e come amico di suo fratello, Merle. Possiamo sognare di sentire un nuovo disco degli Eatmyfuk e cosa significa per te questo progetto?
(Ride) …non credo! Era una cosa da una volta e stop, giusto per divertimento, mi sorprende che tu lo conosca, la maggior parte della gente non lo conosce! No, è stata una cosa isolata perché ero dell’umore giusto per farla, forse sarò ancora di quell’umore e rifarla ma… Probabilmente no, ma è stato un bel periodo, per quel che mi ricordo!
Quali sono le tue band preferite al di fuori del metal?
Oh, amico, così tante che non so se riesco a nominarne una: sono un folle collezionista di musica e non solo metal o punk! Mi piace di tutto, non saprei… Ci vorrebbe un’ora solo per scegliere chi vorrei menzionare (ride), sarebbe faticosissimo!
Quale saluto e messaggio finali manderesti ai fan italiani che vi aspettano e hai qualche ricordo legato all’Italia, nella tua vita?
Sai, non sono mai stato in Italia dunque non ne ho, ma mi piacerebbe venire! Forse un giorno suoneremo là, chi lo sa? Finora non ne abbiamo avuto l’opportunità dunque non ho ricordi legati a laggiù anche se vorrei venire, sarebbe bello! In termini di messaggio vorrei ringraziare non solo per l’ascolto ma anche per il supporto alla band e per essere fantastici: apprezziamo tutti voi!